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Autore: d r e e m    24/02/2013    4 recensioni
“Ci sta guardando, Lily” osservò Hugo tagliando obliquamente la sua porzione di uova strapazzate e allungando una mano alla ricerca di un muffin al cioccolato. Agli sguardi interrogativi della cugina, la Potter rispose con una scrollata di spalle. Fu allora che davanti agli occhi increduli del Weasley, Rose sbatté la caraffa di succo di zucca contro il tavolo, con un rumore sordo che fece risvegliare Lily dal suo stato di ibernazione.“Per l’amore di Merlino, Lily, questa volta che diavolo hai fatto a Malfoy?” [...]
“E questo cosa diamine è?” mugugnò la rossa, con tanto di occhi fuori dalle orbite, nel vedere aprirsi la parete di fronte a sé. “Si chiama scorciatoia, grifona. E questo qui, si chiama cervello ma non credo che tu ne abbia mai sentito parlare” scandì bene Scorpius picchiettandosi la tempia e spingendo di forza la Potter nel buio del passaggio.[...]
“Ma il punto è che ci ritorniamo, sempre e continuamente ricadiamo nello stesso patetico errore e sappiamo entrambi come andrà a finire se sarai tu quella che deciderai alla fine, Lily. Ma questa volta – questa fottuta volta - voglio scegliere io per te....”
Lily&Scorps ♥
Genere: Generale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Alphabet~

 

Posso darti una mano (solo per fare andare le cose per il verso giusto)
Sarò quello che ti serve (mi ucciderò per rendere
tutto perfetto -
per te)

 

 

A. [I can’t sleep no not like I used to]

Era più che sicura che l’indigestione di Cioccorane questa volta c’entrasse ben poco con l’insonnia che stava cominciando a maturarle in testa. Che si trattasse poi del russare lento e regolare della sua compagna di stanza a cinque mattonelle e mezzo di distanza dal suo letto era del tutto da escludere. Era quel genere di fastidio che neanche per tutti i galeoni del mondo avrebbe concesso a Lily almeno due o tre ore di sonno. “Dormi bene, Potter” le aveva augurato uno Scorpius sogghignante cinque gradini più sotto l’entrata della sua casa. La suddetta Potter ora si rigirava tra le lenzuola che pizzicavano come se quel letto fosse stato il fondo antiaderente di una padella. In fin dei conti si sentiva un po’ così di recente, un po’ uovo strapazzato. Scoccò un veloce sguardo alla finestra, ma il cielo da nero bluastro non ne voleva sapere di diventare più chiaro e di far venire il giorno. Ma c’era un qualcosa che le pizzicava e non era di certo il pigiama che nonna Molly le aveva confezionato. Gli ingranaggi del suo cervello cominciarono a funzionare e non ci pensò due volte ad afferrare lo specchio di Gwen dal suo comodino e ad estrarre la sua fedele bacchetta per quasi gridare lumus. Pustole, pustole ovunque - blu, violacee, marroni e alcune rosse. Avrebbe urlato, eccome se avrebbe urlato facendo svegliare dapprima i malcapitati suoi compagni Grifondoro e poi l’intera Hogwarts. Ma in cuor suo sperava che quelle urla arrivassero come una strillettera a nuocere i dolci sogni solo di Scorpius Malfoy.

 

 

B. [I can’t breath in and out like I need to]

Scorpius non aveva mai sopportato l’estate. Dopotutto a Malfoy Manor gli inverni erano particolarmente rigidi mentre le estati erano a malapena tiepide, niente in confronto alla calura che in quei primi giorni d’ottobre sembrava aver preso dimora proprio ad Hogwarts. “Non ti sembra di esagerare almeno un po’, Scorps?” si lagnò Nott il quale aggirò la camicia bianca che il Serpeverde aveva lasciato ricadere malamente sul terreno argilloso insieme alla cravatta. “Tu e le tue osservanze alle regole, non sembri neanche un Serpeverde” osservò Malfoy aguzzando la vista e tenendo in alto il mento, dimenandosi beatamente nell’acqua fredda del Lago Nero. Adam scosse il capo e le labbra gli si strapazzarono in un lieve sorriso nel momento in cui si avvicinò di più alla riva. “Non intendevo questo” disse rivolgendo un’occhiata eloquente all’acqua cristallina che aveva inghiottito il biondo il quale sembrava avesse davvero voglia di sguazzare placidamente in acqua. Solo quando due ciuffi biondi sbucarono nuovamente fuori, l’amico continuò la sua osservazione. “Non credo dovresti dare una così buona occasione alla Potter” concluse roteando gli occhi color verde oliva mentre uno strano pallore si stava insinuando sulle guance di Scorpius. Masticò qualche imprecazione e ci vollero ben due ore prima di rendesi conto che gran parte dei suoi vestiti – primi fra tutti i suoi boxer – erano finiti un po’ più in là a decorare le fronde del Platano Picchiatore.

 

 

C. [It’s breaking ice now to make any movement]

“Ci sta guardando, Lily” osservò Hugo tagliando obliquamente la sua porzione di uova strapazzate e allungando una mano alla ricerca di un muffin al cioccolato. Lily sospirò sommessamente sbocconcellando un biscotto e non staccando lo sguardo dalle minuscole lettere della Gazzetta del Profeta dalla quale stava leggendo un interessante articolo sportivo scritto dalla madre. La verità era che Lily era arrivata a leggere lucidamente solo i primi due righi e tre quarti del terzo, il resto era stato occupato dalle considerazioni inopportune e irritanti del cugino.
La rossa con finta noncuranza alzò gli occhi dalle righe del giornale e non le ci volle molto prima di rintracciare lo sguardo a dir poco glaciale di Scorpius. Lily corrugò la fronte ostentando il silenzio. Chissà magari si era svegliato con qualche nargillo di traverso. Agli sguardi interrogativi della cugina, la Potter rispose con una scrollata di spalle. Fu allora che davanti agli occhi increduli del Weasley, Rose sbatté la caraffa di succo di zucca contro il tavolo, con un rumore sordo che fece risvegliare Lily dal suo stato di ibernazione.
“Per l’amore di Merlino, Lily, questa volta che diavolo hai fatto a Malfoy?”
Il punto era quello, questa volta lei non aveva fatto proprio niente – e la cosa non le piaceva affatto.

