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Autore: evenstar    20/02/2013    4 recensioni
Dovete sapere che Tony Stark è sì un genio, un miliardario e un filantropo (il playboy lo aveva lasciato da parte da quando aveva iniziato una relazione stabile con Pepper Potts, per la buona pace domestica) ma in fondo è anche una persona normale e, in quanto tale, molto spesso passa dei normali sabati pomeriggio in casa.
Questo di cui stiamo per parlare era proprio uno di quei giorni.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Natasha Romanoff, Phil Coulson, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Passata l’ansia delle prime settimane della loro relazione, passata la turbolenza mediatica derivata dall’ultima conferenza stampa di Tony e Pepper, passata l’eccitazione… beh quella no, non era passata. Passato tutto il resto comunque, la vita a casa Stark aveva preso a scorrere quasi normalmente. Normalmente per come poteva essere la vita di un multimiliardario, ex playboy, attuale supereroe, e della sua fidanzata. Raramente facevano cose normali come andare a fare la spesa, saltuariamente riuscivano a fare una romantica passeggiata al chiaro di luna sulla spiaggia sotto casa, qualche volta semplicemente partivano e per due giorni scomparivano dalla circolazione. Quelle mini fughe romantiche portavano con sé poco turismo e tanto sesso, al punto che Pepper finiva per chiedersi che bisogno avessero di andare dall’altra parte del mondo, solo per non uscire mai dalla camera d’albergo. Non che la cosa le dispiacesse, comunque.
In questo sabato pomeriggio di cui stiamo per parlare nostri due eroi (l’eroe ufficiale e l’eroica persona che lo sopportava ogni giorno) avevano deciso di restare a casa per rilassarsi e godersi uno dei rari giorni di pioggia a Malibù, il che si era tradotto con Tony in laboratorio e Pepper davanti alla televisione.
Dopo alcune ore di produttivo lavoro a progettare, inventare e smontare quanto appena progettato e inventato, Tony decise di riemergere dal seminterrato per andare a vedere cosa stesse combinando la sua ragazza, sperando seriamente di non trovarla immersa nel lavoro. Da quando stavano insieme aveva cercato strenuamente di insegnarle a godersi l’attimo e, in generale, pensava di esserci riuscito. L’assenza di rumore proveniente dal piano di sopra poteva essere un segnale negativo, l’assenza del pestare furioso sui tasti della tastiera del computer poteva essere d’altronde un segnale positivo. Tony spuntò dalle scale con passo atletico, solo per fermarsi improvvisamente alla scena che gli era apparsa innanzi agli occhi. Pepper, o meglio il suo fondoschiena fasciato da un paio di attillatissimi pantacollant, gli era spuntata davanti agli occhi in una posizione decisamente insolita. La ragazza era in piedi sulla balance board della wii (che Tony non sapeva neanche lei sapesse accendere) stirata tutta da un lato, come se fosse in trazione. L’uomo era convinto che neanche con tutta la sua buona volontà lui avrebbe mai potuto anche solo avvicinarsi ad una posizione simile. A lei sembrava invece quasi naturale.
Tony si avvicinò e andò a sedersi sul divano, in un punto strategico che gli permetteva di avere una discreta visuale su tutto il corpo della giovane, lato B innanzitutto. Rimase alcuni minuti in silenzio ad osservarla con un sorriso beato sul volto, mentre lei continuava a fare quello che stava facendo, qualsiasi cosa fosse, non dando segno di averlo notato.
- Qualsiasi cosa tu stia pensando…no – gli disse ad un certo punto, quando fu chiaro che l’uomo non si sarebbe mosso, non avrebbe dato spiegazioni su quello che stava facendo, o non avrebbe palesato in altro modo la sua presenza. Pepper sapeva per esperienza pluriennale che quella era la tipica situazione in cui, in genere, lui stava pensando qualcosa di potenzialmente pericoloso e letale.
- Non stavo pensando a niente – rispose Tony, con aria innocente.
- Nessuno con quella espressione può dire di non stare pensando a niente, e contare che qualcuno ci creda per di più – gli rispose cambiando posizione e assumendone una ancora più stirata e in precario equilibrio sulla balance della precedente.
- Ma stai comoda? – le chiese girando la testa ad una strana angolazione, seguendo quella del corpo della ragazza, per guardarla per dritto.
- No.
- E perché lo fai? Non che mi lamenti, comunque – le disse sorridendo malizioso e tornando a mettersi comodo e godersi lo spettacolo indiretto.
- Faccio stretching – gli rispose semplicemente la donna, non facendo commenti sull’ultima affermazione di Tony.
- Oh – rispose l’uomo, tornando a chiudersi nel suo silenzio per altri 10 minuti.
