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Autore: LaniePaciock    21/02/2013    7 recensioni
Seguire un assassino è una cosa comune per Beckett, ma se all’improvviso una crisi di panico prendesse il controllo su di lei?
[pre 4x19]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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“Siete pronti?” chiese Beckett controllando che il caricatore della sua pistola fosse pieno. Finalmente avevano le prove per incastrare quel bastardo. Jason Gurd aveva già ucciso tre persone e se non l’avessero preso ora non l’avrebbero più fermato. Con un colpo secco reinserì il caricatore.
“Pronti!” esclamò Ryan finendo di sistemare l’auricolare all’orecchio.
“Quasi…” bofonchiò Castle, mentre cercava di infilarsi il suo personale giubbotto antiproiettile con su scritto WRITER. In qualche modo era riuscito a indossarlo storto. La detective sbuffò e con un gesto deciso glielo mise a posto. E dire che non era la prima volta che li seguiva in un’operazione.
“Castle, concentrati. Una volta dentro stammi dietro. E se ti dico di non muoverti…” lo avvertì minacciosa puntandogli un dito al petto. “Tu ti immobilizzi, capito?”
“Come sempre, no?” replicò lo scrittore con un sorrisetto divertito. L’occhiataccia della detective gli fece rimangiare le parole. Fece una faccia pentita e annuì. “Ok, andiamo” ordinò Beckett agli agenti. Si mise alla testa della squadra di poliziotti ed entrarono circospetti nell’edificio davanti a loro. “Esposito, la squadra esterna è pronta?” domandò all’uomo appena dietro di lei mentre raggiungevano il terzo piano.
“Sì” rispose il detective. “Ma sperano che Gurd non decida di uscire a farsi un giro…” La detective si girò a guardarlo perplessa. “Oggi c’è una manifestazione e il corteo passerà a meno di un isolato da qui” spiegò Esposito, posizionando meglio la mitraglietta in mano. “Se si infila lì dentro, avremo ben poche possibilità di riprenderlo.” Beckett annuì lentamente.
“Vediamo di non farlo scappare allora…” dichiarò la donna nel momento stesso in cui raggiunsero il piano. Attraversarono silenziosamente lo stretto corridoio con le armi in pugno e pronte all’uso. Davanti alla porta bianco sporco contrassegnata dal numero 35 si fermarono. Con un gesto la detective indicò a Castle di mettersi dietro di lei. Lo scrittore ubbidì subito. Alle loro spalle si misero altri due agenti, mentre gli altri si prepararono all’altro lato della porta con Esposito e Ryan in testa. I due fecero un cenno alla donna a indicarle che erano pronti. Annuì. Quindi prese un respiro. “Jason Gurd, NYPD! Apri!” urlò per farsi sentire all’interno dell’abitazione. Ci fu un secondo di silenzio. Quindi uno sparo contro la porta.
Beckett imprecò tra i denti e istintivamente portò un braccio all’indietro per far retrocedere Castle, attaccandolo al muro. Al suo cenno della testa, Esposito sfondò la porta con un calcio.
“NYPD!! Non muoverti!!” urlarono alcuni agenti entrando. Jason Gurd era all’interno con una pistola in mano e pronta all’uso. Infatti sparò subito contro gli agenti altri tre proiettili. Quindi, senza ripensamenti, si buttò dalla finestra a lui più vicina.
“Ma che diavolo fa??” esclamò Castle sorpreso dietro di lei.
“La scala antincendio!” capì subito la Beckett. “Espo, chiama la squadra esterna e digli che Gurd sta uscendo dal lato del palazzo!” ordinò la donna al collega raggiungendo di corsa la finestra. Quindi seguì il suo fuggitivo senza pensarci due volte. Si arrampicò oltre finestra e atterrò con un tonfo metallico sulla scala antincendio. Guardò in basso e vide il suo uomo scendere gli ultimi gradini a gran velocità. “NYPD! FERMATI!” gridò cercando di bloccarlo puntandogli la pistola contro con scarsi risultati. Gli sparò per tentare di fermarlo, ma quello semplicemente si girò e fece fuoco di rimando verso di lei. Beckett si accucciò subito per non essere presa. “Sta scappando!” informò gli altri all’auricolare la detective iniziando a scendere anche lei a gran velocità le scale.
“La squadra esterna sta già andando a intercettarlo!” sentì risponderle Esposito nell’orecchio.
“Noi passiamo da davanti e vediamo di tagliargli le altre vie di fuga!” aggiunse la voce affannata di Ryan. Probabilmente stavano correndo all’interno del palazzo.
