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Autore: Eleanor Yckley    19/02/2013    1 recensioni
Lui, classico ragazzo diciottenne che vuole solo 'farsi' le ragazze.
Lei, baby sitter dolce e simpatica.
Due amiche. Una bambina. Due genitori.
Un canzone d'amore. Una notte per ricominciare a vivere.
Un litigio e un passato sconosciuto e una relazione di cui non si sa nulla.
Riusciranno i protagonisti a mettere fine alla lotta tra orgoglio e sentimento?
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Un amore al ritmo di Use Somebody -

 

 

Erano le undici e mezza passate e lui era in ritardo, in un grandissimo ritardo. I suoi gli avevano chiesto di tornare a casa entro le otto di sera, ma  testardo come suo solito decise di fare uno strappo alle regole. Aveva appena riaccompagnato  la sua ragazza dopo una nottata di sesso sfrenato nel sedile posteriore della macchina che stava guidando. Dopotutto era così che andavano le cose, quando uno aveva diciotto anni appena compiuti, si aveva a disposizione una macchina e una baby sitter che si prendeva cura della sorellina di appena nove mesi con la migliore amica di lei e la cugina di lui a casa, si andava a prendere la fidanzata nonché la più bella della scuola, la si portava in un bar a bere poi ci si appartava in macchina sotto una galleria isolata e ci si divertiva al meglio. Ogni ragazzo che lo conoscesse lo invidiava, per la sua vita praticamente perfetta. Ma lui sapeva benissimo che gli mancava qualcosa e bastava solo quella cosa, o meglio quella persona per farlo felice.

Quando rientrò a casa notò che i suoi –per fortuna- non erano ancora rientrati. Accese la luce del soggiorno e vide la cugina,l’amica e lei che stavano dormendo sul divano.

La prima sua cugina si muoveva continuamente, magari per la scomodità della poltrona di suo padre. La seconda, la miglior amica della cugina borbottava qualcosa di incomprensibile nel sonno mentre era sdraiata a pancia in giù nel materasso appoggiato a terra; infine sul divano c’era lei, che dormiva beatamente come una bambina piccola. Rivederla faceva uno strano effetto … i brividi sulla schiena, il battito accelerato, sembrava di aver fatto un tufo a qualche mese prima. Le si avvicinò e spostò una ciocca di capelli ricaduti sulla fronte. Guardandola bene, le fece anche tenerezza. Era davvero bellissima, come sempre. In quel momento capì di aver perso il suo tutto! Era un emerito coglione, pencò.  Si fece più vicino per lasciarle un bacio sulla guancia ma a distanza di un centimetro fece sparire quella idea dalla sua testa e si ritrasse, andandosene in camera sua.


***

 

QUALCHE ORA PRIMA…

“Dai vieni qui, questa non te la puoi proprio perdere.” Ormai era quasi un’ora che Ludovica e Angela urlavano come delle oche, mentre guardavano le foto ‘hot’ di Alex Pettyfer. Insomma c’era di meglio …

“Ragazze non urlate, la piccola si è appena addormentata.” Ma chi glielo faceva fare?! Avrebbe voluto andarsene via da quella casa lasciando le sue migliori amiche a casa con la piccola, ma poi chi sarebbe riuscito a far addormentare la bimba e a far tacere le due ragazze se non lei?! E poi quei soldi le servivano per una buona causa, doveva mettere i soldi per poter finalmente fare quel viaggio tanto desiderato in Islanda. Sarebbe stato per una buona causa, passare le vacanze di natale lontana dai suoi genitori,lontana da tutti ma soprattutto lontana da lui. Ormai si era rassegnata.

“Rilassati, io provo sempre a farla addormentare ma questa piccola peste della mia cuginetta non si addormenta. L’unica con cui lo fa è con la zia, lo zio e te.” Ed era vero. Stranamente a quanto ha saputo, la piccola piangeva con tutti soprattutto con gli estranei ma quella sera, quando lei la prese in braccio per la prima volta, il suo pianto si fermò subito lasciando sbalorditi le mie amiche e i genitori della piccola.

