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Autore: O n i c e    18/02/2013    5 recensioni
«Stammi a sentire Assassino: hai voglia di farti un bel bagno nelle gelide acque della laguna questa notte?» lo minacciò piccata.
Un ghigno divertito si disegnò sul volto del ragazzo che, fulmineo, scattò verso la ladra e afferrandola per i polsi la sporse oltre il cornicione.
Rosa urlò dallo spavento mentre il cuore le martellava forte nel petto e una scarica di adrenalina le si era irradiata nelle membra.
«Chi è che rischia di farsi un bagno nella laguna ‘sta notte?» chiese malizioso.
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Scritta in un lampo di ispirazione è una prima fic che scrivo su AC. Probabilmente non ha neanche molto senso ma ci tenevo a pubblicarla, nessuna pretesa.. recensite se vi va (:
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Rosa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Moonlight
 
 






 

La luna splendeva alta nel cielo e la sua luce argentea illuminava le tranquille acque della laguna.
L’aria fredda e pungente penetrava fin nelle ossa, ma la maggior parte della gente che affollava le strade e le piazze pareva non curarsene, troppo occupata a festeggiare il carnevale.
Rideva e scherzava, la gente, tra un bicchiere e qualche chiacchiera e nessuno notò la figura vestita di bianco, appollaiata come un aquila,  che osservava dall’alto dei tetti ciò che si svolgeva là sotto.
Sospirò rumorosamente e il suo fiato caldo si condensò all’istante a contatto con l’aria fredda.
Provava invidia a volte, invidiava quelle persone le cui uniche preoccupazioni erano guadagnarsi il pane ogni giorno e mantenere la propria famiglia, loro che non erano neanche a conoscenza di quell’eterna guerra tra Assassini e Templari.
Ma era quella la sua vita, quella che il destino gli aveva riservato.
Si chiedeva spesso cosa sarebbe stato della sua vita se tutto avesse continuato a essere come prima di quella notte a Firenze. Forse sarebbe diventato lo stesso un assassino, avrebbe seguito le orme di suo padre, ma forse avrebbe anche potuto scegliere, cosa che, invece, non gli era stata concessa.
Com’è ingiusta la vita.
Eppure altre volte non gli dispiaceva neanche così tanto quella vita: l’adrenalina che gli scorreva nelle vene durante le corse folli inseguito dalle guardie, l’eccitazione e quella piacevole stretta allo stomaco quando si gettava nel vuoto, ma fosse stato solo per quello avrebbe chiesto quella vita per l’eternità.
E poi c’era l’altra faccia della medaglia: l’uccidere.
Quante volte l’aveva fatto?
Ormai aveva perso il conto di quante vite aveva tolto; se l’inferno fosse esistito ci sarebbe stato sicuramente un posto con inciso il suo nome sopra che era lì pronto ad attenderlo, ma così non era, o almeno non era quello in cui credeva.
Questa vita è l’unica che abbiamo, soddisfatti o no, non c’è alternativa.
Un altro sospiro, mentre insieme ai suoni confusi che arrivavano alle strade, alle sue orecchie giunse anche un rumore ovattato di passi e un sorriso gli si allargò sul volto.
Un altro motivo per cui apprezzava quella vita: qualcosa di buono gliel’aveva pur concesso…
«Rosa.» la salutò l’assassino.
«Ciao Ezio.» ricambiò la ladra. «Devi dirmi come fai a capire che sono io, non faccio il minimo rumore!» si lamentò.
Ezio ridacchiò voltando il viso verso di lei. «Perché non li senti tu, ma io sì. Ti devi concentrare sui tuoi passi e quanto piano li compi, non su dove poggi i piedi.»
Rosa sbuffò. «Certo maestro!» esclamò scocciata.
«Certo maestro.» le fece il verso Ezio. «Ah ah, dai non te la prendere, i miei sono solo dei consigli.»
Rosa gli si avvicinò e si sedette accanto a lui tendendo le gambe a penzoloni nel vuoto. «Che ci fai qui tutto solo mentre la gente festeggia nelle strade?» chiese.
«Non sono solo, ci sei qui tu ora.» le rispose lanciandole uno sguardo divertito. Quanto si divertiva a stuzzicarla…
«Va bene riformulo: che ci facevi tutto solo prima che arrivassi io?» ritentò sbuffando.
«Mi pare che anche tu fossi sola prima di raggiungermi quassù.»
La ladra gli lanciò un’occhiataccia. «Ti diverti a sfottermi?»