 

 
 

D. [What’s your vice? You know mine’s illusion]

Che quella fosse già la tredicesima sigaretta nel giro di una mattinata, di questo Scorpius se ne curava ben poco o almeno non quanto il reale problema che si ergeva in ben centosessantadue centimetri alla sua destra, capelli rossi e lentiggini comprese. “Voglio assolutamente – anzi pretendo – no, esigo che ciò che avete commesso non si ripeta mai più” biascicò la Potter con l’evidente intenzione di scimmiottare Madama Pince mentre riponeva l’ennesimo volume di Storia della Magia nello scaffale impolverato della biblioteca. “Come se far scappare i gufi dalla Guferia e falli venire tutti in biblioteca fosse stato un qualcosa di accidentale” borbottò assottigliando gli occhi e scoccando un’occhiata in tralice a Malfoy che invece di scontare la sua parte di colpa se ne stava affacciato alla finestra con una sigaretta tra l’indice e il medio. Lily in un moto di stizza gli scaraventò in testa il primo libro di Babbanologia che si ritrovò tra le mani. “E adesso, per Salazar, perché mi hai colpito?” protestò Scorpius grattandosi la nuca e scoccando un’occhiata furente al suo distributore automatico di problemi. “La pianti di fumare in mia direzione? Mi dà fastidio”. Lily si limitò a scrollare le spalle e a portarsi un ciuffo ribelle dietro l’orecchio destro mentre i cannoni annunciavano l’arrivo degli studenti stranieri a Hogwarts. Dopotutto che quello fosse l’anno in cui dopo ben venticinque anni si fosse svolto nuovamente il Torneo Tremaghi, di questo loro due non se ne curavano affatto.

 

 

E. [And all at once (as I’m trying)]

Forse perché in fin dei conti il migliore amico di Zabini era proprio un prefetto, o forse era per gli incantesimi di insonorizzazione che non facevano trapelare niente al di fuori della parete che dava accesso al sotterraneo dei Serpeverde, fatto sta che le feste nella casa comune delle Serpi erano all’ordine del giorno. E Scorpius che pur ne aveva visti di timidi Tassorosso o di fieri Grifoni strisciare nei freddi sotterranei di Hogwarts per divertirsi un po’, mai avrebbe pensato di vedere lei lì con un bicchiere di Whisky Incendiario in mano. “Hai visto la piccola Potter?” lo canzonò un suo amico porgendogli un bicchiere di Acqua Viola in direzione della poltrona in pelle nera sulla quale era seduto. Per la verità ciò che lo stupiva non stava nella mano di Zabini leggermente lasciata cadere un po’ troppo oltre il limite del fondoschiena o le gambe leggermente divaricate e scoperte della rossa accavallate su quelle di una Dominique non per niente entusiasta di avere la cugina accanto, semplicemente ciò che sembrava turbare il giovane Malfoy era quel ragazzo russo dai capelli neri e gli occhi di un azzurro cristallino che proveniva dallo scuola di Durmstrang.
“Ci sta provando con Ivan”. Ma già Scorpius non lo stava più a sentire, sarà stato il volume troppo alto della musica o il caldo insopportabile che si stava venendo a creare nella loro sala comune. C’era che le stanze sarebbe potute essere anche insonorizzate, ma la notizia di Lily Luna Potter nei sotterranei del castello avrebbe fatto ben presto il giro di tutta Hogwarts.

 


F. [I can help you out (just to keep things right)]

Secondo il giudizio di Lily, Rebecca Norton era una delle ragazze più patetiche e con meno arguzia di tutto il castello – tanto da concedere la sua verginità perfino allo spregiudicato per eccellenza di tutta Hogwarts. Per cui quando la maniglia dell’armadio delle scope si aprì, e le assi del pavimento in legno cigolarono come sempre, Lily non si stupì di vedere il nodo della cravatta di Malfoy allentato così come i bottoni saltati dei puoi pantaloni e la gonna di Molly alzata fin sopra la coscia. Succedeva così, che si ritrovassero spesso in luoghi impensabili e nei momenti meno opportuni, tanto che neanche se si fossero cercati per davvero si sarebbero trovati. Si guardarono in cagnesco per un arco di tempo che solo Merlino avrebbe potuto sapere. “Piangi, Potter?” chiese spezzando il silenzio e ripiegando con le dita la camicia dentro i pantaloni della divisa sotto uno sguardo deluso di Molly. Nella sua voce vi era un tono misto tra lo sbigottimento e il divertito. Ma Lily non rispose, aveva lo stomaco infestato di stizza e le nocche delle mani rotte e gonfie per il cazzotto che aveva generosamente stampato sul naso di uno studente dalla lingua troppo lunga. Malfoy intercettò lo sguardo traslucido della rossa e si riassettò il nodo della cravatta. “Rebecca chiudi tu l’armadio” le ordinò con sguardo glaciale mentre le dita lunghe si posizionavano sul dorso della mano diafana di Lily, premendo col pollice laddove la pelle rosea sembrava essere scorticata e trascinandola a passo lento fuori da quello sgabuzzino. Secondo il giudizio di Rebecca, Lily Potter stava proprio piangendo. Nonostante ciò Scorpius non si azzardò a girarsi a guardare nemmeno per una volta almeno per una buona mezz’ora.