“Dai non dire così, sai quanto mi piacciono i bambini.” E questo era vero. Ha sempre desiderato avere una sorellina o un fratellino ma i suoi genitori non sono mai riusciti ad avere altri figli.

“A me piacciono i fighi da paura.” Protestò l’altra.

“Come ti pare, vado a mettere la piccola a letto e torno.” Disse mentre prendeva in braccio la bambina ormai addormentata e il suo pupazzetto di zenzy -  senza il quale non dormiva da quanto ha detto la madre – e si avviò alla cameretta, dove la appoggiò con delicatezza nel lettino accanto al peluche.

Tornò in salotto dove trovò le due ragazze che la guardavano sorridendo.

“Che c’è?” Chiese mentre si sedeva sul divano.

“Dobbiamo parlare.” Fantastico! – Pensò -  Erano le undici meno un quarto, aveva un sonno tremendo e loro volevano parlare.

“Parlare di cosa?” Chiese ingenuamente. Sapeva benissimo di cosa, invece.

“Di tu-sai-chi.” Rispose l’amica.

“Senti Hermione,mi spiace ma non so di chi stai parlando.” Fece sarcastica mentre l'altra si sdraiava sulla

poltrona di fronte al divano.

“Si certo. Sai benissimo di chi parlo.”

“No invece.”

“Quando hai intenzione di parlare con lui della tua partenza?”  Si chiese d’un tratto la mia EX miglior amica...  Sapeva che odiavo quell’argomento e ho sempre fatto di tutto per evitarlo, ma adesso non ne avevo le forze.

“Chi ti ha detto che io glielo dirò?” Sputò perfida ma loro non fecero caso al tono.

“Beh perché voi…” Iniziò la prima ma lei  la interruppe.

“Ascoltate, tra me e lui è finita. Anzi non è mai iniziata veramente e mai inizierà. Fine. Ora se non vi dispiace vorrei dormire, tuo cugino non è ancora rientrato perché è con la sua nuova ragazza, ha spento il cellulare e non so come dirlo ai tuoi zii. Notte.” Detto ciò si sdraiò e diede loro le spalle.

“Sister?” La chiamò l’amica.

“Si?”

“Sei arrabbiata?” Era sempre così. Quando finivamo per parlare di lui litigavamo sempre e alla fine finiva per offendere le persone che le volevano bene.

“No ragazze, non sono arrabbiata, solo che sapete che effetto mi fa parlare di questo argomento.”

“Buona notte.” Le dissero all’unisco.

“Buona notte ragazze.” Detto ciò cade tra le braccia di Morfeo.

 

*.*

 

Venne svegliata da un pianto.

Ci mise tutta la sua forza di volontà per aprire gli occhi. Quando capì che era ancora al lavoro prese il suo cellulare per guardare l’ora. 24:29. Fantastico pensò,aveva dormito si e no un’ora e mezza.

Si alzò di scatto facendo attenzione a non pestare la testa dell’amica e si diresse nella cameretta della bambina. Si avvicinai al lettino, la prese in braccio e iniziò a cullarla ma la piccola non voleva proprio saperne di addormentarsi.

“Shhh! Dormi ti prego.” La supplicò senza nessun risultato. Così dopo averci pensato bene, decise cosa fare.  Si sedette sulla sedia a dondolo e iniziò a cantare la sua canzone preferita.

 


I've been roaming around
Always looking down at all I see
Painted faces fill the places I can't reach

You know that I could use somebody
You know that I could use somebody

Someone like you
And all you know
And how you speak
Countless lovers undercover of the street

You know that I could use somebody
You know that I could use somebody
Someone like you

Off in the night
While you live it up I'm off to sleep
Waging wars to shape the poet and the beat

I hope it's gonna make you notice


***

 


24:29. Era meno di un’ora che era arrivato e lui ancora non riusciva a dormire.

