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Autore: LADY ROSIEL    20/02/2013    3 recensioni
「Serie di narrazioni autoconclusive con tematica la violenza sulle Donne」
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"E lei era lì, con l’orecchio teso ad ascoltare quelle grida silenziose che provenivano dal cielo.
Era lì, fradicia, sotto quella pioggia a piangere sommessamente.
Le mani tremanti afferravano l’acqua desiderando la salvezza e
gli occhi gonfi di lacrime bramavano il passato perduto.
Lei era sua. Sua soltanto."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Innocenti Rose Bianche ~ '
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La violenza sulle donne,un tema sempre troppo attuale.
Spero dunque, di dar voce a quelle persone che silenziose continuano a subire o che non vengono ascoltate a dovere. Con l'augurio che possano trovare giorni sereni e trovino sempre la forza di denunciare i loro aguzzini.


Innocenti Rose Bianche
LACRIME AMARE

La pioggia scrosciava a gran voce, urlando al mondo tutta la sua inquietudine.
E lei era lì, con l’orecchio teso ad ascoltare quelle grida silenziose che provenivano dal cielo. Era lì, fradicia, sotto quella pioggia a piangere sommessamente. Seduta su una panchina proprio davanti alla fermata dell’autobus, scorgeva i passanti camminare stringendo il proprio ombrello e sorpassarla senza nemmeno averle donato un misero sguardo, ora troppo indaffarati per accorgersi di lei.
Avrebbe desiderato che quella pioggia misericordiosa non smettesse mai.
Voleva che quelle fredde gocce d’acqua la liberassero da quelle dure colpe. Da quelle angosce che le attanagliavano il cuore e ne dilaniavano l’anima.
Le mani tremanti afferravano l’acqua desiderando la salvezza e gli occhi gonfi di lacrime bramavano il passato perduto. Quel bellissimo passato, che a tratti pareva un fresco dipinto colmo di calore.
Se solo ne avesse avuto il potere, sarebbe tornata a quei giorni senza nemmeno porsi domande inutili.
Perché era finita in quella situazione?
Cosa aveva fatto per meritarsi quella punizione?
Perché l’unica persona di cui era sicura di poter amare per il resto della sua vita, le faceva questo? Perché la torturava?
I sentimenti d’amore che gli donava, non erano abbastanza forti per dissipare i dubbi e la gelosia che lo divoravano?
Perché doveva finire tutte le volte a quel modo?
Perché, nonostante lo amasse più di se stessa, si sentiva sempre dolorante e disperata?
Lo percepiva ancora chiaramente, quel senso di malessere che travolgeva il suo corpo.
Aveva freddo, certo, era bagnata da capo a piedi, ma quello per lei non era dolore.
Il vero dolore che provava proveniva dal petto, dal cuore per essere onesti, e si diffondeva velocemente in tutto il corpo, sino a farlo pulsare e trepidare.
I lividi sulle sue gambe erano ancora freschi e questi, più di quelli sulle braccia, le dolevano profondamente. – Aveva la mano pesante. – Ammise a se stessa.
Non contava più i giorni trascorsi dall’inizio di quell’inferno in Terra.
La sua carne si lacerava con la stessa velocità con cui le onde del mare s’infrangevano sulla battigia. Non aveva neanche il tempo per abituarsi a quel dolore, che subito ne veniva investita un’altra volta.
Lo amava. Era tutto quello che aveva.
La sua voce era dolce e armoniosa, terribilmente suadente, eppure non vi era giorno in cui non la sentisse strepitare infuriata.
Le sue mani erano affusolate e ricolme di calore e speranza, eppure ogni volta la picchiavano con una ferocia inaudita, sino ad intorpidirle le ossa.
I suoi occhi erano vivaci e generosi, davvero perfetti, ma troppo spesso si mostravano indifferenti e cinici. Sempre pronti a dettar legge.
Perché il calore di quel suo abbraccio aveva la facoltà d’ustionarle la pelle?
L’odore di bruciato era sempre più intenso. - Sarebbe riuscita a toccare ancora una volta il suo cuore o, avrebbe continuato a bruciarsi per l’eternità?

Se i loro sentimenti erano sinceri, allora perché essere gelosi?
Non si fidava minimamente di lei.
Perché tutta quella violenza? A cosa serviva?
Aveva così paura a ritrovarsi da sola con lui, nonostante l’amasse profondamente – Non le piaceva essere denigrata e nemmeno sentirsi più indifesa di una piccola formica solitaria.
Perché per quante volte urlasse “basta”, lui non si fermava mai?
Una malinconica sinfonia risuonava nell’aria, note di violino si scioglievano nelle sue orecchie.
Le lacrime scivolavano via, veloci come la pioggia.
La faceva piangere.
Lui la faceva piangere sempre. – Questa era la verità.
Era il suo uomo, la sua vita… E allora perché non si sforzava di scorgere il suo volto e quell’innocente supplica che i suoi occhi invocavano? Lei era sempre lì, davanti a lui, eppure sembrava non guardarla mai per davvero.
La tristezza chiudeva lentamente il sipario fra i singhiozzi disperati e quella voglia di fuggire, ormai assopita. Per quanto avesse potuto correre lontano da lui e da quella sua brama di folle ed impetuoso possesso, lui l’avrebbe presto raggiunta e per l’ennesima volta, avrebbe sancito quel suo atto di appartenenza sulla sua candida pelle. Lei era sua. Sua soltanto. Come un trofeo da esibire.
Si sentiva come una mesta marionetta nelle sapienti mani di un prodigioso marionettista.
Era desolante stargli accanto ogni giorno, mentre la vita scorreva lacerando la sua stessa esistenza. Eppure, per qualche strano motivo, non riusciva davvero a fuggire.
L’amore l’aveva resa stupida e fragile quanto un fiore.

   
 
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