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Autore: I_love_books    20/02/2013    3 recensioni
Questa ff su moonacre, film che adoro, si svolge all'incirca sei anni dopo il salvataggio della valle da parte di Maria.
La ragazza è stata costretta ad andarsene da casa sua, ad abbandonare tutto e tutti.
Come saranno i suoi rapporti con Robin? Il tempo li avrà cambiati?
Scopritelo leggendo. BUONA LETTURA!
N.B. All'inizio della storia Robin non avrà tredici anni, come è scritto nella trama ufficiale, ma diciassette
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin De Noir, Maria Merryweather, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Prologo

 

Un attimo dopo il leone nero e l'unicorno bianco scesero dalla scogliera e si tuffarono nelle acque profonde del mare.

L'intero gruppo rimase in silenzio per parecchi minuti.

Poi, Coeur de Noir si schiarì la voce e si rivolse al futuro genero, Benjamin e alla figlia Loveday -Beh, da come stanno le cose credo…che dovremo decidere il luogo dove organizzare il matrimonio…che ne dite?-.

I due giovani si abbracciarono, felici. Lo era anche Maria, che li guardava sorridendo.

Non si accorse che Robin, il braccio del padre pesantemente appoggiato sulle sue spalle, la fissava insistentemente.

Solo tre giorni dopo, una delle stanze meglio tenute del palazzo dei Merryweather, era stata preparata e sistemata per essere utilizzata come cappella, dove si sarebbero sposati Loveday e Benjamin .

Gli sposi percorsero l'intera strada di raso che li portava all'altare.

Dopo la cerimonia ci furono i festeggiamenti, che durarono l'intera giornata.

Sia i Merryweather che i De Noir sembravano essere a loro perfetto agio ed entrambe le famiglie si congratularono con la nuova coppia

Per tutto il tempo Robin non aveva tolto gli occhi di dosso dalla Principessa della Luna, perso nei suoi pensieri.

Verso il calare del sole, Maria entrò nella sala del piano, spalancando la porta. Era stanca, nonostante la serenità del giorno, doveva sedersi, un minuto sarebbe bastato.

Per l'occasione il solito lenzuolo che copriva lo strumento era stato lavato e inspessito per non far udire agli invitati le note che suonava da solo. Infatti la camera era avvolta dal più completo silenzio.

La ragazza odiava il silenzio, lo trovava opprimente, le ricordava terribilmente la cella dove era stata rinchiusa, nella fortezza dei De Noir. Si avvicinò e buttò a terra il tessuto, sollevando una nube di polvere. Si iniziava già a sentire la triste melodia impregnata di magia, tipica di quella casa. Aprì lo sportello…ed ecco i tasti muoversi in sincronia.

Sinceramente non le andava molto di suonare, così si sedette sul davanzale e stette ad ascoltare per un po' la musica.

Una voce familiare la fece voltare. -Principessa…Come mai qui tutta sola? Di là si sta ancora facendo festa, non credi ti stiano cercando?- il ragazzo si fece avanti, sogghignando, le braccia incrociate al petto.

Si era trovato un nascondiglio dietro la porta, aspettando il momento giusto per uscirne.

-Buonasera, Robin. Preoccupato per me, forse?- disse lei, con un mezzo sorriso.

-No…solo curioso di sapere perché una ragazzina come te se ne stia qui una stanza co…Aspetta…Da dove viene questa musica?-

-Il piano- rispose semplicemente, con un'alzata di spalle.

-Il che cosa? Che hai detto?- no, proprio non riusciva a capire. Il piano?

-Sì, vieni- e gli indicò lo sgabello -Siediti lì-.

E incominciò a capire. Vide i tasti dotati di vita propria suonare. Aveva gli occhi sbarrati.

-Ma…ma come è-è p-possibile?…Non…-.

Era assolutamente divertita dalla sua sorpresa. Trattenne un risolino.

Si risedette davanti alla finestra e fissò la luna, oramai tornata piccola, affiorare nel cielo

-È strano, vero?- chiese infine -Aver fatto di tutto per avere una vita normale e poi…-

-E poi?-

-E poi vedere che bastava così poco per arrivarci…- non sapeva bene come spiegarselo. Era un ragionamento complicato per lei.

Robin si alzò e si mise a passeggiare per la sala, le mani nelle tasche, l'aria apparentemente indifferente. -Beh, almeno ora è finita…Ah, comunque…ti…chiedo perdono per aver…insomma…per averti trattata male, ecco…A…a cominciare dall'aggressione ai vostri cancelli e…-

-Robin! Sbaglio o quelle che mi sono giunte alle orecchie sono scuse? Sul serio, non posso crederci…- disse lei con fare canzonatorio.

-Ah ah, davvero molto divertente, Principessa- ghignò lui, sottolineando l'ultima parola. Fece un inchino irriverente, che la fece ridere.

Il ragazzo si appoggiò con noncuranza alla parete, a pochi centimetri da Maria, che lo guardò -Resterai qui a Moonacre per sempre?- domandò.