Ezio la guardò nuovamente. «Che signora!» esclamò commentando la colorita espressione di Rosa. «Fine come sempre.»
«Stammi a sentire Assassino: hai voglia di farti un bel bagno nelle gelide acque della laguna questa notte?» lo minacciò piccata.
Un ghigno divertito si disegnò sul volto del ragazzo che, fulmineo, scattò verso la ladra e afferrandola per i polsi la sporse oltre il cornicione.
Rosa urlò dallo spavento mentre il cuore le martellava forte nel petto e una scarica di adrenalina le si era irradiata nelle membra.
«Chi è che rischia di farsi un bagno nella laguna ‘sta notte?» chiese malizioso.
«Non… non avrai intenzione di farmi cadere, vero?» balbettò Rosa.
«E perché no?» domandò prima di lasciarla. Il fiato le si mozzò in gola nel momento in cui avvertì il vuoto, ma una frazione di secondo dopo le braccia forti di Ezio l’aveva rimessa in equilibrio stringendola per i fianchi.
La ragazza gli lanciò uno sguardo omicida mentre l’assassino si sbellicava dalle risate.
«Ti diverti così tanto?» sbottò acida, cercando di scivolare dalla presa di Ezio che la stringeva ancora a sé.
«Avresti dovuto vedere la tua faccia.» le rispose l’altro aumentando la stretta per non farla fuggire.
Rosa si dimenò leggermente ma non fece altro che diminuire la distanza tra loro, ad annullarla totalmente. Difatti si trovava praticamente addossata al corpo di Ezio e istintivamente poggiò le mani sul suo petto ancora scosso dalle risa; poteva percepire i suoi muscoli ben disegnati anche attraverso lo spesso tessuto delle vesti che indossava. Alzò leggermente gli occhi e il suo sguardò indugiò forse troppo a lungo sulle labbra di Ezio; non si era neanche accorta che aveva smesso di ridere e che la stava osservando, giudicando ogni minima espressione del suo viso, mentre le sue mani non accennavano a volersi spostare dai suoi fianchi.
Quando si decise ad alzare lo sguardo vide i suoi occhi specchiarsi in quelli scuri dell’assassino e le sue guance si imporporarono.
Ma che diavolo mi prende?!
Fu scossa da un brivido quando percepì le labbra di Ezio sfiorarle l’orecchio. «Che c’è ora? Dov’è finita tutta la tua spavalderia, Rosa?» le sussurrò suadente.
Si sarebbe potuta sciogliere da un momento all’altro: il tono con cui aveva pronunciato il suo nome le aveva causato una deliziosa stretta allo stomaco, mentre arrossiva nuovamente.
Oh insomma, Rosa ripigliati!
Ma il suo corpo bramava il contrario. La maschera da dura e spavalda che mostrava si era frantumata nel momento in cui Ezio aveva sussurrato in quel modo il suo nome. Mai aveva provato quella sensazione, mai si era sentita così piacevolmente vulnerabile.
Ezio le poggiò l’indice sotto il mento e le sollevò dolcemente il viso, questa volta furono i suoi occhi a indugiare sulle labbra di lei, prima di farle combaciare con le sue.
A quel lieve contatto Rosa sgranò gli occhi, rilassandosi subito dopo, quando le mani di Ezio iniziarono ad accarezzarle la schiena. Neanche si accorse che l’assassino la stava spingendo lentamente verso la finestra accostata della terrazza, tant’era assorta in quel bacio che si era fatto più profondo e passionale.
Si riscosse quando sentì Ezio chiudersi la finestra alle spalle, ma senza staccarsi da lei.
«Ma dove…» tendò di domandare, ma Ezio la zittì con un altro bacio.
«È importante saperlo?» le chiese sulle labbra con la voce roca di passione. Rosa scosse la testa: no, non le importava minimamente.
Ezio la condusse fino al letto e la spinse con delicatezza su di esso mentre la spogliava piano e le sussurrava all’orecchio per tranquillizzarla: aveva colto la sua eccitazione ma anche la sua paura e tutto ciò che voleva era che lei si beasse di quella notte e che la ricordasse, che si ricordasse di lui come uomo e non come assassino. Voleva mostrarle il suo lato più profondo che, seppur oscurato dall’odio e dalla vendetta, sperava che lei vedesse.
Il buio si riempì dei loro sospiri, mentre i loro corpi allacciati erano baciati dalla luce della luna, unica testimone in quella notte limpida e silenziosa.





 

  
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