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Autore: Yuna Shinoda    20/02/2013    2 recensioni
Bella va all'Università di Yale con la sua amica Angela.
Durante il viaggio incontra un ragazzo molto petulante, Emmett, e suo fratello, che, anche dopo averla vista più di una volta, non vuole rivelarle il suo nome.
Bella, dopo aver rivisto Emmett, è decisa nello scoprire il nome di suo fratello (che penso tutte immaginate chi sia) XD.
Nel campus, Bella divide la sua stanza con Rosalie ed Alice, che si rivelerà essere la sorella di Emmett, nonchè quella che svelerà il nome del ragazzo.
Bella sembra avere simpatia per lui, anche senza conoscerlo... Ma ha anche simpatia per un ragazzo che incontra la sera al buio e a cui racconta le sue confidenze, e di cui non conosce l'identità.
Che dite, Bella di chi si innamorerà?
E se il ragazzo del parco si rivelasse qualcuno che noi tutti conosciamo?
Sono tutti umani, senza poteri, Si adattava di più U_U
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Uhm, beh... cosa dire? E' dal 2009 che non aggiorno questa fan fiction. Quattro anni... WOW.  Sono successe tante cose in questi quattro anni. Non ho tempo per raccontarvi tutto, voglio solo dirvi che cercherò di continuare questa storia da dove l'avevo lasciata. Un libro letto di recente e varie cose lasciate in sospeso, mi hanno fatto pensare che dovevo finire ciò che avevo iniziato. Spero vivamente che vi piaccia!

...

 

La mattina dopo mi sentii già un po' meglio.

A differenza del giorno precedente, non avevo sognato nulla.

Nella mie mente non c'era né Edward, né il ragazzo del parco, e di questo fui grata alla mia psiche. Non avevo voglia di risolvere l'intreccio labirintico dei miei dilemmi quella mattina. Ci avrei pensato nel fine settimana, ovvero domani e domenica. Avrei avuto del tempo.

Avrei avuto anche del tempo per pensare ai sogni che invadevano la mia mente da qualche settimana, ormai... Ad esempio i sogni in cui ero con Edward. Non riuscivo a decifrarli.

Decisi di non pensarci, nemmeno quando, nella lezione della seconda ora di quella mattina, lo vidi entrare nell'aula con la sua solita espressione quasi indifferente, ma anche e forse, molto triste, o scocciata.

Quella mattina, vidi che non si girò attorno per cercare qualcuno. Preferivo restare sul vago, perchè non ero certa dei miei sentimenti. Non potevo perdere la testa per lui, se non ero sicura nemmeno di ciò che frullava nel mio cervello.

Edward continuò a fissare il professore che spiegava la lezione, e non si girò nemmeno una volta per prendere qualcosa dalla sua borsa. La cosa non mi disturbò affatto. O forse sì?

Anche alla fine della lezione, prese in fretta i suoi libri, e corse via, mentre io ero ancora intenta a raccogliere le mie cose con calma.

Anche a mensa, trovai un tavolo lontano dove mi sedetti da sola a mangiare – visto che Angela era con Ben da qualche parte - , e notai che poco dopo Alice si sedette con Jasper ad un tavolo più lontano, ma non mi notò. Ero ben nascosta.

In seguito arrivò anche Emmett, assieme a Rosalie, ma di Edward nessun traccia. Niente di niente. Perchè poi mi preoccupavo, adesso?

'Bella, domani. Pensaci domani. Oppure quando finirà la giornata e non avrai nessuna lezione.' La stessa frase mi rimbombava nella testa più e più volte, ma non riuscivo mai ad applicarla bene. Era più forte di me.

La cosa si fece difficile quando, in una lezione del pomeriggio che seguiva anche lui, non c'era. Iniziai a chiedermi il perchè, senza sapere bene il motivo per cui ne fossi interessata.

