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Autore: Stella cadente    17/02/2013    10 recensioni
"Mi illudevo che saremmo stati insieme per sempre. Quanto mi sbagliavo.
Sembrava tutto perfetto, ovattato e protetto da un alone di tenerezza che emergeva dai nostri cuori e dalle nostre anime.
Ma qualcosa doveva andare storto, come al solito."
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A volte le cose non vanno come dovrebbero, o come vorremmo. In qualche modo il dolore è sempre in agguato, pronto a ghermirci quando siamo più deboli. E spesso, in alcuni casi, è sempre, troppo reale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Immortal



 


 

Eccomi qui.
Da sola.
Di nuovo.
Il sogno si è infranto, il mondo non è altro che uno spettro dai colori in bianco e nero ormai, il mio cuore è vuoto, freddo, come una pietra impossibile da rompere, impossibile da smuovere. La mia anima non può più lasciarsi andare. Non può più amare.
Ti ricordi di quando ci siamo conosciuti? Allora non ero che un mistero per te. La ragazza pallida che non accennava mai ad un sorriso, ma c’era qualcosa in me che ti attraeva. Non so che cosa, ma una forza arcana e sconosciuta teneva i tuoi occhi smeraldini nelle mie acquemarine, costantemente. Ed esercitavano un potere, scatenavano un’energia in me che non so tuttora come avrei potuto definire.
Mi illudevo che saremmo stati insieme per sempre. Quanto mi sbagliavo.
Sembrava  tutto perfetto, ovattato e protetto da un alone di tenerezza che emergeva dai nostri cuori e dalle nostre anime.
Ma qualcosa doveva andare storto, come al solito.
Qualcosa, o qualcuno, ti ha strappato via da me. E ora di noi non rimangono che brandelli, minuscoli frammenti di carta, ognuno con un’immagine diversa, che non vogliono smettere di danzare nella mia testa.
Le lacrime avvolgono i miei occhi in un umido abbraccio, senza darmi tregua né scampo. Non posso fuggire da questo pianto, una consolazione ed una ferita, l’ennesimo di questa settimana.
Ieri stavo tornando a casa, ma non volevo. Mi sono fermata e mi sono seduta sul muricciolo grigio della fontana, guardando la sottile pellicola trasparente al suo interno incresparsi e giocare con il vento lieve che mi scompigliava leggero i capelli.
Ho messo una mano nell’acqua. Era gelida e mi intirizziva le dita. Mi sono asciugata in fretta sui jeans, e ho pensato a te, a quando vicino a questa fontanac’eravamo in due. L’acqua era gelida anche allora, ma il sole era più caldo e quasi bruciava sulle nostre teste.



– Mi è sempre piaciuta questa fontana –  avevo detto, stretta a te. Mi sentivo al sicuro, e  sorridevo beata fra le tue braccia calde e muscolose.
– Adesso ti butto dentro – avevi fatto tu, strattonandomi leggermente, con un sorriso dolce. Mi avevi guardata con quei tuoi occhi così perfetti, mentre io mi ero voltata a ricambiare i tuoi sguardi che adoravo.
– Non ci riuscirai – avevo fatto, con aria dispettosa.
– Lo vedremo – avevi detto tu, determinato, e mi avevi spinta più in avanti, in modo che potessi cadere a sedere sul muricciolo e toccare appena l’acqua con la mano.


