Anime & Manga > Slayers
Segui la storia  |       
Autore: Sabu_chan    17/02/2013    1 recensioni
Lina, Gourry, Zelgadiss e Amelia visitano una cittadina nei pressi di Saillune per assistere all'annuale festività, dedicata al solstizio d'estate.
Oltre a banchi, giochi, cibi e bevande, un importante evento è quello dell'asta pubblica serale. Cosa acquisteranno i nostri amici?
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Banchetto di luna
A Slayers Fanfiction by Sabu-chan




L'arroganza del Serpente

 
 

Un.

Dannato.

Secondo.

 

Un.

Altro.

Secondo.

 

«COSA, NAGA?!»

E sì, la fonte di questo grido al di sopra del mormorio incuriosito della folla ero io.

Seriamente, la fermezza mentale che avrei dovuto mantenere in quel momento giocava a nascondino.

Non era un gioco divertente.

«Wow, quella tizia doveva avere un gran coraggio a indossare una cosa simile...»

«CE LO AVEVA!» strepitai senza curarmi del piccolo cerchio vuoto che si era formato attorno a me, mentre il mio amico spadaccino stava ammirando pensieroso quello che, piuttosto restia, definivo costume.

Effettivamente si potrebbe dire lo fosse: non avrei mai pensato né desiderato che quella donna diventasse famosa per questo o quello, ma sicuramente il suo modo di vestire sarebbe stato ricordato nei secoli a venire. Voglio dire, non si vede tutti i giorni una maga avvenente, e con un fascino che non è solo discreto, abbigliarsi con un tanga dalle doppie stringhe e un coprispalle, con annesso reggiseno, il tutto in avvolgente pelle nera. Tu la vedi e pensi “questa tizia lavorerà in qualche locale malfamato” oppure “non mi interessa chi sia e cosa faccia, wow che bomba!”.

Aver viaggiato per diversi anni con una che richiamava simili commenti non ha mai aiutato la mia autostima.

Ma torniamo a noi...

Continuando a ripetermi quanto fosse impossibile ciò che stava avvenendo, non feci troppo caso a lasciarmi andare qualche commento ad alta voce. «Chi diavolo avrebbe... cioè, ma lei allora... tutto ciò non ha senso.»

«Lina-san, che ti prende?» chiese la principessa al mio fianco, toccandomi il braccio. Evidentemente non aveva capito quanto fossi, diciamo, scossa dall'evento e rabbrividii, ritirando il braccio immediatamente.

«Tu non puoi capire. Quel costume, quella donna, sono tornati per vendicarsi di m-» ma mi fermai subito, notando che anche Zelgadiss si era riunito a noi, osservando con mano al mento in direzione del palco. Non era stato annunciato un formulario di tecniche antiche contro l'esfoliazione della pelle, cosa diavolo era venuto a fare? Dannazione!

«E' un oggetto magico? - domandò la chimera, senza nascondere un certo divertimento – E' curioso come tu ti stia agitando tanto. C'è forse qualche legame tra quel costume e il tuo orgoglio?»

Volevo replicare qualcosa di cattivo, altamente cattivo. Lo volevo davvero, ma non era serata per lasciarmi parlare a volontà, poiché il banditore riprese ad elogiare la proprietaria originale del costume. «Grandi furono le battaglie che Naga del Serpente Bianco affrontò, spodestando malvagie creature tra isole e villaggi minacciati nel loro quieto vivere. La sua fama è nota nelle regioni del nord, dove le venne perfino dedicata una statua all'onore!»

«Balle! - urlai paonazza, non curandomi degli astanti che avevano ripreso a mormorare nei miei confronti, come se fossi una pazza esagitata che non sa quello che dice. Oh, se sapevo bene cosa dicevo, e avevo tutta l'intenzione di farlo sapere anche all'annunciatore, facendomi spazio a forza tra i partecipanti, piazzandomi in una delle prime file con le braccia incrociate al petto.

Le guardie personali dei nobili mi si pararono davanti. Potevo sbarazzarmi di loro in un battito di ciglia, ma ciò avrebbe aggravato la posizione che mi ero conquistata quel pomeriggio, quindi rimasi semplicemente a fissare con estremo risentimento il banditore.