Non comprendevo perchè mi applicavo a pensarci così assiduamente. Cercai di pensare ad altro, ma la cosa si fece difficile. A cosa potevo pensare, poi? Mi veniva in mente solo il ragazzo del parco, e quella era un'altra questione spinosa. Occupò i miei pensieri per tutta l'ora, che non seguii quasi nulla della lezione. Il mio intento di liberare la mente fu definitivamente sconfitto.

Per tutto il tragitto che ci volle per raggiungere il mio dormitorio, nella testa continuavano ad esserci sempre gli stessi pensieri, che mi facevano diventare più triste e delusa, dato che non arrivavo a capo di una soluzione.

E' da dire che stavo anche leggendo un libro, per la strada, per pensare a cose diverse. Ma nulla, nulla di che.

Camminavo lenta per evitare di cadere, quando, quasi sotto alla porta della mia stanza, senti qualcuno salutarmi.

Ciao” disse. Il mio battito cardiaco accelerò di molto. Forse troppo. Ed arrossii, quando incontrai i suoi occhi verdi.

C – ciao” risposi, visibilmente timida. Non sapevo nemmeno io come definire il modo imbarazzante in cui l'avevo risposto. Mi aveva colta alla sprovvista, cazzo! Non ero davvero pronta per questo. Mi aspettavo di vederlo a lezione, di salutarlo con un cenno del capo, e finirla lì. Trovarlo adesso, qui, a pochi metri dalla porta della mia stanza, e nel bel mezzo del mio essere o non essere, era confusionario più di tutto questo messo insieme.

Mi sorrise. “Stai tornando in camera?”

Ehm” Cosa dovevo dirgli? “Sì”, risposi alla fine. Avevo paura di aver siglato il contratto con il diavolo. E se non ci fosse stato nessuno, in stanza? Non riuscii a vedermi da sola con lui.

Sto proprio venendo da lì. Avevo bisogno di dire una cosa a mia sorella”

Ah” dissi, cercando di sembrare indifferente.

Beh, ci vediamo” mi rispose, iniziando ad allontanarsi senza degnarmi di uno sguardo. Non risposi.

Andai alla porta, e la aprii.

Alice era in giro per la stanza ad aggiustare i libri sugli scaffali. Appena mi vide, si voltò e mi sorrise. “Ciao, Bella”

Hey, Alice”

Hai incontrato Edward?” mi chiese, cogliendomi di nuovo alla sprovvista.

Sì” risposi semplicemente. Avrei aggiunto anche 'E mi ha fatto salire i nervi. Mi impedisce di pensare coerentemente'.

Si illuminò e non capii perchè. Che ci fosse qualcosa sotto?

Bene” fu l'unica parola che disse. Ecco, adesso ero ancora più confusa.

Attraversai la stanza e mi diressi in camera mia. Decisi che quel pomeriggio mi sarei messa a studiare un po'. Fu un metodo a cui pensai tardi, ma che in effetti poteva aiutarmi a tenere lontane le mie preoccupazioni di quei giorni.

Avevo da fare un po' di storia contemporanea e di letteratura inglese, che erano, tra l'altro, delle materie che mi piacevano molto.

Iniziai dalla storia. Il professore aveva spiegato all'incirca una ottantina di pagine, dato che il corso era ancora all'inizio, ed io avevo cercato di apprendere tutto con assiduità e regolarità, così che in occasioni come questa mi sarei ricordata la maggior parte delle informazioni.

Cominciai a ripetere dalle prime pagine, per vedere se effettivamente, era così.

Ricordai con esattezza ogni cosa, ed impiegai pochissimo tempo per ripetere tutto. Guardai l'orologio. Ci misi una mezz'oretta, ed erano ancora le sei e trenta. Sospirai.

Posai il libro e decisi di ripetere anche letteratura inglese.

Per quella ci impiegai un po' di più, ed ogni tanto feci qualche break per sgranchirmi le gambe o roba simile. Sta di fatto che questo metodo funzionò. Non ci pensai quasi.

