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Autore: wallflouis    18/02/2013    3 recensioni
“Tagliarmi i capelli, farmi passare per uomo, partecipare ad un improbabile colloquio per aiutare un amico, incontrare i Led Zeppelin: avrebbe potuto sembrare un grande piano.....
....fino a quando non l’ho messo in atto per davvero...!”.

Leslie Sheridan ha avuto un ‘idea.
Ok: Leslie Sheridan ha sempre, in realtà, qualche idea; ma non è poi detto che, tali idee, risultino sempre così buone.
Infatti, l’idea di Leslie questa volta riguarda in prima persona un tecnico del soundcheck pignolo e con la laringite, un padre guardingo e poliziotto, una groupie calcolatrice, un chitarrista indisponente, un frontman in piena crisi d’identità , un batterista a cui piacciono le scommesse e, suo malgrado, pure un bassista tranquillo, ma dalla vista davvero troppo lunga. Con il solo risultato di obbedire ad una legge scientifica piuttosto inflazionata: troppi elementi così reattivi, in una medesima miscela rischiano di combinare, davvero, grossi GUAI....
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 1972



-Bresente quando di sfuma l’occasione della bita?-  
In piedi, nel soggiorno deserto di casa mia, accostai il ricevitore all'orecchio con espressione accigliata.
-Chi parla?-
-Dicebo, hai bresente quando di sfuma l’occasione della bita?- continuò l’ignoto interlocutore telefonico- Berchè gasualmende, il dando addeso giorno del giudizio di ridrobi balato, gon un raffrebbore sbaventoso ed una serie di grambi nei bosti biù recondidi e segredi?-
Sussultai, mentre finalmente cominciavo a capire. Con un tonfo sordo,  il mio bicchiere di latte precipitò sul pavimento, rovesciando l’intero suo contenuto.
-Andrew?- domandai, incredula.- sei proprio tu? Mio Dio, è un disastro. Sicuro di non poterti presentare comunque? Magari, con un analgesico…-
Dall’altro capo del filo, con un profondo, sconsolato e soprattutto costipato sospiro, Andrew Wolwitz oppose un deciso rifiuto. -Negatibo. Tutto a barsi bottere… Bagari, bordami biù tardi un brodino di bollo… Ze non di zpiace…-
Nonostante la mia delusione per quanto fosse appena accaduto al povero Andrew, una malaugurata, ma potenzialmente geniale idea si stava facendo largo, non senza decise resistenze di coscienza, nella mia mente.
Tanto che non ascoltavo più le comprensibili lamentele del mio amico: ma lasciavo saettare in continuazione lo sguardo dalla mia immagine riflessa all’interno dello specchio a parete, alle forbici da carta abbandonate sulla scrivania.
Non so come trovai il coraggio necessario; eppure, lo feci. Tagliai i miei capelli di netto,  li raccolsi velocemente onde evitare invettive paterne e, senza tuttavia premurarmi di fare lo stesso con la macchia di latte ormai in rapido allargamento sul lindo parquet di casa, inforcata una giacca leggera, uscii sotto la scrosciante pioggia londinese.
Non c’era veramente un minuto da perdere.

***

Andrew Wolwitz, per me, era come un fratello.
Diplomatosi alla Royal Academy of Music presso il mio medesimo istituto scolastico, era tuttavia di tre anni più vecchio.
Alto, allampanato, con un gran cespo di capelli ricci biondo platino e qualche lentiggine spiaccicata sulla faccia, di lui si sarebbe potuto pensare veramente di tutto; dall’ipotizzare che avesse suonato il violino solista in un’orchestra di contrabbassi fin da quando era alle elementari, sino al convincersi che dovesse aver primeggiato per anni in qualche istituto privato del paese, tra i secchioni più irriducibili di un corso avanzato di algebra.
Tutto, in sostanza, vi sareste probabilmente sentiti di preventivare; all’infuori di ciò che Andrew faceva realmente.
Il tecnico del soundcheck.
Amplificatori, sofisticati strumenti di missaggio, casse, microfoni e settaggio non avevano, in altre parole, alcun segreto per lui; tant’è vero che aveva già lavorato, nel corso dei precedenti quattro anni, con una serie di gruppi emergenti, portandomi spesso con sé ed insegnandomi, a tempo perso, tutto ( o quasi…) ciò che sapeva. E neanche una settimana prima, in ragione del suo talento, gli si era addirittura presentata l’occasione della vita….
Camelia Wittacker, ex frequentatrice della nostra medesima scuola diplomatasi per il rotto della cuffia, aveva infatti deciso di risarcire inaspettatamente Andrew dei molteplici compiti solertemente passatile durante gli anni del liceo.
Vivace e “disponibile” sin dalla gioventù, dopo essersi data alla discutibile “professione” di groupie, era sempre stata solita vantarsi di aver stretto “intimi” rapporti con alcuni tra gli esponenti dei gruppi musicali più noti del paese: Stones, The Who e addirittura…..Led Zeppelin.
Di fronte alle sue chiacchere ero sempre rimasta piuttosto scettica: ma soltanto la settimana precedente, durante la cena annuale indetta per celebrare la consueta rimpatriata della Royal Academy, avevo avuto modo di ricredermi.
Camelia aveva infatti rivelato ad Andrew una sugosa indiscrezione: il lunedì successivo, in gran segreto, presso l’Olympic Studios si sarebbe tenuto un colloquio attitudinale per individuare un nuovo tecnico di supporto da affiancare ad una popolare band durante i suoi concerti in terra Britannica. I Led Zeppelin.
-E se ancora non ti basta, appuntati questo numero telefonico, Andrew..- Aveva insistitito Camelia, con uno sgradevole sorrisetto -..ti sarà sufficiente chiamare per far sì che il tuo nome venga aggiunto in lista; ed avrai la definitiva certezza che non ti racconto balle. Io ho fatto la mia parte. Ora tocca a te; buona fortuna..!-
Avevo trascritto io stessa il numero per Andrew: ed il medesimo bigliettino originale, spiegazzato e scarabocchiato dalla mia matita per occhi, si trovava ancora nella tasca del parka color cachi, come un malizioso monito del destino…