Aveva ancora nella mente lei. Come poteva una sola ragazza averle fatto questo effetto. I suoi occhi, il suo corpo, i suoi capelli, il suo profumo … sono tutte cose che lo hanno fatto impazzire. Se i suoi amici lo avessero sentito sicuramente gli avrebbero detto che lui fosse pazzo, e  in effetti un minimo di verità c’era. Quella ragazza lo aveva praticamente stregato, ma lui la doveva dimenticare. Per vari motivi non potevano stare insieme.  Si stava facendo “pippe mentali” come diceva il suo amico, quando sentì una voce provenire dalla stanza accanto. Curioso come suo solito si mise dei pantaloni e una camicia e si diresse alla camera della sorellina.

Quando aprì la porta la trovò seduta nella sedia a dondolo di sua madre che cantava una canzone per far addormentare la bimba.

 

 

I hope it's gonna make you notice

Someone like me
Someone like me
Someone like me
Somebody

Someone like you
Somebody
Someone like you
Somebody
Someone like you
Somebody

I've been roaming around
Always looking down at all I see

 

 

 

Era bellissima come sempre.

Lei, la ragazza che lo aveva fatto innamorare, era lì davanti a lui che cantava con la sua bellissima voce una ninna nanna alla sua sorellina.

“Sei brava.” Le disse dopo che lei poggiò la bambina ancora addormentata nel lettino, fino a quel momento non lo aveva ancora visto.

“Tu … quando sei arrivato?” Chiese lei, sorpresa per la presenza di lui e rossa per il complimento che lui le aveva appena fatto.

“Un’ ora fa circa, stavate tutte dormendo.” Rispose.

“Oh! Beh … buona notte.” Gli disse mentre si dirigeva verso la porta ma lui la chiuse dietro di se con il piede.

“Dobbiamo parlare.”

Lei non rispose semplicemente fece qualche passo indietro, cercando di allontanarsi il più possibile da lui. Infondo le aveva spezzato il cuore e stargli lontana era il minimo.

“Come vuoi. Ma parla piano perché si è appena addormentata.” Sussurrò indicando la bimba che dormiva beatamente.

“Mi dispiace.” Disse solamente.

“Ti… ti dispiace? E’ questo che mi vuoi dire?” Chiese sbalordita, si sarebbe aspettata le spiegazioni di lui, ma uscirono solo le scuse e lei li aveva ripetuto miliardi di volte che non lo avrebbe mai perdonato.

“Si … mi dispiace perché sono stato uno stronzo, mi dispiace per quello che ti ho fatto … mi dispiace e basta!” Disse.

“Ti dispiace … beh mi sembra il minimo … è tutto?”

“No non è tutto … io ti amo.” Boom! Il suo cuore perse un battito.  Mai e poi mai si sarebbe aspettata che lui avrebbe detto quelle parole. Le aveva aspettate per tantissimo tempo ma  non erano mai arrivate, lui era troppo orgoglioso per dirle e credeva che quelle parole erano troppo sdolcinate per il suo enorme ego.

“Tu … tu … sei un idiota!” Disse furiosa ma pur sempre a bassa voce, non voleva che le sue amiche si svegliassero e sentissero quello che diceva.

“Lo so. Ma non è solo colpa mia.” Rispose.

“Cosa? Stai dicendo che è anche colpa mia?”

“Certamente. Non ho fatto tutto da solo, tu hai contribuito a rovinare tutto.” In risposta non ricevette parole, ma semplicemente uno schiaffo sulla guancia sinistra. Uno schiaffo secco che lui di certo non si aspettava ma che lei desiderava dargli da moltissimo tempo. Lui si toccò una guancia dove le mani piccole ma forti di lei lo avevano colpito, poi spostò il suo sguardo su di lei. Per i primi tre secondi cercò con tutte le sue forze di trattenere le lacrime ma non ci riuscì, e un attimo dopo scoppiò a piangere, per la seconda volta davanti a lui. Quest’ultimo detestava vederla piangere, l’aveva vista soltanto una volta e aveva giurato che avrebbe fatto il possibile per non essere più la causa di quelle lacrime salate che le stavano rigando il viso, invece … Lei piangeva come una fontana di nuovo. Lui, il suo stupido orgoglio e la sua stronzataggine . Lo odiava, si odiava. Lo odiava perché lo amava. Ma non lo avrebbe mai più detto, mai più. Era la sua condanna, la sua dipendenza … il prezzo da pagare! Lei era la falena e lui la luce! Era un’autodistruzione del quale non poteva farne a meno, era un male fisico,mentale e devastante.Mentre era tutta occupata nei suoi pensieri non si accorse nemmeno che il ragazzo le si era avvicinato e che stava posando le sue labbra sulle sue.  All’inizio era un bacio casto e romantico, dopodiché lui decise di approfondirlo. Ci volevo una decina di secondi per far si che lei rispondesse con la stessa passione; non riuscì a resistere, era affamata di lui, le era mancato troppo e riaverlo lì era la cosa più bella che si potesse avere.

