Become Strangers
I need to shake your hands
Le nostre mani
saldamente strette
fra loro, i nostri corpi intrecciati l’uno accanto all’altra fra
candide
lenzuola stropicciate. Il tiepido calore di tremanti raggi di sole che
s’infrangono sui freddi vetri della finestra, riflettono il loro
splendore su
questo letto, forse troppo piccolo per ospitare due
persone.
Morbidi sospiri, leggermente contrariati, sgorgano dalle tue così rosee
e piene
labbra.
Svegliarsi la mattina è
sempre
così difficile.
Alzi le palpebre, cercando di destarti da quell’incantato mondo dei
sogni, e i
tuoi occhi, ancora stanchi, si soffermano a scorgere il mondo
attraverso i
miei.
Sono trascorse solo poche ore, dall’ultima volta che ho incrociato i
tuoi
occhi, eppure, mi sembra sia trascorsa un’eternità.
Accoccolati fra le braccia del sole e stretti dall’unione dei nostri
corpi,
restiamo così, immobili e quieti a osservare l’immensità che si
nasconde negli
occhi dell’altro.
Mai due occhi sono riusciti a donarmi tanto desiderio come i tuoi.
Prendendo coraggio,
riscaldato dalla
profondità del tuo stesso sguardo, sfioro il tuo braccio con
delicatezza,
giocando con le dita percorro la linea del tuo corpo, risalendo verso
il collo,
soffermandomi ad ammirare la perfezione di quel tuo viso così
stranamente
spigoloso e asciutto. Lineamenti così unici e particolari che imparo ad
amare
ogni giorno di più. E senza un motivo apparente, finisco per schiudere
le
labbra, abbandonandomi ad un sorriso sincero.
L’abbagliante luce che ti avvolge
riesce a scaldarmi il cuore, come mai nessuno è riuscito a fare.
«Non ti manca mai l’energia per poter
sorridere.» dichiari in un flebile sussurro che giunge
ugualmente al mio
orecchio.
«Sono felice. – asserisco
gioendo. – Sono semplicemente felice
di poterti stare accanto.» aggiungo in un soffio, premendo il
tuo corpo
contro il mio. Cullandomi di quel magico contatto che riesce a donarmi
pace e
serenità.
Ti stringo con più foga, senza mai farti male e rido con soddisfazione.
«Donghae, è ora di svegliarsi. – una voce familiare scuote i miei
pensieri. –
Se non ti alzi, faremo tardi.» E come d’incanto il sogno
si dissolve, lasciando spazio alla semplice realtà.
Con fatica apro gli occhi, maledicendo mentalmente me stesso, quando
una luce
sin troppo intensa m’invade completamente.
«Dai, forza… Donghae!» strabuzzando la vista, fortemente indebolita sia
dalla
luce che dal sonno arretrato, metto finalmente a fuoco il volto della
persona
che tanto desidera che mi risvegli: è Leeteuk-hyung.
«Hyung…» farfuglio, con la bocca impastata dal sonno.
«Niente ma, Donghae. Ti ho lasciato dormire più del solito. Ora devi svegliarti.» afferma con
pacatezza, scompigliandomi i capelli, ma alle mie orecchie la sua voce
risuona
ugualmente autoritaria e capisco immediatamente che è meglio ubbidire
silenziosamente.
Dopo qualche istante, perso nel tentativo di metter a fuoco la stanza e
gli
oggetti che mi stanno intorno, mi soffermo a scorgere quel letto vuoto
–
il tuo – e quelle lenzuola perfettamente adagiate su di esso.
«Dov’è HyukJae?» chiedo debolmente, leggermente rattristato nel non
vederti
accanto a me.
«E’ in cucina a far colazione già da un pezzo. E se non ti spicci, ho
dato
ordine a Shindong-sshi di spazzolare anche la tua porzione!» esclama il
leader,
lasciandosi andare a una sonora risata divertita.
