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Autore: Tayr Seirei    16/02/2013    4 recensioni
Anche se si dimentica, è sempre possibile (ri)trovare ciò - chi - che si è lasciato indietro. Specie se qualcuno ci dà una mano...
[...] il colore attribuito da tutti alla speranza è il verde, ma... se lei avesse dovuto scegliere un colore per quel sentimento che aveva appena sentito nascere, sarebbe sicuramente stato un rosso intenso.
- Oneshot post Memory's Crannies. Piccolo crossover con un'altra mia fanfiction su YGO.
Appena l'applauso finisce, comincia lo spettacolo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Garry, Ib
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fissava quel quadro.
Pareva che al mondo non esistesse altro, per la ragazzina; c'erano solo lei e quel grande murale, così grande da occupare un'intera parete, così speciale da meritare una sala tutta per sé, priva di qualsiasi altra opera.
A dirla tutta, quel quadro di speciale non aveva proprio nulla. Era piuttosto un disegno... inquietante; a ben guardare, si potevano vedere le sagome di altre opere dell'artista, ma... distorte. Non vi era neanche la minima traccia dell'accuratezza, quasi maniacale, che contraddistingueva gli altri quadri. Anzi, pareva tratteggiato con i pastelli a cera, di fretta, lasciando tanti spazi bianchi. Un riassunto stilizzato della galleria, ma vista dall'altro lato dello specchio.
Mondo Fabbricato.
Un nome appropriato, senz'altro. Tuttavia, perché una persona avrebbe dovuto fabbricare per se stessa un simile mondo cupo e triste?
La ragazzina, dopo interi minuti di quasi immobilità - avrebbe potuto essere confusa con una delle statue nella sala accanto -, scosse il capo.
Non è questa la vera domanda.
Già. Il quesito era un altro: perché, nonostante quel quadro risvegliasse in lei un vero e proprio senso di terrore - un grido che sgorga dal profondo e riecheggia dentro, senza pause - continuava a fissarlo, vittima di un'attrazione irresistibile?
Stuzzicava la sua memoria.
Un nome era sulla punta della lingua.
Lesse la targhetta ancora e ancora. Mondo Fabbricato. Mondo Fabbricato.
Non era il nome che stava cercando.
Batté un pugno sul vetro che copriva la sgradevole, seppur magnetica, opera, del tutto indifferente a ciò che sarebbe potuto succedere se l'avesse danneggiata - e una piccola parte di sé sapeva che, se fosse stato per lei, avrebbe perfino bruciato quel quadro senza troppi ripensamenti.
- Non mi ricordo... - mormorò infine, affranta.
- Oh, ma guarda un po'. La casa oggi ci offre un'amnesia, signorina?
La ragazzina sobbalzò; era talmente presa dal quadro e dal vortice dei suoi pensieri che non aveva notato di avere compagnia, nella stanza del murale. E quindi ora si trovava accanto un ragazzo - ragazzino - che, vista la scarsa altezza, non doveva avere molti anni più di lei (tredici contro quindici, forse?), ma dai vestiti e dalla parlata sembrava molto, molto più adulto. Notò che stava sgranocchiando, senza alcun problema, uno snack al cioccolato, per quanto portare cibi e bevande all'interno della galleria fosse vietato.
- Un'amnesia...? No, non credo. Non del tutto, almeno. Temo di aver semplicemente dimenticato un nome molto importante... - Un groppo in gola. Il senso di mancanza che le pungolava il cuore da anni, ormai. Cos'è che ho lasciato alle spalle...?
L'altro distolse di scatto gli occhi di un caldo viola dal cioccolatino per chiederle di rimando: - Non ha dimenticato il suo nome, vero, signorina...?
- No! - Replicò lei, forse con più forza del necessario. - No. - Ripeté, con più calma. Sorrise appena. - Il mio nome lo ricordo. Mi chiamo Ib.
- Atem, onorato. - Il ragazzino, di nuovo tranquillo, le porse la mano con fare garbato. Dopo che la ragazza l'ebbe stretta, proseguì. - Comunque, è un bene. Se avesse dimenticato anche il suo nome, sarebbe stato un bel problema...! In quei casi, ci vuole il doppio del lavoro per recuperare tutto. Direi piuttosto che ha dimenticato quello di una persona amata. In tal caso, la faccenda è molto più semplice...