 

G. [I’ll be what you need]

La coperta scozzese a quadri grigi e verdi non era il massimo per una Grifondoro come Lily Potter eppure in quel momento sarebbe volentieri rimasta a rimirare i fili di lana sottili e un po’ bruciacchiati che fuoriuscivano da quella coperta che odorava di dopobarba e menta piperita pur di non andare fuori e rischiare di incontrare Ivan. “Forse dovrei andare a dormire” biascicò la rossa incuneando la esile schiena contro il fianco destro di uno Scorpius intento a maneggiare la bacchetta e rimirando i lievi sbuffi di fiamme che accartocciavano l’ennesimo foglio di pergamena. Magari il verde della casata Serpeverde non si intonava poi molto con il rosso acceso dei suoi capelli e il pallore della sua pelle tanto da sembrare trasparente. “Forse dovresti rimanere per la notte” propose il biondo inarcando le sopracciglia maliziosamente e facendo volteggiare l’ultimo brandello di carta incandescente come una piccola lucciola. “Vaffanculo, Malfoy” latrò Lily e un colpo incondizionato del piede partì in direzione della coscia del Serpeverde, il quale si limitò a roteare gli occhi, tuttavia la rossa rimase aggrovigliata nella coperta e borbottando alcune imprecazioni finì con l’addormentarsi. Ma Scorpius per quella volta non si curò dei capelli rossi della Potter incastrati tra le sue gengive né del braccio indolenzito e addormentato e della bava di lei sul suo cuscino. Bastava così poco per essere vicini senza per forza farsi del male.

 

 

H. [I’ll do anything]

La lezione che Neville Paciock, professore di Erbologia ad Hogwarts, stava svolgendo accuratamente nella sua classe in fondo al corridoio del terzo piano venne stravolta dallo schiamazzo di alcuni studenti e dei fantasmi che si aggiravano per i corridoi come allarmati. “Malfoy e Potter! Scorpius Malfoy e Lily Potter si stanno di nuovo sfidando!” parlottò Sir Nicholas con il suo accento antico passando attraverso i muri della classe e si poteva quasi giurare che stesse per perdere letteralmente la testa dall’eccitazione. Tali parole bastarono agli studenti per lasciare le loro pergamene e i loro libri e fiondarsi in una delle tante balaustre che si affacciavano di fronte alla torre nord. Lassù, i due sfidanti continuavano a fissarsi. “Puoi sempre ritirarti Malfoy” annunciò sprezzante Lily gettando uno sguardo oltre il cornicione della torre e un lieve sbuffo di vento arrivò a scompigliarle i capelli facendola rabbrividire. “Cos’è, hai fifa Potter?” Malfoy alzò un sopracciglio in tono sarcastico mentre impugnava la sua Nimbus 3000 alzandosi le maniche del maglioncino della divisa fino ai gomiti. La rossa lo cruciò con lo sguardo assottigliando gli occhi color nocciola “Ti piacerebbe”. E così un fischio, un sibilo e già cadevano nel vuoto senza avere la minima paura. Per cosa si stessero sfidando quella volta, se per noia o per conti in sospeso, gli studenti non se ne curarono né decisero di alimentare i pettegolezzi nei loro confronti. Neville pensò che in fin dei conti quei due non fossero poi così diversi dai loro padri.
La verità era che nessuno, Grifondoro o Serpeverde che fosse, vedendoli insieme avrebbe potuto dire che si amassero – ma neanche che si odiassero. Non del tutto almeno. Erano un qualcosa e quel qualcosa già bastava.

 

 

J. [goodbye apathy] 

“Sai penso che in fondo ti odia e ti tratta male perché non ha altra scelta - Lily intendo”. Con quelle parole esordì Adam frizionandosi i capelli con l’asciugamano color verde oliva e lasciando che il torso nudo si asciugasse da sé. Scorpius in maglia nera e boxer, sdraiato sul letto lo squadrò dall’alto al basso come se di fronte ai suoi occhi grigi non avesse il suo amico e compagno di stanza bensì un molliccio che aveva preso le sue sembianze. “E con questo?” biascicò con la cicca della sigaretta in bilico sulle labbra e distendendo il ginocchio destro lungo tutto il copriletto. Adam si massaggiò le meningi con i polpastrelli e provò a riformulare meglio il suo concetto. “Intendo dire che se ti dà uno schiaffo in realtà lo fa perché non può abbracciarti”. Malfoy si grattò la nuca corrugando la fronte come a trovare le parole giuste in quel calderone che si ritrovava al posto del cervello. “Non la Potter. Lei non può amare. Non dico che non sa come amare, non può e basta, è diverso. No con me.” si affrettò a dire balzando sul letto. Nott sospirò. “Tu non hai la minima idea di come sia giusta insieme a te. Di cosa hai paura?”. Se c’era in tutto il mondo magico qualcuno che Scorpius temesse più di tutti quella era di sicuro Lily Luna Potter e, nonostante sperasse con tutto il cuore che suo padre non lo venisse a sapere, se c’era una persona che avrebbe voluto tutta per sé quella era sempre Lily. “Io? Paura? Solo di farle male” Ma quel che più temeva Adam era che Lily non sapesse, non sapesse quale fosse il male peggiore, se l’amare una persona con cui non potrà stare o stare con una persona che non potrà mai amare. Ma per quanto lo riguardava la risposta era già ovvia di suo.