Si accorse di me, ma preferì proseguire con l'annuncio. «L-leggende narrano che riuscì perfino a ribaltare le sorti di uno scontro tra golem, riportando la serenità tra due comunità in lotta da decenni...» «AH AH AH!» replicai sarcasticamente, sentendomi pulsare una vena in fronte, pericolosamente vicina all'esplodere.

Da quella posizione più o meno privilegiata, potevo udire i commenti stizziti degli aristocratici. Già, non era un bel vedere per i loro occhi altolocati, molto più avvezzi a pizzi e trine, lustrini e bardature, non certo a una veste così pacchiana e provocante. Le signore storsero il naso più volte, anche se nel mio cuore di innocente fanciulla sentivo che avrebbero desiderato provare quella roba, più per il gusto di vestirsi allo stile “maga oscura” che altro. O forse sbagliavo.

Lanciai un'occhiata alle retrovie e vidi l'orrore dipinto sul volto di Amelia, con le mani davanti alla bocca semiaperta, nella speranza che non combinassi qualche guaio. Bè, grazie per la fiducia.

A compensare quell'assurdo quadretto, Zelgadiss e Gourry sembravano presi da una concitata discussione, che purtroppo non potevo udire. Il biondo annuiva con le mani appoggiate ai fianchi, la chimera indicava prima me e poi il costume, sorridendo a occhi socchiusi in quel modo irritante che tanto gli piaceva usare. Dopo un altro movimento di labbra, forse un commento al costume visto che lo stava indicando, Gourry si fece scappare un lungo fischio di ammirazione. Ne seguì una gomitata imbarazzata di Amelia alla chimera, che continuò a ridersela.

Adoro i miei compagni. Così pieni di comprensione.

Non potevo dar loro tutti i torti, non conoscendo la storia dietro a tutto questo. Certo potevano evitare di aumentare il volume delle loro risate, sopra a quelle di tutta la folla, quando a sentire il prezzo di partenza la mia reazione fu: «Voi osereste vendere questa oscenità a partire da t-t-t-t-t-... vi rendete conto di quanti costumi simili si possano confezionare con TRECENTO MONETE D'ORO?!»

D'accordo, l'asta era nota anche per le sue assurdità, ma c'erano cose che superavano il limite di inspiegabile e buon senso.

«Signorina, lei in prima fila, si calmi. - mi canzonò il banditore, indicandomi e attirando così lo sguardo di tutti su di me, come se grazie alla mia esternazione non fossi già abbastanza in vista. - C'è qualcosa che non la convince di questo formidabile oggetto?»

«Soprattutto la parte del “formidabile”. - replicai, trattenendo a stento la mia irritazione stringendo lo schienale di una delle sedie davanti a me, con sommo fastidio del suo occupante – Che fine ha fatto questa Naga di cui tanto decantate le doti?»

L'uomo alzò le spalle, sorridendo e scuotendo il capo. «Pare che qui abbiamo una possibile acquirente...»

Io. Comprare quell'affare. A quel prezzo. Ah ah.

Mi fece cenno di avvicinarmi al palco, scuotendo la mano in direzione delle guardie perchè mi lasciassero il passaggio. Quelle si spostarono e improvvisamente sentii accentuarsi l'attenzione su di me, come se mi avessero sparato addosso un Lightning appositamente per rendermi più visibile a tutti, proprio tutti. Un pizzicore al naso e un forte calore alle guance mi fecero capire che era troppo tardi.

«Il costume ci è stato consegnato direttamente dal regno di Dils, dove sembra ci sia stata l'ultimo avvistamento di Naga del Serpente Bianco.»

...l'ultimo?

«Comunque, le persone che l'hanno ritrovato hanno generosamente donato questo prezioso capo nel momento stesso in cui è stato rinvenuto. Un gesto nobile, quanto a mio avviso troppo frettoloso. Non hanno considerato il valore infuso tra le sue candide pieghe...»

Uhm. Se avessi spiegato che non si trattava di negligenza da principianti, ma di buonsenso nel voler vedere sparire quella roba, forse ne sarebbe sorto un caso diplomatico. Preferii tacere anche su quelle “candide pieghe”, notando una nota di languore nelle parole dell'annunciatore.