Ib seguiva, quasi ammaliata, il discorso del tipo - Atem; non ci stava capendo moltissimo, ma da come parlava, pareva quasi che si trattasse di un lavoro, come se andasse a recuperare memorie perdute tutti i giorni. Qualche cosa, dentro di lei, la spingeva a pensare che forse quello strambo ragazzino avrebbe potuta aiutarla a ritrovare tutti i tasselli mancanti. - Perché dici che è più semplice, in questo caso...? Non dovrebbe essere più complicato?
- Più complicato? Nossignore. Piuttosto, per alcuni può essere più doloroso, dipende da persona a persona. Sei tu ad amare, giusto? Se non ricordi nemmeno te stessa, non puoi pretendere di ricordare gli altri. Ma, sai... - le rivolse un sorriso confidenziale - Non devi preoccuparti più di tanto. I ricordi, per quante se ne possa dire e fare, non si possono cancellare. Fintanto che tu vivi... no; fintanto che tu esisti, ci saranno anche loro, dentro di te.
Ma guardatela, qui, in questa galleria d'arte che aveva già visitato secoli orsono, a conversare di assurde cose con un'assurda persona.
La cosa più assurda, era che tutto le pareva così dannatamente familiare.
O forse che, tutto sommato, il discorso di Atem non faceva una piega.
Sentì come se un minimo germoglio di speranza le fosse rifiorito dentro.
Buffo, perché... il colore attribuito da tutti alla speranza è il verde, ma... se lei avesse dovuto scegliere un colore per quel sentimento che aveva appena sentito nascere, sarebbe sicuramente stato un rosso intenso.
- E come faccio a ritrovarli...? - Chiese Ib, quasi in un soffio.
- Lascia che siano loro a trovare te. A volte, è la cosa più semplice. - Il ragazzino sorrise ancora e poi, come se nulla fosse, ficcò in una tasca la buccia dello snack al cioccolato di prima, per poi tirar fuori un lecca-lecca. - Niente, ai dolci non so proprio resistere.
Ib trattenne una piccola risata. Quel ragazzo era piuttosto gradevole, ma sentiva che era il momento di andare. A farsi trovare dai suoi stessi ricordi.
Evidentemente, lo sapeva anche lui. Senza salutarsi, come se quella conversazione non ci fosse mai stata, pian piano si allontanarono, ognuno diretto verso il capo opposto della sala. Non era maleducazione; entrambi sapevano che, a volte, i saluti sono superflui.
Specie se manca ancora un'ultima battuta.
Infatti, prima di uscire da quella stanza, Ib sentì l'impulso, quasi irrefrenabile, di voltarsi e commentare una cosa. - La tua rosa sarebbe viola.
L'altro si girò a sua volta e batté le mani, allegro. - Viola? Che meraviglia! Magia e incanto. E trovo che il viola sia un colore amabile. E neppure le rose blu sono male, anche se non esistono...
- Sì che esistono. - Ib ebbe quasi la tentazione di guardarsi intorno per capire chi avesse pronunciato quella frase con tono tanto fermo... ma era stata lei stessa. Non sapeva spiegarsi neanche da sola perché l'avesse detto, eppure continuò: - Non cresceranno in natura, forse, ma... - Strinse leggermente i pugni, abbassando lo sguardo. - Possono fiorire negli animi delle persone. E dunque, in qualche modo, ci sono.
Quando rialzò gli occhi, l'espressione di Atem non era perplessa come si sarebbe aspettata. No. Sorrideva, e per la precisione sorrideva sardonico, come a dire "E qui ti volevo...". - Bene, allora dimmi, signorina: dove hai dimenticato la tua preziosa rosa blu?
Ib sgranò gli occhi, come se finalmente la chiave per cui aveva tanto, disperatamente, cercato le fosse caduta davanti. La mia preziosa... rosa blu...?
La nebbia della memoria che, finalmente, si diradava.
Lo svolazzare di una lunga giacca davanti a lei - la stessa con cui era stata coperta e tenuta al caldo mentre era persa in un brutto incubo.
Una voce gentile che le chiedeva spesso come stava - non per cortesia, ma per reale interesse.
Una rosa blu con pochissimi petali rimanenti - una rosa blu perfettamente sana, dopo che l'aveva salvata e curata.
Ib non aggiunse altro - non ne avrebbe avuto la forza, per il momento tutta concentrata nel correre più di quanto avesse corso in vita sua - ma ad Atem sicuramente sarebbe bastata la gioia immensa che aveva visto nei suoi occhioni rossi, per capire che gli era sinceramente grata.