 

 

K. [So don’t sit still, don’t you move away from here]

Cruciò lo sguardo insistente dell’ennesimo studente di Durmstrang che guardò compiaciuto la scollatura del vestito blu notte che indossava, facendolo indietreggiare fino al corridoio che portava alla sala grande. Non era stato di certo scortese abbandonare Ivan sotto il vischio, la sua era stata un’evacuazione dal possibile incendio che sarebbe potuto divampare. E non che fosse codarda a starsene lì dietro ad una tenda, il motivo era che – torneo Tremaghi o no – lei a quell’insulsa festa non ci sarebbe dovuta andare per principio. A rincarare il profondo disagio per la scollatura prominente e il fastidio delle scarpe ai piedi, vi erano i suoi cugini e suo fratello che avrebbero ingaggiato persino un dissennatore pur di trovarla e trascinarla a forza là fuori. Dei passi si arrestarono di fronte al suo nascondiglio e la rossa maledisse il vestito un po’ troppo attillato per poter portarsi dietro la sua bacchetta. Lily gonfiò le guance pronta a scaraventare in faccia ad Albus una delle maledizioni senza perdono. “Ebbene credo che dopo l’armadio delle scope e la torre di astronomia questo sia davvero il luogo più scontato dove nascondersi – a parte l’ufficio di Gaza ovviamente” sorrise sbilenco il Malfoy racchiuso nel suo smoking gessato.

 

L [I don’t wanna be you]

“Muoviti Liliana, è scattato già il verde” Il sentore di gomma di masticare alla fragola, diverso da quelle delle sue care bolle bollenti, di Albus le arrivò al naso facendoglielo arricciare in una smorfia odiosa mentre faceva attenzione ad evitare le scarpe degli innumerevoli babbani che si stavano affollando ad attraversare quelle bizzarre strisce in un metro quadro di strada. Sbuffò sonoramente essendo già stufa di quell’idea stupida di passare la vigilia di natale a Londra e sebbene i suoi fratelli si stessero divertendo come dei ragazzini a Diagon Alley, a lei quella permanenza stava diventando odiosa. “Tesoro dov’è finito tuo fratello?” le chiese Ginny affiancando la figlia tra la massa di persone che aveva raggiunto la sponda opposta del marciapiede. Lily si limitò a scrollare le spalle mentre la madre sgusciava tra la folla attratta dalle vetrine luccicanti. Qualcuno la trattenne per il colletto della sciarpa e per poco Lily non si ritrovò con la testa a poche spanne dal marciapiede e il culo ben piantato sull’asfalto. “Porco Godric, James cos’hai in quella testa?” lo stilettò riducendo gli occhi a due fessure. Le sopracciglia del maggiore dei Potter si corrucciarono serie. “Sai dovresti frequentare meno spesso quel Malfoy, rischi di diventare come lui”. Detto quello James superò la sorella concedendole prima una misera spallata. Al cervello di Lily bastavano meno di cinque secondi per trovare almeno uno dei trilioni di modi che aveva per insultare il fratello, ma di questi non ne pronunciò neanche uno. Perché tra quei trilioni di insulti di mezzo c’era sempre il ghigno di Scorpius a ricordarle quanto suo fratello avesse fottutamente ragione.

 

 

M [I don’t walk right, not like I used to]

“Muovi quel culo, Malfoy, e corri” urlò Lily scansando a malapena una studentessa Corvonero che portava una pila di libri traballante. Ma se la Potter si era accorta della ragazzina spaurita ciò non si può dire per Malfoy il quale si trascinò qualche libro e qualche pergamena per il corridoio in marmo. “Piantala Potter di insultarmi e guarda dove cammini piuttosto” replicò Malfoy mettendo un piede dopo l’altro e cercando di superarla aumentando il passo in grandi falcate. Svoltarono velocemente l’angolo e imboccarono uno dei tanti cunicoli. Quando voleva Hogwarts sembrava essere davvero un labirinto. “Di qua” mormorò Scorpius strattonando la rossa verso la direzione opposta nella quale stava correndo. “Non essere idiota, così torneremo al punto di partenza” sbraitò Lily ponendo resistenza e sentendo il rimbombo di passi rimbalzare sulle pareti del corridoio del settimo piano. Il Serpeverde roteò gli occhi e strattonò una Lily impegnata nell’imprecare contro di lui in tutte le lingue antiche. “E questo cosa diamine è?” mugugnò la rossa, con tanto di occhi fuori dalle orbite, nel vedere aprirsi la parete di fronte a sé. “Si chiama scorciatoia, grifona. E questo qui, si chiama cervello ma non credo che tu ne abbia mai sentito parlare” scandì bene Scorpius picchiettandosi la tempia e spingendo di forza la Potter nel buio del passaggio. “Ahi Malfoy, mi hai tirato i capelli” si lamentò Lily cercando di localizzare la presenza di Scorpius in quell’ammasso di nero. “E tu mi hai pestato il piede” abbaiò Malfoy chiudendo improvvisamente la bocca della rossa con il dito indice. Erano centimetri che li dividevano e una manciata di oscurità, oltre ad una serie di improperi, insulti e battiti cardiaci alle stelle. Nel buio, oltre al suono del suo cuore galoppante, Lily sentì il rumore di passi che finalmente si stava allontanando. Per sfuggire al contatto con Scorpius, Lily aderì maggiormente alla parete in legno dietro di lei la quale sembrava cedere da un momento all’altro. Le ultime parole che riuscì a pronunciare furono un porco Godric seguito da un lamento prima di ritrovarsi dolorante sul pavimento in marmo niente poco di meno che dell’ufficio della McGranitt.