“Sbrigatevi! Ha già quasi girato l’angolo!” esclamò la detective raggiungendo in quel momento l’asfalto. Alzò lo sguardo e vide Gurd arrivare alla fine della stradina proprio in quel momento. Gli corse dietro. Percepì che qualcuno la stava seguendo dal rumore dei passi pesanti e veloci sulle scale metalliche.
“Beckett!” La voce ansiosa dello scrittore le arrivò forte da dietro le spalle. Era lui che la seguiva. Ebbe un momento di terrore. Jason Gurd era pericoloso. Avrebbe sparato a chiunque lo braccasse senza farsi alcun problema. Anche se non fosse stato un poliziotto.
“Castle, stai indietro! Resta qui!” gli urlò senza nemmeno voltarsi. In quel momento svoltò l’angolo del palazzo. Si fermò per un secondo a cercare il suo uomo con lo sguardo. All’improvviso lo individuò in fondo alla strada. La sua maglia verde chiaro era abbastanza riconoscibile. Si lanciò dietro di lui di corsa. “Esposito, dov’è quella maledetta squadra??” domandò arrabbiata al microfono.
“Sta arrivando!” fu la replica immediata del detective. Un secondo dopo infatti la suddetta squadra spuntò da un angolo e tagliò la strada al fuggitivo. Gurd deviò e cercò di tornare indietro.
“Fermati Gurd!” gli intimò Beckett fermandosi e puntandogli contro la pistola. Ma quello non era certo intenzionato a seguire il suo ordine. Le sparò addosso e, mentre lei cercava riparo dietro un cassonetto, si infilò in un viottolo non protetto dai poliziotti.
“Detective, sta andando verso il corteo!” le urlò uno degli agenti all’auricolare.
“Cercate di fare prima di lui! Andate dall’altra parte del corteo! Se tenta di oltrepassarlo bloccatelo!” ordinò Beckett riprendendo a correre. Gli rimase dietro fino alla fine della strada e in un altro paio di stradine. Poi, come temevano, arrivò esattamente nel mezzo della manifestazione. “Cazzo!” esclamò la detective tra i denti. Lo vide infilarsi tra due tizi che reggevano uno striscione e lo seguì  velocemente. Un gruppo di manifestanti le urlò contro quando videro la scritta POLICE sul suo giubbotto, ma lei passò oltre senza degnarli di un’occhiata.
“Beckett!!” Di nuovo la voce di Castle. Molto più affannata e preoccupata di prima. L’aveva rincorsa?? Ma perché non stava mai a sentire ciò che gli ordinava!!
Non ebbe tempo di rimproverarlo. Cercò tra i partecipanti al corteo un segno di Gurd. Un guizzo verde della sua maglia tra la massa glielo fece individuare diversi metri più avanti.
Stava per rimettersi a correre quando uno scoppio la fece voltare di scatto, il cuore all’improvviso in gola, le gambe ancorate al suolo pensanti come il piombo. Delle urla iniziarono a salire dalla testa della manifestazione, neanche troppo lontana da lei. Poi un altro scoppio e un altro subito dopo. E fu il panico.
No, non poteva perdere la testa ora!! Non poteva avere una crisi ora!! Iniziò a guardarsi attorno con il respiro affannoso cercando un appiglio per restare ancorata alla realtà. La gente attorno a lei aveva iniziato a urlare più forte e a scappare. Qualcosa stava succedendo lì davanti, ma lei non vedeva niente. E questo ignoto la terrorizzava. A un certo punto le arrivò una spallata. Un mugugno di dolore le uscì dalle labbra, ma non si mosse. Non riusciva a muoversi. Sentiva il mondo vorticare intorno a lei e sapeva che se si fosse mossa sarebbe precipitata.
Altri due scoppi ravvicinati e ci fu il caos completo tra la folla. Alzando gli occhi vide alzarsi dei fumi di fumogeni. Probabilmente era iniziato uno scontro tra manifestanti e polizia. Cercò di calmarsi. Ma il respiro non voleva regolarizzarsi, il cuore non voleva smettere di battere a quel ritmo folle a cui andava, la gente non smetteva di urlare, gli scoppi continuavano a susseguirsi. Si portò le mani sulle orecchie cercando di escludere il mondo, ma lì c’erano le voci degli agenti che urlavano. Non capiva cosa dicessero e la cosa la spaventò ancora di più. Si strappò dall’orecchio l’auricolare. Non voleva più sentire. Non voleva più sentire niente. Si premette ancora di più le mani sulle orecchie e alzò lo sguardo spaesata e spaventata. Tutto era confuso. Tutto si muoveva troppo velocemente. Tutto era troppo forte.