La sua rosa blu. La sua rosa blu.
Sapeva - ricordava - chi era ora, perfettamente, e anche dove l'avrebbe trovata.
Infischiandosene altamente di tutte le regole della galleria, dell'educazione, del Meglio non correre su pavimenti lisci e lucidi, Ib corse come mai prima di allora, schivando le altre persone (certo le piovvero dietro commenti poco eleganti, ma non sarebbe potuto fregargliene di meno, al momento) e, praticamente, volando giù per le scale. La sala a sinistra. Oltre l'Abisso. L'altra stanza, l'ultima, quella col tesoro più prezioso...
... e fu lì che lo rivide, davanti all'Incarnazione dello Spirito.
Davanti a quella grande, stupenda scultura della rosa rossa, Ib ritrovò quel ragazzo.
Quel ragazzo che, quattro anni prima, aveva lasciato andare, benché una parte di lei piangesse e gridasse "Non lasciarmi! Non dimenticare anche tu!".
Perché ora lei ricordava, ricordava ogni cosa, e non avrebbe permesso che lui sparisse di nuovo - Perché anche tu ne hai sofferto, vero...?
Causa il trambusto della sua corsa sfrenata, il ragazzo stesso si voltò senza che ella dovesse chiamarlo. Stupito, perplesso. Piacevolmente, forse, colpito.
- Ha bisogno di qualcosa, signorina...? - Gentile, la sua voce gentile.
A Ib venne quasi da ridere; fra lui, lo strano ragazzo di prima e suo padre, poteva davvero dire di essere circondata da maschi estremamente educati. E soprattutto, era compiaciuta di trovarlo così come l'aveva lasciato. Per la verità, anche meglio.
- Sì, sto cercando qualcosa. - Sorrideva tranquilla, ora, tranquilla come non era da tempo, e intanto avanzava, le mani giunte dietro la schiena.
- Forse potrei aiutarti a trovarla, mh?
- Direi. Direi proprio di sì, Garry. - Ma prima che l'altro potesse chiederle come facesse a sapere il suo nome - quel benedettissimo nome che aveva sulla punta della lingua da anni - precisò: - Perché sei tu stesso, ad averla.
L'unico occhio visibile di Garry si spalancò e... non era solo una sua impressione; quello sguardo, da stupito, si stava facendo pian piano... consapevole.
Lei si avvicinò di un altro passo. - Avrei dovuto darti il mio fazzoletto, quel giorno. -
Sorrideva, e stava per piangere. Ricorda, ti prego! Ricorda...
Lui continuava a guardarla, spiazzato, palesemente combattendo contro quel senso di estraneità e la cortina caliginosa che copriva la trama dei ricordi.
Ib, però, aveva deciso che non l'avrebbe più perso. - Una meravigliosa galleria d'arte. La tua bellissima mano. Mi hai dato una caramella, e hai... sorriso gentilmente...
Non ebbe il tempo di aggiungere altro - e non era sicura che ci sarebbe riuscita senza scoppiare in lacrime - che fu stretta in un abbraccio inatteso, o forse più atteso di ogni altra cosa, e caldo, e forte. - E in tutto questo, ti sei dimenticata di una delle cose più importanti... - La voce del ragazzo, ora, sembrava avere quasi un'altra tonalità; più profonda, intima, come se quella sfumatura fosse per lei, e lei soltanto. La ragazza si sentì quasi sciogliere - per il sollievo, per l'emozione, per il... Ora sono a casa.
- A-Ah, sì? Cosa...?
Garry si discostò appena, proprio quel tanto che bastava per guardarla in viso (rimaneva ancora molto più alto di lei...) - Ma come, te ne sei davvero scordata? Avevo promesso che ti avrei portato a mangiare i macaroons, Ib!

