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Autore: Will P    18/02/2013    3 recensioni
"Ora, la SHIELD ha un nome lungo, ma nessuna di quelle lettere sta lì per “segretezza”; ciò non toglie che lo scopo di un’agenzia segreta dovrebbe essere quello di mandare avanti i fenomeni da circo in costume per continuare ad agire indisturbata in segreto."
Genere: Azione, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agente Maria Hill, Agente Phil Coulson, Nick Fury
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Gli Avengers non sono miei; titolo @ Heroes - David Bowie.
Note: Per il prompt maschera del COW-T #3 @ maridichallenge. Credits in fondo.



We can be heroes (just for one day)

La prima volta che succede è solo una ripresa da lontano. Gli Avengers stanno salvando Los Angeles da un’invasione di cabine telefoniche carnivore – e la cosa più strana non è che siano assetate di sangue umano, ma che ci siano ancora cabine telefoniche funzionanti per le strade – e tutti i giornalisti sono concentrati su di loro, sui loro costumi sgargianti e sui loro ego straripanti e sulle esplosioni; peccato per quei dieci secondi di video sgranato in cui, sullo sfondo di Thor che frigge una macchina innocente, si intravede un ometto in giacca e cravatta che salva una scolaresca sparando ad una cabina telefonica. Con una pistola laser.

Ora, la SHIELD ha un nome lungo, ma nessuna di quelle lettere sta lì per “segretezza”; ciò non toglie che lo scopo di un’agenzia segreta dovrebbe essere quello di mandare avanti i fenomeni da circo in costume per continuare ad agire indisturbata in segreto.

Coulson giura e spergiura che si è trattato di un incidente imprevedibile, che credevano di aver disattivato tutte le videocamere nel raggio di cinque chilometri, che quel frammento di registrazione è già stato fatto sparire da internet e che non succederà mai più, e Fury è così stupido da credergli. Dev’essere colpa dell’età.

*

Un mese dopo Coulson viene ripreso dalle telecamere di quattro telegiornali mentre salva Barton, Rogers e Natasha, tenuti in ostaggio insieme ad altre quarantasette persone da una cellula dell’A.I.M., facendo irruzione con un lanciafiamme tra le braccia dal tetto del centro commerciale assediato.

Più tardi si giustificherà dicendo che non sapeva che ci fossero dei giornalisti tra gli ostaggi (balle) e che comunque la maschera antigas gli copriva gran parte del viso e nessuno potrebbe riconoscerlo. Fury apprezza il tocco di classe ma vorrebbe comunque avere ancora dei capelli per poterseli strappare a manciate.

Una volta liberati tutti gli ostaggi, un paio di telecamere riescono ad agguantare Stark. Tra un commento e l’altro sulle sue scappatelle e l’onore di poter parlare con uno degli Avengers in carne, ossa e armatura, ci scappa una domanda sull’uomo in completo nero che si è calato dal lucernario come in un brutto remake di Mission Impossible.

«Chi, Agente?» dice Stark.

Mezz’ora dopo sono già spuntati i primi siti di teorie complottiste su CHI È “AGENTE”???

Stark ne è deliziato, Barton salva ogni singola pagina che trova ridacchiando per tutto il tempo come un invasato, e Fury vorrebbe strozzare qualcuno.

Coulson non sembra minimamente pentito.

*

Una settimana dopo, nel mezzo di un attacco di Doombot alla Casa Bianca, Coulson salva la vita al Presidente. In diretta nazionale.

Nel giro di ventiquattr’ore ogni programma del mondo sta speculando sulla SHIELD, il quartier generale è assediato dalle troupe di giornalisti e Fury sente davvero, davvero tanto la mancanza dell’Helicarrier. Il giorno in cui avranno finito le riparazioni non arriverà mai troppo presto.

Hill tenta di licenziarsi tre volte perché “non si può lavorare in queste condizioni.”

*

Quando quelli di FoxNews riescono a intercettare Coulson dopo una missione, Fury decide di affrontare il problema in via ufficiale.