Le arrivò un’altra spallata e stavolta cadde a terra, la faccia sull’asfalto. La massa neanche si accorse che lei era lì. L’avrebbero calpestata. Beckett sapeva, in qualche parte della sua testa ancora lucida, che sarebbe successo. Sapeva che se non si fosse alzata subito le sarebbero passati sopra, ma non riusciva muoversi. Si sentiva soffocare. Era paralizzata dalla paura.
Non sentì qualcuno chiamare il suo nome. Percepì solo che all’improvviso un corpo caldo e grande si frappose tra lei e il mondo.
“Kate!!” Quella voce… era familiare. Era spaventata, ma calda ed estremamente confortante. Non riusciva a mettere a fuoco il volto. Era così vicino, sentiva il suo respiro sul viso, ma non riusciva a capire chi era. “Kate che hai?? Dobbiamo andarcene o ci schiacceranno!!” Comprese che quel corpo lo aveva già sentito su di sé. E quasi allo stesso modo. In un altro momento da incubo. Finalmente capì che era il suo scrittore.
“Castle…” mormorò con voce rotta.
“Kate dobbiamo…” Non riuscì a finire la frase che lo interruppe.
“Ho paura… Non riesco ad alzarmi… Non voglio andare… Per favore, non mi lasciare…” Kate iniziò a balbettare terrorizzata, quasi singhiozzando. Un altro scoppio la fece nascondere di più sotto il corpo dello scrittore. Gli stringeva convulsamente le mani intorno al giubbotto antiproiettile e lo teneva sopra di sé quasi fosse un’ancora di salvezza. Fu allora che Rick capì che stava avendo un attacco di panico.
“No, no, tranquilla Kate, non me ne vado… Non vado da nessuna parte senza di te…” iniziò a sussurrarle piano lo scrittore per calmarla. Le carezzò i capelli e il viso cercando di tranquillizzarla. La gente continuava a passare intorno a loro, a tirare anche calci al povero scrittore a volte, ma a lui non importava. Era steso sopra Kate per proteggerla e non si sarebbe spostato di un millimetro. Un altro scoppio fece lanciare un debole lamento alla donna che iniziò ad agitarsi sotto di lui.
“Non respiro…” iniziò a dire in panico cercando di strapparsi il giubbotto antiproiettile.
“No, tranquilla, Kate, lo leviamo. È tutto a posto, ora lo leviamo” disse subito lo scrittore aiutandola a sfilarlo velocemente e togliendosi anche il proprio per essere più libero. La strinse a sé e le baciò la testa continuando a farle scudo con il suo corpo contro il mondo. Sperava di non schiacciarla con il suo peso, ma lei sembrava decisamente più a suo agio nascosta sotto di lui che nel mondo esterno.
Kate infilò il viso nel suo collo. Era caldo e sentendo il suo profumo forte per un attimo fu certa di essere completamente al sicuro. Ma un altro scoppio la fece tornare al mondo reale. Si strinse ancora di più a lui. All’improvviso Rick sentì delle gocce d’acqua sul suo collo e capì che la sua musa stava piangendo. Cercò di tranquillizzarla carezzandole la testa e parlandole piano. “Ssh, Kate, va tutto bene, fra poco finisce tutto… Kate, guardami…” le ordinò poi dolcemente. Lei incatenò i suoi occhi verde-marroni, lucidi e spaventati, a quello blu rassicuranti di lui. “Andrà tutto bene, ok? Fra poco finisce tutto e…” non riuscì a concludere la frase che un altro scoppio più forte degli altri, seguito da altre urla, creò ancora più panico tra le persone rimaste intorno a loro. Kate emise un lamento disperato e iniziò ad agitarsi. “No, no, Kate, va tutto bene, guardami, guardami” la richiamò Rick carezzandole il viso e i capelli, tentando di riportare l’attenzione su di lui. La sua musa sembrava una bambina disperata estremamente bisognosa di protezione. Non riuscì e non volle immaginare cosa sarebbe successo se lui non fosse stato lì in quel momento, mentre lei crollava in quel modo in mezzo a quella mandria di persone. “Guarda me, Kate. Ecco brava così…” mormorò lo scrittore lasciandole un bacio sulla fronte e stringendola di più sotto di sé. “Andrà tutto bene. Ora finisce tutto. Tu però guarda me. Concentrati su di me, ok? Resta con me, Kate…” A quelle parole la detective sembrò ricevere una scossa. Immagini frammentarie di un altro attimo di terrore si sovrapposero a quelle del momento. Altre urla, altre grida. Ma sempre lo stesso viso sopra il suo. Kate, stay with me! Una supplica dolorosa. Ma non doveva supplicare, lei voleva andare da nessuna parte senza di lui! Don’t leave me! No! Non voleva lasciarlo! Per questo era tornata! Non voleva lasciarlo! Voleva restare con lui! I love you… I love you, Kate.
