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Autore: Hoshi98    15/02/2013    8 recensioni
regno di Maxiria. Il sovrano è Kio, ma la rivolta serpeggia tra la popolazione. Tutti hanno nostalgia del re precedente, Refel, nonostante sia morto ormai da circa venti anni. La leggenda narra che, dopo l'affondamento della nave i due gemelli del re si siano salvati. Il sole e la luna, come le loro voglie. Riusciranno tra difficoltà e ostacoli a tornare sul trono che gli spetta, o verranno sopraffatti dal potere di Kio e di suo figli Aymek? è la mia prima storia... spero vi piaccia!
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il focolare mandava bagliori ovunque.
La vecchia era seduta su uno dei tanti tronchi disposti circolarmente. Nell’aria si respirava un’atmosfera di festa.
 Una volta al mese la donna raccontava una delle sue storie. Erano nel piccolo villaggio di pescatori vicino alla costa del mare delle Sirene.
Tutti gli uomini e anche parte delle donne erano seduti sui tronchi, in riva al mare. C’erano il capo del villaggio Retin, sua moglie, suo figlio, tutti i pescatori che si occupavano di andare in mare e quelli che andavano a vendere il  pesce al mercato.
Quel giorno era il compleanno di Milo, appunto erede di Retin che ascoltava con molta attenzione; quella storia gli piaceva particolarmente.
Il fuoco emanava scintille che facevano brillare gli occhi della vecchia.
Di solito narrava delle storie popolari riguardanti pescatori.
Era la moglie di uno di loro, morto da circa due anni e viveva nella casa del padre di Milo, poiché conosceva la loro famiglia da tanto tempo, nonostante il ragazzo non conoscesse neanche il suo nome.
Quella storia narrava del re Refel e di come era scomparso. La donna sapeva che il re attuale, Kio, odiato dal popolo, poteva vederla come una traditrice, ma volle iniziare a raccontare comunque la sua storia: la storia di un re buono e del suo miglior amico, avvolta dal mistero e dalle leggende popolari.  
La vecchia cominciò a parlare:
- Ci fu un’epoca in cui il regno di Maxiria visse vent’anni sotto il comando di un re buono, egli era re Refel.-
 -Questa era finì circa diciotto anni fa. - si interrupe un attimo per aumentare l’effetto di quello che diceva su i suoi ascoltatori.
-Refel era chiamato re buono perché i suoi sudditi lo amavano e lo rispettavano. Egli era giusto e comprensivo, ma sapeva essere anche intransigente e severo.-
- Un giorno però quell’armonia si spezzò e accadde una grave disgrazia. La nave del re, mentre si dirigeva al castello dal ritorno da un viaggio con la sua famiglia; affondò. -
- Si dice non sopravvisse nessuno, infatti vennero ritrovati i corpi di tutti tranne quelli dei due gemelli figli del re. - un’altra pausa. Ora tutti pendevano dalle sue labbra.
- Non si è mai saputo cosa sia successo ai due bambini, però la leggenda dice che fossero un maschio ed una femmina e che si potessero riconoscere perché entrambi avevano sotto il palmo della mano destra una voglia a forma di luna per la bambina ed a forma di sole per il bambino. - Dopo il naufragio della nave, il migliore amico del re, un nobile di alto rango di nome Kio, prese le redini del regno con la forza e con la scusa che il Refel gli aveva sempre detto, che se per caso fosse morto, sarebbe diventato lui il sovrano del regno di Maxiria. Nessuno lo poteva contestare poiché non si possedeva il vero testamento del vecchio re che non è mai stato trovato. Egli  disse di possedere il vero  testamento, ma non l’ha mai fatto vedere a nessuno. -
Qualcuno chiese:
- C’è qualcuno che ha provato a ribellarsi a quest’abuso di potere? - si girarono tutti verso di lui.
