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Autore: Engy_1    24/02/2013    0 recensioni
Questa storia è diversa dalle altre... un nuovo racconto ambientato in un futuro ipotetico, dove il mondo saprà il significate vero della "pace". In questo nuovo mondo ideale dove non esisteranno le guerre, le discriminazioni, le ingiustizie, la povertà, la carestia e tutti quei "diffetti" che hanno portato il nostro pianeta in un sistema di sopravvivenza basato sullo sfruttamento. I nostri protagonisti fanno parte di questa era e vi racconteranno che però non tutto è cambiato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia è diversa dalle altre... un nuovo racconto ambientato in un futuro ipotetico, dove il mondo saprà il significate vero della "pace". In questo nuovo mondo ideale dove non esisteranno le guerre, le discriminazioni, le ingiustizie, la povertà, la carestia e tutti quei "diffetti" che hanno portato il nostro pianeta in un sistema di sopravvivenza basato sullo sfruttamento. I nostri protagonisti fanno parte di questa era e vi racconteranno che però non tutto è cambiato.
 
 
 
Il sole scompariva dietro la linea dell’orizzonte, dove la luce si assopiva abbandonando la terra all’oscurità. Il vento, che spezzava il silenzio, portava con se la polvere come se, incontrollabile, avesse voluto un compagno più pietoso di se stesso. Anche l’acqua, che scendeva a gocce dal rubinetto della cucina, rintoccava nella casa.
Jason sedeva sulla poltrona, i capelli neri che dolcemente sfioravano le robuste spalle, il petto lucido color rame che si gonfiava velocemente ,e gli occhi chiusi in una morsa dolorosa. I denti pizzicavano con foga il labbro inferiore, lasciando che una goccia rossa scivolasse fino al pomo d’adamo.
-          -Non so cosa mi succede.. sono così confuso. - pensava Jason cercando di attenuare il dolore che gli martellava la testa.
-          -Cosa vi succede mio padrone?- un ragazzo, tra i 16/17 anni, si sedette al fianco di Jason e amorevolmente gli accarezzava i dolci capelli scuri.
-          -Lasciami in pace Grifo!- cacciò con riluttanza la mano del giovane. Le sue piccole e affusolate mani erano una tentazione troppo grande per lui. Il dolce calore dei suoi palmi non permetteva a Jason di rimanere lucido. Ultimamente vicino a quel piccolo moccioso continuava a perdere il controllo di se stesso, come se una forza al di fuori delle proprie capacità lo stesse trascinando negli abissi più profondi dell’inferno.
Passava l’anno 2147, la terra, a differenza delle predizioni dei Maya, aveva continuato a sopravvivere e mantenersi. Ma dopo la terza guerra mondiale, scoppiata il 26 agosto 2069 a causa della mancanza di petrolio, le nazioni si erano finalmente decise a modificare in maniera drastica il mantenimento della gente. Tutti i paesi del mondo erano passati all’energia rinnovabile, diminuendo l’inquinamento quasi del 87,5% in 16 anni.
La famiglia RosaNera, di cui faceva parte Jason, aveva avuto un ruolo importante in campo ambientale. Avevano comprato tutte le aziende elettriche (e qualsiasi potesse causare problemi all’ambienti), riassunsero tutti i lavoratori che erano stati licenziati in precedenza. Qualsiasi centro di produzione d’energia, che portasse nuovamente all’impoverimento della terra, era stata raso al suolo. Gli impiegati venivano trasferiti e finalmente, usciti dalla crisi, pagati con un vero stipendio. Poi alla fine delle lotte l’Europa non esisteva più, ma fu sostituito dalll’Enoscomo. Questo termine derivante dal greco “enose” cioè “unione” più “cosmos” ovvero “mondo” comprendeva tutti i paesi della terra, nessuno escluso. Nella ripresa del pianeta, gente di tutti i paesi aveva ritrovato un equilibrio, persino i paesi del terzo mondo erano usciti da quel continuo stato di crisi e scontri. Purtroppo però continuavano nella terra ad esserci paesi e popoli in fase di crescita, alcuni che non trovavano lavoro e non potevano permettersi un’abitazione a più di 50mila enosi (nuova moneta. Più o meno 50 mila enosi = 103,8604 euro) così, finanziate da nuove importanti aziende, nacquero le “case d’aiuto” che permettevano a tutti di dormire e mangiare sotto un tetto. Tra tutte le famiglie, c’era quella Grifo. Il ragazzo non sapendo come continuare gli studi, dopo la morte del padre, prese la decisione più difficile di tutta la sua vita: il suo lavoro consisteva nell’andava nelle famiglie più ricche per saziare il desiderio di “passione”.
-         - Ma mio signore… mi rimane solo un’ora con voi e se non posso fare niente per deliziarvi, allora sprecherete i vostri soldi…- la sua voce era tagliente come lame, le sue parole vibravano alcune volte ma, sensuali, scatenavano un sentimento animale negli uomini, o meglio nelle sue vittime.
