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Autore: discordandrhythm    17/02/2013    2 recensioni
Dal testo:
“Non hai pensato molto all’orario, eh?” domandò, incrociando le braccia al petto. “E se Kurt fosse già a letto?”
“So che non lo è,” rispose l’altro con un po’ troppa sicurezza. Non gli piaceva l’impudenza di quel ragazzo.
“Chi è, Burt?” lo chiamò Carole.
“Sebastian,” rispose lui, senza scostare lo sguardo dal volto del giovane. “KURT!” urlò, “Hai visite!”

Traduzione a opera di therentgirl.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Burt Hummel, Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Unannounced

 

Il campanello suonò, e fu con grande riluttanza che Burt si scostò dal caldo abbraccio di Carole per alzarsi dal divano e aprire la porta. Non sapeva chi potesse far visita a quell’ora, ma di certo non si aspettava di trovare Sebastian poggiato allo stipite della porta, troppo rilassato per qualcuno che sbucava fuori senza preavviso alle dieci e mezza di un giorno feriale. Beh, okay, c’erano le vacanze di Natale, ma ciò non cambiava il fatto che a Burt non piacesse la situazione.

“Hey, Mr. Hummel,” esordì il giovane con un sorriso rilassato.

“Tutto bene?” domandò, facendo un passo indietro, a malincuore, per lasciarlo entrare.

“Sì, sì, sono qui per vedere Kurt.”

“Sapeva che stavi venendo?” Per esperienza, sapeva che Kurt rimaneva sempre al piano di sotto quando sapeva che Blaine sarebbe arrivato, così poteva correre ad aprire la porta appena il campanello suonava. Ma era passato un po’ di tempo dalla relazione con Blaine, e nonostante ci fossero molte cose che non capiva nella relazione di Kurt e Sebastian, sapeva che il giovane non era Blaine. Oh, sì che lo sapeva.

“No, a dire il vero,” rispose lui. “Sentivo di doverlo vedere. Ho pensato di passare-“

“Non hai pensato molto all’orario, eh?” domandò, incrociando le braccia al petto. “E se Kurt fosse già a letto?”

“So che non lo è,” rispose l’altro con un po’ troppa sicurezza. Non gli piaceva l’impudenza di quel ragazzo.

“Chi è, Burt?” lo chiamò Carole.

“Sebastian,” rispose lui, senza scostare lo sguardo dal volto del giovane. “KURT!” urlò, “Hai visite!”

Il suono di passi sulle scale seguì la comparsa di Kurt all’ingresso, il volto appena arrossato, sembrava stesse per cambiarsi per la notte. “Che ci fai qui?” domandò, quasi senza fiato alla vista del giovane.

“Hey,” salutò Sebastian, il sorriso che diveniva più sincero e felice alla sua vista. Ciò confortò un po’ Burt. Qualunque fossero i suoi sentimenti nei confronti del ragazzo, almeno era ovvio quanto gli piacesse Kurt. E quello era abbastanza per lui – beh, per la maggior parte.

“Messaggiavi mentre eri alla guida?” fece Kurt. “Perché sai cos’è successo a Quinn, Sebastian. Sai quant’è pericoloso.”

Ecco come Sebastian sapeva che che Kurt era ancora sveglio. Burt lanciò al figlio un’occhiata costernata da sopra la spalla di Sebastian, occhiata che l’altro capì immediatamente, dunque disse, “Scusa, papà” in segno di veloci scuse, afferrando la maglietta di Sebastian e trascinandolo su per le scale.

Per un secondo, Burt pensò di urlargli le raccomandazioni cui era solito – tenere la porta aperta, non dimenticarsi del coprifuoco – ma poi si accorse che era da tempo che non le utilizzavano più.

Kurt non era più un adolescente con il coprifuoco. Aveva ventun anni, era un adulto con un fidanzato che stava sussurrando qualcosa al suo orecchio mentre salivano le scale, e tutto ciò che lui poteva fare era commentare l’orario inappropriato e chiedere che non accadesse di nuovo, ma non poteva impedire a Kurt di chiudere la porta della sua stanza più di quanto potesse impedirgli di non vedere Sebastian.

Non che non volesse che il figlio uscisse, era trascorso tanto tempo da quando aveva frequentato qualcuno in modo quasi serio, dopo Blaine, e da come parlava di Sebastian a volte, sapeva che era stato male per lui. Ecco perché  non capiva. Neanche Kurt aveva una risposta valida. È che… stiamo bene insieme, papà.”

