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Autore: TheSandPrincess    22/02/2013    5 recensioni
La guardai un attimo, e poi scoppiammo a ridere insieme, come se fossimo d’accordo. Ridevamo, ma non so se a causa della folla guidata da Clarisse che ancora attendeva il nostro ritorno, o perché eravamo vivi entrambi, anche dopo tutto quello che era successo, o semplicemente perché eravamo insieme, e ci eravamo finalmente detti tutto. Tutto quello che forse c'era sempre stato, ma che non avevamo mai ammesso. Poteva essere uno qualsiasi di quei motivi, o anche tutti e tre insieme, ma che importava? Quando devi scappare dai mostri ogni giorno, per salvarti le penne, impari che c’è un sola cosa che conta: il presente. E il mio presente mi piaceva anche troppo.
[Percabeth ♥]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Three Months.'
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La guardai, e mi venne voglia di ridere. Non perché fosse ridicola, con le alghe appiccicate ai vestiti e i capelli biondi ridotti a una massa bagnata e informe (o meglio, lo era, ma non stiamo troppo a badare ai dettagli), ma perché mi sembrava impossibile che tutto quello stesse davvero accadendo, dopo gli eventi incredibili e potenzialmente distruttivi di quel giorno. 
Quella giornata frenetica che era stata il mio compleanno, nonchè il sedicesimo compleanno più assurdo di sempre, a voler essere sinceri. 
Andiamo, ditemi chi altro si è ritrovato a combattere contro Titani e mostri nella città di New York, tra persone che non vedono né sentono nulla di quello che sta accadendo, proprio il giorno del suo sedicesimo compleanno. Esatto, nessuno. E per quanto io fossi spossato, stanco e distrutto a causa di questi eventi, guardando Annabeth mi veniva una voglia matta di ridere, per liberare finalmente tutta la gioia che avevo in corpo. Una gioia che non credevo sarebbe arrivata proprio quando avrei dovuto pensare a tutte le perdite subite, a tutti coloro che ci avevano lasciato durante quella battaglia. E il brutto era che non riuscivo neanche a sentirmi in colpa per la mia mancanza di considerazione. Almeno, non in quel momento.
- Che hai da ridere, Testa d’Alghe?- chiese lei, accorgendosi della mia espressione divertita. Stava cercando disperatamente di far uscire quanta più acqua possibile dai suoi capelli, strizzandoli e arrotolandoli mille volte. Era in momenti come quelli che ero davvero felice di essere un figlio di Poseidone: con l’acqua non avevo nessun tipo di problema.
- Niente- risposi, spostando velocemente lo sguardo su un punto inesistente.
'Solo che mi sento la persona più fortunata del mondo', pensai. Era vero. Mi sentivo incredibilmente fortunato, per il semplice fatto che ero ancora lì, e che c’era Annabeth accanto a me. Il resto non aveva davvero importanza, in quel frangente.
- Non mi pare! - ribatté lei, corrugando la fronte, mentre un ciuffo ribelle le ricadeva davanti agli occhi. Lo scacciò via con un gesto, come se fosse una mosca fastidiosa, mettendolo dietro l'orecchio. Nel farlo assunse una faccia da bimba di cinque anni in preda a una crisi di noia, alla quale era assolutamente impossibile resistere. Mi arresi, scoppiando a ridere sotto il suo sguardo, mentre lei cerava di mantenere la sua espressione torva. Il suo unico risultato fu una faccia assolutamente ridicola, che non riuscì però a renderla meno bella.
- Oh, beh, grazie tante per il sostegno!- borbottò lei, fingendosi offesa e voltandosi, mentre perseverava ostinatamente nella sua impresa.
- Non siamo mica tutti come te, sai, che quando vieni buttato nel lago dai tuoi amici e riemergi sulla sponda opposta per far loro uno scherzo non ti bagni!- continuò, staccando un’alga dalla t-shirt arancione con su scritto CAMPO MEZZOSANGUE. La guardò per un attimo, perplessa, e poi la scagliò lontano.
Mi venne il dubbio che fosse davvero seccata, solo per un momento, ma mi bastò un sguardo per capire che si era girata più per nascondere il sorriso che le era sbocciato sulle labbra che per altro, e risi alla testardaggine di quella ragazza, che a volte sapeva essere persino più bambina di me.
Lanciai uno sguardo alla sponda opposta, dove una massa di persone attendeva ansiosamente il nostro ritorno. Peccato che non potessero vederci, da lì, altrimenti si sarebbero messi l’anima in pace da un bel pezzo! Però, la nostra vendetta era più che giustificata, dato che loro ci avevano fatto fare un bel tuffo nel lago, dicendo che
"I piccioncini avevano bisogno di una rinfrescata".
Bastò il solo pensiero dell’interruzione piuttosto brusca di Clarisse e del corteo che ci aveva trasportato fino al lago, per farmi arrossire improvvisamente. Annabeth non tardò ad accorgersene, scoppiando finalmente a ridere a sua volta. L'idea che stesse ridendo di me quando ero già in imbarazzo era davvero confortante. In un modo paragonabile forse solo all’avere il proprio peggior nemico alle spalle, pronto a pugnalarti.
- Già, prendimi in giro - annuii, sempre più rosso in volto. Ma perché finivo sempre per essere io quello che si sentiva a disagio, mentre lei riusciva a prendere tutto così alla leggera? Non sarebbe dovuto essere il contrario? Insomma, sono i ragazzi quelli che si fanno coinvolgere di meno, di solito, no? E invece no! Ecco che mi dovevo sempre distaccare dagli schemi, anche se a volte non mi piaceva affatto.
