Una nuova vita
Era rimasta sola nella foresta.
Ormai c’era solo tanto silenzio intorno a
lei, ma non le importava, non se ne curava.
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era che
la sua vita era distrutta, che era stata annientata da un errore. Riprese a singhiozzare
violentemente, scossa da tremiti e piena di paura. Cosa avrebbe fatto adesso?
Come avrebbe potuto convivere col dolore di essere stata… non riusciva nemmeno
a pensarlo, non ce la faceva. Si sentiva sporca e da buttare, proprio come
quello straccio che portava addosso.
Il vento le passò sulla pelle e il gelo le
entrò nelle ossa, facendola rabbrividire.
Alzò gli occhi al cielo, sperando di vedere
qualcosa che le portasse un po’ di consolazione, ma c’era solo la luna,
dispersa in mezzo a una marea di stelle che stavano lì, immobili, e parevano
guardarla con pietà.
In quel momento si sentì un sonoro –crak- risuonare nel silenzio della foresta,
e di riflesso l'elfa domestica si nascose dietro ad
un albero.
“Il marchio si è cancellato, ma la paura
rimarrà nei loro cuori. Ora che finalmente abbiamo riportato in vita la
minaccia del Signore Oscuro, la comunità magica tornerà a tremare sentendo il
nostro nome, tornerà ad avere timore della morte!”
“Lucius, che
bacchetta è stata utilizzata per evocarlo?”
“Quella di Harry Potter, Narcissa. Quale migliore bacchetta da utilizzare per
celebrare il Suo ritorno?”
La donna rise gelidamente, poi i due
mossero qualche passo.
Erano maghi? Avrebbero potuto aiutarla?
Winky uscì lentamente allo scoperto,
facendo meno rumore possibile, e si fece vedere dalle due figure che avevano
parlato.
“Che cos’è, Lucius?”
chiese la donna. Lui guardò schifato la creatura.
“Non è niente, solo un rivoltante elfo
domestico” rispose.
“I-io mi chiama Winky, signore. Io sono
l’elfo del signor Barty Crouch”
sussurrò lei.
“E perché pensi che questo possa
interessarmi, inutile elfo?” le chiese Malfoy,
sprezzante. La piccola si rigirò la veste sdrucita tra le mani.
“Signore, Winky si chiedeva se il signore
poteva parlare al signor Crouch, così Winky può
riavere posto” spiegò. La risata che si levò nella foresta univa disprezzo,
orrore e divertimento in sé, e lei tremò di paura.
“Come può un piccolo essere insignificante
come te, uno sporco elfo domestico in disgrazia, osare anche solo pensare di
chiedere a me, Lucius Malfoy,
un favore? Mi viene il ribrezzo solo al pensiero” le rispose. Winky arretrò di
un paio di passi intimidita.
“Torna qui. Subito” le ordinò l’uomo e,
nonostante non fosse il suo padrone, lei ubbidì, avvicinandosi timidamente.
“Pensi davvero che potrei fare un favore a
te?” le domandò. Lei scosse la testa e iniziò a tremare.
“Scusi signore, Winky non sa quello che
dice. Winky pensava che, visto che lei era stata licenziata per il marchio, il
signore poteva aiutarla, ma Winky si sbagliava, Winky si scusa” rispose
balbettando.
“Licenziata per il marchio?” chiese Malfoy, incuriosito. Lei annuì.
“Signor Crouch ha
licenziato me per i problemi che ho causato quando sono stata trovata con
bacchetta di signorino Harry Potter in mano, signore, e mi ha sgridata perché
ho disubbidito” spiegò. Lucius rise forte e la
guardò.
“Sai una cosa, elfa?
Ti lascerò andare senza farti niente, per stavolta, perché mi hai fatta ridere.
Però sparisci di qui” le intimò. Lei rimase ferma.
“Winky non ha un posto dove andare,
signore, e Winky non sa come fare” ribatté.
Narcissa si guardò intorno preoccupata.
“Lucius, dobbiamo
andarcene subito! Che cosa ne sarebbe di noi se qualcuno ci trovasse
qui? Ci siamo trattenuti fin troppo!”
Poi si rivolse a Winky: “Adesso noi ce ne
andiamo. Addio, elfa” la salutò, andandosene con un
altro –crak-.
“NO! WINKY HA PAURA, NON LASCIA WINKY DA
SOLA!” gridò gettandosi dove, un attimo prima, c’era Malfoy,
ma si schiantò a terra piangente. Non sapeva davvero che fare.
Una volta a casa, Narcissa
si coricò subito e lasciò Lucius al piano di sotto a
riflettere. Era vagamente turbato da quella discussione con l’elfa
domestica, ma non avrebbe saputo spiegarne il motivo.
“Vieni a dormire, Lucius?”
lo chiamò sua moglie.
“Arrivo” rispose lui. Ma non aveva sonno,
non riusciva a togliersi da davanti agli occhi l’immagine di Winky piangente e
tremante. Non era abituato a sentirsi implorare con tanta disperazione, neanche
dagli esseri umani.
E allora decise di darle davvero una mano,
di soddisfare quell’implorante richiesta senza che nessuno lo venisse a sapere.
In fin dei conti anche lui conosceva un elfo domestico licenziato e, forse,
poteva riuscire a farli incontrare.
“Winky, Dobby è
venuto a prenderti! Dobby sa dove andare!” squittì
l’elfo domestico, emozionato.
“Winky non vuole! Winky non vuole!!”
strillava lei, picchiando i pugnetti a terra e cercando di tornare indietro.
“Ma a Hogwarts
potremo vivere con altri elfi! Professor Silente, signore, ha promesso a
entrambi un lavoro pagato, e Dobby e Winky potranno
essere elfi liberi” spiegò.
“Io no vuole! Io no vuole!”
“Winky ha un’altra vita! Winky può viverla!”
L’elfa si tranquillizzò, ma continuò a piangere.
Perché le parole di Dobby erano vere, aveva un’altra
vita.
Ma cosa puoi fare quando hai una vita che
non vuoi?