- No, perché nonostante il malcontento serpeggi da anni nella popolazione, nessuno si è potuto ribellare ufficialmente, perché il testamento di Refel non è mai stato ritrovato, anche se si dice ne esistano alcune copie dislocate chissà dove nel regno, Kio è troppo potente, nessuno può ribellarsi senza prove certe. -
- Io non conosco altro della storia,  poiché quello che so è solo frutto della leggenda e di varie storie popolari, ma se i due figli del re sono sopravvissuti spero ritorneranno sul trono che gli spetta secondo le giuste regole dei nostri avi -
La vecchia aveva lo sguardo acceso, si emozionava sempre quando raccontava storie così importanti.
A quel punto iniziò una festa per il diciottesimo compleanno di Milo. Intonarono dei canti attorno al fuoco e venne distribuita la birra. Tutti gli uomini si ubriacarono, mentre quasi la totalità delle donne si ritirò nelle proprie case.
I compleanni erano occasioni importanti, per quelle persone che lavoravano dalla mattina alla sera ed era soprattutto una delle poche volte in cui veniva distribuita della birra.
Nonostante la madre, conoscendo il suo carattere impulsivo, gli avesse consigliato di rimanere sobrio, perché la mattina dopo sarebbe dovuto andare a vendere il pesce, Milo si ubriacò tanto che alla fine della festa dovettero trasportarlo di peso a casa sua. Al villaggio erano organizzati così: una parte dei pescatori andava in mare e gli altri si occupavano di vendere il pesce personalmente al mercato, mentre le donne lo pulivano. Il padre di Milo da giovane pescava , ma in seguito ad un incidente aveva iniziato a vendere il pesce . Milo andava in mare fin da piccolo, prima con il padre e poi da solo, ma ora Retin, per colpa di una misteriosa malattia che lo rendeva perennemente stanco, aveva deciso di ritirarsi. Il figlio prendeva il posto del padre e oltre a prendere la barca si sarebbe dovuto occupare anche della vendita del pesce.
 
 
La Luce filtrava dalle imposte delle finestre e i raggi del timido sole mattutino, svegliavano gli abitanti della casa di Ramiro il mercante.
Al secondo piano della casa c’era la camera di Zaffira, figlia del mercante.
Da poco aveva intrapreso la carriera di suo padre. Lui per un po’ aveva protestato, perché quando sua madre era in vita non sarebbe stata d’accordo, infatti pensava che il ruolo di una donna fosse di stare in casa ad occuparsi della propria famiglia. Però Ramiro non era riuscito a negarglielo, non riusciva mai a negarle nulla.
 Zaffira si iniziò a preparare. Si infilò una maglia morbida blu che terminava sugli avambracci e dei comodi pantaloni bianchi con tasche ampie fermati con una cinta di borchie d’argento.
Indossò alcuni bracciali ed anelli d’oro e si acconciò i lunghi capelli in una treccia che le arrivava sotto la vita.
Era pronta.
Scese le scale e si trovò al piano terra dove l’aspettava una ricca colazione.
Arrivò la sua ancella che gliela servì.
Suo padre era già uscito di casa da qualche ora, lui era sempre uno dei primi ad aprire la propria bancarella.
Quella era una giornata particolare, il giorno del mercato che si teneva ogni sei mesi. Solitamente veniva gente da tutta Maxiria e portava la sua mercanzia, ce n’era di tutti i tipi, si accorse di essere in ritardo; come al solito.
Mangiò tutto velocemente e uscì di casa dirigendosi verso la  Piazzadel mercato.
Brelli essendo una delle più grandi città del regno era affollatissima, la sua piazza principale era piena di mercanti venuti da tutto il regno.
Le bancarelle erano disposte senza un preciso ordine principalmente nella piazza centrale. Nelle altre invece i banchetti erano molto meno numerosi e più malfamati.
C’erano anche i più famosi venditori di schiavi, ramo del commercio che non conosceva, perché a suo padre non era mai piaciuta l’idea del commercio di esseri umani.
Quella giornata di primavera avrebbe dovuto essere come le altre , ma Zaffira sentiva che stava per succedere qualcosa, era come un presentimento insensato, ma che sapeva essere esatto.
I suoi sospetti si rivelarono azzeccati.