“Cos’è stato a renderti così scontroso?” gli domandò Carole quando tornò a sedere sul divano.

“Niente.”

La donna gli rivolse un’occhiata colma di significato, prima di intrecciare il braccio al suo e poggiarsi al suo fianco. “È il loro primo Natale insieme, Burt,” disse dolcemente. “Non puoi biasimarli se vogliono trascorrere un po’ di tempo da soli.”

Burt sospirò e volse lo sguardo al soffitto. “Lo so.”

*

“Non puoi – oddio – non puoi spuntare qui solo perché ti va di fare sesso.” Kurt poggiò la testa al muro, mettendo a nudo la gola per lasciarla alla portata di Sebastian e si lasciò sfuggire un lieve gemito. “Non che mi stia lamentando,” aggiunse.

“Sembra di sì, invece,” rispose Sebastian contro la sua clavicola. Tornò indietro per inclinarsi sulle sue labbra mentre l’altro gli toglieva il cappotto, lasciandolo scivolare dalle sue spalle al pavimento. “Non riuscivo ad aspettare,” disse mentre incespicavano sul letto. “Dopo la tortura che mi hai inflitto con tutti quei messaggi? Non potevo. Aspettare. Più. Avevo bisogno di vederti.”

Riusciva a capirlo. Era da tre giorni che non si vedevano e gli sembrava come se qualcuno l’avesse strappato dalla sua stessa pelle. Non era solo riguardo al sesso, ma certo nessuno dei due sapeva ancora ammetterlo liberamente. Stavano ancora procedendo attentamente lungo la strada di quella relazione, cercando di lavorare sulle ammissioni verbali riguardo i loro sentimenti. Era molto più facile canalizzarli nelle carezze di mani e labbra, specialmente da quando entrambi sembravano sapere come riconoscere i segnali l’uno dell’altro meglio di se stessi.

“Anche io,” disse Kurt, mordicchiandogli le labbra. “Dio, mi sono mancate le tue labbra.”

Gli era mancata più di quanto pensasse. La curva più dolce quando il giovane gli sorrideva, il modo in cui si trasformava in un broncio quando era arrabbiato o infastidito, il ghigno che sembrava stampato sul suo volto ogni volta che era dell’umore per scherzare. Il modo in cui Sebastian la portava all’angolo della sua mascella, le labbra circondate dalla barba di un giorno e la lingua che usciva fuori per levigargli la pelle delicatamente, il calore del suo respiro mentre soffiava sulla pelle umida, il tocco gentile delle sue labbra quando toccava il punto più sensibile, il graffio più secco quando le sfregava contro la sua spalla, mentre dormiva…

Caddero sul letto senza delicatezza alcuna, Sebastian che atterrava disordinatamente su di lui. Riusciva a sentire quanto l’altro fosse duro, caldo contro la sua coscia, i fianchi che continuavano a premere come in una sorta di tormento mentre le sue labbra continuavano a lasciare segni sulla sua pelle. Sarebbero spariti al mattino, e se non fosse accaduto allora li avrebbe coperti con una bella sciarpa – a dire il vero, sperava quasi che non sparissero, sarebbe stato carino avere un ricordo fisico di Sebastian per un paio di giorni. Sarebbe stato molto meglio del rapido abbraccio che si sarebbero scambiati all’aeroporto prima di salutarsi.

“Più forte,” sussurrò Kurt, rafforzando la presa sui suoi capelli. Il giovane non esitò e cominciò a suggere la pelle con più determinazione, leccando e mordicchiando la pelle fino a farla pulsare, ed era certo di avere un livido.

Sebastian si scostò e cambiò posizione. “Kurt-” il resto delle sue parole si dissolse in un gemito rauco quando strusciò i fianchi contro la sua erezione. “Oh cazzo,” mugugnò. “Facciamo l’amore, ti prego, facciamo l’amore. Ne ho bisogno.”

“Sei davvero bisognoso, stasera,” lo punzecchiò, premendo la punta delle dita contro il suo mento. Il momento giocoso svanì quando Sebastian lo prese per il polso e succhiò due dita. Kurt poggiò la fronte alla sua tempia e gemette, sentendo l’erezione gonfiare e pulsare, dolorosamente costretta nei jeans.

