"Le tue valigie sono pronte, Haruka?" chiese mia madre dalla stanza accanto, mentre io le dicevo di sì, chiudendo l'ultima valigia.
"Perfetto, allora partiamo alle 10, cioè tra un'ora!" concluse, mentre la tonalità della sua voce diveniva sempre più bassa: difatti si stava recando in un'altra stanza, poco più lontana dalla precedente.
Avevamo già venduto quella casa ad una famiglia, a cui avremmo dato le chiavi non appena fossimo usciti definitivamente per andare a Tokyo.
Poi, all'ora che avevamo previsto già da prima, ci sedemmo in macchina. Io stavo sfogliando una rivista (Weekly Shonen Jump) di qualche mese prima, e stavo leggendo uno dei capitoli di "Giri", di Shinta.
"Mamma, papà.. ricordate Shinta Fukuda?" chiesi. Loro risposero affermativamente.
"Ecco, sapete, è diventato un mangaka. Guardate!" conclusi in fine, passando la rivista a mia madre - mio padre era alla guida -, che sembrò piuttosto sorpresa.
"E adesso sta a Tokyo?" mi chiese.
"Suppongo di sì, dato che Jump si trova lì. Be'.. sapete una cosa? Sta sempre verso i primi tre posti, ed io voglio raggiungerlo" dissi con convinzione.
"Ma non sei una mangaka!" ribatté mio padre, confuso.
"Non ancora. Ma mi impegnerò per esserlo!" feci tutta sorridente, riprendendo la rivista dalle mani di mia madre.
La prima cosa che avrei fatto dopo essermi sistemata nella nuova casa? Rintracciare Fukuda e salutarlo! Chissà com'era adesso!
Tra quei pensieri mi addormentai sul sedile della macchina, e fu mio padre a svegliarmi.
"Cavoli, quanto hai dormito!" disse, scrollandomi un po'.
Io lo guardai con gli occhi impastati dal sonno, per poi rigirarmi dall'altra parte. Peccato che prima che potessi riaddormentarmi, mio padre mi tirò su, rovinando il mio desiderio di sogni beati.
"Umpfh!" sbuffai, mentre mi rassegnavo ad alzarmi. Seguii i miei nella nostra nuova casa e impiegammo ben quattro giorni per sistemarci. Solo dopo potei dedicarmi a rintracciare Fukuda, ma prima avrei dovuto scrivere un capitolo autoconclusivo di un manga e cercare di farlo pubblicare nella Jump.
E così iniziai a disegnare, prima i name, poi le tavole definitive.
La storia parlava di una ragazza, particolarmente ossessionata dai soldi, che uccideva e tagliava in tante parti i corpi delle vittime, per poi rubargli tutti i soldi nel portafogli. Rivendeva le varie parti del corpo ad alti prezzi a varie persone, la maggior parte assassini che chiedevano mani altrui per tracciare false impronte o comunque robe varie.
Difatti, a Tokyo specialmente, i criminali si fecero vivi ogni giorno di più. Nonostante la ragazza ricavò tanti soldi da diventare ricca, la maggior parte li donava sempre. Un giorno, un ragazzo affetto da una grave malattia, la vide uccidere un uomo ricco. Il ragazzo era un amico d'infanzia dell'assassina, in passato affetto da una malattia grave che era stata curata grazie ai soldi donati dalla ragazza. Era anche per questo che la giovane uccideva la gente: tutta la sua famiglia era rimasta uccisa da gravi malattie, lei era la sola viva. Sì, tutti ad eccezione dei suoi genitori, che vide squartare vivi da un pazzo ubriaco davanti ai suoi occhi, da bambina. E con la stessa violenza di quel giorno era cresciuta, fino ad essere capace di uccidere allo stesso modo tutta quella gente. Ma quel ragazzo, adesso, le aveva promesso di non dire niente dei suoi omicidi, ma presto l'avrebbe eliminata per evitare di farle commettere ulteriori errori.
Senz'altro, era un manga di nicchia, scarno in quanto a combattimenti. Tuttavia, c'erano un sacco di maniere riguardo a come farlo svolgere, e senz'altro, i miei disegni erano perfetti da adattare a quella trama.
Così, con sicurezza, un giorno andai alla Jump, ritrovandomi di fronte ad un editor, che si presentò come Hattori. La cosa che mi rimase più impressa di quell'uomo erano i capelli ricci...
"Sono Haruka Tanaka, sono venuta per presentare queste tavole" dissi, passandogliele.
Lui le lesse con accento di stupore, poi le posò sul tavolo. Gli argomenti erano un po' forti, e infatti sembrò abbastanza scosso.
"Non mi sembravi così violenta, a giudicare dall'aspetto" rise. "Però mi piace, magari mettici un po' meno forza.. così fa proprio impressione, tanto è fatto bene!"
"Quindi.. è buono? Potrete pubblicarlo?" chiesi sognante.
"Lo chiederò al caporedattore. Mi sembri abbastanza talentuosa, comunque."
Io sorrisi. Superato questo, potevo chiedere un'ultima cosa..
"Senta.. Shinta Fukuda è un veterano, ormai, giusto? E vive a Tokyo..?"
"Certo, posso chiedere perché?"
"Sono una sua amica d'infanzia. Mi sono decisa a pubblicare leggendo i suoi manga, ma probabilmente nemmeno si ricorda di me."
"Ehi! Sono venuto di presenza perché ero di passaggio. Ho qui i name per il prossimo cap.." la voce si bloccò d'un tratto. Mi girai. Era Shinta, e mi stava guardando.
"Sei familiare."
"Mi si è presentata poco fa per pubblicare una nuova serie, ti ricorda niente "Haruka Tanaka"?" disse Hattori Yugiro, guardando il ragazzo.
"EEEEEEEEH? No, aspetta, sei tu?" urlò quello, avvicinandosi e tirandomi le guance come per avere la certezza che fossi reale.
"CERTO CHE SONO IO, IDIOTA!" urlai, e lui smise di smanettarmi la faccia, per poi cominciare a insultarmi, mentre io lo imitavo. Intanto Hattori stava in silenzio, senza sapere che fare. Poi urlò un semplice "basta" che ci fece azzittire.
"Che cacchio ci fai qui?!" disse in fine Shinta, calmandosi.
"Voglio farmi pubblicare, essere serializzata e raggiungerti. Anzi, superarti!"

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Ecco qui, finito. So che questo capitolo non è perfetto, ma se non me ne vado ora mio padre mi mangia la testa, quindi mi farò perdonare con un nuovo capitolo al più presto :3
Ci terrei a qualche recensione, se potete ^w^ Alla prossima!