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Autore: miss potter    19/02/2013    2 recensioni
Beh, adesso hai vinto. Ti ho dato tutto.
Genere: Angst, Poesia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il lento imbrunire dei sensi, lo scricchiolante raggrinzirsi della ragione, l’amaro appassire della coscienza.
È così che ci si sente quando si muore?

Queste vaghe nuvole nere sopra e dentro la mia testa annebbiano gli ultimi sprazzi di lucidità che mi rimangono, qui, vestito della nausea di ogni sera e disteso a peso morto sul tuo letto sfatto. Dio, tu e la tua stupida, infantile abitudine di non rifartelo mai.

Ti cerco in un sogno che non riesco a sognare, semplicemente perché con Morfeo ci ho litigato. Di nuovo. Ma gliel’ho fatta grossa, questa volta. Colpa mia.

Mi basterebbe anche solo un altro incubo, un altro soltanto, sarebbe un gentile prezzo per poter rivedere ancora una volta, una solamente, il tuo viso rotto dalla gravità e dalla menzogna.

Io credo in te. Io credo in te, begl’occhi, l’ho sempre fatto e mai smetterò. Solo che sto male, ho sete, ho fame. Ho bisogno di cure, necessito una pozione che mi ridia la vita o che me la tolga una volta per tutte perché, questa qui, non merita di essere vissuta, non così, Cristo…

Il crepuscolo s’avvicina, amore mio, le lenzuola sono calde, umide, andrebbero lavate, andrebbero cambiate. E invece non le ho tolte da quel giorno di tre anni fa. Colpa mia, lo so.

Ma a che serve? Il tuo profumo se ne andrebbe, si mescolerebbe a quello di pulito, dolciastro e stomachevole del detersivo scadente che ho comprato ieri. E invece mi ci voglio inebriare, del tuo odore. Tè misto a… zolfo, e una punta di cannella. Detesto la cannella, lo sai, ma addosso a te mi ha sempre eccitato.

La nebbia s’alza, la luna fa capolino dietro ad una grossa nube rosso fuoco all’orizzonte azzurro, e poi blu, e poi nero, e tutto si fa notte e quasi riesco a vederti, fulgida stella, la più bella di tutte le sue compagne.

Vorrei sentire il tuo corpo color avorio farsi mio, immolarsi al mio piacere e dispiacere, al dolore che urlo incessantemente sia che dorma, sia che vegli.
Quasi percepisco la pelle dei miei polpastrelli strusciare su quella morbida ed elastica della tua schiena tesa allo sforzo, nuda sotto di me, lasciando dietro sé i segni della frustrazione, la mia lingua sfiorare ogni neo sopra ogni costola, vertebra, osso e cartilagine in un intreccio di carne e passione che mi brucia, dentro, come la più calda tra le fiamme ancestrali.
Quasi riesco a guardarti, occhi blu, mentre piangi lacrime di sole, e ridi, ed invochi il mio nome, stringendoti attorno a me quando ti do tutto me stesso, e grido.

Il freddo imporporarsi della pelle, il tremante sospiro della notte che cala maliziosa intorno a noi, fustigando i suoi figli illusi, il gemito del dolore che si mischia al richiamo dell’amore fatto di sangue, vene, contrarsi d’ossa e muscoli, umori più o meno piacevoli ed elettricità. È così che ci si sente quando, come la fenice, si rinasce dalle proprie miserie?

Siamo una cosa sola, io e te, almeno nei miei sogni.

Ti ho dato tutto, e solo perché tu dimostrassi di avere ragione, di nuovo. Colpa mia. Ti ho creduto troppo.

Cupo è il risveglio del sognatore che vive se non che dei suoi vaneggiamenti, poiché Realtà vola rapida sulle ali dorate dell’aurora, portando con sé Pentimento e Angoscia, i figli del Rimpianto e della Bugia.

Ti aspetto qui, riverso sul tuo letto sfatto che profuma di te, di me, di un qualcosa che non potrà più essere perché semplicemente non è mai stato, almeno fino alla prossima notte in cui ti rivedrò sconfiggere la morte e risplendere opalescente al mio fianco, e sarà un’altra notte d’amore.

Palperò le tue consistenze e catturerò il tuo respiro in un dolce e languido bacio che avrà il sapore delle cose perdute e ritrovate. Creatura mistica, fantastica bugia, meravigliosa armonia di muscoli e cervello sei tu.
Lascia che ti regali tutto me stesso, come se non appena nascesti non ce l’avessi già, stampato a caratteri cubitali, in ogni fibra del tuo essere.
Permettimi di leccare via le lacrime che ti offuscano le palpebre e di cogliere i tuoi sospiri, piccoli navigli in pena su labbra di rosa e velluto strappato.
Consentimi di toccarti, di sentirti di nuovo vivo, come se Morte non conoscesse il tuo nome.

Amore mio, bianca rugiada del mio mattino, io ti devo tutto.



I gave you all
But you rip it from my hands
And you swear it’s all gone
And you rip out all I have
Just to say that you’ve won

Well now you’ve won(1) 


 







Note:
(1) dalla canzone "I gave you all"  (Mumford and sons)



Author's Corner:

E boh. Io ho seri problemi mentali. Nel senso che non ci trovo alcun senso, a questa cosa che dovrebbe essere... una poesia? Prosa, ovviamente. Quando mi arrischierò nelle rime Moriarty e Mycroft faranno tempo a sposarsi. Brrrr...
Comunque, spero che non faccia così tanto pena e che mi lascerete comunque una vostra opinione nelle recensioni, se arriveranno... se leggerete...
Thanks!

miss potter

 

  
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