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Autore: Alex_Andria    20/02/2013    5 recensioni
Slices of life di Gareth Eldrige e Alexandria Mayfield. Io le chiamo Garalex, racconti di come uno dei più farfalloni di Black Friars si sia fatto incastrare dalla giovane Alexandria e di come la loro storia d'amore si sviluppi, intrecciandosi alle vicende degli altri personaggi di BF.
Le storie traggono spunto dalle vicende che Alex e Gar vivono nel GdR di Black Friars.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexandria Mayfield, Altri, Gareth Eldrige
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Gareth,
che mi ama e mi sopporta.
Tu sei tutto per me.
Questo racconto non l’avrei scritto se 
non sentissi quello che sento per te.

                                                                                                 
Questo racconto è nato l’8 Novembre 2012 in seno a un discorso tra me e l’allora mio fidanzato Gareth Eldrige nel GdR di Black Friars.Questo è il risultato delle mie fantasie su quell'argomento.
E’ quello che mi piace chiamare una Garalex, Gareth Eldrige e Alexandria Mayfield.    

                                                                                                                 *      *     *                                                                                                                                   

                                                                                   
La luce filtrava dalle imposte semiaperte illuminando debolmente la camera da letto del Collegio di Altieres che divideva con le cugine Caroline e Fayette.
Le ragazze non c’erano, adesso era da sola… completamente  sola…
Non era voluta ritornare a casa per le vacanze con loro e ormai, ne era convinta, aveva fatto la cosa giusta.
Si girò nel letto infilando le mani sotto al cuscino, la mente che vagava, i pensieri che correvano veloci. Chiuse gli occhi sentendolo arrivare.
“Ecco, ci siamo”
Cercò di deglutire ma la sensazione che la prese alla bocca dello stomaco la costrinse ad alzarsi a metà letto abbracciandosi forte.
Rimase immobile aspettando che passasse, contava mentalmente i secondi aspettando che andasse  meglio, ma non andava meglio…
Si alzò più in fretta che potè ma si bloccò aggrappandosi alla testata del letto e vomitò.
Prese un asciugamano bagnato tamponandosi la fronte e si asciugò la bocca guardandosi allo specchio, pallida, due macchie nere a cerchiarle gli occhi, piccoli segni rossi sulle guance.
“Davvero orribile!”
 Storse la bocca mentre si riavviava i capelli, lo sguardo rivolto allo specchio, ma quello che vi vedeva riflesso non era il suo viso.
Le braccia di Gareth la stringevano, le sue mani le accarezzavano i fianchi nudi , la sua bocca la baciava e lui si muoveva lento dentro di lei.
Adorava baciarlo, passargli le mani tra i capelli, accarezzargli le guance morbide appena rasate, perdersi in quegli splendidi occhi verdi che la fissavano rapiti e stringersi a lui mentre si spingeva piano dentro di lei.
Piano, una , due, dieci volte…e ogni volta si sentiva morire e poi rinascere…
Si portò le mani sulla pancia accarezzandosi piano senza neanche accorgersene, come se fosse la cosa più naturale del mondo e forse lo era per quelle come lei.
Non potè fare a meno di sorridere chiudendo gli occhi e ricacciando indietro le lacrime
“Non devo!”
Si lavò e si vestì con cura ripetendo continuamente a se stessa che tutto sarebbe andato per il meglio, tutto si sarebbe sistemato.
“Capirà”.

Lui era già lì, bellissimo coi capelli biondi spettinati, un mezzo sorriso sulle labbra, gli occhi fissi su di lei come a voler accompagnare ogni suo passo verso di lui, la feluca in una mano, l’altra tesa verso di lei.
-Alexandria.-
Quel nome detto da lui aveva un suono dolce e sensuale, sapeva dell’effetto che aveva su di lei ogni volta che la chiamava col suo nome per intero e non Alex o Sandria,come facevano tutti, e ne sapeva approfittare.
La tirò a sè stringendole la vita con un braccio.
-Alexandria…- Le sussurrò piano all’orecchio tenendola stretta a sé. E poi  la baciò.