- Mi preoccupi – disse la ragazza ad un certo punto quando di nuovo il silenzio stava diventando allarmante.
- Non sto facendo niente – si difese Tony che, a onor del vero, per una volta non stava davvero facendo niente. Niente di male comunque.
- Per quello mi preoccupi – chiarì Pepper, abituata agli strambi comportamenti del fidanzato e aspettandosi un cataclisma da un momento all’altro.
- Immagino.
- Non credo tu possa immaginare quanto mi preoccupi questo tuo atteggiamento.
- No, immagino proprio. Nel senso che mi sto immaginando delle cose – ripose Tony cercando di spiegarsi meglio.
 - Adesso si che sono inquieta – gli disse girando la testa e guardandolo negli occhi, rischiando di perdere l’equilibrio precario in cui si era assestata.
- Non faccio niente di male – la rassicurò.
- Sicuro? – gli chiese alzando un sopracciglio.
- Certo – affermò Tony.
Passarono altri 10 minuti di silenzio da parte di Tony e altre 3 posizioni, una più improbabile e assolutamente più sexy delle altre, da parte di Pepper. Poi di nuovo la giovane ritenne doveroso assicurarsi che non fosse cambiato nulla nello status quo, giusto per evitare esplosioni o altre catastrofi più o meno esplosive. - Tony? – chiese perplessa.
Lui sbuffò. – Sono perso in fantasie assolutamente proibite che ti riguardano. Puoi, per favore, continuare a fare quello che stavi facendo e lasciarmi immaginare? – le chiese con un finto tono stizzito l’uomo, facendole comunque un sorriso magnetico e l’occhiolino.
Pepper sorrise, rilassandosi nonostante quella dichiarazione non fosse esattamente quello che si era aspettata, e tornò a dedicarsi al suo yoga per altri 20 minuti.
- Finiti i tempi della boxe? – le chiese Tony giusto per fare conversazione, intuendo che forse lei si sarebbe sentita più tranquilla a sentirlo parlare, di tanto in tanto.
- Si, d’ora in poi solo sport pacati e calmi. Magari dovrei provare anche a concentrarmi sul respiro – disse quasi a se stessa, in tono riflessivo.
- E perché dovresti fare una cosa simile? – le chiese alzando un sopracciglio, sinceramente interessato a una così stravagante rivelazione.
- Perché tra qualche mese dovrò concentrarmi parecchio sul respiro.
- Qualche mese? – chiese Tony pensando che quella conversazione stava rapidamente diventando una delle più strane che avessero avuto nelle ultime settimane. Non che i loro discorsi fossero mai stati molto sensati, in effetti.
- Nove, per la precisione.
- A me sembra una cosa semplice da fare – le disse riflettendo su come non avesse mai riflettuto su come respirare, senza dare troppo peso a quello che la ragazza aveva appena risposto, completamente perso nei suoi pensieri.
- Non quando stai partorendo. Almeno credo.
- No, beh in quel caso… COSA? – chiese Tony finalmente registrando il senso del discorso e quindi scattando in piedi, guardandola con gli occhi sgranati.
Pepper smise di stirarsi e scese dalla balance per trovarsi di fronte a Tony, intuendo che forse sarebbe stato meglio continuare il discorso guardandosi negli occhi. – Sono incinta – gli disse secca. Non era esperta in materia ma aveva l’impressione che notizie simili dovessero essere date con la stessa tecnica con cui si staccano i cerotti, un bello strappo e via il pensiero. Tony barcollò sul posto e crollò di nuovo sul divano, a peso morto. Forse si era sbagliata, forse sarebbe stato meglio essere un attimo più delicati nel dare la notizia.
- Stai bene? – chiese accucciandosi di fronte a lui e guardandolo preoccupata mentre impallidiva sempre di più, cominciando poi ad assumere un allarmante sfumatura verdina che proprio non gli si addiceva.
- Come no? – chiese a sua volta, passandosi una mano sulla faccia che lentamente, molto lentamente, stava tornando ad un colore quasi normale.
- Non sembra proprio – obiettò Pepper.
- Si, tutto a posto – le confermò cercando di riassumere una postura più umana e meno da invertebrato.
- Scusa, forse dovevo essere più delicata – disse Pepper andando a sedersi di fianco a lui e mettendogli una mano sulla spalla, per consolarlo.
- Ma davvero? – chiese ancora incredulo.
- Eh sì, davvero.
- Ma come…? – chiese Tony girandosi ad osservarla.
- Andiamo, Tony. Come? – chiese a sua volta Pepper, sorridendo. Andava bene essere sconvolti, andava bene il panico (lei sembrava calma, ma aveva avuto un pomeriggio intero per cercare di calmarsi, intuendo come al momento di dirlo a Tony almeno uno dei due avrebbe dovuto mantenere una certa lucidità) ma il come no, non andava bene.