“I love you…” mormorò appena la donna, a metà tra il ricordo e la realtà. Rick pensò di aver capito male. Continuò a carezzarla, a stringerla a sé e a parlarle piano, ma lei non ascoltava. Le persone intorno a loro iniziarono a diradarsi finalmente. “I love you…” sussurrò ancora a voce un po’ più forte Kate. Lo scrittore stavolta fu sicuro di averla sentita. La guardò a occhi sgranati, la bocca aperta. La donna incrociò i suoi occhi con quelli di lui. Aveva bisogno di lui. Non voleva più negare. Non voleva più mentire. L’unica persona che voleva anche nelle sue crisi peggiori era lui. La sua ancora di salvezza.
“Non lasciarmi…” mormorò aggrappandosi alla sua giacca con più forza di prima. “Resta con me… Ti amo… Ti amo, Rick…” Lo scrittore rimase immobile. Kate poté quasi vedere il suo sconcerto per aver pronunciato proprio in quel momento le parole che lui le aveva mormorato disperato il giorno del funerale di Montgomery. Lei non gli aveva detto che ricordava.
Rick d’istinto fece la prima cosa che gli passò per la testa nel sentire quelle parole. Si abbassò per gli ultimi centimetri che li dividevano e la baciò. Kate si accorse di non aver desiderato altro. Fu in quel momento che capì che si stava calmando. Il suo bacio, il suo profumo, il suo corpo caldo e sicuro su di sé, le sue braccia intorno a lei, la stavano tranquillizzando meglio di qualunque altra cosa.
Quando si staccarono non si resero nemmeno conto di essere rimasti i soli in mezzo alla strada. Rimasero qualche momento a guardarsi, quasi increduli di quello che era appena accaduto. Kate sentì finalmente di aver ripreso il controllo delle sue facoltà.
“Beckett! Castle!” esclamarono le voci sollevate di Esposito e Ryan poco lontano da loro. Alzarono la testa di scatto ricordandosi in quel momento del mondo circostante e di ciò che era appena accaduto. “Ci stavamo preoccupando. Vi abbiamo perso in mezzo alla folla…”
“Avete preso Gurd?” domandò la detective da sotto lo scrittore. Fu in quel momento che Castle si accorse di essere ancora sopra di lei. Non che non lo sapesse, ma restare su di lei davanti ai colleghi non gli sembrava una così buona idea per sopravvivere. Malvolentieri, ma velocemente, si spostò dalla donna. Esposito annuì.
“Ha tentato di passare oltre il corteo, ma il casino che ne è seguito lo ha distratto e siamo riusciti a prenderlo” spiegò il detective porgendole la mano per tirarsi in piedi. Il suo partner intanto aiutò Castle.
“Voi che fine avete fatto? Che vi è successo?” domandò Ryan. “Non avete neanche più risposto all’auricolare…” Kate si ricordò vagamente di essersi staccata nel panico l’apparecchio dall’orecchio e vide che ora le pendeva spezzato dalla giacca. Doveva essersi rotto mentre erano a terra.
“Io…” cercò di dire Beckett, ma le parole le morirono in gola. Non voleva dirgli che aveva avuto un crollo nel mezzo dell’operazione.
“Io sono caduto” esclamò Castle all’improvviso avvicinandosi a lei. “Sono caduto e per sbaglio mi sono aggrappato a Beckett e l’ho portata dietro con me.” Esposito alzò un sopracciglio.
“Lo sai che sei un danno?” disse Ryan ridacchiando. Lo scrittore alzò le spalle.
“Comunque state bene?” domandò Esposito. I due annuirono.
“Un po’ ammaccati forse, ma stiamo bene” rispose Kate per entrambi, sorridendo allo scrittore.
“A proposito, perché quando la folla se ne è andata non vi siete rialzati?” domandò curioso Ryan un attimo dopo. “Abbiamo trovato i vostri giubbotti antiproiettile, poi vi abbiamo visto a terra da lontano e pensavamo foste feriti…” Castle e Beckett si scambiarono un’occhiata veloce. A quanto pareva non avevano visto quello che era successo. Non potevano certo dirgli che si stavano baciando a terra però!