Ciò, però, non spiegava ancora non tanto il dove ma il perchè fosse stato trovato.

Vedendomi pensierosa, il banditore pronunciò un'ultima, pericolosa frase.

«Cosa le succede, signorina? Il costume non la convince? Oppure... - fece una pausa, osservandomi da capo a piedi, aggrottando la fronte e rivolgendomi un sorriso compassionevole – Oppure vorrebbe essere stata lei ad indossare questo costume? Sempre che se lo possa permettere...»

A quelle parole, feci una scelta tanto spontanea quanto audace.

 

«Tu sei pazza. Sei la più pazza tra le pazze.» commentò Amelia, scuotendo la testa, mentre io e il gruppo camminavamo in direzione contraria alla piazza dell'asta.

Ero stata tassativa: nessuno, tanto meno una chimera lamentosa, sarebbe stato un minuto di più ad assistere ad altre aste, che fossero di grande valore o no, che si trattasse di vita o di morte. Specie se non ci tenevano alla loro, di morte.

«Era davvero il caso di fare tutta quella scenata?» chiese lo spadaccino, grattandosi la testa per poi portare la mano al sacchetto di dolci che, hey, fino a qualche momento prima mi apparteneva.

Sì, era stato davvero il caso. Non bastava aver stravolto le mie gesta eroiche passate per vendere qualcosa di assolutamente irrilevante, ma anche tirare in ballo argomenti che mi toccavano ancor più nel profondo... insomma, se avete imparato a conoscermi, sapete benissimo che qualsiasi veste mi calzerebbe a pennello e farmi notare l'assoluto falso contrario meritava una reazione altrettanto sentita.

«Dì la verità, Lina. - questa volta fu il turno di Zelgadiss, che fingeva disinteresse per mascherare il suo divertimento – Non è che vuoi indossarlo veramente, quell'abito?»

«Credo che la domanda corretta sia “non è che voglio veramente rifilarti un Mono Volt su per il didietro”, eh, Zell?»

La mia risposta, accompagnata da un'occhiata eloquente, fece parzialmente il suo corso, zittendo la chimera da un lato e facendolo continuare a ridere con il viso voltato dalla parte opposta alla mia. Era già qualcosa.

Strinsi al petto il pacco in cui avevano avvolto accuratamente il costume di Naga, per cui avevo speso una cifra che non starò qui a citare. Me la ricorderà Philionel, quando tornerò a Saillune a saldare il conto, se tornerò. Il mio interesse principale, in quel momento, era trovare una ragione concreta al perchè avevo azzardato un'offerta così spropositata, quando quel costume mi ricordava molti più fatti irritanti che piacevoli.

Lanciai un'occhiata a Gourry. «Si può sapere cos'avevate da confabulare, voi due, mentre ero davanti al palco?»

Al biondo fu necessario un momento, seppur breve, per far sbattere tra i loro i neuroni gelatinosi che fuggivano al controllo del suo cervello, per poi rispondermi: «Oh, niente di così rilevante... io e Zell cercavamo di immaginare chi potesse indossare un costume del genere e... bè.»

«...bè?» lo incalzai, stringendo la carta del pacco immaginando fosse la sua carne sotto le mie unghie. Il pensiero deve essere passato anche nella sua candida mente, visto che pose le mani davanti a sé in difesa. «Nulla davvero, Lina! E' che molto probabilmente si trattava di... una donna molto formosa. Ecco... così!» ed emulò due forme sferiche all'altezza dei fianchi. Due grandi forme sferiche.

Al suo fianco, sempre guardando altrove, la chimera fece il gesto di altre due sfere, all'altezza del petto. Un po' più grosse di quelle formate da Gourry.

Zelgadiss rise sarcastico, seguito da una candida risatina di Gourry.

Anche io risi.

 

Ero seduta su un tronco marcio abbandonato tra l'erba alta, su di una collina solitaria al limite del villaggio. La luna illuminava con bianca gentilezza i miei capelli ramati e le spalle leggermente abbronzate, che si mostravano oltre le maniche raccolte della casacca rosata con bordi azzurri. Una figura solitaria che apprezzava il fresco venticello notturno, lontana dal calore della gente ammucchiata in città, con la viva speranza di trovare il giusto riposo dopo tanta fatica mentale.