Quando terminai, andai a cena.

Alice si era fatta dare una specie di permesso per cucinare in stanza - tanto avevamo la cucina – e aveva preparato le lasagne al forno per tutti. Già. C'erano anche Jasper ed Emmett. No, lui non c'era. Per fortuna. Mi dava il tempo di pensare.

Nemmeno Angela c'era. Aveva telefonato poco prima per dire che sarebbe stata con Ben fino a domenica, ovvero quando lui sarebbe partito di nuovo per Hartford.

C'ero solo io. E le coppiette, naturalmente.

Emmett non fece altro che parlare per tutta la cena, parlando e ridendo su determinate persone dell'università, da professori a studenti. Questo, per me, equivaleva al modo più stupido per occupare la mente. C'erano cose più importanti.

Embè? Qualcosa di nuovo?”

Ero assorta nei miei pensieri quando Emmett mi pose quella domanda. Stavo fissando il mio piatto senza battere ciglio.

Cosa?” gli risposi, svegliandomi dal mio sonno.

Novità?”

Nessuna”

Nessuna, nessuna? Sei sicura?” disse, facendo un sorriso scaltro che mi fece sorridere, ma anche arrabbiare. I fatti tuoi mai, eh!

Nessuna”

Ah, beh, dicevo così per chiedere... Dopo ieri...”

Non risposi. Sapevo a cosa si riferiva, e pensarci per la milionesima volta senza trovare una soluzione di certo non mi aiutava. Per niente.

Emmett, dai. Non ti intromettere, sono fatti suoi” intervenne Jasper, sorridendo. Forse anche lui voleva sapere... Gli uomini. A volte molto più pettegoli delle donne. Alice gli diede una gomitata forte.

Bella, lasciali stare...”

Non fa nulla” risposi, alzandomi “E comunque adesso devo andare”

Presi il cappotto e mi avviai alla porta. “A dopo” mi disse Alice, mentre mi chiudevo la porta alle spalle. Sentii qualcuno dire 'Ma dove va?', ma non m'importò di sapere chi l'avesse detto. Erano solo fatti miei.

Quella sera c'era vento. Mi portai la sciarpa più sulla bocca, per cercare di non sentire freddo.

Raggiunsi, come al solito, il lampione del parco che ogni sera era testimone delle mie conversazioni insieme al ragazzo sconosciuto.

Era abbastanza buio, data l'ora, ma riuscii a scorgere solo la forma del lampione e della panchina, nell'oscurità. Non c'era ancora. Non era detto che sarebbe venuto.

Mi sedetti sulla panchina, e mi venne un colpo quando sentii la sua voce. Si sedette proprio accanto a me, ma non mi girai nemmeno per vedere la sua sagoma scura.

Oggi sei in ritardo” disse. La sua voce era calda e vellutata.

Il mio cuore iniziò a battere di nuovo fortissimo. Mi ricordò il mio incontro pomeridiano con Edward. Era accaduta la stessa cosa.

Tu lo eri ieri. Anzi, no. Tu ieri hai deciso direttamente di disertare” gli risposi, con tono provocativo. Volevo fargli credere di essere arrabbiata perchè ieri sera non si era presentato.

Rise. “Mi devi scusare. Ho avuto un impegno improrogabile”

Un appuntamento?” chiesi, cercando di dosare la mia curiosità. Non erano fatti miei.

Quasi”

Capisco” dissi, sospirando e cercando di essere più casuale possibile “E com'è, carina?”

Non ho detto che ero con una sola persona”

Per un momento fui internamente felice. Allora, forse... C'era una possibilità.

Ah”

Non pensare a male... Ero con degli amici”

Quindi ti divertivi?”

Diciamo”

La sua risposta mi colpì. “Perchè diciamo?”

Vedi, spesso non è detto che con una determinata compagnia ci si possa sempre divertire. Anche se quella compagnia, in effetti, è molto divertente”

Sempre i soliti pensieri filosofici. Perchè girare così intorno alla verità?