«Eh? Ma come?! Hyung, sei insensibile!» lo riprendo, fingendomi offeso
e, con
grande fatica riesco ad alzarmi dal letto, dileguandomi velocemente in
bagno.
Raggiungo in fretta la
cucina e mi
siedo all’unico posto ancora libero, fingendo un
raggiante sorriso quando Siwon mi rivolge
parola. Non sono particolarmente arrabbiato, ma ritrovarti seduto al
tuo posto,
proprio accanto al mio, intento a trangugiare la colazione senza
neppure
rivolgermi uno sguardo, mi rattrista a tal punto da farmi sentire un
groppo
alla gola.
Non mi parlerai nemmeno oggi, Hyukkie?
Leggermente deluso,
tento ugualmente
di non perdere il buon umore per non far preoccupare i nostri amici, ma
senza
rendermene conto assumo un’espressione sin troppo inconsueta e, senza
aggiunger
parola, termino la mia colazione assorto fra i miei stupidi
tormenti.
Poi, d’un tratto, la tua mano penzola a mezz’aria lungo il tuo fianco,
e a quel
punto tento di allungare la mia mano verso la tua, cercando
d’agguantarla nella
penombra che quella tovaglia di stoffa ricrea appena sotto la
tavola. Mi
sporgo ancora di più, ma proprio in quell’istante ti vedo alzarti con
noncuranza e darmi le spalle, per poi raggiungere Siwon-sshi e
conversare
amabilmente con lui.
Rimango senza parole.
Mi sento perso, vulnerabile e amareggiato.
Qualcosa d'importante si è rotto per sempre – sono giorni che me ne
sono
accorto, ma ho preferito fingere di non vedere, piuttosto che sbattere
la testa
contro questa verità distruttiva. Uno schiaffo in pieno volto farebbe
meno
male.
Soggiogato da sentimenti di sconforto, lascio vagare la mia mente nei
viluppi
del mio subconscio, perdendomi in mille differenti congetture.
E’ colpa mia, Hyukkie?
Un caldo abbraccio.
L’intreccio di due anime e quel senso di libertà che continua a farsi
strada
nel mio cuore.
Sono sempre stato convinto che solo restandoti accanto potessi sentirmi
felice.
Sono sempre stato convinto che solo sfiorandoti la pelle potessi
sentirmi vivo.
Sono sempre stato convinto che solo abbracciandoti potessi sentirmi
amato.
Ne sono convinto ancora adesso, davvero; da tanto.
Ma per quanto siamo vicini, continuiamo a camminare senza nemmeno più
sfiorarci.
Stiamo diventando sconosciuti, l’uno
agli occhi dell’altro.
Giorno dopo giorno, ti sento
inesorabilmente più lontano.
Se chiudo gli occhi
posso ancora
avvertire la gioia che scaturiva quando camminavamo insieme, mano nella
mano,
come se quel calore potesse darci la forza per affrontare le avversità
del
futuro.
Posso ancora percepire il tuo sguardo vigile ed irrequieto quando
cercavo di
allontanarmi dai tuoi occhi, fingendomi offeso e ricercando il calore
di due
braccia che non erano le tue. In quegli istanti, il tuo volto si faceva
serio e
venivi a cercarmi, tentando in tutti i modi di farmi sorridere,
alleggerendo la
tensione creata e sperando, in cuor tuo, di poter far pace.
Sono un ragazzino così capriccioso…
Forse è per questo che ti sei stancato di me, Hyukkie?
Il tuo sorriso nei miei
ricordi è
così radioso e sincero, che non posso far finta che tutto scorra con la
stessa
armonia di allora. Anche se i
nostri cuori sono distanti, continuo silenziosamente ad
osservarti. Non
posso far altro che sorridere timidamente, se ti vedo scherzare con
serenità
assieme a Shindong-ssi e a Leeteuk-Hyung.