 

 

N [There’s a jump in my step as I rush to see you]

Seicentoventisette scalini. Seicentoventisette scalini e cinquantadue passi e mezzo separavano l’ingresso della casa Grifondoro dalla parete in marmo chiaro e freddo, unico accesso nei meandri del dormitorio Serpeverde. E non era neanche chiaro perché Lily in quei giorni sgattaiolasse con disinvoltura nei sotterranei, mentre Malfoy si incrociava di frequente sopra ai piani più alti del castello. Era un continuo zigzagare per i corridoi di Hogwarts con tanto di appostamenti e scorciatoie da imboccare non appena gli occhi dell’uno rivelassero la presenza dell’altra e viceversa. Lily si era pure fatta prestare – con tanto di ricatto e pagamento in denaro – la mappa del Malandrino, studiandone con perizia i movimenti e le passeggiate abitudinarie di Scorpius Malfoy, riponendola poi con cura tra le pagine spiegazzate del suo libro di Pozioni da cui, da qualche settimana a quella parte, non se ne separava mai. Per cui, quando Lily Potter, uscita dal suo dormitorio, galoppò veloce giù per gli scalini in ritardo per la sua lezione di Pozioni, si trovò del tutto inattesa nel vedere una chioma bionda arrancare nella direzione opposta alla sua anche lui di tutta fretta per la lezione di Difesa contro le Arti oscure. “Che c’è Malfoy, stare nel buco delle serpi ti annoia di recente?” blaterò la rossa sistemandosi la toga caduta di lato e aggrappandosi maggiormente al libro. “A quanto sembra invece a te piace.” Rispose il biondo di tutto tono mentre si affrettava a raggiungere la cima della scala. Si distrasse solo un secondo per dilungarsi a guardare il viso furente di Lily, ma una scossa lo costrinse ad afferrare il passamano. Dopotutto Scorpius lo sapeva, alle scale piaceva cambiare.

 

 

O [I could be happy here as long as you’re near to me]

Scorpius aveva come la vaga impressione che ordinare un bicchiere di Acqua Viola seduto a un tavolo dei Tre Manici a Homesgade con alle spalle una Lily con la schiena ritta come una bacchetta ed Ivan sogghignante, non fosse stata affatto una bella idea. Ciò di cui era assolutamente certo era il fatto che non sarebbe andata a finire bene. Non con i cugini Weasley a spiare con il naso schiacciato contro il vetro del pub e specialmente con James Potter a sorvegliare la sorella a debita distanza indirizzandogli cruciate varie da dietro la sua pergamena stropicciata del menu. “Che c’è Potty, ti accontenti di così poco?” cominciò a sussurrarle punzecchiandola e sentendo le nocche delle mani di lei scricchiolare sotto l’asse di legno del tavolo. “Farsela con quelli della Durmstrang – patetico” calcò maggiormente la mano poggiando appena le labbra sul bicchiere. Bastò un solo movimento fulmineo della rossa, che con un gesto automatico del polso aveva preso il bicchiere, per ricoprire il biondo di Burrobirra che gocciolante macchiò il pullover grigio e i jeans neri di lui. Bastarono poche frazioni di secondo a Lily per ruotare il capo e cominciare a scaricare improperi e insulti contro il biondo intrattenendo così una lunga litigata con il Malfoy, dimenticandosi di Ivan, dei suoi cugini e di suo fratello. E Scorpius rideva. Rideva.

 

 

P [As long as you’re close to me]

L’orrenda foto in bianco e nero del gatto che faceva bella mostra sulla parete vecchia e ammuffita dell’ufficio di Gaza era forse quanto di più accettabile che potesse risiedere in quello scantinato freddo e di due metri e cinquanta per tre. “E’ più di un’ora che siamo rinchiusi qui dentro, non sarebbe anche il momento di uscire?” esordì Scorpius giocherellando con una ricordella sequestrata e ritrovata in un baule, mentre Lily continuava a tamburellarsi la guancia con il mento poggiato al palmo della mano sinistra. “Quella è la porta, Malfoy” sbuffò roteando gli occhi come per invitare il proprio compagno di sventura ad andarsene. Dopotutto quella volta ad allagare i bagni del primo piano non erano stati loro e la McGranitt lo sapeva. Abitudine aveva detto. Abitudine un corno. “Odio ammetterlo e spero che non mi senta mio padre, ma credo che tu abbia ragione” concluse Scorpius dopo averci rimuginato un po’ su, togliendosi un peso dallo stomaco. Fece per andarsene ma Lily in un gesto avventato lo prese per la collottola della giacca, sbarazzandosi con uno sbuffo della ciocca vermiglia sulla guancia. “E mi abbandoni così?” le tremò debolmente la voce, ma spinse facilmente con la lingua la saliva giù per la gola. “Tranquilla, un’altra ora e poi potrai abbracciare Ivan” schiocco la lingua e richiuse la porta. Quella non era la risposta che Lily avrebbe voluto sentire.

 

 

Q [Now that I’m alright – as I’m trying]

Madama Chips versò un altro po’ di succo di zucca nel bicchiere posto sul tavolino lì accanto e Lily seguì con gli occhi pesti ogni suo minimo movimento e riprese a respirare solo quando il fruscio della gonna si annullò dietro il paravento di panno bianco. Non che fosse del tutto strana la sua presenza lì in infermeria quanto forse il fatto che a pochi centimetri da lei Adam con la sua finta bonarietà stava in silenzio, tutto assorto nella lettura di un libro di Antiche Rune il quale probabilmente avrebbe dovuto studiare qualche settimana prima. La Potter si strinse le pieghe della gonna che le arrivava leggermente sopra il ginocchio e sperò che l’agglomerato di lentiggini sul suo naso e sulle guance non fosse stato frainteso per rossore. Scorpius scuro in viso sul letto dell’infermeria scrutava i suoi visitatori con l’unico occhio non bendato che gli rimaneva. Nessuno sapeva bene con che criterio Scorpius scegliesse le persone di cui fidarsi. Più che altro si limitava a fregarsene dei loro continui complessi da stupidi adolescenti, neanche se fossero stati dei babbani. In effetti c’erano tre o quattro cose a cui Scorpius teneva in particolar modo, ma che nessuno avrebbe mai dovuto sapere: la prima e unica scopa volante che suo padre gli aveva regalato all’età di otto anni; il pacco delle sue prime sigarette che aveva cominciato a fumare al secondo anno ad Hogwarts; i suoi occhi grigi, che li utilizzava con il suo sguardo ammaliatore e il sorriso furbesco per adescare qualche studentessa, ma che in effetti quando sorrideva genuinamente gli ricordavano tanto quelli di sua madre. Il punto era che Scorpius, per quanto rigirasse più volte la frittata, tornava a sbattere sempre in due persone: il suo migliore amico e la sua peggior nemica. E per quanto non lo volesse ammettere, in uno strano modo, si fidava di loro.