Mentre sistemava delle nuove stoffe da vendere su un tavolo tutte in bella mostra per invogliare gli acquirenti, si mise vicino a lei con il suo banchetto con il pesce fresco un ragazzo.
Era nuovo, di solito al suo posto si metteva una vecchia che vendeva monili particolarmente lavorati e costosi, chissà che fine aveva fatto.
Il ragazzo doveva avere più o meno la sua stessa età.
 Notò che aveva un fisico alto e robusto, quasi imponente, i capelli castani e ricci erano tagliati non troppo corti, lasciati ribelli, gli occhi erano marroni accesi, grandi e vispi. Nonostante indossasse una semplice camicia bianca morbida con le maniche tirate su e degli anonimi pantaloni marroni, notò che ostentava una certa simpatia e allegria
Fu distratta dall’arrivo di un cliente, ma intuì che lui era collegato al sospetto che aveva avuto poco prima, era strano, ma era quasi certa che fosse così.
 
 
La mattina dopo il festeggiamento Milo era spossato e con il mal di testa per la sbornia che si era preso la sera prima, ma quel giorno non poteva mancare al mercato, era un evento che succedeva due volte l’anno, il giorno prima del suo compleanno ed ovviamente, lui si era ubriacato nonostante fosse la serata sbagliata per farlo. A volte pensava che doveva ascoltare davvero da i consigli di sua madre.
Si fece forza, si infilò una camicia pulita ed uscì barcollando dalla capanna dove viveva con la famiglia.
Vide la madre fuori e la salutò, lei lo  guardò apprensiva, come per sapere come stesse dopo la sbornia, lui per orgoglio decise di fingere di stare bene ed improvvisò un sorriso tirato.
Passò oltre e si avviò al piccolo tavolo di fronte casa loro, dove tenevano tutto il pesce che doveva essere portato al mercato e lo mise in una cesta che si caricò in spalla.
Camminò attraverso il bosco nella strada che era solito fare e questo lo fece riprendere un pochino, amava quella strada piena di alberi e del profumo del bosco.
Sapeva che quel posto pullulava di criminali, ma sapeva anche che non gli avrebbero fatto nulla, perché lo conoscevano tutti,infatti  frequentavano le stesse taverne, quindi sapevano che a lui non avevano nulla da rubare e soprattutto non erano soliti fare rapine alle persone del villaggio. In quel momento probabilmente lo stavano spiando, ma lui passò tranquillo come tutti i giorni non aspettandosi di trovare nessuno.
Continuò a camminare e si ritrovò in una radura che conosceva molto bene. Era molto rilassante, si riusciva a sentire il cinguettio degli uccelli e il rumore di un ruscello che scorreva lì vicino.
Si diresse al ruscello per bere e sciacquarsi il viso tentando di attenuare il mal di testa e risvegliarsi un pochino, dopo la sbornia. Con grande fatica se ne andò da quella radura, anche se il suo corpo chiedeva di continuare a bere e di potersi sdraiare, invece che immergersi nella caotica Brelli, che era forse la città più popolata di tutto il regno di Maxiria.
Dopo qualche minuto intravide la sagoma del castello,che si stagliava sul cielo azzurro appena velato da qualche nuvola. Esso era la costruzione più alta e imponente dell’abitato, così aveva voluto re Kio, per dimostrare ancora una volta la sua potenza.
Arrivato alla porta della città la sentinella era lì per evitare eventuali attacchi dei ribelli del nord gli rivolse un occhiata stanca e non fece rimostranze quando passò, perché lo vedeva ogni mattina e poi era talmente stanca che avrebbe fatto passare anche un uomo armato.
La città di Brelli sorgeva su una collina poco dopo il bosco che aveva appena attraversato.
Le case erano disposte senza un ordine e i vicoli erano stretti e spesso pieni di criminali. Più si andava verso il centro e più le strade si facevano larghe, pulite, ma soprattutto sicure. La Piazza del mercato era posta al centro della città e da essa si accedeva al castello, che nonostante fosse abbastanza grande non poteva competere con quello gigantesco di Detri, la capitale.