Tony rifletté sulle ultime settimane, anzi sugli ultimi mesi. Per quanto in genere stessero attenti, c’erano sempre stati momenti in cui… beh, l’attenzione non era proprio in cima alle loro priorità. In effetti “come” non era stata una domanda intelligente ma, dato il momento, riteneva di poter essere scusato. – Quando? Va meglio come domanda?
- Si, va meglio. Sono di tre settimane – rispose la ragazza che poi rimase in silenzio. Poteva quasi sentire il cervello di Tony lavorare freneticamente analizzando le informazioni che aveva ricevuto, cercando una risposta, una soluzione al problema. La domanda che assillava lei era: qual era per lui il problema? Non era stata una cosa programmata di certo, ma visto che erano entrambi adulti e sapevano quello che stavano rischiando, Pepper pensava che l’unica cosa sensata da fare fosse decidere un nome e impegnare quei mesi per cercare di imparare a diventare genitori. Ma Tony? cosa pensava? Decise che chiederglielo anche solo per spezzare quel silenzio, nonostante tutto i suoi silenzi ancora le incutevano timore. – Cosa pensi?
Tony si alzò dal divano diretto verso le scale, fermandosi giusto il tempo necessario per afferrarle una mano e trascinarsela dietro. Pepper lo seguì, incuriosita e in parte preoccupata. – Tony? – chiese mentre entravano nel laboratorio e l’uomo le lasciava la mano.
- JARVIS, dammi una planimetria del secondo piano della villa – disse ignorando completamente lo sguardo della ragazza, ora seriamente preoccupata dallo stravagante comportamento.
- Con i mobili, signore?
- Mettici tutto – quando comparve una struttura bidimensionale Tony sbuffò. – 3D, JARVIS. Ti devo sempre dire tutto?
- Tony, che cosa diavolo…?
Tony le fece segno di aspettare un attimo e studiò la piantina tridimensionale. Ingrandì la camera degli ospiti, la stessa che era stata di Pepper, prima che loro diventassero… loro. – Togli tutti i mobili da qui, JARVIS – disse.
- Subito, signore – rispose la compita voce dal marcato accento inglese facendo sparire il letto matrimoniale, l’armadio a muro e il cassettone.
Tony prese un pennino e iniziò a disegnare freneticamente sul reticolato virtuale. Alla fine, quando ormai Pepper stava per perdere le speranze, lui alzò finalmente lo sguardo su di lei. – Secondo te è presto mettere una televisione? – chiese spostandosi e permettendole di vedere il progetto che aveva abbozzato.
- Tony, quella è…?
- La tua vecchia camera. Ho pensato fosse l’ideale da trasformare in cameretta – rispose lui tutto contento del suo lavoro mentre la ragazza si fermava ad osservare il nuovo stile della camera. Al posto del suo vecchio letto era comparsa una culla, al posto dell’armadio a muro una scaffalatura che sarebbe stata perfetta per accogliere peluche e pupazzi. Il sorriso di Tony gli morì sulle labbra quando vide l’espressione di Pepper, sull’orlo delle lacrime. – Ehm, se non ti va possiamo trasformare la seconda camera degli ospiti… - iniziò a dire, pensando che il problema fosse la camera.
Pepper lo fermò mettendogli due dita sulle labbra e facendogli un sorriso. – E’ fantastica – gli disse avvicinandosi e facendosi abbracciare. – Tu sei fantastico – gli disse nascondendo il volto contro il suo petto.
Tony le sollevò il volto, osservandola negli occhi, sinceramente stupito. – Io? Perché? – chiese sbalordito dalla sua reazione a quella che per lui era stata una risposta normale alla notizia. Certo il colore della stanza e il resto dell’arredamento avrebbe dovuto aspettare, ma alla notizia dell’arrivo del bambino (o della bambina) lui aveva subito cominciato a pensare a come strutturare la sua camera. Non potevano lasciarlo in mezzo al salotto, giusto?
Pepper rise, baciandolo. - Ti amo – gli mormorò all’orecchio.
Tony era confuso ma decise che per quella volta poteva anche non essere importante, aveva capito perfettamente quello che lei gli aveva detto, e quella era l’unica cosa che contava veramente. – Ti amo – le disse a sua volta, stringendola a sé e baciandola di nuovo.
 
Fine.


Ed eccoci alla fine di questa storia. Devo dire che un pò mi dispiace, mi ci ero affezionata. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno commentato strada facendo. In particolare un grazie a Sic e aston che, con i loro commenti, hanno ispirato un paio di capitoli che altrimenti non avrebbero mai visto la luce. 
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi :)
Ciao
Even

 

  
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