Se nonostante tutto sei felice, allora devo farmelo bastare. E’ questo
che
dovrei pensare, però, non sono una persona così equilibrata, almeno non
come
credevo. E in verità, il vederti sorridere e scherzare con qualcuno che
non sia
io, mi ferisce e mi addolora ogni volta.
Perché non mi parli, HyukJae?
Sono stato così tremendamente
insensibile da non meritarmi nemmeno la tua rabbia?
Ti vedo passarmi accanto
con
disinteresse per l’ennesima volta, proseguendo avanti senza nemmeno
fermarti o
rivolgermi uno sguardo.
Quando è iniziato tutto questo?
Quand’è stata l’ultima volta che ho potuto sfiorare le tue mani o le
tue braccia,
senza sentirmi rifiutato? Quand’è stata l’ultima volta che ci siamo
guardati
negli occhi con la convinzione di poter essere l’uno parte
dell’altro?
Perché non mi dici nemmeno una parola?
Se sono io ad aver sbagliato, perché non me lo fai capire?
Prima di diventare qualunque altra cosa, non eravamo forse amici? Migliori
amici.
E allora, perché?
Simulandomi assorto t’osservo mentre le nostre truccatrici, con
sapienza e
molta pazienza, rimodellano quelle piccole imperfezioni dell’ovale del
tuo
viso.
Sono geloso e non riesco nemmeno a
nasconderlo.
Sì, geloso che loro possano toccarti.
Geloso che le loro esili e soffici mani possano sfiorare e massaggiare
il tuo
volto, mentre io, relegato quasi in un angolo di questo camerino, non
possa
avvicinarmi a te nemmeno di un metro. Se potessi dar sfogo alla rabbia
che covo
nelle profondità del cuore, probabilmente ogni oggetto di questa stanza
finirebbe per infrangersi a terra, dilaniato dalla mia irruenza; ma
nemmeno
così, riuscirei a placare i sentimenti che stringo al petto.
Quanto
deve andare ancora avanti questa situazione?
Io non so neppure se avrò ancora la forza di sopportare un’altra
giornata così.
Devo parlarti, Hyukkie…
Mi ascolterai, questa volta?
Saliamo sul palcoscenico nel nostro, appena iniziato, nuovo tour e
senza
neppure avere il tempo di pensare o di comprendere tutte quelle diverse
emozioni che invadono i nostri cuori, le urla scalpitanti dei fans
giungono
alle nostre orecchie. E prima che possa voltarmi ancora una volta verso
di te,
le luci s’abbassano e la musica si alza. Ora non c’è tempo per pensare
a quello
che è stato o a quello che sarà, la concentrazione è talmente alta che
l’adrenalina scorre veloce nel mio corpo, e sopraffatto dalla sinfonia
di
quelle note, non posso far altro che cantare a squarciagola e danzare –
preda
di quelle massacranti e al contempo divertenti, coreografie.
Probabilmente nulla
potrà tornare
com’era un tempo.
Primo o poi devo farmene una ragione, ma proprio in quell’istante, con
mia
grande sorpresa, ti avvicini a me e mi prendi per mano, scatenando un
oceano di
ragazze in acclamazione.
Credevo che ai tuoi occhi fossi
divenuto invisibile, ma forse mi sbagliavo.
La gioia che mi suscita il solo poter toccare ed accarezzare la tua
morbida
pelle, percependo il calore del tuo corpo, m’infonde un’energia nuova e
allegra, un’energia che credevo ormai perduta, assopita da tempo nel
mio cuore.
Stringo la presa con forza, accertandomi che tutto questo non sia solo
un sogno
e alzando la testa finalmente incrocio, ancora per una volta, il tuo
sguardo.
Cercando una risposta fra le mille illusioni che ormai albergano nella
mia
anima, ti sorrido del tutto incredulo, facendo spazio a sentimenti di
riconciliazione e d’amore.
Perché sì, io ti amo, da
tempo immemore.
Non te ne sei scordato, vero HyukJae?
Poter scorgere il sorriso e l’allegria nei tuoi occhi è il più bel dono
che tu
possa farmi, soprattutto se rivolti unicamente a me.