Il rumore della porta d’ingresso li fece sobbalzare e allontanarsi l’uno dall’altro. I genitori di lui erano arrivati. ‘Tempismo perfetto’ pensarono entrambi.

I passi che si avvicinavano al corridoio fece si che il ragazzo aprisse la porta e si fiondasse nella sua camera lasciando Martina sola.

“Allora? Com’è andata la serata?” Le chiese la mamma mentre entrava nella stanza in punta dei piedi.

“Tutto a posto, è un vero angioletto.” Se come no.

“Sei la prima a dirlo lo sai?! Ti fermi a dormire con le ragazze?” Le chiese la donna sorridendole.

“Mi piacerebbe ma devo tornare a casa.” Rispose.

“D’accordo allora dico a mio marito di accompagnarti.” Lei annuì in risposta.

 

 

Ero in macchina con suo padre quando il suo cellulare vibrò.

1 nuovo messaggio – <3

Quel cuore... si ricordava benissimo di chi era quel messaggio. Si doveva annotare di fare una ricontrolatta nella rubrica. Non sapeva se leggerlo o meglio, ma capì che non poteva ignorarlo per sempre. 

E’ stato bello. Ti amo. Domani che fai?

Sorrise. Era come tornare indietro nel tempo, ma il passato le faceva paura. Non voleva che quello che fosse successo si ripetesse allora prese una decisione di punto in bianco. In quel momento fece una promessa a se stessa.  Promise che non si sarebbe più persa. Che si sarebbe amata ogni giorno. Che avrebbe ascoltato la musica che le piaceva. Che avrebbe riso alla battuta di uno sconosciuto al bar. Che non avrebbe più avuto paura di incontrarlo. Che avrebbe abbracciato le sue amiche più spesso. Che non si sarebbe più persa i suoi sogni dentro un amore. Che si sarebbe fatta bella per se stessa.

E’ stato davvero bello. Ti amo anche io, ma non riesco a perdonarti. Quello che è successo è stato un colpo forte. Vorrei perdonarti, non sai quanto ma non ci riesco. Voglio dimenticare il passato, e tu fai parte di esso. Ti auguro tutta la felicità del mondo.

Sua nonna le diceva sempre “Non fare promesse quando sei felice e non prendere decisioni quando sei arrabbiato” ma lei in quel momento non era arrabbiata, era sollevata. Forse adesso sarebbe riuscita a vivere più felicemente. Promise infine che un giorno sarebbe tornata a sorridere e ad amare come prima,più di prima. Che ci sarebbe stata quando gli altri no.

Sarebbe stato difficile,lo sapeva. Lui era la sua condanna, la sua dipendenza.

Mi sembra giusto. Sii felice (:

Sorrise. Ora si era tolto un bel peso. Avrebbe ricominciato da capo e forse questo nuovo inizio era proprio questo viaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so proprio come mi sia venuta una cosa del genere. L’avevo iniziata l’anno scorso ma non l’avevo mai finita. E’ un clique … ma credo che voi abbiate già capito che uno sono una grandissima amante dei clique no? Non vi dico che cosa sia successo nel passato, perché non lo so nemmeno io, lascio a voi il ‘piacere’ di immaginare quello che volete. Possono essere quei due che vedete litigare al parco. Possono essere quella “coppietta” che vedete passare in macchina. Lei può essere la vostra vicina di casa e lui un compagno di scuola… a voi la scelta di immaginarli come volete! Non gli ho dato nemmeno il nome per semplificarvi la cosa!

Un bacio.

Beastly

   
 
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