-          -Non importa. Anzi, vai e preparami un bicchiere di vodka al limone e anche un gin secco… e non dimenticarti il ghiaccio!- Jason si sdraiò mentre vedeva il ragazzino con addosso solo un paio di mutande, completamente sporco di qualcosa di bianco e ancora madido di sudore, dirigersi verso la stanza a fianco. Si sentivano alcuni rumori sovrapporsi e al proprietario della casa davano fastidio, ma non ci faceva caso. Ormai quel ragazzino era venuto così tante volte a casa sua che sapeva come muoversi. Poi un frastuono di piatti che si spaccavano a terra e che andavano in mille frantumi scosse Jason il quale, messosi seduto di nuovo sulla poltrona, volse lo sguardo verso la cucina intendo a vedere se si scorgeva la sagoma del ragazzo.
-         - Grifo che succede?? – nessuno rispose..-  Ohi non fare l’idiota! Muoviti che ho sete e sbrigati a pulire ciò che hai rotto!- ma ancora nessuna voce rispondeva al suo richiamo severo.
-Jason aveva sempre trattato con riluttanza quel giovincello, sperando di non confondere il piacere con qualche stupido sentimento, ma improvvisamente il cuore incominciò a pulsare in maniera irregolare. Il venticinquenne provava ansia e agitazione. “Ma che mi prende…?” si domandò Jason. Si alzò fastidiosamente per andare in cucina e appena oltrepassò la porta, vide il ragazzo buttato a terra che si teneva il petto e si agitava dolorosamente. Intorno a lui tutto era andato in frantumi e una pozza rosso sangue si espandeva a grande velocità sul pavimento .
-        -  Ehi! Stai bene??- Jason non fece caso ai cocci di vetro che calpestò, prese in braccio il ragazzino e lo portò velocemente in camera.
-         - No la prego non si preoccupi per me…- Grifo cercava di trattenere le lacrime, e di tenere un tono della voce abbastanza austero da non impietosire nessuno. Sanguinava dalle braccia, dalle gambe, dalla schiena e dal petto, dove alcuni cocci di vetro si erano conficcati nella pelle.
-        -  Grifo! Devo portarti in ospedale immediatamente!- Jason fu preso da una sensazione totalmente nuova per lui. Da quando aveva memoria, non si era mai sentito così. La prima volte che Grifo si era fatto male tagliandosi con il coltellino, aveva fatto finta che non fosse successo niente, ma giorno dopo giorno incominciava a preoccuparsi sempre di più per quel moccioso.
-        -  Sa perfettamente le regole che ho stabilito…-  naturalmente Grifo si riferiva alle direttive che aveva indetto prima di finire al servizio del padrone di casa, ma quest’ultimo, come suo solito, aveva fatto finta di ascoltare e capire, ma in quel momento era concentrato su tutt’altro.
-        -  E allora cosa dovrei fare? Lasciarti morire insanguinato sul mio letto?!?- ogni secondo che passava il volto di Grifo diveniva sempre più bianco e debole, come se dalle ferite fuoriuscisse anche tutta la sua forza.
-        -  Mi scusi se le chiedo una cosa del genere però… - tossì malamente e piccoli fiocchi di sangue uscirono dalle sue ferite – Nei miei pantaloni c’è un biglietto da visita. Chiami il numero e faccia venire qua il dottor Fausto spiegandogli la situazione-  lentamente le parole che Grifo pronunciava divennero contorte e incomprensibili. La situazione stava degenerando e, preso dalla fretta, Jason fece come il ragazzino gli aveva detto. Corse verso la poltrona vicino alla finestra e con le mani tremolanti cercò disperatamente il foglietto. L’agitazione non gli permetteva di restare lucido, poi trovò un pezzo di carta su cui c’era scritto “dott. Fausto Giglioli” seguito dal numero di cellulare. Aveva le mani sporche del sangue del ragazzino. Una volta gli avrebbe fatto schifo, ma qualcosa era cambiato nel suo cuore. Compose il numero e dopo aver parlato con il medico tornò velocemente da Grifo.
-        -  Ehi fatti forza. Ha detto che tra dieci minuti sarà qua!- il volto di Jason era solcato da un sorriso forzato. Non stava cercando di convincere solo Grifo che presto sarebbe passato tutto, ma anche se stesso.
-        -  Padrone…- Grifo cercò dolorante la mano di Jason.
-        -  Chiamami per nome!- lo incoraggiò il venticinquenne afferrandogli la piccola mano.
-        -  ..Jason.. che bel nome…- Grifo provò un dolore acuto che non gli permise di continuare a parlare, poi lentamente la sua presa incominciò a farsi meno forte fino a quando…
-        -  Ehi! Grifo! Riprenditi ti prego! No… - Jason si sentì mancare. Non era possibile. Due salate lacrime solcarono il suo volto. Da quanto tempo non piangeva? O forse non aveva mai pianto, e questo avrebbe spiegato il suo tic all’occhio quando era agitato. In quel momento un flash-back attraversò la sua memoria:
-        -  Ahahah ancora?- rise con gusto Grifo.
-         - Non ridere moccioso! È una cosa seria!- lo rimproverò Jason.
“Si… mi prendeva sempre in giro per il mio tic. Adesso improvvisamente mi sento così vuoto. Mi manca la sua voce, la sua risata”
 