- Oh, andiamo - rise lei, avvicinandosi, un sorriso bianchissimo dipinto sul volto - Non dirmi che non è stato divertente-
- Divertente? - chiesi, ironico. Imbarazzante sarebbe stato un aggettivo più appropriato, ma apparentemente nessuno in tutto il Campo Mezzosangue la pensava come me. Altrimenti non ci saremmo ritrovati in una situazione del genere.
Annabeth continuò a guardarmi con un'espressione divertita, i capelli zuppi che le ricadevano sulle spalle, e i vestiti che le aderivano al corpo in un modo che, sinceramente, non mi dispiaceva affatto, senza lasciare troppo spazio all'immaginazione. Mi resi conto troppo tardi che quello era decisamente qualcosa che non dovevo pensare. Per nessun motivo. Perché se Atena fosse stata per caso capace di leggere nel pensiero dei mortali.. Beh, Annabeth si sarebbe presto ritrovata senza un fidanzato.
- E va bene- mi arresi, finalmente, non riuscendo più a sostenere quel gioco di sguardi - E' stato divertente-
La guardai un attimo, e poi scoppiammo a ridere insieme, come se fossimo d’accordo. Ridevamo, ma non so se a causa della folla guidata da Clarisse che ancora attendeva il nostro ritorno, o perché eravamo vivi entrambi, anche dopo tutto quello che era successo, o semplicemente perché eravamo insieme, e ci eravamo finalmente detti tutto. Tutto quello che forse c'era sempre stato, ma che non avevamo mai ammesso. Poteva essere uno qualsiasi di quei motivi, o anche tutti e tre insieme, ma che importava? Quando devi scappare dai mostri ogni giorno, per salvarti le penne, impari che c’è un sola cosa che conta: il presente. E il mio presente mi piaceva anche troppo.
Sorrisi, e mi avvicinai a lei, spostandole una ciocca bionda dietro l'orecchio. Lei incrociò le braccia dietro al mio collo, senza spegnere la scintilla divertita che continuava a danzarle negli occhi. Com’era bella!
- Sai una cosa?- chiesi, appoggiando la fronte contro la sua. Sentivo il cuore che mi batteva a mille, e pensai che se avesse continuato a perdere battiti ogni volta che era così vicina a me, prima o poi sarei morto d'infarto. Più prima che poi.
- Cosa?- mormorò lei, cominciando a giocare con un ciuffo dei miei capelli.
- Ti amo - dissi, tutto d'un fiato. 
Avevo paura che se avessi esitato un secondo di più mi sarebbe mancato il coraggio, e non sarei più riuscito a pronunciare quelle piccole paroline piene di significato.
Avevo avuto intenzione di dirle come conclusione del mio discorso (quello che mi ero preparato già da un po’, ma che era risultato non essere poi un granché, dato che mi ero bloccato più di una volta, terrorizzato, e che la prima mossa l’aveva comunque dovuta fare lei), quando eravamo ancora seduti al tavolo. Solo che, tra Annabeth che aveva cominciato a ridere di me, l'irruzione di Clarisse, e il tuffo nel lago.. I miei piani erano andati in fumo. 
Lei stava per rispondere, ma non gliene diedi il tempo. La baciai, e per l'ennesima volta sentii il mio cervello liquefarsi, rendendomi assolutamente incapace di pensare. Le cinsi la vita con le braccia, e per un attimo sperai di poter restare così per sempre. Sarebbe stato un sogno.
Abbandonai le sue labbra per vederla sorridere, la fronte appoggiata contro la mia.
- Propongo un brindisi- dissi, mentre lei mi guardava con i suoi occhi grigi, raggianti come poche altre volte. Vederla così era un vero spettacolo, un po’ come guardare le fiamme del falò crescere sempre più, fino a sfiorare il cielo, cambiando colore a seconda di quanto noi ci lasciassimo coinvolgere.
- Un brindisi?- rise Annabeth - Senza bicchieri o champagne?-
Ops. Non ci avevo pensato. Era proprio vero che quella ragazza riusciva a mandare tutti i miei neuroni in crisi, e ne avevo la prova ogni volta.
- Non essere così fiscale!- cercai di minimizzare, pur di non ammettere quanto irrazionale fosse stata quella mia proposta. Non c'era tanto da chiedersi perché mi chiamasse Testa d'Alghe, a pensarci bene. E poi, era ora che cominciassi a farci l’abitudine, perché avevo come il presentimento che quel soprannome mi sarebbe rimasto appiccicato ancora a lungo.
- E va bene!- mi assecondò lei, ridendo e scuotendo lievemente la testa - A cosa vuoi brindare?-
I suoi occhi brillavano, e quasi sicuramente non era merito della luna, che vi si specchiava dentro. Mi chiesi se anche i miei stessero scintillando allo stesso modo, mentre la guardavo. Probabilmente sì.
- A noi- risposi. Due parole che nascondevano un mondo. Un mondo le cui porte mi si erano appena spalancate, dopo essere state chiuse per cinque anni. Cinque anni di risate, pianti, conquiste e perdite, pieni zeppi di eventi che sarebbero rimasti impressi nel mio cervello per tanti anni ancora, come scritti col pennarello indelebile.
- A noi-
Annabeth sorrise, e posò le sue labbra sulle mie, stringendomi ancora più a sè.
Attimi dopo eravamo entrambi di nuovo nel lago, circondati dal silenzio scuro dell’acqua. Perché diciamocelo: i baci subacquei non li batte nessuno.