Un bel quadretto, certo, se non fosse stato che le mani mi dolevano ancora dopo aver tentato di prendere a pugni il corpo duro di Zelgadiss e aver cozzato contro la corazza di Gourry. Fortunatamente gli innocui incantesimi che avevo lanciato subito dopo non ebbero riflessi sui miei arti.

Aggiungendo, tra l'altro, che l'esplosione che ne seguì richiamò nuovamente le guardie cittadine, che riconobbero in me la criminale di quella stessa giornata. E un certo locandiere, che passava di lì per puro caso, che sbraitò ritrovandomi (finalmente?) fuori dalla sua cucina.

Ah, la luna e la sua bianca luce riflessa avevano davvero qualcosa di molto romantico, sola e lontana dal polverone sollevato da una decina di persone che ti corre dietro con intenzioni tutt'altro che amichevoli.

Quel pacco mi faceva ancora compagnia.

Mi arresi e, dopo aver sbuffato, presi a scartarlo per rivelarne il contenuto. La vista non mi aveva affatto tradita, si trattava davvero di quello che sembrava e avrei preferito non sembrasse, ovvero il costume della mia vecchia compagna di avventure.

La pelle nera era lievemente consumata sui bordi, ma era ancora tirato a lucido e sarebbe stato usufruibile per un altro decennio. Non che mi fosse mai interessato osservarlo da vicino, anzi, più stavo lontano da lui e la sua proprietaria e più il mio umore migliorava. Ora che lo avevo tra le mani, dovevo ammettere che il materiale con cui era stato confezionato era davvero di prima qualità, oserei dire acquistato da qualche mercante facoltoso che vendeva stoffe ad alte cariche sociali.

«E' davvero magnifico...» commentai tra me e me.

Un mh-mh di approvazione provenne improvvisamente dalle mie spalle e ciò mi fece accapponare la pelle. «Si, al di là dell'audacia del taglio, sembra molto pregiato.» annui più volte la principessa Amelia, chinata verso di me con le mani sulle ginocchia.

La ragazza scavalcò il tronco su cui ero seduta e si accomodò al mio fianco, avvicinando il viso al pezzo del costume che tenevo in mano, nel particolare quello inferiore. Era abbastanza imbarazzante farsi beccare in farneticazioni ammirate mentre reggevo delle mutande altrui appena comprate, manco fossi una pervertita. Davvero, non lo sono. Davvero!

Le sorprese non finirono con la sua comparsa e il suo insolito interesse per il mio acquisto. «Lina-san, perchè ti sei agitata tanto quando l'hanno messo all'asta?»

Sapevo benissimo che la principessa non avrebbe avuto il cattivo gusto di fare paragoni arditi come i nostri due amici, ma ciò non aiutava comunque a trovare una risposta tra il sincero e l'evasivo. «Diciamo che... mi ricorda una persona.»

«Davvero? - chiese divertita, portandosi una mano alla bocca per coprire le sue labbra piegate all'insù – Era una donna, giusto? Mi parli di lei?»

«C-cosa? Vuoi che ti parli di Naga?!» e, se non si è capito, intendevo proprio evitare l'argomento con l'intonazione che la mia voce aveva assunto.

Amelia fece spallucce, dondolando poi le gambe e accarezzando i fili d'erba con la punta dei calzari. «Non parli spesso delle tue avventure passate. Anzi, a dire il vero sappiamo ben poco di cosa hai fatto e con chi, se non quando un evento te ne fa parlare direttamente. - abbassò lo sguardo corrucciato, per poi alzarlo e incrociare il mio – Non vuoi confidarti con me?»

Diamine, resistere ai suoi occhioni azzurri pieni di richiesta di affetto e sete di giustizia, in questo caso nei confronti di un'amicizia lunga diversi anni, è sempre stato troppo difficile anche per una dura come me. Ha sempre saputo toccare tasti fin troppo remoti del mio carattere, grazie o a causa della sua spontaneità e ingenuità. Una ragazzina da accontentare in cambio di tanto spassionato bene.

