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Autore: SadieJT    21/02/2013    3 recensioni
Questa è una "piccola" sfida con me stessa. Prendendo spunto dallo stile dei miei tre autori preferiti (Edgar Allan Poe, Charles Baudelaire, Gabriele D'Annunzio) sviluppo dei racconti brevi che hanno come titolo e centro della storia il nome di una sindrome psicologica... Spero vi piaccia!
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Violini.

Violini e voci indistinte.

Non smettevano praticamente mai.

Era un nubifragio battente ed incessante di note fredde e pesanti portate dal vento stridente degli archetti sulle corde sottili. In alcuni momenti le voci sembravano seguire quel meraviglioso sottofondo, altre volte sembravano disinteressarsene completamente, mentre altre volte ancora erano le voci stesse a fare da sottofondo all'armonia.

La notte, poi, quell'orgia di suoni e rumori degenerava. Il volume cresceva e, nel buio, apparivano spettri danzanti.

L'impulso era quello di aprire gli occhi, ma tutte le volte ogni sforzo risultava vano, poiché gli occhi erano già spalancati. Non sembrava che l'incubo potesse giungere a una fine. Osservare quel mare di spiriti nivei ondeggiare e sobbalzare era una dolce condanna. Ognuno illuminava una piccola parte di spazio, creando un'aureola lattiginosa attorno a sé. Di tanto in tanto da quei fuochi fatui si allungava una fiammella candida; un braccio che si tendeva verso i compagni di ballo, li sfiorava delicatamente, facendoli avvampare per un secondo appena, per poi ritirarsi e tornare a far parte dello spettro che l'aveva generato. Alle prime luci dell'alba le figure danzanti sparivano, ma la musica continuava, inesorabile. 

 

Le voci divenivano sempre più chiare ed argentine, e con fervore crescente abbordavano i pensieri ancora integri, facendone focolai di follia e corruzione pronti a tendere malsane propaggini verso quel poco che di umano era sopravvissuto.

Tra le melodie che echeggiavano nell'aria si udiva di tanto in tanto una voce vera, viva, vitale.

Un urlo fatto di carne e di sangue.

L'oggettività sconcertante di quel suono squarciava l'etere, rimbalzava sulle pareti, che parevano dissolversi al suo semplice tocco, e si propagava nella foresta intricata della mente ormai marcia e decaduta.

Quando non cantavano, le voci sussurravano maliziosi inviti ad intimi giri di valzer con la Morte. A quell'attraente possibilità non si poteva resistere, non quando le figure notturne con gesti ipnotici mimavano infinite danze su infiniti ritornelli; infiniti amplessi tra braccia fatte di acuminate spine nere, per poi dissolversi alle prime luci dell'alba, rendendo straziante la solitudine appena conquistata dopo una notte insonne ed indorando l'ideale già allettante di un silenzio eterno ed assoluto.

 

Una sensazione dolce amara, come un fiore sbocciato in un deserto, bellissimo ed effimero, destinato a perire e marcire sotto l'impietoso e soffocante caldo, affiorava mentre il sibilo fievole del gas che fuoriusciva dalla bombola del metano riempiva l'aria.

Quel fischio fastidioso danzava, intrecciandosi con le note dei violini e sottolineandone l'amabile stridore, amplificando il suono ed arricchendolo con virtuosismi di voci inesistenti. Mai musica fu più dolce di quella proveniente dal violino divinamente accordato del Mietitore e che accompagna gli ultimi attimi della vita di un uomo folle.

Mai morte fu più dolce di quella consapevolmente voluta e programmata, di quell'ultimo crescendo che sfocia nel boato di una magnifica deflagrazione e che, alla fine, concede il silenzio supremo.

  
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