Anime & Manga > Naruto
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Autore: EuphemiaMorrigan    23/02/2013    17 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Note: Halo ^^'. Questo è un “progetto” che avevo in testa da un po', nasce visivamente. Vi spiego, alcune scene le ho viste proprio, nella mia zucca vuota.

Comunque il Gensaku-sha è colui o colei che crea (a volte) la trama di un manga. Qui però è più una “musa” ispiratrice, se così vogliamo chiamarlo.

Un bacio, buona lettura!

 

Per creare una storia basta guardarsi intorno, attentamente.

Tutto è ispirazione.

Anche la persona più scortese.

Antipatica.

Sterile.

E bastarda.

Soprattutto se sai leggere tra le righe.

E, magari, tra queste percepisci altro.

Perché l'apparenza è il più grande nemico dell'uomo.

E di un Mangaka.

 

Era il tramonto, il sole moriva oltre la linea dell'orizzonte per dar spazio all'ennesima notte, le ombre si allungavano e creavano strane forme ai loro piedi mentre si dondolavano su una delle tante altalene del parco. Da ore. Ridendo e scherzando insieme, come sempre.

Naruto amava quelle ore del giorno, osservava sognante le tenebre e la luce confondersi ed unirsi, creando disegni fantastici; storie, racconti meravigliosi; qualsiasi cosa vedesse per lui era un immenso e spettacolare disegno.

Ed amava raccontare le storie che inventava a quella bambina, così simile a lui nell'aspetto, ma completamente diversa nel carattere.

Era la sua migliore amica, l'unica che aveva da quando la sua mamma e il suo papà erano andati in cielo, almeno questo era ciò che gli dicevano le suore dell'orfanotrofio.

«Da grande farò la principessa. Avrò un castello, sarò bella e mi sposerò con un principe forte e coraggioso che mi vuole tanto bene» Affermò la bambina, sicura e sognante, spingendosi più in alto e sorridendo in direzione del compagno di giochi.

«Saresti una bellissima principessa Ino-chan» Le disse lui, ricambiando il sorriso e allungando le gambe; per poi piegarle per darsi una spinta più forte. Gli piaceva tanto giocare con lei e raccontarsi i propri sogni. Lei raccontava la storia della bella principessa Ino e lui la disegnava, inserendosi come cavaliere alla corte della principessa; lottava contro draghi, la salvava dai cattivi e poi vivevano felici e contenti: lui diventando un eroe e lei accanto al suo principe.

A quelle parole, Ino, gonfiò il petto contenta del complimento. Adorava Naruto, era il suo fratellino d'altronde «Tu invece sarai il mio cavaliere e staremo sempre insieme» Esclamò con un trillo felice.

Naruto rise forte e cristallino e rispose «Però io... Ecco, voglio fare il Mangaka da grande» Balbettò, non aveva ancora detto il suo sogno all'amica.

«Davvero?» Domandò lei, sorpresa.

«Sì» Pigolò lui imbarazzato.

Ino scese con un salto dall'altalena, sorrise felice e disse «E allora farai il Mangaka ed io la principessa a cui racconterai e farai vedere le tue storie, poi le faremo leggere a tutti e diventerai famosissimo».

Naruto sbatté le palpebre, pensava se la sarebbe presa, e poi ricambiò ancora una volta il sorriso.

Sì, ci sarebbero riusciti.

Avrebbero realizzato tutti i loro sogni. Insieme.

 

Nagato mi uccide. Nagato mi uccide. Cazzo! 'Sta volta mi ammazza davvero... Pensava un biondo ventenne, mentre correva affannato facendo lo slalom tra le macchine e tentando di non ammazzare nessuno, caricandolo come un rinoceronte.

Mancavano pochi metri alla casa editrice e lui tirò un sospiro di sollievo, se non che dovette fermarsi di colpo per non investire, con tutto il suo peso, un bambino di massimo dieci anni che camminava tranquillamente in sua direzione.

«Cazzo!» Imprecò cadendo a terra di sedere, a pochi centimetri dal marmocchio. Almeno non gli era finito contro.

Il bambino, sorpreso, si abbassò verso quello strano tizio e chiese preoccupato «Signore sta bene?»

Naruto alzò il volto, incontrando gli occhi neri del piccolo, e disse con un sorriso, rimettendosi in piedi, «Sì, sì. Scusa ti ho spaventato?».

Questo scosse la testa, leggermente imbarazzato e con le gote arrossate, non parlava mai con gli estrani; mamma gli aveva detto che non doveva farlo.

Naruto si portò una mano dietro la testa e scompigliò ancora di più il groviglio di capelli biondi, proprio quando stava per scusarsi per l'ennesima volta cominciò a piovere, d'improvviso, senza alcun preavviso.