“No, no, è solo che… che pensavo di avere qualcosa di rotto e ho preferito rimanere sdraiata…” spiegò la detective imbarazzata cercando di inventarsi una scusa. Pessima tra l’altro. Trattenne il respiro sperando che i due la bevessero. Rick accanto a lei pensò bene di non fiatare. Dopo qualche secondo Esposito e Ryan sembrarono abbastanza convinti da annuire. Beckett sospirò sollevata internamente. “Beh, ora è il caso che vada” dichiarò Kate. “Ragazzi, portate voi Gurd al distretto? Vorrei andare a casa a cambiarmi, se possibile…” spiegò facendo un chiaro segno verso i suoi vestiti che ora erano sporchi e laceri in diversi punti.
“Nessun problema, Beckett” replicò Ryan. Lei gli sorrise grata, quindi fece per andarsene, ma si fermò di botto.
“Castle, vuoi un passaggio?” domandò allo scrittore voltandosi verso di lui. “Mi sembra che anche tu debba cambiarti quegli abiti. Non sia mai che il famoso scrittore del crimine giri con i vestiti mezzi distrutti…” aggiunse ridacchiando. Rick si guardò per un momento gli abiti, conciati male tanto quanto quelli della sua partner. Quindi annuì e la seguì. Appena furono fuori portata d’orecchio dei due detective, Rick decise di provare a buttare lì una battuta per vedere la sua reazione.
“C’è qualche possibilità che io possa aiutarti a togliere i vestiti?” domandò con un sorrisetto furbo. Sperava ardentemente che non cadesse di nuovo tutto nel nulla, che quello non fosse un altro bacio dato a causa del momento di tensione. Sembrava calmo, ma fremeva internamente. Gli aveva detto che lo amava. Kate Beckett aveva detto che lo amava!! Ma sarebbe accaduto ancora? O avrebbe fatto finta di niente come era sempre successo tra loro?
“In realtà speravo proprio che me lo chiedessi…” mormorò la donna mordendosi il labbro inferiore e arrossendo. “Sai, mi sento un po’ stanca e una mano mi servirebbe proprio con questi abiti…” A Rick cadde la mascella. Sgranò gli occhi e si dimenticò di respirare, bloccandosi nel mezzo della strada. Aveva… aveva seriamente detto quello che le sue orecchie avevano sentito?
Dopo un paio di passi Kate si accorse che lo scrittore era rimasto indietro. Si girò verso di lui con un sorrisetto malizioso. “Allora, non vieni?” Rick riuscì solo ad annuire. Poi fece un sorriso enorme e coprì quasi di corsa gli ultimi passi che li separavano fino ad affiancarla di nuovo. Appena girato l’angolo, nascosti alla vista degli altri, Rick all’improvviso la prese per la vita e la attirò verso di sé baciando la sua musa come aveva sempre sperato di poter fare da quattro anni…
 
Esposito e Ryan guardarono Rick e Kate allontanarsi. Poi videro lo scrittore immobilizzarsi per qualche attimo, prima di correre di nuovo dietro la donna. Appena girarono l’angolo Kevin si voltò verso il partner con la mano tesa.
“Mi devi venti dollari” esclamò sorridendo.
“Cosa?? Non se ne parla!” esclamò Javier.
“Ehi, la scommessa diceva che prima di quattro mesi dal ritorno di Beckett al distretto si sarebbero dichiarati!” affermò l’altro. “Quindi ho vinto. Sgancia!”
“Ma non si sono dichiarati!” replicò Esposito contrariato.
“E pomiciare per terra per te non vale come dichiarazione?” domandò divertito Ryan. Il suo partner sbuffò, quindi tirò fuori il portafoglio e gli schiaffò venti dollari in mano. “Spero che tu sia contento ora! Ma non credere di fregarmi. Li riavrò quei soldi!”
“E come?” chiese Kevin con tono innocente, ma ridacchiando.
“Scommetto che non ci confesseranno che stanno insieme prima di due mesi!” lanciò la sfida Javier con gli occhi socchiusi. Ryan ci pensò su un momento. Quindi annuì.
“Ci sto!”

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Xiao! :D
So che avevo detto che sarei sparita per un po', ma questa storia l'avevo già in testa da un po'... Tutto è derivato dall'immagine che ho messo all'inizio. Appena l'ho vista l'ho amata quella foto e il mio cervello non ha potuto fare a meno di creaci su una storia sui Caskett! XD E' per questo che è così corta perché mi sono concessa un po' di tempo per scriverla nei momenti di pausa! X) Grazie alle mie due consulenti Sofia e Katia! <3
Ok, ho già parlato troppo... XD Sparisco!
A presto!! :D
Lanie
  
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