Appoggiai le mani al tronco, volgendo lo sguardo al cielo stellato e socchiudendo gli occhi.

Vediamo, da cosa potevo iniziare...

 

Ovunque andassi, lei mi era attaccata alle costole, un po' come un neo di enormi dimensioni.

In proposito a questo paragone, era sì scura di capelli, di veste e mantello, ed era molto più alta di me. Non ho mai saputo la sua età precisa, ma azzarderei avessimo almeno cinque, sei anni di differenza. Una donna, più che una ragazza, appiccicata costantemente a una ragazzina che si era già fatta un nome nel continente.

Cosa volesse da me lo metteva in chiaro ad ogni incontro e scontro: essere la mia più grande rivale, ribaltare la mia fama e dimostrarmi quanto il suo potenziale fosse più grande rispetto al mio. E tante altre chiacchiere, tra le quali ricordare le mie misure rispetto alle sue e mettersi in mostra per indebolire il mio orgoglio. Inutile dire che faceva tutto il contrario, rafforzando di volta in volta la convinzione che non era altro che una grande cialtrona.

«Lo era veramente?»

No, mi costa ammetterlo ma non lo era. Aveva effettivamente dalla sua un'enorme riserva di potere magico, che però usava a casaccio senza preoccuparsi delle conseguenze. Inoltre sapeva essere aggraziata e propensa ai discorsi più importanti, specialmente se si trattava di somme di denaro e pasti. Su questo andavamo molto d'accordo.

Salvo, ovviamente, che decidesse deliberatamente di passare a me ogni pagamento, fosse di un pranzo o della conseguenza di una situazione da lei stessa creata.

Ci siamo scontrate così tante volte che non ne ho tenuto il conto. La nostra era più una relazione di odio che di serena convivenza. Se stavo dalla parte del bianco, lei doveva prendere le parti del nero e così via, il tutto per portare avanti la sua teoria dell'acerrima rivale.

Senza dimenticare il suo terribile modo di fare...

«C'entra qualcosa con quel costume?»

Pfff, il suo modo di vestire era l'ultimo dei problemi.

Come ti ho già detto, voleva assolutamente mettersi in mostra per abbattere il mio ego. Accompagnava il tutto da una terribile risata, così insopportabile da far scappare le anziane a pregare agli altari dei paesi, in modo che gli dei mandassero via quel demonio dai loro villaggi.

Mh, forse dovrei omettere che, in tali occasioni, ci mettevo anche del mio a fomentare l'immagine di spiriti maligni... ma ero giovane, giustificabilissima, ho fatto degli errori. E con loro c'era lei, il mio sbaglio più grande, il non averla abbandonata per strada prima del dovuto.

«E alla fine l'hai fatto?»

Certo che no, sono una buon'anima in fondo. Ho sempre sopportato, anche quando riprendevo il cammino da sola e lei si ripresentava come una zecca affezionata alla sua vittima canina. Non l'ho abbandonata. Non l'ho mai fatto.

Non l'ho mai fatto.

«E non hai mai considerato che forse lei aveva bisogno di te?»

Per cosa? Per rafforzare le sue convinzioni venute dal nulla?

No, lo escludo categoricamente. Era completamente pazza, benchè raramente tirasse fuori un briciolo di senso e in determinati combattimenti ci capivamo senza dire nulla. Un po' come con Gourry adesso.

D'accordo, con lei era molto diverso, chiamalo intuito femminile o come vuoi. Faceva di testa sua e non comprendeva il limite da imporre alle sue azioni sfrontate ma, quando era in pericolo quella che si dice la “pace”, allora tirava fuori la ragione e collaboravamo in maniera impeccabile.

Forse...

Forse aveva bisogno di me.

Non so per quale motivo, però. Ragionando a mente lucida, dopo così tanti anni, immagino desiderasse essere riconosciuta da me, probabilmente tutte le sue provocazioni erano atte a questo, a mostrarsi ai miei occhi, ad essere accettata. Ma non l'ho mai fatto.

«Lina-san, non è che lei in realtà ti piaceva?»