 

 

R [I can help you out - just to keep things right]

Che cosa ci trovassero nella luna, Scorpius se lo chiedeva spesso. Sembrava un’immensa palla di neve bianca e fredda, tanto fragile quanto distante e impossibile da raggiungere. Scorpius preferiva il sole - potente, bello, dorato, come lui. Portò la sigaretta alla bocca e aspirò attentamente sentendo la nicotina penetrare fino al midollo delle sua ossa e inebriandosi del vento leggermente tiepido che sembrava voler prendere il posto del lungo inverno lì ad Hogwarts. “Qual è il tuo problema, Malfoy?” esclamò Lily arrampicandosi su per la scala della torre di Astronomia gettando occhiate fulminee lungo il cornicione dove la sagoma scura di Malfoy stava distesa avvolta da nuvole grigiastre di fumo. “Smaterializzati di qui - all’istante” sputò Malfoy non avendo alcuna voglia di scherzare. La rossa arricciò il naso e si trattenne nel prenderlo a calci lanciandogli la bottiglia di Wiskye Incendiario che dopo ore di trattative era riuscita a strappare a Zabini in cambio di un aiuto in Pozioni – materia in cui lei era semplicemente negata, ma erano dettagli. “E se non me ne volessi andare?” chiese la rossa schioccando la lingua contro il palato e prendendo posto con le gambe a penzoloni sul cornicione della torre. E se volessi che tu rimanessi? Erano queste le parole di Scorpius ma le parole gli morirono in gola, gli rimasero incastrate tra i denti così come il fumo e come le dita di Lily impigliate alle sue.

 

S [I’ll kill myself to make perfect for you]

Lily si dimenò tra le braccia di Malfoy, tirando calci in aria e dibattendo le mani chiuse ancora a pugno. Era tutto un tremito per cui quando Scorpius la lasciò andare e la Potter si sentì cedere le ginocchia sotto il peso dei nervi scossi tutto ciò che riuscì a fare fu sferrare un altro cazzotto sulla guancia destra del Serpeverde.
“Che cosa cazzo stai facendo?” gli urlò contro sputandogli in faccia parole che non ci dovevano essere, parole che si sarebbero dovute tramutate in lacrime, ma che in realtà rimasero solo parole che arrivarono dritte in faccia a Scorpius. Malfoy si massaggiò la mandibola rintracciando sul labbro un po’ di quel sangue che ricopriva la fronte di Lily e che le tagliava il viso in due, scendendo giù per il naso. “Cosa stai facendo tu piuttosto?” la trucidò con lo sguardo facendo cadere lo sguardo sulla mano della rossa che conteneva ancora qualche ciuffo di capelli di quella studentessa di Beauxbatons. Succedeva così tra loro, che si ritrovassero a urlare parole non dicendo niente di importante. Lily barcollò colta alla sprovvista da un capogiro e dalla nausea, ma non demorse. Continuò a picchiare violentemente il torace di Scorpius finché non sopraggiunsero le lacrime. “Non ho bisogno di essere aiutata, non da te!” sputò e Malfoy le bloccò i polsi così forte che Lily sentì uno strano formicolio alle dita. Le trapanò gli occhi con stilettate di grigio fuso. “Fottiti allora!” concluse poi e la lasciò bruscamente allontanandosi e cercando nervosamente la confezione di sigarette nella tasca dei pantaloni. Rimase così, Lily, con il polso tra la dita anche quando accorse Ivan, anche quando alcuni studenti Tassorosso chiamarono la McGranitt. Succedeva così tra loro, prima o poi.

 

T [So, goodbye apathy]

“Rosso è il mio colore preferito” spezzò il silenzio Ivan passando una mano tra i capelli fulvi di Lily la quale si colorò di una vivace tonalità fino alla punta del naso all’insù che si ritrovava. “A me non è mai piaciuto più di tanto” replicò mentendo spudoratamente. Almeno in quello Lily, poteva esserne più che certa, non aveva rivali: al giorno riusciva a dire più di dieci menzogne a fin di bene. Questo non la classificava come bugiarda, al contrario per tutta Hogwarts non esisteva strega con meno peli sulla lingua di quanto ne avesse Lily – sulla sua scopa, si intende. Perciò quando Ivan con il capello calcato in testa salutò la Potter baciandole delicatamente la mano e chiedendole se per quell’estate le avesse scritto qualche lettera, Lily non poté far altro che scrollare le spalle e mugugnare un semplice sì, senza troppi convenevoli. Quando poi constatò la presenza di un paio di occhi grigi che la scrutavano dietro la vetrata di una finestra, si affrettò ad alzarsi in punta di piedi e a lasciargli un lieve bacio. Ma Lily era brava a mentire e di questo Ivan se n’era accorto già da tempo.