 
Jason si lasciò cadere sul divano in salone mentre il dottore visitava Grifo. Congiunse le mani per darsi forza e sperare con tutto se stesso che il moccioso… Grifo ce la facesse.
Dopo quasi una o due ore uscì Fausto della camera e si diresse verso Jason, il quale si alzò di scatto.
-        -  Come sta?!?- chiese preoccupato.
-       -   Ha perso davvero parecchio sangue, ma non è in pericolo. Fino a domani sera non deve muoversi per nessun motivo o le ferite si potrebbero riaprire e questa volta morirà dissanguato per davvero.- le parole del dottor Fausto non rincuoravano nessuno, tanto meno Jason che non aveva idea di come prendersi cura di qualcuno al di fuori di se stesso.
-        -  Dottore, quando crede che il ragazzo potrà tornare a casa?> domandò Jason.
-        -  Desidera così tanto sbarazzarsi di Grifo? – rise sarcastico Fausto, ma il proprietario non era in vena di scherzi – Dopodomani mattina sarà in forze per tornare anche da solo. Si ricordi le procedure per cambiare e togliere la flebo e non faccia muovere il ragazzino per nessuna ragione al mondo!- ma non poté finire che vide Grifo dietro l’uomo bronzeo che camminava lentamente. Jason si girò e quasi lo prese ad urla.
-        -  Che fai qua sciocco?!? Vai a letto!!>
-        - L’ora è finita… torno a casa così non vi distrur…> ma improvvisamente gli venne un capogiro che lo costrinse a reggersi al corpo fermo di Jason.
In quel momento una scossa li pervase. Il piccolo ragazzino guardava in alto, l’uomo adulto osservava in basso. I loro occhi si erano intrecciati e quasi, come un’onda gigantesca, si sentirono travolgere da una sensazione più simile ai dolcetti caramellosi che fanno venire la carie.
-         -  Allora… vi lascio da soli.- disse Fausto in segno di saluto, ma nessuno dei due fece caso a lui. Quando sentirono la porta chiudersi dietro di loro, allora Jason alzò senza difficoltà Grifo portandolo a se e posando con foga le labbra su quelle piccole e delicate del marmocchio. In un movimento viscido ma caldo Jason scaturiva sul volto di Grifo un brivido indescrivibile.
-        -  La prego faccia piano… mi fa male.- Grifo fece notare all’uomo che non era ancora convalescente.
-        -  Perdonami ma avevo bisogno di baciarti…- Jason, posato Grafo, gli alzò semplicemente il mento e posò ancora le labbra. Stavolta con più delicatezza e amore.
-        -  Voglio farti provare la mia stessa sensazione marmocchio… nausea mischiata a qualcosa di incredibilmente meraviglioso.- Jason continuava a premere.
-         - Si rende conto che è una contraddizione, vero?- rise dolcemente Grifo.
-        -  Lo so, ma non me ne frega niente.-  Lo prese in braccio e lo trascinò in camera da letto dove lo coricò. Facendo togliere i vestiti che aveva fatto indossare al ragazzino dopo il controllo, incominciò ad accarezzarlo con la lingua sul collo, ma poi sentì qualcosa di ruvido. Alzò il volto e vide su tutto il petto ferite cucite ancora rosee, alcune coperte con dei cerotti bianchi. In quel preciso istante cercò di riprendere possesso della sua coscienza. Fare “quello” era troppo rischioso nelle condizioni di Grifo.
-        -  Che succede?- Grifo vide l’ombra togliersi da sopra di lui e spostarsi al suo fianco.
-        -  Non possiamo… potrei farti male e in questo momento non sei nelle condizioni…- Jason si maledì per non averci pensato prima.
-         - No, no la prego! – il ragazzino lo supplicò – Non si fermi! Faccia ciò che desidera, ma la prego non mi lasci così. Quando mi tocca mi sento al sicuro, sto bene…- Jason lo scrutò in volto, non sembrava che stesse mentendo- Avvicinatosi a lui, per farlo sentire il più comodo possibile, si posizionò con il capo sopra di lui e lo baciò.
-         - Vanno bene anche dei semplici baci?- domandò Jason. Per lui era già tanto.
-        -  Si… per il momento posso accontentarmi.- Grifo provò a stringerlo con il braccio buono, ma era troppo debole e dopo un ora circa, lasciatosi andare tra le labbra del padrone, si addormentò.
-        -  Sogni d’oro marmocchio.- Jason gli diede l’ultimo bacio e, coricatosi al suo fianco, chiuse gli occhi e si lasciò andare alla stanchezza. Per la prima volta da anni riuscì a fare un sogno diverso dal solito, a colori, dove si vedere Grifo che gli sorrideva.
“Che meraviglioso sogno” pensava in cuor suo Jason, anche se ancora profondamente chiuso nel mondo dei sogni.
 
Fine.
 
 
 
Grazie mille a tutti voi che mi avete sempre seguito. Un saluto immenso a tutti e ricordate che il mondo va avanti, ma non si può cambiare l'impossibile. Però si può cercare di vivere in pace con il prossimo;)
  
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