Cazzo le bozze! Grazie al cielo mi sono portato l'ombrello... Pensò guardando il cielo plumbeo e carico di nuvoloni grigi.

«Uffa» Udì pigolare dal moccioso, si era quasi dimenticato di lui, lo vide mettere un tenero broncio e coprirsi la testa con le mani.

Mi sa che non ha l'ombrello... Si disse pensieroso, poi sbuffò e avvicinò il suo al marmocchio «Tieni!» disse con un sorriso. È un bambino mica posso farlo camminare sotto la pioggia.

Il più piccolo lo guardò per un attimo, poi accettò l'enorme ombrello arancione «Grazie, signore» mormorò lievemente.

«Di niente. Oh cavolo! Sono in un ritardo mostruoso. Ciao marmocchio» Affermò tutto d'un fiato, infilando la cartellina con le bozze dentro il cappotto. Stava per cominciare a correre quando la voce del bambino lo fermò «Sasuke. Mi chiamo Sasuke».

«Oh... Allora, ciao Sasuke -Salutò di nuovo mettendosi a correre, si girò un ultima volta verso di lui ed urlò- E NON PARLARE CON GLI ESTRANEI».

Sasuke lo guardò correre, scioccato da quelle ultime parole. Ma anche lui è un estraneo, mi sa che il signore è un po' scemo... Si disse con un leggero sorriso, poi si avviò verso casa; coperto da quel improponibile ombrello arancione.

 

Circa dieci anni dopo il loro incontro:

 

Salve, questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto, sto lavorando per cui: NON MI ROMPETE LE PALLE!

Se sei Sai: crepa lentamente.

Se sei Ino: tesoro ti voglio bene, ma sto lavorando non chiamarmi mille volte e di a tuo marito di morire!

Se sei Nagato: no cazzo! Ancora non ho una trama, non stressarmi.

Se sei Sakura, Hinata o Ten-Ten: quando avrò un'idea vi contatterò! Sakura-chan non uccidermi!

Se sei Gaara: non avrebbe funzionato! Troppo diversi, scusa.

Se sei Iruka: mi dispiace il lavoro mi sta uccidendo, chiamerò appena possibile. Si sto mangiando, si anche le verdure!

Se se Hidan invece: FOTTITI! TU, JASHIN E LE TUE SCADENZE DEL CAZZO!

Per chiunque altro: non lasciate messaggi, tanto non vi rispondo!

 

Bip.

 

Sono Sai, uccello-piccolo. Come va? Ah si, saputa la novità? Vendo più di te. Ciao fallito!”

 

Bip.

 

Naruto! Idiota! Deficiente! Mi stai facendo preoccupare e anche Sai lo è, anche se non sembra, richiamami. Stai mangiando vero? Dormi? Ti lavi? Hai biancheria pulita? Naruto, giuro che se non mi richiami entro oggi contatto la polizia!”

 

Bip.

 

Incompetente! Decerebrato! Ma perché, perché sei mio cugino? IMBECILLE! Ti uccido con le mie mani se non consegni in tempo”.

 

Bip.

 

Emmm... Naruto-sama? Ecco sono... Hinata. Vedi, Ten-Ten e Sakura sono leggermente alterate e...

-DAMMI IL TELEFONO È LUI VERO? LO SGOZZO, HINATA DAMMI IL TELEFONO-

-LO AMMAZZO! IO DEVO LAVORARE, COME FACCIO A MANTENERMI SE NON INIZIAMO MAI?-

Meglio che chiudo. Ciao Naruto-sama.”

 

Bip.

 

Potevi almeno lasciarmi faccia a faccia. Dico solo questo!”

 

Bip.

 

Fratellino? Ti sento giù di morale. Non lavorare troppo capito?”.

 

Biiiiiiiip.

 

CREPA, MOSTRO INFEDELE”.

 

U-C-C-I-D-E-T-E-M-I.

Oppure... Oppure... Datemi una cavolo di idea!

Questi erano i pensieri, non propriamente razionali, di Naruto Uzumaki: trent'anni compiuti da poco, capelli biondi costantemente scapigliati, occhi azzurri, due cicatrici sul volto e leggermente più basso della media nazionale.

Professione: Mangaka.

Ed era proprio questo il problema.

Se ne stava scompostamente seduto al tavolo di un bar: tormentandosi a sangue il labbro inferiore, con le mani nei capelli, i gomiti puntati sul duro legno e fissava con occhi spalancati, contornati da occhiaie violacee, la tavola completamente bianca.

Da ore. Senza alcun risultato.

Se le ricordava perfettamente, con terrore, le parole del suo editore, nonché cugino di secondo grado e quelle del capo redattore, un sadico attivista del culto di Jashin:

Disegna un manga di successo o sei fuori. Hai un mese di tempo...