Lei non si mosse, non lo abbracciò, non gli rispose, si abbandonò a quel bacio come fosse l’ultimo che le fosse concesso dargli.
Gareth si scostò da lei per guardarla negli occhi, come se un piccolo presentimento volesse metterlo in guardia. Le sistemò una ciocca di capelli che insisteva a coprirle gli occhi e le sorrise rassicurante.
-Cos’hai?-
La prima volta fu mentre si trovava a lezione, due settimane prima delle vacanze. Caroline le aveva detto che probabilmente aveva mangiato troppi dolci di zucchero. Rise mentre le diceva che se non fosse stata attenta sarebbe diventata anche lei come uno di quei dolci di cui andava tanto golosa.
“Tonda come un dolce di zucchero!”
Si scostò da lui e abbassò gli occhi, non riusciva a guardarlo.
Nella sua testa quella scena era passata un milione di volte, aveva cercato le parole giuste da dirgli e le aveva ripetute all’infinito.
Voleva dirglielo, quelle parole erano lì, sulla punta della lingua, pronte a essere pronunciate, terribili o meravigliose non lo sapeva ancora.
“Cambierà tutto”
Gareth continuava a fissarla, sentiva i suoi occhi trapassarla, magnetici e interrogativi. Era un libro aperto per lui, conosceva tutto di lei, anche i suoi silenzi erano discorsi interminabili che lui sapeva ascoltare e interpretare.
All’improvviso le prese il viso tra le mani obbligandola ad alzarlo verso di lui.
- Guardami.-
Aprì gli  occhi.
I vestiti le stavano più stretti, il corsetto iniziava ad infastidirla, aveva fame delle cose più strane, un dolce e delle acciughe, un’arancia e della liquirizia.
La immaginava con le sue lentiggini e i capelli biondi, gli occhi di Gareth e la sua bocca carnosa.
Sarebbe stata bellissima, dolce e testarda, impaziente e intelligente.
Deglutì guardandolo negli occhi, non c’era altro modo, non ne conosceva un altro migliore per dirglielo.
Rimase a fissarlo ancora un po’ cercando di memorizzare ogni singolo tratto del suo viso, il naso diritto e la mascella dura, l’espressione che adesso si era fatta nervosa e preoccupata.
“ E se non volesse … e se mi lasciasse?”
La prese per le spalle quasi con rabbia, possibile avesse capito? La tenne ferma senza mai staccare gli occhi dai suoi.
-Dimmelo.-
Era stato Stephen a confermarglielo alla Misericordia, una di quelle mattine in cui aveva vomitato anche l’anima e Caroline l’aveva convinta a farsi vedere pensando si trattasse di una forte indigestione. E lo era davvero, per Carol, un’indigestione.
Non lo aveva detto a nessuno e Stephen,dal canto suo, non ne sembrava stupito ne’ tanto meno l’aveva messa in imbarazzo, giudicandola.
 Era rimasto professionale, come se non fosse suo fratello Gareth il responsabile dell’indigestione.
-Sei incinta.-
Passò una settimana chiusa in camera aspettando l’inizio delle vacanze per restare da sola.
Neanche Gareth sospettava niente, attribuendo la sua stanchezza allo studio e le sue stranezze alimentari a quel fastidioso malessere che le aveva lasciato l’indigestione.
-Dimmelo.-
Ora la sua voce si era alzata di tono e la strattonava per le spalle. Gli occhi gli brillavano di un verde acceso e la mascella era serrata in una linea dura come se stesse trattenendo la rabbia.
Aprì la bocca per rispondergli ma il suono non usciva, relegato nella sua testa dove in realtà lei stava gridando nel tentativo di farsi sentire da lui senza dover parlare.
Ma Gareth non poteva sentirla.
Allora gli prese una mano, non sapeva nemmeno come le fosse venuto, e se la mise sul grembo, coprendola con entrambe le sue.
Non gli disse niente, rimase a guardarlo con gli occhi lucidi e il battito del cuore accelerato.
-Alexandria.-
Era un sussurro il suo nome, dolce come il miele, morbido come il velluto e le accarezzava le orecchie, entrandole dentro, scorrendole nel sangue fino a raggiungere il cuore.
Gareth rimase immobile, la mano appoggiata al suo ventre, gli occhi fissi su di lei.
-Sei…sicura?-
Il modo in cui lei lo guardò fu la tacita risposta alla sua domanda. Il suo sguardo si rabbuiò mentre una lacrima scese a solcarle una guancia piena di lentiggini. Pensò che le ginocchia le dovessero essere cedute perché non sentiva più il terreno sotto i piedi, ma poi si accorse che Gareth l’aveva sollevata da terra per stringerla a sé.
La fece volteggiare tra le sue braccia tenendole la testa premuta sulla sua spalla con una mano, mentre con l’altra la teneva stretta per la schiena.
Poi si fermò e rimase così, abbracciandola  senza parlare, accarezzandole  dolcemente i capelli, baciandole piano il collo, sussurrandole parole dolci.
-Ti amo.-
Quelle due parole cominciarono a vorticarle in testa trascinando con sé settimane di dubbi e preoccupazioni, in cui più volte si era fatta prendere dallo sconforto e dalla disperazione.
Gareth continuava a tenerla stretta quasi temesse potesse rompersi o scomparire.
Lei si scostò da lui per guardarlo. La sua espressione era dolce, un lieve sorriso gli increspava le labbra. Sembrava tutto così irreale, come se stesse assistendo a una scena i cui protagonisti erano due personaggi del tutto simili a loro, ma non erano loro.
Eppure quella era lei e Gareth ora le stava davanti con aria dubbiosa, come se le avesse letto nel pensiero, percependo le sue perplessità.
La tirò a sé sistemandole una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
-Avrà le tue lentiggini e i miei capelli biondi e i miei occhi e la tua bocca e sarà bellissima, dolce e testarda, impaziente e intelligente.-
Allora lei scoppiò a ridere, sciogliendosi finalmente in un pianto liberatore.
Si  aggrappò al suo petto mentre i singhiozzi le impedivano di parlare e le lacrime scendevano copiose bagnandole il viso. Pianse  tutte le lacrime che aveva trattenuto in quelle settimane inzuppando la camicia di Gareth che continuava a tenerla stretta accarezzandole la schiena con le dita. Mentre il cuore di Gareth pulsava nelle sue orecchie, stretta in quell’abbraccio protettivo e consolatore, sapeva che non sarebbe più stata sola e che
tutto sarebbe stato diverso.  Solo una cosa pensava non sarebbe cambiata mai: Gareth e quello che provava per lui e il suo amore per lei, per loro adesso.
Alzò il viso ancora bagnato di lacrime e lo guardò come se fosse la prima volta dopo una lunga assenza, divorandolo con lo sguardo e senza fiato lo baciò con tutta la forza che aveva.
-Ti amo.-


 
Grazie a Justin, mio doppio Parabatai, che chatta con me anche quando gli bruciano gli occhi.



   
 
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