A-aspetta, in che senso lo stai chiedendo?

Bè, non posso negare che avesse i suoi lati positivi. Te l'ho detto, sapeva farci quando e se voleva, o se proprio la situazione non le poneva altre strade. Aveva anche il suo dannato fascino, avvolta in questo ridicolo costume, ma ciò non...

Oh, d'accordo, smettila di guardarmi così!

Sì, mi piaceva! Mi piaceva averla attorno, mi piaceva che mi desse così tanto fastidio quanto mi piaceva farla saltare in aria quando attentava alla mia pazienza. Mi piaceva dividere con lei i miei pasti, anche se l'esperienza mi ha insegnato a non offrire mai più se non sicura del pagamento ed evitare di avere un tesoro in comune con qualcun altro.

Mi piaceva, segretamente, vedere la gente attorno a noi rabbrividire e scappare al sol sentire la sua risata spacca timpani, anche se appunto non piaceva troppo alle mie orecchie. Mi piaceva stupirmi degli incantesimi complessi di cui era padrona e quelli che lei stessa aveva ideato, di cui molti erano incompleti e completi disastri.

Mi piaceva averla al mio fianco quando il combattimento si metteva male e mi piaceva, dannazione, il suo modo strampalato di risolvere i casi, anche se molte volte erano colpi di fortuna e non di fine strategia.

Mi piaceva il suo non preoccuparsi di nulla e nessuno, la sua ferma sicurezza in sé stessa, il suo totale menefreghismo e il suo orgoglio incrollabile, che mi irritava fino alla punta dei capelli ma che in realtà invidiavo.

Mi piaceva, sì, mi piaceva averla come compagna di viaggio.

Anzi, mi piaceva essere la sua compagna di viaggio.

Mi piaceva...

 

Senza accorgermene, stavo stringendo al petto quel costume e il resto del pacchetto, fissando il vuoto.

Ad essere precisi, percepivo un certo fastidio alle narici e un lieve bruciore agli occhi.

«Lina-san...» disse dolcemente Amelia, avvolgendomi le spalle con un braccio, appoggiando il capo sulla mia spalla. Era stata ad ascoltare senza repliche il mio monologo, ponendo di tanto in tanto delle domande spontanee che mi aiutarono a proseguire il racconto. Non era prevista una mia reazione, non era affatto prevista.

Sbuffai, scuotendo il capo e senza lasciare la presa delle mie mani sul costume. «Amelia, mi manca.»

La principessa strusciò i capelli contro il mio braccio, per poi alzare il capo e guardare verso il nulla come me. «Lo capisco, Lina-san. Anche a me manca una persona e non so che fine abbia fatto. - il suo tono si abbassò, diventando quasi un sussurro – Non so cosa darei per sapere se è ancora viva da qualche parte.»

Uhm, il discorso non si faceva dei più allegri.

Sapevo benissimo che aveva una sorella maggiore, scappata tempo addietro dopo un grave fatto avvenuto a corte, e se ne erano perse le tracce. Me ne parlava sporadicamente, e quando lo faceva assumeva un'espressione nostalgica, addolorata.

Lasciai la presa sul costume e lo posai sulle mie gambe, ricambiando l'abbraccio. «Hey, da qualche parte delle due si staranno divertendo alla faccia nostra, magari tracannando del brandy in una locanda e ridendo come sceme! Non dovremmo preoccuparci più di tanto, sono persone adulte e vaccinate! O almeno spero...»

La principessa si fece sfuggire una risata sommessa, decisamente più sollevata rispetto al tono di poco prima. Passammo ancora un po' di tempo assieme immaginando la mia Naga e sua sorella a combinarne di cotte e di crude in giro per il mondo, assieme, evocando enormi golem insensati e urlando come signorine di buona famiglia davanti a un gruppo di banditi, come si confà a una ragazza proveniente dalla famiglia reale e non abituata al vivere mondano.

Forse chissà, Naga era riuscita a edificare un piccolo regno tutto suo, con quell'esercito di suoi cloni e la sua copia benevola nella carica di ministro dell'educazione. Un brivido percorse la mia schiena quando raccontai questa fantasia ad Amelia, che in tutta risposta si mise a ridere come se non ci fosse un domani.