Li odiava.

Un'idea di successo in solo un mese di tempo era impossibile.

Avevano ordinato quell'assurdità senza riflettere, nemmeno un secondo, del fatto che creare uno Shonen non era per niente una passeggiata.

Doveva pensare:

-Alla trama, ovviamente originale. Una storia che avrebbe attirato un vasto pubblico, soprattutto giovanile.

-Lo stile di disegno, era indeciso su un tratto leggermente rozzo o più lineare. Voleva che lo leggesse anche qualche ragazza.

-I paesaggi, dove ambientare la storia, come far muovere i personaggi nei vari luoghi.

-I personaggi principali e secondari, quanto spazio dare agli uni e quanto agli altri.

E mille altre cose che richiedevano più di un mese di tempo.

Sarebbe stato licenziato, se lo sentiva ed era piombato in panico; il Mangaka era l'unica cosa che sapeva fare, almeno che credeva di saper fare, come si sarebbe mantenuto?.

Disperato aveva chiesto perfino consiglio a Sai.

Sai, lo scrittore di Shojo più melenso dell'intero Giappone, la cui musa ispiratrice (come affermava) era sua moglie. Ino.

E la cosa orribile era che i suoi manga: vendevano più dei flop di Naruto.

Lo odiava. Si anche lui, nonostante fosse il marito della sua migliore amica.

Comunque parlando con Sai, come si aspettava, non aveva risolto nulla. L'unica cosa che ci aveva guadagnato era stata un insulto al suo pene. Bastardo!

A Naruto serviva uno Shonen. Non una storia d'amore per ragazzine, non dei protagonisti belli da togliere il fiato, ma intelligenti come scimmie ammaestrate.

A lui serviva: sangue, dolore, colpi scena e un protagonista forte e coraggioso

Aveva delle idee, in linea generale, ma mancava qualcosa. E senza questo tassello a completare il mosaico proprio non riusciva ad andare avanti.

«Senti o ordini qualcosa o te ne vai» Interruppe i suoi pensieri la voce secca e dura di uno dei camerieri.

Naruto alzò la testa verso di lui ed intravide, aveva gli occhi troppo stanchi visto che non dormiva decentemente da giorni, un ragazzetto di vent'anni che lo fissava incazzato nero; senza alcuna ragione.

«Un caffè» Biascicò assonnato, se non fosse stato così distrutto l'avrebbe mandato a quel paese per il tono strafottete; in fondo era più grande avrebbe dovuto portagli rispetto.

Peccato che il rispetto quello non sapesse nemmeno cos'era «Se vai in collasso per la stanchezza io non ti raccolgo» Rispose perentorio il ragazzo, girando i tacchi verso il bar per prendergli quel dannato caffè.

Naruto sbarrò gli occhi completamente scioccato. Del Tu. Quel moccioso gli aveva dato del Tu. E l'aveva anche preso in giro.

Piccolo bastardo... Pensò digrignando i denti, poi lasciò perdere troppo distrutto perfino per infuriarsi e sbatté la testa sopra il tavolo in legno, tre o quattro volte.

Perché? Perché non riesco a trovare una trama convincente?... Sì chiese tristemente.

Se perdeva il lavoro la sua vita era finita, distrutta, che altro poteva fare a trent'anni suonati?

Sarebbe morto di stenti. Anche se, visto che viveva di solo ramen in scatola e caffè, ci era molto vicino lo stesso.

Il cameriere, da Naruto soprannominato “piccolo-teme-bastardo-perfido-meschino”, tornò e, con stizza, gli sbatté la tazza davanti agli occhi.

E no. Va bene una volta, va bene la seconda, ma la terza no...

«Non dovresti almeno far finta di essere gentile?» Domandò, tentando di trattenersi dall'insultarlo pesantemente.

Calmo Naruto è un bambino... Si diceva.

«Non con un cliente che è un peso. Sono tre ore che occupi il tavolo ed hai ordinato solo un caffè, me ne fotto dei tuoi problemi e non guardarmi con quello sguardo da ebete. Sono un cameriere non ti devo cullare tra le braccia» Affermò gelido e brutale.

Uzumaki sgranò gli occhi così tanto da farseli quasi uscire dalle orbite.

È un bambino... Naruto calmati, non fare gesti affrettati è solo un bambino. Un po' stronzo, ma è piccolo...

È UN BAMBINO MORTO! Pensò nero di rabbia, mentre una vena pulsava pericolosamente sulla sua fronte, raccattò velocemente le sue cose, si tirò su dal tavolo e si avvicinò a lui, quasi ad un centimetro di distanza.