Presentarmi al posto di Andrew era, sono d’accordo con voi, un’idea decisamente folle: ma ai miei occhi, gli occhi di un’intrapredente ragazzina di diciannove anni che stentava a darsi per vinta, appariva viceversa decisamente logica per almeno due motivi. ..

Numero uno: qualora si trattasse, come io sospettavo, d’un malefico intrigo di Camelia, avrei potuto infatti scoprirlo preventivamente ed evitare ad Andrew, a differenza mia ottimista di natura, di lasciarsi ingenuamente gabbare.
Andiamo: quante probabilità potevano esistere che quella valchiria di facili costumi avesse ottenuto DAVVERO (e così facilmente..) un’affermazione riservata, e per giunta dai Led Zeppelin in persona?
Doveva esserci sotto qualcosa. (E qualunque cosa ci fosse stata sotto, si poteva starne certi. Io l’avrei scoperta.)

Numero due: nella remotissima ipotesi che la strega dicesse il vero, e davanti a me avessi trovato quindi un’esigente giuria formata dalla corte del dirigibile in persona , i miei intenti sarebbero stati chiari. Grazie alla mia incredibile faccia tosta avrei prima cercato di ingraziarmeli con qualche trucchetto di missaggio insegnatomi di Andrew, per poi vuotare il sacco: non ero il candidato Wolwitz ma bensì una sua amica, venuta ad intercedere per lui.
Ero sicura che i Led Zeppelin, una volta che mi avessero avuta davanti, avrebbero capito. Avrei parlato loro di quanto talento avesse Andrew, dell’estrema importanza di un’occasione simile per un ragazzo semplice come lui e, di conseguenza, del loro imprescindibile dovere morale di dargli un’ultima possibilità prima di decidere chi assumere, una volta che fosse guarito.

Ovviamente, essenziale era riuscire a far sì che la sicurezza mi scambiasse, almeno inizialmente, per Andrew. L’ultima cosa che volevo era essere sbattuta senza troppe cerimonie fuori dallo Studio o addirittura, peggio, non riuscire ad infilarci neppure la punta del naso.
Per questo motivo, non solo avevo tagliato di netto i miei capelli (ma non impressionatevi troppo : ero già intenzionata a cambiare, da svariate settimane, la mia acconciatura) : ma da dieci minuti, mentre raggiungevo lo studio in bici, stavo dando sfoggio di discutibili tentativi di camuffamento vocale, che attiravano lo sguardo perplesso dei passanti, nella speranza di riuscire a sembrare minimamente credibile.

Ma il momento della verità era già giunto. Con una brusca frenata sterzai proprio di fronte alla per me imponente e quasi minacciosa facciata degli Olympia Studios, ancora inconsapevole di ciò a cui sarei andata incontro...
 
***
 
-Fuori di qui!- gridò adirato il celeberrimo chitarrista dei Led Zeppelin, Jimmy Page, rivolgendosi furente ad uno dei tanti candidati  presentatosi quel giorno. – E ritieniti fortunato se riesci ad uscire illeso da questi maledetti studi!- disse prima di accasciarsi sulla morbida poltrona di velluto verde presente nella stanza.
-E’ possibile che si siano presentati tutti i ragazzi più incompetenti di Londra per questo lavoro! Cristo è troppo esigere di lavorare con persone serie?! Smettiamola con queste dannate selezioni, ci arrangeremo da soli..- concluse affranto.
-Su Jimmy, non prendertela, forse hanno solo pensato che lavorare con i Led Zeppelin non sia un impiego così serio..- scherzò il biondo compare di Jimmy, il cantante del gruppo, Robert Plant, aggiudicandosi un’occhiata di fuoco da parte dell’amico..
-Jimmy, forse Robert voleva solo dire che non tutto è perduto, guarda, c’è ancora un candidato sulla lista, magari è quello buono! Non lasciamocelo scappare… Dai, concedigli solo cinque minuti, scommetto che questo sarà una persona seria…- insistette il bassista, John Baldwin, in arte John Paul Jones, con fare supplichevole.
Il chitarrista sospirò accondiscendente.- Okay, lasciate entrare questo…come diamine si chiama?-
-Mmm, Andrew Wolwitz..-



Angolo Autrice.
Saaalve, so che probabilmente sarete scioccati e starete pensando che Leslie per parere un maschio dopo un solo taglio di capelli deve essere un cesso abnorme, ma in realtà io la immaginavo come una sorta di Demi Moore in Ghost. Per la storia mi sono leggermente ispirata all'idea di Mulan, anche perché se quella ragazza può fingersi uomo e poi sposare Shang, la cara Leslie può riuscirci...o forse no? 
Anyway, vi saluto, ringrazio chiunque la leggerà, la recensirà o anche chi l'aprirà per sbaglio (?)
Ciao, meglio che me ne vada.
*Fugge sull'intro di Immigrant Song* 
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAH.

 
  
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