“Apriti per me,” disse Sebastian, lasciandogli le dita con un pop. Provò ad abbassargli i jeans ma, al contrario degli orribili pantaloni di tuta che indossava ogni tanto, quelli di Kurt si adattavano fin troppo bene e non si smuovevano. “Urgh, togliteli.”

Un tonfo dal piano di sotto e Kurt si congelò, proprio mentre stava per togliersi i pantaloni. La realizzazione che i suoi genitori fossero nella stessa casa, che fossero vicini a sentire quanto avevano fatto tutto così forte accrebbe un certo orrore che si infranse contro le nebbie della lussuria che aveva in mente e abbassò la mano. “Cazzo,” disse in un basso mormorio. “Cazzo. Che cosa stiamo facendo? Papà e Carole probabilmente possono sentirci – oh dio, e se ci avessero sentiti?”

Quel tonfo poteva essere anche una bottiglia caduta dal divano, per quanto ne sapesse, magari non aveva niente a che fare con loro. E se invece ne avesse avuto?

“Quindi?” domandò Sebastian, assolutamente poco infastidito da quel pensiero. Appariva perfettamente calmo, poggiato sul gomito, una deliziosa sfumatura di rosso che correva per tutto il collo. “Non hai mai fatto sesso con i tuoi genitori in casa?”

“Non… non così!” Infilò nuovamente i jeans, l’erezione era tutto fuorché andata. “È colpa sua,” gli disse.

“Eri tu quello che mi mandava messaggi sexy mentre ero nel bel mezzo di una cena con la mia famiglia!”

“Non si tratta dei messaggi,” rispose. Si tratta di te che mi mandi in pappa il cervello. Non aveva pensato di andare così oltre quando aveva condotto Sebastian nella sua camera da letto. Era eccitato, e okay, forse si stava toccando prima che l’altro arrivasse, le immagini che avevano continuato a inviarsi a vicenda erano state troppo intense per non fargli venire la voglia, ma gli sarebbe andata bene anche una sveltina. Certo non una performance così alta da intrattenere i vicini!

“Dai, vieni, ci andremo piano,” disse Sebastian, mettendosi sulle ginocchia e scivolando verso il bordo del letto. “Lo giuro.”

Sembrava davvero convincente, irresistibile. Kurt si chinò senza farselo ripetere due volte. “Quando devi tornare?” domandò.

“Non devo, posso trascorrere la notte qui… sai, sempre se lo vuoi.” Sembrava un po’ nervoso, come se temesse che l’altro non volesse.

Kurt passò una mano tra i suoi capelli, scostando appena il capo e osservando il modo in cui chiudeva gli occhi a quel tocco. “Certo che voglio.”

“Bene.”

“Quindi aspetteremo che i miei genitori si addormentino,” affermò.

“Non dirmi che tu e Blaine non avete mai fatto niente con loro in casa,” disse il giovane, aprendo gli occhi.

Si mosse a disagio alla menzione del giovane. Non voleva cominciare a comparare come Sebastian sembrasse diverso a letto rispetto a Blaine, ma non sarebbe stato per niente strano, era qualcosa che si era ripromesso da quando avevano rotto. “Certo che sì,” ammise. “Ma erano solo delle seghe e cose simili.”

“Non mi vanno,” disse l’altro, scuotendo il capo. “Voglio fare l’amore con te.”

“Allora aspetteremo,” rispose di nuovo. Sembrava che Sebastian stesse per ribattere, ma prima che potesse dire una parola, lo baciò.

Il giovane sospirò quando si scostarono. “Quanto?”

“Non molto,” rispose Kurt, osservando l’orologio. Gli venne in mente una cosa, il pensiero che non avessero tutto ciò di cui avevano bisogno per i loro piani. Lasciò ricadere Sebastian sul materasso e si diresse verso la sua valigia, ormai disfatta per la stanza, dunque controllò le tasche. Non ricordava di essersi portato lubrificante o profilattici. Aveva fatto le valigie di fretta, troppo occupato con lo shopping dell’ultimo minuto per impacchettare tutto a dovere. “Aw, maledizione,” mormorò quando tornò a mani vuote.

“Cosa c’è?” domandò l’altro.

“Devo andare a prendere dei preservativi,” rispose. Prese il cappotto di Sebastian sul pavimento e lo indossò, inspirando il profumo familiare della sua colonia.