È... È... Più alto di me... Si disse scioccato, osservando il torace del “bambino”, poi alzò la testa verso di lui e sibilò «Ok Hulk. Mi hai rotto il cazzo! Mi sto trattenendo dall'ammazzarti perché sei un moccioso. Quindi stronzetto, vedi chiedermi scusa».

Il ragazzo inarcò un sopracciglio e fece una mezza risata sarcastica «Chiedere scusa? Non contarci cretino. Sarò più giovane di te, ma almeno ho un cervello. Io».

Naruto si morse il labbro, incazzato nero, pronto a farlo secco con un pugno; poi però gli tornò in mente una cosa: non posso picchiarlo, rischio la galera e poi se lo faccio Nagato mi licenzia davvero! Cazzo... Imprecò ancora più incazzato.

Sbuffò, gonfiò le guance e si incamminò verso l'uscita senza dire una parola, ma fumando di rabbia.

«Baka. Guarda che il caffè non è omaggio della casa!» Gli disse, con tono di voce leggermente più alto, il cameriere. Ormai tutta la clientela del locale li stava guardando.

Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio.

Naruto posò i soldi sul tavolo là vicino e, con spalle curve e tremanti, uscì.

Non sarebbe tornato mai più in quel posto. Mai più.

Stupido ragazzino con i capelli a culo di papera!

 

«Sasuke, non avrai leggermente esagerato?»

Il ragazzo continuò a pulire il tavolo alzando le spalle incurante «Era una seccatura inutile».

L'altro incrociò le braccia al petto osservando la porta principale, con un cipiglio sul viso «Sì, ma si vedeva che aveva avuto una brutta giornata».

«Ita-Nii, non sono uno psicologo. Non mi interessa della sua giornata» Rispose Sasuke, mostrandosi calmo ed indifferente.

Dannazione! Ma che cazzo mi è preso? In fondo che fastidio mi dava quello scemo?... Si domandava scioccato, non era da lui comportarsi in quel modo con i clienti, ma quel... Coso... L'aveva urtato da quando era entrato nel locale.

Senza una ragione.

 

Naruto sbatté la porta di casa, gettando la borsa all'ingresso e gridando «MALEDETTO FIGLIO DI PUTTANA!» Era nero, furioso ed affamato. Sopratutto affamato.

Si tolse le scarpe e raggiunse la cucina, mettendo sul fuoco una scatola di ramen precotto; premette il pulsante della segreteria ed ascoltò i nuovi messaggi, incazzandosi ancora di più.

Prese il cellulare dalla tasca dei Jeans e mandò un SMS uguale per tutti:

Sono vivo! Hinata, Ino, Iruka scusate per avervi fatto preoccupare. Gaara, perdonami, ma non sono il tipo da relazioni stabili. A tutti gli altri: Vaffanculo!”.

Lo spense, non voleva scocciature e si sedette alla scrivania, fumando ancora di rabbia.

Doveva sfogarsi o avrebbe distrutto qualcosa, quello era il periodo più brutto della sua vita!

Senza nemmeno rendersene conto si mise a disegnare, scordandosi per fino la cena. Lo faceva sempre, ogni volta che qualcosa andava male lui disegnava, senza una trama, senza un perché. Per puro istinto.

Quando finì ed osservò cosa aveva fatto sgranò gli occhi completamente scioccato.

La papera! Ho disegnato la papera... Si disse sorpreso. Mmm però, è venuto bene... Continuò guardando meglio la bozza: lì, davanti ai suoi occhi, c'era il cameriere bastardo; leggermente più piccolo, forse sui tredici anni, con una maglia a collo alto (che Naruto si figurava blu) e dei pantaloni che arrivavano all'altezza delle ginocchia; lo sguardo serio e le mani in tasca, mentre guardava verso il basso.

Non sembra un normale ragazzo di tredici anni però... Si disse pensieroso, poggiandosi la punta della matita tra le labbra.

Sembra... Beh... Quello cos'è?... Si chiese avvicinando la faccia alla bozza. Un kunai? Perché ho disegnato un kunai?... Continuò stupito, osservando l'oggetto che aveva in mano il ragazzo nella bozza, ma la trama che aveva in testa non parla di Ninja o cose simili.

Si mise le mani nei capelli ed imprecò; perché si complicava sempre la vita?.

Si sentiva maledettamente masochista.

Poi, forse per la prima volta in vita sua, ebbe un'illuminazione.

Ninja... Forse potrei provarci... Così, senza nemmeno rendersene conto, grazie ad una litigata con un perfetto sconosciuto, creò il suo primo manga di successo.

Perfino le persone più antipatiche possono darti la giusta ispirazione.

Basta coglierla al volo.

 

   
 
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