Restai in silenzio, incerta se dirgli o no quello che pensavo. Forse feci passare troppi secondi, o minuti, perchè mi chiese proprio ciò che pensavo. “Sei pensierosa?”

Un po'” Fui sincera.

So a cosa pensi...” cominciò “pensi che finalmente vuoi darmi ragione”

Ribatteva su questa cosa dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti. “Per niente” dissi, pur sapendo che era una tremenda bugia. Gli stavo dando ragione da giorni, ormai. Da troppi giorni...

Va bene. Non voglio più ripeterti le stesse cose”

Grazie”

Ma... Almeno... Ci hai pensato un po' su?” disse. Se ci ho pensato un po' su?

Cavoli, ci penso anche di notte! Maledetti sogni...

Qualche volta” dissi, seria.

Uhm. Direi allora che fai progressi”

Se lo dici tu...”

Non sai mentire. Scommetto che ci stai pensando anche adesso ma non vuoi dirmi nulla. Sei troppo orgogliosa per ammetterlo”

E aveva di nuovo ragione. Sarei mai riuscita a dirglielo in faccia?

E tu troppo superbo. Pensi di sapere tutto”

Non sono io. Sei tu. Il modo in cui parli, in cui ti muovi...”

Cosa?” Fui sorpresa dall'ultima affermazione. Lui mi osservava?

Ti vedo, sai. Non in volto, ma vedo il tuo corpo muoversi. Da un po' di incontri a questa parte...”

Adesso la curiosa ero io. Sperai che in ogni caso potesse solo vedere un corpo che si muoveva, e non una bocca che parlava. Non volevo vedesse il mio viso. O almeno non ancora.

Io no”

Vorresti vedermi?” chiese, di nuovo serio.

La sua proposta mi allettava parecchio, ma poi pensai di nuovo a me stessa. Fui di nuovo egoista.

Non lo so”

Iniziò a ridere di gusto. Non capii il perchè.

Cosa c'è da ridere?” gli chiesi.

Nulla... E che... Sei davvero strana” disse, tra le risate.

Strana?” chiesi, riflettendo sul perchè.

Hai capito bene, strana. E sai perchè? Perchè è da quasi un mese che mi incontri al buio, in questo parco. Ogni sera mi racconti le cose che ti sono accadute, ma... Non mi vuoi vedere. Potrei essere un maniaco, sai!” disse, scherzosamente.

Mi toccò le spalle con le mani. Trasalii per il contatto improvviso. Non mi aveva nemmeno toccato una mano. Quella era davvero la prima volta.

Non... credo...” dissi, cercando di ricompormi. Quel contatto aveva mosso in me qualcosa. Il cuore accelerò di nuovo, e mi sudarono le mani.

Contenta tu... Restiamo pure così, ignoti.”

Sbuffai, e lui lasciò la presa. Ero ancora un po' scossa.

Ora volevo togliermi un'altra curiosità. “E tu? Tu vorresti... Insomma... Ti piacerebbe vedermi?”

Esitò prima di rispondere. “In effetti... Mi piacerebbe molto. Non fraintendermi, sono una persona curiosa per natura, ma sono anche attratto dal mistero. Quindi... Qualunque cosa deciderai di fare, per me andrà benissimo”

Restammo in silenzio per una buona manciata di tempo.

Nessuno parlò, e non capii perchè. Erano forse terminati gli argomenti su cui discutere?

Poi, il ragazzo parlò di nuovo. “Sai, riguardo ai cambiamenti... Ci sto pensando anche io...”

Fai bene, al contrario di me... E funziona?”

