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Autore: liley_    20/02/2013    1 recensioni
Sono Grace Parkes,'Royal' per gli amici, e voglio raccontarvi di quando mi imbattei in ansia e paure, affrontando un provino per 'Romeo+Juliet'.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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-Avanti un altro! 

Gridò una voce non troppo infantile, ma neanche troppo matura, provocando un lungo eco nel teatro della scuola d’arte piu prestigiosa di tutto il mondo.
A volte mi sentivo fortunata, frequentavo il miglior college adatto alla mia futura carriera da cantante, e non avevo fatto alcun sforzo per entrarci.
Beh, in un certo senso ero fortunata.
Nonostante la mia vita fosse stata una totale sciagura, avevo anche avuto la fortuna di trovare alcune persone, seppur poche, che mi comprendevano e davano un senso, anche se cretino e stupido, alla mia vita. 
Loro c’erano quando io non volevo vedere nessuno, quando rinchiusa in quella camera non riuscivo a fare altro che piangere e torturare le mie braccia ormai coperte da cicatrici e ferite sanguinanti o incrostate.
Insomma, ero sempre stata una ragazza facile da convincere, sicura e determinata, ma quell’audizione per la mia commedia preferita mi suscitava un terrore incredibile.
Non sapevo né il perche, né come, ma fatto stava che io stavo tremando.

-Parkes, fatti avanti!

Gridò poi la voce di un ragazzo. 
Ecco, oltre alla paura di andare male si aggiungeva anche l’imbarazzo. 
Salii sul palcoscenico, pensando a ciò che mi aveva spinta lì, alla New York City Dance Alliance, quando a Los Angeles c’erano migliaia di scuole di arte, o anche normali college, ma mio padre aveva scelto per me il miglior college d’arte mai esistito.
La mia passione per la musica era sbocciata quando ero solo una bambina. Infatti, a soli 8 anni suonavo gia perfettamente la chitarra, e componevo qualche melodia di un paio di decine di secondi, coltivando la mia passione sino a diventare una brava ‘cantante’ e musicista.
Oltre a cantare però, io amavo anche scrivere le mie canzoni, infatti la maggior parte di esse narravano della mia vita e di tutto ciò che avevo passato nei miei 19 anni.
La musica, il palcoscenico, il microfono, io che cantavo ed il pubblico che applaudiva.
Ecco, questo era il mio sogno, rendere fiero di me mio padre, che aveva sempre sognato che diventassi qualcuno.

Ed eccomi lì. Su quel palco, davanti ad una ‘giuria’ di 3 persone, di cui una era il ragazzo che mi piaceva.
‘Bene, resta calma Royal. Resta..calma.’ 
L’occhio di bue, con quel colore di fucsia non troppo accecante, era ormai puntato su di me, facendomi sentire una professionista.
Tirai un lungo sospiro di sollievo, dirigendomi verso il punto esatto del palcoscenico dove dovevo esibirmi. 
Presi il microfono tra le mani e mi inumidii le labbra, passandoci nel mezzo la lingua, per poi deglutire nervosamente sentendomi gli sguardi della giuria addosso.

Buongiorno. Mi chiamo Grace Parkes, mi propongo per interpretare Giulietta Capuleti e canterò Hurt.

Guardai dietro le quinte, facendo cenno al ragazzo alla console di far partire la musica, ed ecco che mi rintanai di nuovo nel mio mondo. 
Avevo scritto quella canzone durante la notte in cui seppi della morte di mio padre, infatti quel testo narrava di tutti i sensi di colpa da parte mia nei suoi confronti, risultando forse troppo sdolcinata e triste. Avevo lasciato mio padre da solo, dopo l’abbandono di nostra madre, donna di cui avevamo perso le notizie, per dedicarmi ai miei studi ed alla mia carriera da cantante, senza pensare alla sua salute o al fatto che semplicemente gli mancassi. 
D'altronde lui non mi aveva mai trattata male, infatti mi accompagnava ad ogni esibizione, ed ora che era morto io mi rimpiangevo addosso, dato che l’avevo saputo solo grazie ad una lettera, che mi aveva spedito una cara vicina di casa.
Nella lettera c’era scritto che lui mi aveva sempre seguita, ma che nonostante ciò io non l’avevo piu curato.. leggendo quelle parole mi sentii davvero una merda.
Avevo lasciato che lui morisse senza di me, e la cosa mi dannava giorno e notte.

Durante l’esibizione sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene, e il sangue correre velocemente in ogni mia arteria facendomi scatenare al punto massimo.
Non c’erano dubbi, il canto era di sicuro la mia vita, ed avevo intenzione di portare la mia passione al vertice e diventare una delle migliori cantanti mai esistite in tutta l’era della musica.
Quell’audizione poi ‘Romeo e Giulietta’, la piu bella commedia di Shakespeare, nonché la preferita su tutte di mio padre.
Ci tenevo a quel ruolo, e se lui fosse stato vivo mi avrebbe di sicuro incoraggiata a dare il massimo pur di ottenere quel ruolo, e sebbene lui non mi avesse vista letteralmente, in cuor mio sapevo che dall’altro mondo, a modo suo, mi avrebbe seguita ed applaudita, essendo fiero di me.

Una volta che ebbi finito di cantare feci un inchino veloce e tornai dietro le quinte, abbracciando la mia migliore amica, sperando con tutto il cuore di ottenere quel ruolo, e anche se sapevo quanto ci tenevano le altre ragazze a quel ruolo, io lo volevo a tutti i costi, e non mi sarei arresa per niente al mondo.
  
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