 

 

U [So don’t you stop pushing me]

Che ci facessero lei e Malfoy a pochi metri dalle sponde del Lago Nero, lo sapevano solo loro, loro e il boccino d’oro che sembrava aver deciso di non farsi trovare.
“Se ti potesse interessare almeno un briciolo della maniera in cui io mi senta per te almeno eviterei di sprecare il mio tempo e fiato a ricordarti che sin dal momento in cui hai messo piede ad Hogwarts non abbiamo fatto altro che odiarci e rinfacciarci colpe che neanche abbiamo.” La rossa sgranò gli occhi, vinta più dallo stupore che dall’accusa. “Colpe? Ma-” Malfoy la interruppe con un gesto della mano e si frizionò i capelli biondi e bagnati. “Ora, se io e te fossimo state due persone con cognomi e storie differenti probabilmente non saremmo mai arrivati qui al Lago Nero, sotto la pioggia scrosciante e per una stupida partita di Quidditch.” Lily sbatté le ciglia bagnate dalla pioggia e pregò con tutto il cuore che non lo dicesse. “Ma il punto è che ci ritorniamo, sempre e continuamente ricadiamo nello stesso patetico errore e sappiamo entrambi come andrà a finire se sarai tu quella che deciderai alla fine, Lily. Ma questa volta – questa fottuta volta - voglio scegliere io per te, ed io scelgo me”

 

 

V [I can take so much]

“Scorpius Hyperion Malfoy, basicamente il ragazzo per cui ho giurato odio eterno sin dall’inizio del mio arrivo ad Hogwarts, rampollo di una delle famiglia purosangue più potente e temuta di tutto il mondo magico e che tengo a sottolineare tecnicamente odia la mia di famiglia, è il ragazzo più egocentrico e presuntuoso che io conosca, coglione e emerito idiota con dei modi di fare da troglodita – lo stesso ragazzo con cui da più di una settimana mi sto incontrando clandestinamente. Non credo che potrebbe mai funzionare tra noi due – intendo tra me e lui. Dopotutto siamo Potter e Malfoy, cosa di buono potremmo mai essere?”
La rossa si lasciò cadere sopra la poltrona color magenta della sua sala comune con la camicia lievemente sbottonata e la cravatta slacciata; puntò i piedi verso il tappeto sino a puntellare il braccio della cugina seduta davanti al fuoco con un libro sulle ginocchia.
“Lily, ma non avevi appena detto di amarlo?” chiese Rose sgranando gli occhi e facendo oscillare il vaporoso chignon che aveva in testa.
Lily sospirò più per abitudine che per necessità.
“Appunto, Rose. Appunto”
Non lo amava: lo aveva già amato, da molto più tempo.

 

 

W [So long, fancy free (just to keep things right)] 

“So che a volte riesco ad essere uno stronzo, che a volte risulto essere un egoista, arrogante e presuntuoso e forse dopotutto è vero, è questo che sono. Ma mi comporto in questo modo perché- cazzo, perché mi comporto così?” Scorpius si passò freneticamente le dita tra i capelli color biondo grano e si lasciò cadere pesantemente sul letto disfatto mentre Lily al centro della stanza stava ritta come la sua scopa, seguendo i movimenti del Serpeverde. “Comunque, dopo tutto quello che ci siamo fatti, perché continua ad importarti questa cosa?” chiese la rossa stringendosi sulle spalle e inclinando leggermente il viso e, con fare circospetto, assottigliò gli occhi intorno alla figura di Malfoy. “Già – beh, perché penso di amarti” concluse il Serpeverde con la stessa tonalità con la quale la chiamava per nome, come quando in sala grande le diceva di passargli la Gazzetta o come quando la insultava. Glielo disse così come se fosse stata la prima cosa che avesse imparato a dire.
“Ti sei innamorato della ragazza sbagliata, Scorpius Hyperion Malfoy?” sbottò Lily sorpresa e al contempo imbestialita da tale confessione e con un movimento rapido del polso agitò la bacchetta davanti al naso di Malfoy che si ritrovò disarmato dal sorriso che perfido e malizioso stava strapazzando le labbra della rossa più di qualunque Expelliarmus mai fatto. Scorpius le bloccò il polso premendo la bacchetta contro la sua carotide che pulsante rivelava il frenetico battere del suo cuore. Le soffiò sulle labbra e Lily maledisse quel momento in cui aveva deciso di accondiscendere al suo patetico invito nella sua stanza. “Sì mi sono innamorato della ragazza sbagliata, forse perché in fondo un po’ sbagliati lo siamo, Lilian Luna Potter, non credi?”

 

 

X [Everybody is watching you]

Capitolo uno, paragrafo due, verso ventisette. L’idea di dover affrontare l’esame di Pozioni dell’ultimo bimestre di quell’ultima settimana di permanenza ad Hogwarts le faceva rizzare le setole della sua bella scopa. Per di più se in una giornata così calda come quella lei era costretta a rimanere rinchiusa in biblioteca insieme ai libri ammuffiti. Mogiamente intinse la piuma nell’inchiostro e graffiò sulla pergamena alcuni appunti di cui però, ne era più certa, non aveva afferrato il ben che minimo concetto. Tutto per colpa sua. “Smettila di guardarmi in quel modo” esordì puntando la penna piumata contro il naso di un Malfoy seduto al di là della sua postazione. Il biondo corrugò la fronte con fare confuso “Smettila di guardarmi in quel modo, come?” replicò. “Come se mi facessi volare su una scopa alla velocità di centocinquanta chilometri all’ora e poi mi fermassi di colpo, come se mi buttassi dal binario nove e tre quarti e mi arrivasse in faccia l’espresso per Hogwarts, come se stessi per affogare nel Lago nero e non riuscissi a respirare. Perché mi sento debole, mi sento terribilmente debole e vulnerabile di fronte a te che mi guardi in quel fottuto modo”. “Mi dici come devo smettere di guardarti?” riformulò la domanda avvicinandosi pericolosamente alla Grifondoro. A Lily tremarono le ginocchia sotto la gonna e un brivido le percorse la colonna vertebrale quando il suo respiro arrivò a solleticarle la punta del naso. “Smettila di guardarmi come se mi volessi baciare”. E per quel giorno il libro rimase aperto al capitolo uno, paragrafo due, verso ventisette.