E, ora, Ib avrebbe pianto sul serio. Ma di gioia. Probabilmente Garry l'avrebbe seguita a ruota, senza nascondersi - non era tipo da vergognarsi per un sentimento così meraviglioso; e poi, mano nella mano, sarebbero andati a mantenere quella benedetta promessa, e avrebbero svaligiato tutte le paste e i dolcetti del primo caffé che fosse capitato loro a tiro.
Atem li aveva sbirciati, senza farsi vedere - quando voleva, poteva passare estremamente inosservato. E ora sorrideva, il sorriso soddisfatto di quando vinceva la sfida.
Ritrovare qualunque cosa d'altronde è la mia specialità, giusto...?
Chiunque avesse perso qualcosa poteva rivolgersi a lui, sempre. Solo, chi aveva perso la memoria difficilmente se ne rendeva conto, quindi doveva andare a pescarli di persona.
Ah, be'. Poteva considerarlo un.. fruttuoso passatempo. Passatempo che gli stava particolarmente a cuore. E anche quest'oggi, la partita si era conclusa con un Mi-tsu-ke-ta.
Buona fortuna alle due rose, allora.

Come se stesse brindando alla loro salute, scartocciò una caramella al limone e se la mise in bocca, per poi allontanarsi con calma.
Prossima voce in lista: Anya!


Fine!


Note

- "Atem", ovvero Atemu/Yami di Yugioh. Questa è una delle sue versioni AU (da un'altra mia fanfiction, La Galleria ~ Per ritrovare le cose perdute... negli angoli fra i mondi). Come le righe sopra lasciano desumere, la sua principale attività, di solito, è aiutare la gente a ritrovare tutto quello che ha perso (e per tutto si intende proprio tutto), sfruttando la magia della Galleria che permette di muoversi fra mondi, dimensioni strane, nel tempo e tutte quelle belle cosine fighe. Nel canon di YGO così come in quella fanfic, tuttavia, gli è capitato di perdere e ritrovare la memoria, dunque è particolarmente preso dal tema... e già che c'è, "questo" Yami provvede ad aiutare le persone che l'hanno persa, di tanto in tanto.
- Una meravigliosa galleria d'arte, la tua bellissima mano. Mi hai dato una caramella e hai sorriso gentilmente... è una citazione dalla canzone Ib -Again-. (Ad ogni modo... meravigliosa? X°)
- Mi-tsu-ke-ta. In primo luogo, significa Tro-va-ta. Secondo luogo, è una citazione dalla saga delle Night dei Vocaloid (Bad∞End∞Night, Crazy∞Night, Twilight ∞ Night). Terzo, Atem lo dice abitualmente quando "ritrova" qualcosa - perché è scenografico, il ragazzo.
- Anya. Per chi non avesse colto - o non conoscesse il film - con Anya mi riferivo ad Anya/Anastasia, dal famoso film della Twenty Century Fox. XD *Che anche lei ha perso la memoria...*

Yoh! *O*
Yugioh e Ib, due delle storie che più amo; era solo questione di tempo prima che ci facessi un crossover (anche se il mio sogno, in questo senso, sarebbe un crossover Yugioh/Vocaloid/Ib in long. Ah <3 Ma prima o poi...).
In realtà questa l'ho scritta qualche giorno fa, quindi non fa parte delle cose che ho da parte per Ib - le quali, altresì, saranno presto messe online. Beh, ancora meglio. XD
Per il resto, non credo ci sia molto da spiegare: seguito del finale Memory's Crannies (a quanto ho visto, uno dei più trascurati in fanfic insieme agli Ib All Alone X°) dove entrambi si salvano ma non ricordano. Anni dopo, nuova esibizione di Guertena e nuovi incontri fortunati. E' sottointeso che Atem si fosse già informato su di loro - come ho detto nelle note su, la SUA Galleria permette certe cose... - quindi niente di strano circa il riferimento alla rosa blu o la caramella (insomma, è tutto calcolato, sì).
Per il resto, credo che la fic si spieghi da sola. Se comunque c'è qualcosa di poco chiaro, dite pure!
Ne approfitto per ringraziare le care personcine che hanno letto/recensito/aggiunto agli elenchi Rose perdute e ritrovate. Ai commenti risponderò prossimamente. <3
Poi, questa è una nota specifica per i miei lettori dal fandom di Yugioh: la suddetta fanfiction non è spin-off né what if...?. Si colloca un po' prima della parte finale del primo capitolo - insomma, prima che Yami e combriccola si trasferiscano a Domino. Nessuno stupore, quindi, se mai capiterà di far menzione a questo episodio nella fic madre X° (e, sì, potrei farci altri crossover. Si presta tanto bene...)
E credo di aver finito. Vi saluto. ^o^
Bye!

  
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