PROLOGO
Camminava sotto la
pioggia. Ad ogni passo l’acqua penetrava sempre più dentro i suoi
vestiti…dentro le sue ossa…dentro la sua anima. Non
sapeva da quanto tempo stava camminando. Le gocce di pioggia gli
schiaffeggiavano il viso. Ma non sentiva alcun dolore.
Almeno, non fisico.
Era solo. Il suo cuore
sanguinava per quella ferita ancora così fresca. Le sue mani erano ancora
sporche di sangue. Il suo sangue. Il sangue del suo migliore amico. Il sangue
di suo fratello. Il sangue di Ron.
E di colpo rivide tutto
come in un film. Le ultime ore gli ricomparvero davanti causandogli un dolore
mai provato prima. Voldemort che gli puntava la bacchetta contro il petto… Ron
che gli si parava davanti…il suo corpo inerme…le urla angosciate di
Hermione…Non avrebbe mai potuto perdonarsi per questo.
Non doveva succedere. Ron era morto per salvare lui. Si sentiva un assassino. Se quel giorno di tanti anni prima non si fosse seduto sullo
stesso vagone di Ron…lui adesso sarebbe ancora vivo.
Era corso in strada appena
Voldemort se ne era andato. Non aveva avuto il
coraggio di restare lì. Non poteva sopportare la vista di Hermione accasciata
sul corpo di suo marito. Non poteva sopportare di essere lì
quando la signora Weasley sarebbe arrivata piangendo. Non poteva sopportare
il dolore negli occhi della sua amata Ginny. Le lacrime iniziarono a mischiarsi
alla pioggia sul suo viso. Sarebbe andato via, lontano da tutti. Avrebbe
vissuto da solo. Questa decisione avrebbe dovuto prenderla anni prima. Non
avrebbe dovuto permettere agli altri di seguirlo. Tutte le persone che amava
finivano per morire a causa sua…suo padre…sua madre…Sirius…Silente…e adesso anche Ron. La prossima volta sarebbe potuto toccare ad Hermione…o a Ginny…No, stavolta
non sarebbe successo. Non lo avrebbe permesso. Nessuno sarebbe mai più morto a
causa sua.
Non sapeva dove stava
andando. Non aveva niente con se, solo la sua bacchetta. Continuò a camminare
per le strade buie di Londra, senza una meta. Non gli importava niente. Avrebbe
dormito sotto un ponte, o lì, sotto la pioggia. Non aveva nessuna
importanza…
Era sfinito. I muscoli gli
facevano male a causa della furiosa battaglia, ma il dolore non era abbastanza
forte da distoglierlo dal vuoto enorme che sentiva dentro. Era come se a morire
fosse stata una parte di lui…
Trovò una locanda, era vecchia e sporca.
All’ingresso non vi era altro che un vecchio tavolo di legno che serviva da
reception e alcune poltrone bucate. Harry pensò che lo squallore di quel luogo
si adattava benissimo al suo squallore. Si avvicinò al
vecchio uomo al bancone, era anche lui abbastanza squallido,
come ogni cosa in quel luogo.
Prese una camera e salì al
piano di sopra ignorando le occhiate e i sussurri della gente.
La sua camera
era quanto di più sporco avesse mai visto. Polvere dovunque, ragnatele,
tappezzeria strappata. Ma non gli importava. Era
questo quello che meritava. Niente di più che questo.
Si buttò sul letto, e
subito gli tornarono alla mente tanti ricordi, troppi perché potesse riuscire a
reggerli. Gli passarono davanti agli occhi gli anni felici di Hogwarts, i
momenti passati con i suoi due migliori amici, le risate, i battibecchi di
Hermione e Ron, così palesemente innamorati, i pomeriggi primaverili passati
vicino al lago, gli allenamenti di quidditch, le visite ad
Hagrid, le riunioni dell’ ES…ma tutto questo ormai non significava nulla. Cosa era rimasto di loro? Ron se ne era
andato, li aveva lasciati per sempre…Hermione non sarebbe mai più stata la
stessa. E lui, Harry, adesso non era nient’altro che
un vagabondo, senza famiglia e senza amici, con una missione da compiere.
Già. Non aveva dimenticato
la sua missione. Anzi, adesso era ancora più importante. Troppe vite erano
state sacrificate per quella causa. Non avrebbe reso vano il loro sacrificio.
Strinse forte i pugni,
mentre vedeva chiari difronte a se i volti dei suoi
genitori…del suo padrino…del suo protettore e del suo
migliore amico. Il cuore gli faceva male. Si trovò a sussurrare tra le lacrime
una minaccia:
“Pagherai per tutto quello
che hai causato. Io ti ucciderò, Voldemort”
E d’improvviso cominciò a
piangere in modo convulso, con così tanta violenza che ogni singhiozzo gli
lacerava il petto, finché non si addormentò, esausto e distrutto.
Ecco qui il primo capitolo della mia nuova fan-fic.
Diciamo che è più che altro l’introduzione. Non so
ancora per certo come questa storia si evolverà, perché ho moltissime idee ^_^
So che non è molto, ma le recensioni sono molto gradite!