 La città era praticamente divisa nella zona abitata dal ceto povero, che era quella con le case fatiscenti, poi più si andava verso il centro e più si era ricchi, fino ad arrivare alla zona del castello abitata per lo più da nobili e da ricchi mercanti.
Mentre percorreva i vicoli della città vide una vecchia ad un angolo che chiedeva l’elemosina e si ricordò della storia sentita la sera prima al villaggio. Allora gli balenò in mente un idea a cui neanche lui potava credere, fu come istintivo, un riflesso involontario, girò la sua mano destra.
Vide quello che vedeva ogni mattina da diciotto anni una voglia di forma rotonda. Prima gli era semplicemente sembrata una cosa normale, però ora che aveva sentito la storia si accorse che se ci pensava bene poteva assomigliare vagamente ad un sole.
Assorto nei suoi pensieri non si accorse di essere arrivato alla Piazza del mercato.
Si diresse verso il banchetto che utilizzava da pochi giorni.
Decise che doveva sbrigarsi e vendere subito tutto il pesce, in modo da poter tornare il prima possibile a casa e chiedere chiarimenti alla vecchia, su quello che aveva visto sulla sua mano.
Erano solo tre giorni che andava a vendere il pesce, per questo riuscì a trovare il  posto con un po’ di difficoltà. Si accorse che la bancarella ch aveva accanto non era più vuota come i giorni prima, ma c’era un ragazza graziosa.
Era magra e snella, indossava dei pantaloni di cotone ampi e bianchi ed un maglia blu acceso, era un abbigliamento piuttosto insolito per una ragazza. I capelli erano acconciati in una lunga treccia castana che le arrivava alla vita e sotto le lunghe ciglia aveva degli occhi di un marrone chiaro, che giudicò bellissimo.
Bracciali e anelli d’oro le adornavano le braccia e tintinnavano ad ogni suo movimento.
Milo si accorse che anche lei lo osservava, allora pensò che doveva parlarle, almeno per presentarsi, ma non sapeva come un povero pescatore potesse rivolgersi ad una ricca mercantessa. Per sua fortuna fu lei a iniziare.
- Buongiorno, sono Zaffira…sei nuovo di qui vero? -
 Milo constatò che doveva essere davvero molto socievole.
- Si… sono Milo - le disse stringendole la mano per presentarsi
- Ciao Milo, da dove vieni? -
- Vengo dal piccolo villaggio di pescatori sulla costa del Mare delle Sirene, a circa un’ora di cammino da qui. -  -Sbaglio o sei la figlia di Ramiro? -
Zaffira si sorprese di come fosse tanto informato.
- Si hai ragione , come fai a saperlo? Sei davvero informatissimo -
Milo ora si sentiva ancora più a disagio ora che sapeva per certo di non parlare solo con una ricca mercantessa, ma bensì con la figlia di Ramiro,uno dei mercanti più famosi del regno.
- Be… essendo un villaggio piccolo, il nostro, i pettegolezzi girano, quindi le personalità più importanti del commercio le conosciamo un po’ tutti! - in realtà le aveva mentito e si era inventato una scusa che non era neanche molto chiara.
Lei per fortuna ci cascò o almeno la diede per buona senza porsi troppe domande. Infatti la conosceva, perché uno degli uomini che aveva incontrato in una taverna ne era pazzamente innamorato, nonostante l’avesse vista una sola volta.
Dopo qualche bicchiere di troppo l’aveva descritta anche in particolari anche piuttosto volgari e lui non era di certo stato lì a fermarlo, anzi lo aveva assecondato; a Milo non andava di presentarsi come quello che vagava per le taverne a bere e a fare apprezzamenti sulle ragazze, anche se una parte di lui era così.
Continuarono la conversazione, parlando di sé e cercando di conoscersi un pochino, da buoni vicini di bancarella.
Ad un certo punto il ragazzo ebbe come un intuizione, mentre Zaffira contrattava con un uomo nel tentativo di vendergli un vaso, si accorse di qualcosa che aveva.