 





















Yaw. 

Finalmente ho trovato l'ispirazione per scrivere un po' di fluff su questi due personaggi, che rientrano senza dubbio nella lista dei miei preferiti. Se non si fosse capito, io amo Percabeth, e il fatto che non mi venisse nessuna idea per scrivere su loro mi dispiaceva non poco. Quindi ho riletto gli ultimi capitoli di "The Last Olympian", e l'idea mi è finalmente venuta ascoltando "Raise Your Glass" di P!nk (che poi non ci azzecca un granchè con la storia, ma da cui viene il titolo della one-shot): nel libro Riordan dice che la cena subito dopo la battaglia è stata piuttosto sottotono, ma questi due, dopo averci fatto penare per cinque lunghissimi anni, prima di mettersi insieme, un brindisi se lo meriteranno pure, no? Quindi ecco qui una coppia decisamente fuori dal comune che brinda senza dei bicchieri o dello champagne, perchè un po' di follia non guasta mai.
Inizialmente non avrei voluto scrivere dal punto di vista di Percy, in prima persona, perchè poi avrei dovuto tentare di ricreare lo stile di Riordan e, siamo sinceri, io con l'ironia sono una frana. Per cui ho provato prima a scrivere in terza, ma in quel modo non mi veniva un granchè.. Quindi mi sono avventurata e ho provato a scrivere questo missing moment proprio come se andasse aggiunta alla fine del penultimo capitolo dell'ultimo libro, subito dopo la frase "E fu più o meno il miglior bacio subaqueo di sempre".
Spero di essere riuscita, almeno in parte, nel mio intento! Una recensione, anche negativa, sarebbe molto apprezzata :D 


-TheSandPrincess-
  
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