Quella stessa mano che in quel momento era infreddolita e sola, quella stessa mano che ora non può più accarezzare le tue guance o infilarsi nella tua chioma mora e spettinata.
Mi manchi.
Me ne sto qui, inerte, come privata di ogni ombra di vita, come se avessi già esalato ogni respiro, a rivedere quando ieri fissavo quella stessa acqua in cui un giorno vedevo il riflesso di due ragazzi innamorati. L’ ho osservata, ho osservato un solo riflesso senza però vederlo davvero. Ieri ho osservato un riflesso di solitudine e tristezza.
Il mio riflesso, che si specchiava cattivo, a ribadirmi la tua assenza.
Se tu fossi ancora qui, con me, ti avrei dato tutta me stessa. Sono stanca di sapere che non ci sei, quando la tua presenza indugia ancora dentro di me, si trattiene, infesta i miei sogni, i miei ricordi, come se io stessa fossi uno di quelli. E questo dolore è fin troppo reale, come se avessi delle ferite che mai potranno cicatrizzarsi del tutto.
“Il tempo guarisce ogni cosa” ho sentito dire, ma in questo caso, neanche il tempo potrà distruggere, azzerare ciò che siamo stati, e ciò che non saremo più.
Sembrava tutto bellissimo, ti ricordi? Eravamo semplicemente legati da uno strano vincolo, come se ci fossimo aspettati da sempre, e ci fossimo finalmente ritrovati. Tu eri per me qualunque cosa: un amico, un fratello, un difensore. Mi avevi restituito il sorriso, un sorriso che ora mai più si accingerà a tornare.
E come tu c’eri sempre per me, io c’ero sempre per te. Quando piangevi, io asciugavo le tue lacrime; quando gridavi, io provvedevo a scacciare le tue paure. Ed eri bellissimo, sai, quando sorridevi con gli occhi bagnati dalle lacrime, e con quella voce vellutata che avevi mi sussurravi: “Grazie” prima di abbracciarmi stretta, come se temessi in una mia fuga improvvisa, come se non volessi farmi allontanare da te neanche per un secondo.
Ma ora sembrano allontanarci intere galassie, se è per questo.
Ho provato a dirmi che te ne sei andato, credimi. Ci ho provato con tutta me stessa, ma continui a restare qui, con me, in qualche modo.
Alla fine, qualcuno  aveva deciso che era destino che andasse così, che la nostra storia avesse questa svolta. Qualcuno aveva deciso che la felicità ha un limite, che la tua voce era destinata ad essere un vago eco lontano dei miei ricordi, una voce che non sentirò più, che presto mi dimenticherò.
Lacrime amare continuano a scorrere inesorabili e mi rigano il volto, facendo brillare i miei occhi alla luce del debole sole offuscato dalle nuvole di oggi pomeriggio, come quel giorno che ci siamo conosciuti. Ho tenuto la tua mano per tutti questi anni, ma ora sono sola. Vorrei poter essere insieme a te, vorrei poter tornare ad essere felice, ma con un singhiozzo e un tremito mi accorgo che non è possibile.
Forse sono sempre stata sola, anche se tu rimani con me, in qualche modo. Rimani nel mio cuore, nella mia testa, nei miei sogni che una volta infestavi piacevolmente, quei sogni che una volta rappresentavano la mia continua voglia di vederti, di abbracciarti e baciarti.
Quei baci.
Quei baci che ci davamo, baci dolci o passionali a seconda del momento, ma che erano sempre bellissimi, per me fonte di gioia e serenità.
Eppure, ora sono qui.
Da sola.
Appoggiata alla tua lapide nel cimitero, con un mazzo di fiori in mano ormai piegati dalle lacrime che ho versato su di essi. Il vento mi scompiglia i capelli e mi sferza il viso, come per schiaffeggiarmi violentemente. Non ci sei, e non ci sarai più.
Ma avrai sempre tutto di me.
Sarai sempre immortale, per me.
Sarai sempre il mio immortale.

 


 

Eccomi di nuovo qui, a rompervi con le mie one shot :')
Questa, come si può ben capire, è ispirata a "My immortal", la canzone con la quale ho conosciuto il gruppo che ora
amo alla follia, e che non smetterò mai di ascoltare e di amare come una fonte di vita inesauribile.
Perchè è questo che quella canzone è per me, un concentrato di pura emozione, musica che fa riflettere e sognare allo stesso tempo.
Spero vi sia piaciuta e che vi siate sentiti come mi sento io ogni volta che ascolto quella canzone.
Insomma, spero vi abbia donato una punta di emozione
- anche perchè, se lo scrittore non emoziona, allora che scrittore è? -
Baci,

Stella cadente



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