Era stato come prima con lui, niente più di un intuizione, forse dettata dal destino. La osservò meglio e vide sul palmo destro una voglia che assomigliava vagamente ad uno spicchio di Luna.  Non doveva crederci quella era solo una leggenda, ma dentro di lui sentiva che era tutto vero. Tutti gli indizi avrebbero avuto un senso, la sua voglia assomigliava ad una sole e la sua alla luna, inoltre la strana familiarità che aveva sentito fin da subito nei suoi confronti, non poteva essere dettata solo da una simpatia epidermica, doveva parlarle della sua ipotesi.
Infatti, una volta andato via il suo cliente la chiese bisbigliando
- Sai qualcosa sulla storia del vecchio re - quella non era certo un cosa da urlare ad alta voce, c’erano sempre bocche pronte a riferire tutto quello che sentivano, soprattutto se si trattava di cose che andavano contro il re, infatti nonostante fosse antipatico al popolo, molti pur di ottenere le sue grazie e riversare la sua ira su qualcun altro, preferivano dargli informazioni.
- So solo che prima del regno di Kio un re benvoluto dalla gente era al comando, ma poi per un motivo che ignoro lasciò il potere al re odierno. -
 -  Immaginavo. Questa è la storia finta che hanno messo in giro per giustificare l’operato del re davanti ai sudditi insoddisfatti.-
Zaffira fece una faccia sorpresa.
Allora lui le parlò di tutta la storia che gli aveva raccontato la donna la sera prima, mettendo in evidenza la parte dei due gemelli. Pensò di essere stato abbastanza chiaro, nonostante non fosse molto bravo con le parole.
- Sì,  ma questo cosa centra ora? - affermò Zaffira alla fine della storia.
Era il momento di spiegarle la sua teoria, quasi si vergognava, gli sembrava così assurdo.
-Ti ho detto questo, perché…hai presente quella voglia che hai sulla mano…-
- Non penserai che…-
- Ti prego fammi finire. - lei annuì. - Dicevo, che assomiglia ad una luna. Questo ovviamente non significa niente, ma io ne ho una nello stesso punto che assomiglia ad un sole. Allora avevo pensato che… -
Terminò lei la frase  - potremmo essere i gemelli di cui parla la leggenda. -
L’aveva detto in tono freddo, Milo non sapeva cosa pensare, appoggiava la sua ipotesi, oppure non gli credeva? 
Dopo un attimo di riflessione affermò
- Tu credi che noi siamo fratelli solo perché abbiamo una voglia sulla mano destra che assomigliano vagamente al sole e la luna… chissà quante persone ne hanno una simile e poi mi sembra strano che i nostri genitori non ci abbiano detto nulla al riguardo… -. Anche le sue argomentazioni erano valide, ma si vedeva che era riuscito ad insinuare il dubbio nella sua mente. Di certo il pescatore non si aspettava di riuscire a convincerla subito, era una ragazza riflessiva, l’aveva già capito. Pensò di tentare il tutto per tutto.
- Io non lo affermo solamente, ne sono pienamente convinto! - Non era una completa verità, lo faceva per metterla di fronte ad una certezza. Infatti davanti alla sua sicurezza anche lei sembrò pensarci un po’ di più, e questo bastò al Milo, per capire che forse sarebbe riuscito a convincerla.
Nel frattempo gli altri commercianti avevano cominciato a smontare le loro bancarelle, erano rimasti in pochi quelli ancora aperti, erano già le sei.
- Zaffira, si avvicina la sera, quindi devo andare via, prima che faccia buio. -  - Pensaci e se vuoi solo scoprire qualcosa di più su questa storia, vieni domani al villaggio e chiedi a chiunque incontri di Milo, tanto mi conoscono tutti. -  - Se non verrai saprò che non mi hai creduto e in qualche modo smetterò di pensarci, invece se verrai ti accompagnerò dalla donna che mi ha raccontato questa storia così potremo capirne qualcosa di più. -  
- Va bene… ciao. -
Lui ricambiò il saluto e si avviò al villaggio assorto nei suoi pensieri, con la sacca del pesce vuota e la consapevolezza che Zaffira sarebbe venuta, se lo sentiva, come sapeva che loro due avevano un qualche tipo di legame.
  
  
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