Potrei mettermi persino ad urlare tanta è la felicità che sto
abbracciando.
Non è troppo tardi per tornare indietro, vero Hyukkie?
Nelle mie orecchie, sature dalle urla dei fans e di quelle fangirls che
invocano i nostri due nomi intrecciati insieme, sorrido appagato e
chiudo
leggermente gli occhi, imprimendomi nella mente quanta forza e quanta
dedizione
quelle ragazze provino gridando: “EUNHAE!”
Sorrido ancora, continuando a stringere la tua mano sino a quando le
luci di
quel palcoscenico non si abbassano definitivamente, ricordandoci d’aver
appena
terminato un’altra tappa di quel grandioso tour che altri non è il
nostro Super
Show.
E mentre la soddisfazione e l’entusiasmo si fa strada nei cuori di
ognuno di
noi, avverto distintamente una leggera brezza
scontrarsi sulla mia pelle, ma non faccio nemmeno in tempo a rendermi
conto di
quanto stia accadendo, che intravedo la tua mano lasciare
la mia.
Non c’è alcuna delicatezza nel tuo gesto, posso tranquillamente
avvertire un
forte disinteresse impossessarsi nuovamente di te.
Hai abbandonato lentamente le mie mani
ancora una volta, ed io, per quanto abbia tentato di riavvicinarmi e di
sfiorare le punta delle tue dita, non sono riuscito a raggiungerle.
Nella confusione
generale, mentre i nostri
compagni, la nostra amata
famiglia, sì rincuora a vicenda e scherza con i membri dello
staff e il
corpo di ballo, ti allontani di qualche passo, oltrepassandomi con la
stessa
freddezza che avevi prima di salire su quello stesso palcoscenico che
ora
abbiamo alle nostre spalle.
Possibile che quest’intensa emozione che abbiamo appena condiviso, non
possa
bastare per farci tornare com’eravamo? Possibile che persino il
contatto
delle nostre mani, sia stato solo una stupida farsa per
allietare il nostro pubblico?
Arriveresti a tanto, HyukJae?
*Il
mondo si sta fermando. Ti ho già perso.
Perché fa così male? Perché sta accadendo tutto questo?
Ci accingiamo a diventare estranei.
Rimango immobile stretto nella morsa del mio solito silenzio. Alzo
appena le
palpebre, quel tanto che basta per rendermi conto che te ne stai
andando.
Stai fuggendo da me, ancora una volta.
Ti prego, parliamone Hyukkie…
Ma questa volta no, non
posso lasciarti andare. Finalmente l’ho capito.
Se ti lascio andare ancora, questa volta lo sarà per sempre. E’
solo una
mia folle percezione, ma non posso aspettare che si tramuti in realtà.
Non
stavolta.
Ci sono voluti così tanti giorni prima che potessi sfiorare le tue
mani, non
lascerò che accada una seconda volta. Ne morirei –
ne sono certo.
Con il cuore in gola mentre il mio corpo trema insicuro, corro verso di
te e
senza darti l’opportunità di scansarmi, mi tuffo sulla tua schiena,
cingendoti
da dietro.
Sei tutto quello che ho, non ti
lascerò abbandonarmi ancora.
Senza rivolgermi parola comprendi da solo che l’unica persona che possa
abbracciarti in quel modo tanto infantile possa essere solo io, e
allora cerchi
di allentare la mia presa, tentando più volte di fuggire.
No, stavolta non ti lascio, HyukJae.
Intreccio le mie mani fra loro con più decisione, cercando di mettere
quanta
più forza ho in corpo, affinché tu non riesca a fuggire da questa mia
salda
presa.
«La-lasciami…» sussurri piano, probabilmente irritato.
«No!» ribatto con decisione, cercando
d’impormi, e dopo qualche altro istante avverto le tue braccia ricadere
a peso
morto lungo i tuoi fianchi.
