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Autore: slyfox18    21/02/2013    2 recensioni
"Ero nel bosco quando è successo. Ho sempre adorato i boschi e le foreste. A dir la verità ho sempre adorato tutti quei luoghi che mi permettessero di immergermi completamente nella natura.
Anche dove sono ora c’è un bel boschetto, ma non è la stessa cosa.
Ricordo perfettamente quel giorno. A volte dimentico quanto tempo è passato e mi sembra che sia successo solo ieri…"
Ci sono giorni che cominciano male e finiscono peggio, perchè il giorno dell'apertura della caccia qualcosa potrebbe andare storto...
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dell’apertura della caccia…
 
 
 
Ero nel bosco quando è successo. Ho sempre adorato i boschi e le foreste. A dir la verità ho sempre adorato tutti quei luoghi che mi permettessero di immergermi completamente nella natura.
Anche dove sono ora c’è un bel boschetto, ma non è la stessa cosa. Gli alberi non perdono le foglie, non spuntano le gemme. I pini non profumano, gli aghi non ti pungono le dita quando li prendi in mano. I pezzettini di corteccia non ti si attaccano alla maglia quando ti siedi a terra e appoggi la schiena al tronco. La resina non ti si attacca alle dita quando la tocchi, non è appiccicosa, non ha nessun odore. Qui è tutto così…sterile e…finto.
Sono in un bosco, ma è come se non ci fossi. Non è più la stessa cosa. Da quando è successo, niente è più come prima.
Ricordo perfettamente quel giorno. A volte dimentico quanto tempo è passato e mi sembra che sia successo solo ieri…
Avevo solo vent’anni e quello era davvero un periodaccio, soprattutto quel giorno. Ero uscita di casa correndo, sbattendomi la porta alle spalle senza preoccuparmi del rumore che avrebbe fatto o se il contraccolpo avrebbe fatto cadere qualcosa. Avevo solo bisogno di un luogo dove stare in pace. Con me avevo solo una borsa con le poche cose che mi servivano per sfogarmi.
Al tempo abitavamo vicino un piccolo boschetto che, nei periodi consentiti, diventava zona di caccia. Quando era così, apparivano come funghi cartelli segnaletici di ogni genere e tipo. Quel giorno però, non c’era un bel niente, per questo decisi di scavalcare la recinzione, altrimenti me ne sarei guardata bene.
Attorno a me regnava il silenzio, se non per il rumore prodotto dalle mie scarpe sulle foglie cadute a terra. Camminai indisturbata fino al centro esatto del boschetto. Conoscevo quel luogo come le mie tasche, perché fin da quando avevo dieci anni passavo più tempo lì che a casa mia. Avevo visto un albero alla mia destra con un paio di rami abbastanza bassi da consentirmi di raggiungerli e mi ci arrampicai. Non raggiunsi la cima, mi limitai ad appostarmi su un ramo sufficientemente largo e grosso da sorreggermi e da permettermi di stare comoda.
Me ne restai lì in silenzio per un tempo infinito, senza leggere o disegnare come ero solita fare in quei momenti. Quel giorno avevo solo bisogno di silenzio e lì, in mezzo alle foglie screziate di rosso e giallo, finalmente l’avevo trovato.
All’improvviso un movimento ai piedi dell’albero attirò la mia attenzione. Guardai in basso e vidi Paffi, il gatto dei vicini, che stava tentando un agguato ad una piccola quaglia. Non avevo mai sopportato quel gatto, anche se negli anni era diventato il miglior modello per i miei disegni. Lentamente scesi dall’albero e, con un po’ di rumore, feci scappare la quaglia. Paffi rimase lì a guardarmi con astio ed io gli feci una linguaccia. Non avevo più voglia di risalire, così decisi di sedermi ai piedi dell’albero, appoggiando la schiena alla corteccia, incurante del fatto che avrei finito con lo sporcare la felpa. Tanto era di mio fratello, poi sarebbero stati problemi suoi e con la mamma se la sarebbe vista lui. Sogghignai al pensiero della strigliata a cui avrei assistito quella sera e guardai Paffi immobile davanti a me. Non è mai stato molto intelligente quel gatto, ma stava fermo quanto bastava per fare un gran bel ritratto. Un blocco da disegno ormai distrutto e un mozzicone di carboncino mi seguivano ovunque e quel giorno non era da meno.
Gli occhi antipatici e i lunghi baffi di Paffi erano finiti e stavo passando alle orecchie, quando per la seconda volta, un rumore attirò la mia attenzione. Pensai che si trattasse della quaglia di poco prima e che mi sarebbe piaciuto cambiare soggetto una volta tanto. Mi sporsi e la vidi. A poco meno di due metri da me, la piccola quaglia che per poco non era diventato il pranzo di Paffi, zampettava sulle foglie cadute. Mi sporsi ancora e mi abbassai alla sua altezza. Appoggiai il mio blocco a terra e, sempre chinata al suolo, cominciai a tracciare qualche linea veloce. Non avevo molto tempo, ma mi bastavano le basi poi sarei stata in grado di continuare da sola.
Probabilmente capendo che non le avrei fatto del male, si avvicinò a me fino ad arrivarmi a poco meno di un metro di distanza. Chinata il più possibile sul foglio, per prendere tutto dalla giusta prospettiva, lanciavo ogni tanto uno sguardo per catturare qualche particolare.
Fu allora che accadde.
Sentii uno sparo, poi un dolore fortissimo alla testa.
Un urlo mi si bloccò in gola.
La quaglia volò via.
Paffi scappò.
Io rimasi lì.
Nell’ultimo attimo di lucidità vidi il mio disegno rovinato da un laghetto rosso.
Poi il nulla.
Quando qualcuno, in questo luogo indefinito ed indefinibile, mi chiede come sono morta non posso fare altro che rispondere:
« Il giorno dell’apertura della caccia qualcuno mi ha scambiato per una quaglia»
 
 
 
 
 
 
NOTE:
L’ultima frase: “ Il giorno dell’apertura della caccia qualcuno mi ha scambiato per una quaglia” è tratta dal libro “Cartoline dai morti” di Franco Arminio.
Si tratta di un libro molto particolare, costituito da 128 piccoli racconti, molto simili alle frasi che si scrivono sulle cartoline (per l’appunto il titolo). Ognuna di queste cartoline rappresenta un diverso modo di morire, l’ultimo ricordo di chi se ne è andato o semplicemente qualcosa che voleva dire a chi è rimasto.
La mia one-shot è nata durante uno degli incontri del corso di “Scrittura creativa” a cui ho partecipato. Abbiamo analizzato alcuni stralci di questo libro e questa frase mi ha subito colpito; così quando l’insegnante ha proposto di ricamarci sopra un racconto non ho avuto dubbi…
È molto diverso da quello che scrivo di solito, ma io lo trovo carino ( anche se sono di parte:P)!
Spero mi farete sapere cosa ne pensate XD
Slyfox18
   
 
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