“Aspetta, mi lasci qui da solo?” domandò il giovane. “Non puoi chiederne un paio a tuo padre?”

Kurt gli lanciò un’occhiata orripilata. “Non chiederò dei preservativi  a mio padre!”

“Non era a questo che avevo pensato quando sono venuto,” borbottò Sebastian, a malincuore. “Ci vuole troppo.”

“Non ci metterò troppo,” promise Kurt, prendendo il portafogli. “E vedila così, il tempo che ci metto ad andare e tornare e i miei staranno già dormendo.” Si avvicinò al letto e lo baciò dolcemente, rassicurandolo ancora una volta prima di andare.

*

Quando Burt aveva sentito la porta d’ingresso sbattere qualche minute prima, aveva pensato che Sebastian se ne fosse andato. Così, quando la sentì chiudersi di nuovo, si fermò per un secondo, il cartone del latte in mano, chiedendosi chi potesse essere. “Kurt?” disse quando vide una testa familiare vicino le scale.

“Oh, hey papà,” rispose Kurt, il piede già sul primo gradino. “Non dovresti essere a letto?”

“Dov’eri?” domandò Burt, posando il latte in frigo e tornando verso Kurt.

“Dovevo prendere alcune cose.”

I suoi occhi si poggiarono sulla piccola busta marrone tra le mani del figlio. Sollevò lo sguardo sul suo volto, non senza notare il modo in cui l’altro stava evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. “E cioè?”

“Quale… uhm… essenziale. Dentifricio e cose del genere.”

Dentifricio e cose del genere, huh? Burt non se la beveva. Per prima cosa, Kurt aveva un cappotto che sembrava di una taglia troppo grande e che lo vestiva in un modo in cui il figlio non si sarebbe mai fatto vedere in pubblico. Eppure eccolo lì, la neve tra i capelli e le maniche che scivolavano oltre i polsi; per seconda cosa, sembrava impaziente e a disagio, e ancora non incontrava il suo sguardo. Era uno sguardo che conosceva bene, l’aveva usato un paio di volte quand’era giovane anche lui.

“Buonanotte, papà,” disse Kurt con un falso tono allegro, volgendosi nuovamente alle scale.

“Hey, hey… aspetta,” disse. Kurt sospirò, prima di volgersi lentamente. “Sebastian se n’è andato?” domandò casualmente.

L’espressione di Kurt aveva stampata sopra la risposta, ma provò a reagire con indifferenza quando disse, “No. Rimane… rimane per la notte.”

“Uh huh,” rispose Burt, il colorito che ora sostava sul volto del figlio che confermava i suoi sospetti riguardo il contenuto della busta.

“Non è un problema, comunque.” Kurt non l’aveva formulata come una domanda ma, dietro l’espressione tranquilla, Burt poteva vedere una traccia del ragazzo che era, che stava chiedendogli il permesso.

“No, affatto.” Il figlio sembrò essergli grato. Gli rivolse un lieve sorriso, un po’ della tensione scivolò via dalle sue spalle. Burt, nonostante si sentisse un po’ a disagio con l’idea che il figlio fosse sessualmente attivo anche dopo aver saputo che lo era da anni, ormai, non poté che trovare un po’ di divertimento nel suo imbarazzo. “Quindi…” disse con un sorrisetto malizioso. “Dentifricio e cose del genere, eh?”

 

 

 

**

Note della traduttrice:
Non potevo lasciare nessuno per due settimane senza qualche aggiornamento della nostra bellissima discordandrhythm, così mi sono ricordata di avere questa OS salvata nell’hard disk e che mi ero ripromessa di postare non appena avessi mollato un po’ Don’t You Remember. Non è assolutamente un contentino, eh, sia mai che mi arrivi un uovo supersonico verso la vetrata del soggiorno.
Avrei volentieri tradotto anche le note dell’autrice, ma a quanto pare è stata postata così, a random, senza consentirmi adattamenti. Spero che comunque sia di vostro gradimento e che perdoniate questo lungo hiatus – mi sento veramente Ryan Murphy o_o. Vi raccomando però, al solito, di ringraziare la dolcissima e bellissima @namless colour, la quale come sempre ha betato questa traduzione e che ci ama tanto. E noi amiamo lei, vero? Bravi (:
Ci vediamo tra altre due settimane con DYR!

  
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