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Autore: iwillcare    17/02/2013    7 recensioni
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi stiracchiai lentamente ancora incapace di vedere per bene, mi strusciai le dita contro gli occhi e il mio sguardo cadde sulla sveglia, le 7.40 “merda” esclamai, non era una novità che fossi in ritardo però preferivo fare le cose con calma. Corsi in bagno a lavarmi velocemente e tornai in camera saltellando con lo spazzolino ancora in bocca  mentre mi levavo i pantaloni del pigiama. Presi i jeans  e fu un trauma metterli perché erano congelati, infilai la maglia e la felpa dell’ abercrombie poi scesi di corsa al piano di sotto bevendo una tazza di latte alla velocità della luce e il mio stomaco ne risentì subito
-“Miriam, non vuoi un muffin?” chiese mia mamma dolcemente
-“no ma’ sono in ritardissimo” mi affrettai a dire io.
Una volta uscita di casa sentii uno strano freddo ai piedi “cazzo, ho le ciabatte” sbuffai e tornai in casa a infilarmi gli stivali. Si sa che Londra è una città dal clima mite ma quel giorno il gelo era molto fastidioso quindi cercai riparo in un giubbotto di piuma che mi faceva sembrare l’omino michelin ma non m’importava un granché.

Avete presente quelle ragazze che stanno sempre attente all’aspetto esteriore, alte, snelle, slanciate, dai capelli perfetti? Ecco io ero l’opposto, i miei capelli erano neri come la pece e potevano  essere definiti come una criniera, avevo dei banalissimi occhi marroni e di trucchi non me ne intendevo affatto, non sapevo nemmeno che diamine fosse un’eyeliner.

Camminavo ormai da un quarto d’ora ma la voglia di andare a scuola era pari a quella di pulire camera mia, tutto ciò che volevo era ripararmi nel mio letto sotto le coperte di pail. L’unica ragione per cui mi alzavo la mattina era Elena, la mia migliore amica, l’unica persona capace di sopportare le mie lagne e i miei infiniti “momenti no”.  arrivai a scuola e il cortile era completamente vuoto, tutti erano già nella loro classe, tutti tranne me. Entrai e la custode mi fece un sorriso, era abituata ai miei ritardi. era una signora sulla sessantina con i capelli corti e bianchi, sottilissime labbra rosee e portava sempre un paio di occhiali perfettamente tondi inclinati sulla punta del naso. Finalmente trovai la porta della mia aula di fronte a me, guardai l’insegna che diceva “4 C” per essere sicura di non sbagliare classe e fare una figuraccia, poi bussai
-“avanti” sentì la voce squillante del professore di economia e aprii la porta cigolante
-“scusi il ritardo, prof” dissi con il fiatone. Gli occhi dei miei compagni erano puntati su di me, quindi cercai di non voltarmi verso di loro.
-“si accomodi signorina Curtney” rispose, come se si aspettasse il mio ritardo. Avanzai verso il mio banco e vidi l’espressione tranquillizzata di Elena nel vedermi
-“qualche volta non ti farebbe male svegliarti in orario” disse lei in tono scherzoso
-“ma non è colpa mia, il mio letto non voleva lasciarmi andare” protestai ridendo.
-“Ehi Miriam, sei ancora la bella addormentata nel bosco?” mi chiese poi Oliver che era seduto dietro di me
-“Oliver, non fare il simpaticone pure tu” gli dissi acidamente
-“Qualcuno ha bevuto acido per colazione invece che il latte” continuò lui e Elena scoppio in una risata sonora finché non li fulminai entrambi con lo sguardo
-“signorina Curtney, non solo arriva in ritardo ma si permette di disturbare la mia lezione…esca!” sbottò il professore
-“me la pagherete” ringhiai a Elena e Oliver.
Uscii dall’aula e andai in corridoio avviandomi verso la macchinetta, un pacchetto di cracker era quello che ci voleva. misi un euro cliccai il tasto 47 e naturalmente il pacchetto rimase incastrato a metà, la solita sfiga.
-“stupida macchinetta!” esclamai tirando un pugno, ma l’unico risultato che ottenni fu la mano indolenzita
-“lo fa spesso” sentii una voce roca e calma vicino a me, girai la testa e vidi due grandi occhioni color smeraldo e folte sopracciglia scure. Quel contrasto mi provocò un sussulto. Il ragazzo misterioso tirò un colpo contro la macchinetta e i cracker scivolarono giù facilmente. Poi il suo sguardò si posò sulla mia mano che era diventata violacea
-“dovresti metterci del ghiaccio” disse premurosamente toccando le mie dita
-“tu dovresti farti gli affari tuoi” risposi nervosamente tirando indietro la mano.
-“mh… come ti pare. Io sono styles, harry styles” e ammiccò
-“amico, hai sbagliato persona. Con me non attacca” dissi squadrandolo dalla testa ai piedi
-“non attacca cosa?” insisté lui
-“non fare il finto tonto…harry” lo provocai
-“almeno posso sapere come ti chiami?” chiese ridendo. Aveva un sorriso perfetto, sembrava che anche i suoi occhi ridessero con esso
-“Miriam. Ora ti ho accontentato” risposi acidamente, e la campanella suonò.
-“salvata dalla campanella” disse Harry abbozzando un sorriso.
Tornai verso la mia classe e vidi Elena che mi guardava stranita
-“ehi ehi ehi signorina, ora tu mi spieghi con chi parlavi” mi minacciò
-“uhm… Harry” risposi come se fosse una cosa ovvia
-“Harry? Miriam, devi spiegare” chiese insistentemente
-“Nessuno El, nessuno” cercai di cambiare discorso ma in realtà quei due smeraldi che aveva al posto degli occhi erano stati capaci di ipnotizzarmi.

l’ora successiva era alternativa, quindi ero libera di andare in bagno e fumare una sigaretta, non era un vizio… ne fumavo una ogni tanto. Mi avvolsi nella mia nuvola di fumo, d’un tratto vidi la maniglia aprirsi –accidenti a quando non chiudo a chiave- pensai, ormai ero finita. La porta si aprì e di fronte a me vidi di nuovo quei maledetti occhi verdi
-“che minchia ci fai pure qui?” esclamai. Non so perché facessi così, in realtà ero felice di vederlo nuovamente. 


 

ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
so che il capitolo è un po' corto ma siamo ancora agli inizi.
mi farebbe piacere una vostra recenzione, buona lettura :)

  
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