Per adesso, non ne sono certo. Sto cercando di essere il più aperto possibile, e di non stare sempre sulle mie...” disse, sospirando. “E tutto questo, per una persona particolare”

Ebbi una fitta al cuore. Questa volta era lieve. Era debole perchè questa persona potevo essere io, come non potevo esserlo. Pensai di più alla seconda opzione, e avevo già gli occhi pieni di lacrime. Avevo perso, o forse mi sentivo sconfitta prima del tempo?

Sono contenta” dissi, anche se in fondo stavo male. Gli volevo già bene, anche solo parlandoci... E intanto le lacrime mi rigavano il viso. Dalla mia bocca uscirono piccoli singhiozzi.

Lui se ne accorse, e mi poggiò una mano sulla spalla.

Cosa c'è? Qualcosa che non va?” Era sempre troppo premuroso.

No – no, va tutto bene”

Non va nulla bene. Dimmi perchè piangi” disse, accarezzandomi la spalla.

Niente, sono felice per te” mentii, altro non potevo fare.

No, non è così, e tu lo sai”

E' la verità, devi credermi!” dissi, tra le lacrime.

Si allontanò, sospirando. “Va bene, tu credo. Scusami. E' vero che sono superbo. Però, spero davvero che non sia sempre per quel tipo... Ricordi la nostra promessa, no?”

Non è... assolutamente per lui... Te l'ho detto, sono felice per te...” Bugiarda! Bugiarda! Ecco le voci della mia coscienza che mi gridavano contro. Mi rodeva il fegato. Non sarei stata mai nulla per lui. Nulla. Niente di niente. Cercai di fermare le lacrime.

Guardai l'ora. Le undici. Era tardi, ma non volevo andar via.

Oh. E' davvero tardi” disse lui, improvvisamente. “Vuoi che ti accompagni?”

Cos'è, uno stratagemma per vedermi? No, grazie” risposi, improvvisamente irata.

Ma no! Lo vedi che ora non piangi più?”

Ora avevo capito. Era un modo per non farmi piangere più. Il fatto che era stato così premuroso mi fece davvero piangere ancora di più, dentro.

Mi alzai dalla panchina, pronta a sfrecciare in direzione del mio dormitorio.

Ci vediamo domani” dissi, correndo letteralmente via che non sentii nemmeno se mi rispose o no. Al contrario di andare nella mia stanza, mi diressi sotto il primo portico dell'edificio D.

Mi sedetti su una delle panchine, ed iniziai di nuovo a piangere.

Sentii delle voci di qualcuno, e cercai di asciugarmi le lacrime. Avevo paura, ma mi dissi che non poteva essere nessuno di male. Dopotutto c'erano solo studenti, nel campus.

Le voci si avvicinavano, e le sentivo bene, adesso.

Beh, credo solo che abbia bisogno di tempo. Non tutti reagiscono in fretta” Emmett. Qui?

Era quasi vicino a me, potevo vederlo bene da dov'ero.

A me continua a non piacere. C'è di meglio” Rosalie? Avevo sentito così poche volte la sua voce che era davvero strano.

Rose, dai non partire sconfitta”

Li fissai, e poi Emmett si accorse di me. “Bella?” domandò.

Emmett, Rosalie”

Non è tardi per fare una passeggiata? Ci hai lasciati nel bel mezzo della cena...”

Volevo digerire” Mentii. Ad Emmett era necessario mentire. Lui però abboccava.

Mi guardò con sguardo perplesso per qualche secondo.

Uh, hai tutti gli occhi rossi... Penso proprio che dovresti tornare in stanza” Però Emmett ci vedeva bene. Sperai non avesse intuito perchè avevo gli occhi rossi.

Mi alzai, e feci per andarmene, ma la voce di Emmett mi bloccò di nuovo.

Ah, Bella... Volevo salutarti... Vedi, io e gli altri partiamo domani mattina presto per la montagna... Giusto per far un week-end carino... Quindi ci vediamo lunedì”

Beh, buon divertimento” dissi, accennando un sorriso, ed avviandomi all'edificio C.

Emmett e Rosalie proseguirono nella direzione opposta.

  
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