 

Y [Everybody is watching me too]

Lily tirò lo sciacquone e represse un ultimo conato di vomito che prepotente stava lottando contro di lei per uscire fuori. L’aveva baciato, lì di fronte a lei senza alcuno avviso, tanto che quella visione le aveva accartocciato lo stomaco – il cuore no, doveva rimanere integro. Tirò su col naso e lo sportello del bagno delle ragazze al secondo piano cigolò. Non si meravigliò di trovare Scorpius ad attenderla poggiato al lavabo e con le mani strette a pugno dentro le tasche dei pantaloni. Quel grumo che aveva incastrato tra lo stomaco e la gola lo rigettò a forma di parole. “Sai, penso di essere stata una stupida a pensare solo per un misero secondo che tu potessi amarmi. Era logico, era evidente da come ci comportavamo, da come parlavamo – per Salazar, cosa siamo noi? Cosa siamo se non Potter e Malfoy? Lo siamo, lo siamo stati e lo saremo sempre e in tutto il mondo magico non ci sarà persona che non sappia dell’odio reciproco delle nostre famiglie, del nostro odio, perché è questo che possiamo provare noi due: solo odio. L’amore non è mai contemplato in mezzo ai nostri cognomi. Non verremo ricordati perché ci siamo amati. Perché, non so tu, ma io ti giuro che ho cercato di farlo, in ogni modo umanamente possibile, ho impiegato ogni briciolo della mia forza di volontà per cercare di non amarti, per non baciarti, per non rendermi patetica come in questo momento. Ma non è servito. E ora fingi quel che puoi, tira fuori il tuo pessimo orgoglio e continua a fare quello che hai sempre fatto. Non ti permetterò di distruggermi e sai perché? Perché in fondo, in un profondissima parte di quel cuore di serpe che ti ritrovi, so bene che se solo io crollassi in mille pezzi ti potrei annientare senza il minimo sforzo. Ma non lo faccio. E sai ancora perché? Perché sono così stupida che continuo ancora a credere di non amarti”. Lily ebbe il tempo di riprendere fiato prima di scontrarsi contro il petto di Scorpius. “Tu sarai pure stupida, ma io sono stato un idiota e solo un idiota può innamorarsi così di una stupida come te”

 

Z [I can’t sleep--]

Che il letto ad una sola piazza fosse decisamente piccolo e scomodo, questo Scorpius Malfoy lo aveva già capito dal terzo anno ad Hogwarts. Ma sebbene lui ne avesse provati tanti di posti – nell’armadio delle scope, in sala comune, nella macchina volante di suo padre – questa volta il letto non sembrava poi così stretto, non con il groviglio di capelli rossi che gli era accanto. Certo, il loro non era fare amore, il loro era una lotta continua, ma era un bel tipo di guerra. Lily arricciò leggermente il naso ancora persa tra i suoi respiri e i suoi sogni mentre alcune ciocche vermiglie si macchiavano del nero dell’inchiostro sparso un po’ sul cuscino, così come il libro di Erbologia che penzolava ai suoi piedi. Il Serpeverde si passò una mano tra i capelli disfatti e tirò il lenzuolo mezzo sgualcito scoccando occhiate alla Potter. E Scorpius ne tracciava il confine delle vertebre, gli avvallamenti delle costole, le colline dei fianchi. Contava le stelle marroni e arancioni su quel cielo fatto di nuvole bianche e fiumi verdognoli, ma gli occhi non ne volevano sapere di chiudersi, non di fronte a lei. Era più che evidente che il sonno quella volta non sarebbe arrivato. E sebbene avesse già inforcato tra l’indice e il medio una delle sue solite sigarette, Scorpius in cuor suo sapeva che non sarebbero bastate tutte le sigarette di quel mondo per concedergli almeno due o tre ore di sano riposo. Cominciò allora a contare le lentiggini sul viso di Lily – una, due, venti, ottantaquattro - ma ben presto abbandonò l’impresa a cui neanche la rossa era riuscita a spuntarla. Si erano amati fin troppo a bocca chiusa e con gli occhi aperti. Il loro paradosso stava proprio in questo, nell’amarsi a bocca chiusa e urlarsi di continuo, che di fiato ne avrebbero avuto ancora tanto da sprecare e di baci quanto bastava per stare in silenzio - almeno fino al sorgere del sole.

 

 

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Okay—premettendo il fatto che non conosco benissimissimo il mondo di HP ma so più o meno le cose basilari, e che già ho scritto per questo fandom. Tuttavia, da babbana che sono, vi propongo questa cosa su Lily e Scorpius. Il tutto è basato sul concetto di alfabeto (infatti il mio intento e di raccontare di loro dalla A alla Z) e poi mi sono liberamente ispirata e ho utilizzato le frasi del testo della canzone dei One Republic, Goodbye Apathy. I pezzi non sono connessi in modo consequenziale ma presentano un filo logico – più o meno. Mi scuso per eventuali errori logici, abbiate pietà. Ad ogni modo, questo è una sorta di omaggio a questa coppia stupenderrima per la quale nutro un amore sconfinato sebbene sia parzialmente ignorante in materia.

Ah si, ovviamente dedico la fic alla Robs [happy be-late birthday]

E con questo, spero vivamente che possa piacere a qualcuno di voi *si dilegua*

Sil.

   
 
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