«Ti prego, ascoltami!» esclamo con voce incrinata, stringendoti sempre
di più,
affogando il mio volto nella tua camicia pregna
del tuo inconfondibile profumo e del tuo stesso sudore.
Non m’importa più di niente: lo giuro.
Non m’interessa se questo non è il luogo o il momento adatto per fare o
dire
certe cose, è il mio cuore a decidere, e se per lui va bene adesso, in questo fugace attimo,
allora sia.
«Non capisco perché sia iniziato questo silenzioso duello fra noi. Non
capisco
perché tu continui ad evitarmi. Non capisco perché siano trascorsi così
tanti
giorni da quando ci siamo parlarti per l’ultima volta. Non capisco così
tante
cose che mi sembra d’impazzire ogni minuto di più!» ammetto con
sincerità, e
con la voce spezzata da queste maledette e copiose lacrime che non
riesco più a
trattenere.
«Se sono stato io a sbagliare, allora dimmelo! Me ne assumerò ogni
responsabilità, lo giuro! Se invece è per qualcos’altro, allora
parlamene!
Ascolterò qualunque cosa scivolerà dalle tue labbra.» imbarazzato tento
di
nascondere ancor di più il mio volto nella tua camicia, inebriandomi a
tal
punto del tuo profumo che per poco non barcollo a terra inerme.
«Qualunque sia il problema, ti
prego, non escludermi dalla tua vita…»
A quelle parole, pronunciate con voce tremante ed insicura, ti sento
sospirare
rumorosamente, abbandonandoti completamente al mio abbraccio.
«Ho bisogno di te, HyukJae…» sussurro
appena, stravolto dagli spasmi di queste lacrime vigliacche e
dall’adrenalina
che ancora arde in me per il concerto appena sostenuto.
Rimani qualche minuto in silenzio, immobile
fra le mie braccia, ascoltando il mio pianto ormai divenuto violento e
senza
accorgertene continui a sorreggermi con la tua forte schiena, alla
quale
continuo ad aggrapparmi per non crollarti addosso.
Ti prego, dammi una
risposta. L’accetterò qualunque
essa sia.
Ti prego, parlami ancora una volta, HyukJae!
Sospiri ancora, forse più pesantemente di prima, ma non percepisco un
vero e
proprio fastidio nei tuoi respiri, forse ci leggo rassegnazione o
sconforto. Non saprei.
Poi però, una risposta finalmente arriva.
Le tue mani mascoline s’appoggiano sopra le mie, che ancora ti cingono
la
vita. Le sento accarezzare le mie con dolcezza. E in un batter
d’occhio
rabbrividisco a quel breve ma intenso contatto fra noi. Allento la
presa e
percepisco le tue mani insinuarsi fra le mie per poi cingerle con forza.
«Donghae…» un sussulto
improvviso
percorre il mio corpo. Poter ascoltare il suono melodico della tua voce
chiamare il nome è il più bel tesoro che io possa scovare.
«Mi dispiace.» aggiungi con voce ferma, ma senza che te ne renda conto
ti sento
tremare, e mi basta questo per
scorgere la verità nel tuo cuore.
Non m’importa più di nulla, nemmeno del perché sia nata questa
situazione
surreale che ci ha diviso e ci ha fatto soffrire nel profondo di noi
stessi.
Ora, l’unica cosa che desidero è poterti abbracciare così – ancora a
lungo. Sempre.
HyukJae, forse non lo sai,
ma desidero poter camminare al tuo fianco continuando ad
intrecciare le
tue mani con le mie per ogni giorno della mia vita.
Perché, Hyukkie, tu sei quanto di
più prezioso mi sia stato donato.
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NOTE
D'AUTRICE:
▶ Questo racconto nasce dopo
aver ascoltato
l'omonima canzone "BECOME STRANGER" di Cyndy Wang. La
potete ascoltare e vederne il PV a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=3B4fyi-xXzo
© LADY
ROSIEL/ Luna Azzurra