D'improvviso si fece scuro in volto -No. No, voglio andarmene di qui, condurre una vita tutta mia. Vedi, la foresta è la mia casa, ma mi sono stufato di stare in questa valle così noiosa e senza attrattive.-

-Quindi che cosa farai?- si era intristita nel pensare che non gli piacesse stare lì con lei.

-Ti rapirò e ti porterò con me, che domande- rispose sorridendo.

-Dai, non fare lo sciocco!- esclamò lei, arrossendo.

In quell'istante la porta si aprì ed entrò Digweed, ansimante -Signorina Merryweather, signor De Noir…vi…Vi stanno aspettando di…n-nell'altra stanza…- e se ne andò, correndo in maniera molto buffa.

-E quello da dove sbuca fuori?- domandò sbigottito Robin.

-Ehm…lui è Digweed, il domestico di casa. Forse…È-è meglio se ritorniamo, ora…Andiamo…-

Lui la seguì.

Tutte e due le famiglie si erano radunate e stavano discutendo tra loro, creando un fastidioso brusio.

Ad un certo punto, la voce di Sir Benjamin si levò chiara tra quelle degli invitati -Mi rincresce davvero molto, signori, ma non c'è altra possibilità, siamo stati costretti a farlo, e inoltre…

-Ma…Benjamin…Sei davvero sicuro che non ci sia altro modo?- lo interruppe Loveday, con un'espressione mesta sul viso.

-Loveday, mi dispiace tantissimo, ma deve andare così…-

-Deve andare così cosa, esattamente?- chiese Maria. Quando la videro, tutti abbassarono lo sguardo e fecero finta di niente. Lei non se ne curò. -Zio? Zio Benjamin?-

-Nulla, mia cara, nulla.- e la questione sembrava finita lì.

Coeur De Noir, poi, disse -A questo punto noi…Sì, noi dovremmo tornare, che ne dite?- e ci furono mormorii di assenso -Bene…allora noi andiamo. Tanti auguri agli sposi!- gridò infine, seguito a ruota dalle altre persone della sua casata -Vieni, figliolo…-

Robin sembrava piuttosto riluttante su questo punto -Ma…Padre…non dovremmo…-

-No…andiamo, coraggio.- ribatté secco e lo trascinò fuori dalla sala per un orecchio.

Maria rise alla vista del grande cacciatore piegato su se stesso, che gridava -Ahi!…Padre, fate male!…Ahi!…-.

Attese che tutti se ne fossero andati, poi chiese -Zio, potrei andare a salutarli?-

Lui sembrò pensarci un attimo, così le disse -Siamo d'accordo. Puoi andare, ma torna presto, dovremo dirti una cosa importante.

La ragazza rispose con un sorriso, poi corse fuori.

-Non lo accetterà mai, lo sai, sì?- Loveday si rivolse al marito.

-Non abbiamo altra scelta- concluse lui.

 

Uscì in giardino e si guardò intorno. Non vide nessuno.

Non potevano essersene già andati…

Decise di salire su di un albero. Da lì poteva vedere bene dove fossero.

E infatti ecco i due De Noir camminare al limitare della foresta, uno al fianco dell'altro.

Scese dalla pianta e corse, andandogli dietro silenziosamente.

Purtroppo pestò un ramo, producendo un rumorosissimo crac.

Spaventata, si nascose dietro un albero.

Robin si fermò -Padre…credo di essermi dimenticato una cosa da queste parti…Posso…-

-Sì…vai pure. La strada tanto la conosci…- e si allontanò.

Il ragazzo aspettò che che se ne fosse andato per non sentirlo, e fece qualche cauto passo verso l'albero dove era Maria.

-Allora, Merryweather…come mai da queste parti?-

-Ciao- la sua testa fece capolino -Volevo…ecco, io…volevo salutarti, non…non ne avevo avuto l'occasione, quindi…-

Lui la abbracciò, felice, anche se non sapeva perché.

Quando si separarono Robin le diede una pacca sul braccio -Dovresti andare ora, è tardi. Principessa, i miei rispetti.- e si inchinò di nuovo.

-Allora, buonanotte- e gli diede un bacio sulla guancia. Uscì dal bosco.

L'altro era rimasto senza parole, paralizzato, con la bocca spalancata.

-Sogni d'oro, Principessa- sussurrò.

 

Al Merryweather Manor, venti minuti dopo, Maria era stesa sul suo letto, disperata e singhiozzante.

Non poteva, non voleva crederci

Maria, ascolta...- aveva detto lo zio -Mi dispiace davvero tanto di darti questa notizia. Domani ti recherai a Londra, in una scuola formativa che ha scelto per te la signorina Heliotrope. Dovrai...dovrai rimanerci per qualche anno, solo al fine di completare la tua istruzione. Sai che la signorina non può più darti lezioni private a causa del suo stato di malattia. È per questo che dovrai trasferirti nel collegio di st. Catherine. Tranquilla, sarà per poco tempo, e poi potrai tornare qui.-

-Ma...ma...- aveva provato a ribattere.

-Te l'ho detto, non c'è altro modo-

 

 


 

  
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