«In mia difesa,» mormora Coulson, in piedi davanti alla sua scrivania come un ragazzino nell’ufficio del preside, ma con un’espressione ben più impenitente, «avevo perso un litro di sangue.»

Fury agita una mano come per dire scuse, tutte scuse, senza mai staccare gli occhi dallo schermo alla parete, su cui stanno girando a ripetizione i trenta secondi di servizio in cui Coulson si trascina zoppicando lontano dal cratere creato dall’intervento di Hulk, non manda al diavolo il tizio che tenta di infilargli un microfono nel naso (e okay, di questo deve rendergli merito, ottimo autocontrollo) e risponde a monosillabi alle poche domande che riescono a sparargli a raffica prima che arrivino i paramedici a portarlo via di peso.

Sospira, e mette in pausa il video a metà di «Siete affiliati in qualche modo con i Men In Black?»

«Ti avevo dato questo incarico, Coulson,» comincia, appoggiando le mani giunte sul tavolo, «perché pensavo di potermi fidare. Pensavo che fossi l’uomo adatto a fare da Liaison degli Avengers perché nessun altro riesce a fare il portaborse insulso come sai farlo tu, e perché l’ultima volta che avevo controllato eri in grado di restare col culo sulla sedia a coordinare una missione da lontano – poi mi ritrovo questo

Preme un tasto sul suo computer e si mette a scorrere tra le dozzine – dozzine! – di foto che gli hanno scattato in azione, quelle della volta che ha salvato una carrozzina da un autobus, quelle di quando la cinquantaquattresima era stata bloccata da alligatori radioattivi usciti dalle fogne, persino un paio di lui, nel suo van insieme a Sitwell e un altro paio di agenti, che urla qualcosa in una trasmittente mentre Iron Man saluta dall’alto. Coulson le guarda una per una, impassibile, anche se si lascia sfuggire un principio di smorfia allo scatto di lui che acchiappa al volo Rogers che era stato mandato gambe all’aria da un’esplosione.

Fury zoomma sulla sua faccia adorante, così, per sadismo.

«Non mi ero reso conto che la situazione fosse degenerata a tal punto,» ammette alla fine Coulson, riluttante e (finalmente) adeguatamente imbarazzato. Fury vorrebbe comunque tirargli un portapenne.

«Ci sono roulotte della tv accampate fuori dagli uffici, Coulson! Parlano di noi dappertutto, Hill ha tentato di dimettersi di nuovo perché continuano a chiederle un’intervista, tu hai un dannato fan club su internet! Qualcuno è riuscito persino a sapere come ti chiami,» aggiunge con un’occhiataccia. Il fatto che la ragazzina sia stata subito rintracciata e ora sia una promettente stagista del reparto Hacker non migliora la situazione. «Ci manca solo che s’inventino un telefilm su di noi, e saremo uguali a quei pagliacci della CIA!»

Coulson lo guarda con una punta di disperazione. «Le prometto che non succederà più, Direttore.»

Fury sbuffa. «Non serve prometterlo, agente, so già che non succederà più,» dice, e poi fa un sorriso enorme di quelli che terrorizzano le matricole e fanno presagire morte e distruzione agli agenti più esperti, «perché la prossima volta che ti becco a giocare a fare il Vendicatore è la volta che diventerai davvero un Vendicatore. Con costume e tutto.» Una pausa ad effetto, poi: «Ho già promesso a Maria che potrà disegnare il vestito.»

Da quel momento le apparizioni pubbliche di Coulson diventano molto, molto più rare.





Note bis: - Hill che tenta di licenziarsi è un omaggio a Phil Coulson Was Not Grown in a Lab (He Has a Mom), mentre il lanciafiamme è una citazione accidentale;
- "Ci manca solo che s'inventino un telefilm su di noi, e saremo uguali a quei pagliacci della CIA!" è un riferimento sia alla serie sulla SHIELD che stanno effettivamente facendo (#COULSONLIVES) sia a In the spotlight di Gondolin <3

   
 
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