A notte ormai inoltrata, decidemmo di raggiungere i nostri amici, che avevano pensato bene di non prendere stanza nella stessa locanda in cui, ipoteticamente, avrei dovuto lavorare per ripagare i danni causati. Si trovava molto più distante, dalla parte opposta della cittadina e di dove ci trovavamo noi.

Il Banchetto di Luna era terminato da diverso tempo, infatti le strade erano sgombre dei partecipanti che eri erano già rintanati nelle loro case, mentre delle bancarelle rimanevano solo gli scheletri di legno senza la merce esposta. Gli conveniva, dopo avermi privata del mio rifornimento giornaliero per far spazio ai nobili in visita.

Sgusciammo nella sala di entrata della nostra locanda, evitando di scambiare qualsiasi considerazione sulla tarda ora con il proprietario, fiondandoci in punta di piedi al primo piano dove ci attendevano le nostre stanze. Bussammo alla camera dei ragazzi, dove un assonnato biondino ci consegnò le chiavi che avevano tenuto da parte per noi, per poi strisciare nuovamente in direzione del suo letto.

«Oh, a proposito, Lina-san! - mi interpellò improvvisamente Amelia, prima di entrate nella sua stanza – Avrei ancora un dubbio che vorrei chiederti.»

Mi avvicinai a lei, per evitare che le nostre voci rimbombassero troppo nel largo corridoio. «Di che si tratta?»

«Hai menzionato delle copie di questa Naga... in che senso aveva delle copie?» chiese candidamente. Non che l'argomento si potesse esaurire in poche parole prima di andare a dormire, tentai ugualmente di essere esauriente: «Diciamo che un mago da strapazzo decise di creare un esercito di miei cloni, ma finì per farlo con lei. Poi, avrai sicuramente sentito parlare dello Shadow Reflector, ecco, è stata creata una copia sia mia che di Naga ma con carattere opposto al nostro.»

La principessa annuì pensierosa, portandosi una mano al mento e abbassando lo sguardo. Aspettai che mi dicesse che ero stata chiara e potevo andare nella mia stanza, purtroppo non era quella la sua intenzione e mi rispose solo dopo qualche lungo e noioso minuto.

«Quindi...» iniziò, tenendo sempre lo sguardo basso.

«Quindi...» la incalzai.

«Anche quelle copie erano vestite nello stesso modo di quella Naga, giusto?»

«Oh si, è stato terribile vedere dieci di lei vestite con q... uesto... costume...»

«Allora potrebbe appartenere a una qualsiasi di loro e non proprio e lei.»

Deglutii.

Non che il ragionamento fosse errato ma...

«E poi – proseguì, senza curarsi del mio improvviso irrigidimento e gli occhi spalancati – ha anche una copia opposta di carattere a lei, se ho capito bene.»

«A... a-ha...»

Mi sorrise, battendo tra di loro le mani come se avesse risolto un grande, terribile arcano.

«Allora è probabile che quella copia si sia vergognata così tanto di questo costume e l'abbia abbandonato appena possibile!»

 

Non so cosa mi aveva fatto passare per la testa che Naga avesse fatto una fine terribile.

Non so nemmeno perchè mi fosse venuto in mente che avesse voluto abbandonare il suo marchio di fabbrica.

E, inoltre, non so cosa mi avesse trattenuta dall'urlare a squarciagola e dare fuoco al mio acquisto.

Quella teoria, detta in modo così candido e gentile, con quegli occhi che trasudavano energia positiva da far venire le carie anche a un vecchio che porta una dentiera di porcellana, era molto più esatta di tutti i preconcetti che avevo avuto non appena vidi il costume all'asta.

L'idea di quanto avevo speso per una copia dell'abito originale della mia vecchia compagna mi aveva fatta piangere amaramente.

Sì, un po' per nostalgia.

Sì, soprattutto per la somma che mi sarebbe stata decurtata una volta tornata a Saillune.

 

Ah, scordatevelo.

Non vi dirò mai quanto sono stata disposta a sborsare per avere qualcosa che appartenesse a quella sfornatrice di risate.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: Sabu_chan