Alphabet~
Posso
darti una mano
(solo per fare andare le cose per il verso giusto)
Sarò quello che ti
serve (mi ucciderò per rendere
tutto perfetto - per te)
A. [I can’t sleep no not like I used to]
Era più che sicura che
l’indigestione
di Cioccorane questa volta c’entrasse ben poco con
l’insonnia che stava
cominciando a maturarle in testa. Che si trattasse poi del russare
lento e
regolare della sua compagna di stanza a cinque mattonelle e mezzo di
distanza dal
suo letto era del tutto da escludere. Era quel genere di fastidio che
neanche per
tutti i galeoni del mondo avrebbe concesso a Lily almeno due o tre ore
di
sonno. “Dormi bene,
Potter” le aveva
augurato uno Scorpius sogghignante cinque gradini più sotto
l’entrata della sua
casa. La suddetta Potter ora si rigirava tra le lenzuola che
pizzicavano come
se quel letto fosse stato il fondo antiaderente di una padella. In fin
dei
conti si sentiva un po’ così di recente, un
po’ uovo strapazzato. Scoccò un
veloce sguardo alla finestra, ma il cielo da nero bluastro non ne
voleva sapere
di diventare più chiaro e di far venire il giorno. Ma
c’era un qualcosa che le
pizzicava e non era di certo il pigiama che nonna Molly le aveva
confezionato. Gli
ingranaggi del suo cervello cominciarono a funzionare e non ci
pensò due volte
ad afferrare lo specchio di Gwen dal suo comodino e ad estrarre la sua
fedele
bacchetta per quasi gridare lumus.
Pustole, pustole ovunque - blu, violacee, marroni e alcune rosse.
Avrebbe
urlato, eccome se avrebbe urlato facendo svegliare dapprima i
malcapitati suoi
compagni Grifondoro e poi l’intera Hogwarts. Ma in cuor suo
sperava che quelle
urla arrivassero come una strillettera a nuocere i dolci sogni solo di
Scorpius
Malfoy.
B. [I
can’t breath in and out like I need to]
Scorpius non aveva mai sopportato
l’estate. Dopotutto a Malfoy Manor gli inverni erano
particolarmente rigidi
mentre le estati erano a malapena tiepide, niente in confronto alla
calura che
in quei primi giorni d’ottobre sembrava aver preso dimora
proprio ad Hogwarts. “Non
ti sembra di esagerare almeno un po’, Scorps?” si
lagnò Nott il quale aggirò la
camicia bianca che il Serpeverde aveva lasciato ricadere malamente sul
terreno
argilloso insieme alla cravatta. “Tu e le tue osservanze alle
regole, non
sembri neanche un Serpeverde” osservò Malfoy
aguzzando la vista e tenendo in
alto il mento, dimenandosi beatamente nell’acqua fredda del
Lago Nero. Adam
scosse il capo e le labbra gli si strapazzarono in un lieve sorriso nel
momento
in cui si avvicinò di più alla riva.
“Non intendevo questo” disse rivolgendo
un’occhiata eloquente all’acqua cristallina che
aveva inghiottito il biondo il
quale sembrava avesse davvero voglia di sguazzare placidamente in
acqua. Solo
quando due ciuffi biondi sbucarono nuovamente fuori, l’amico
continuò la sua
osservazione. “Non credo dovresti dare una così
buona occasione alla Potter”
concluse roteando gli occhi color verde oliva mentre uno strano pallore
si
stava insinuando sulle guance di Scorpius. Masticò qualche
imprecazione e ci
vollero ben due ore prima di rendesi conto che gran parte dei suoi
vestiti –
primi fra tutti i suoi boxer – erano finiti un po’
più in là a decorare le
fronde del Platano Picchiatore.
C. [It’s
breaking ice now to make any movement]
“Ci sta guardando,
Lily” osservò
Hugo tagliando obliquamente la sua porzione di uova strapazzate e
allungando
una mano alla ricerca di un muffin al cioccolato. Lily
sospirò sommessamente
sbocconcellando un biscotto e non staccando lo sguardo dalle minuscole
lettere
della Gazzetta del Profeta dalla quale stava leggendo un interessante
articolo
sportivo scritto dalla madre. La verità era che Lily era
arrivata a leggere
lucidamente solo i primi due righi e tre quarti del terzo, il resto era
stato
occupato dalle considerazioni inopportune e irritanti del cugino.
La rossa con finta noncuranza alzò
gli occhi dalle righe del giornale e non le ci volle molto prima di
rintracciare lo sguardo a dir poco glaciale di Scorpius. Lily
corrugò la fronte
ostentando il silenzio. Chissà magari si era svegliato con
qualche nargillo di
traverso. Agli sguardi interrogativi della cugina,
“Per l’amore di Merlino, Lily, questa
volta che diavolo hai fatto a Malfoy?”
Il punto era quello, questa volta lei
non aveva fatto proprio niente – e la cosa non le piaceva
affatto.
D. [What’s
your vice? You know mine’s illusion]
Che quella fosse già la
tredicesima sigaretta nel giro di una mattinata, di questo Scorpius se
ne
curava ben poco o almeno non quanto il reale problema che si ergeva in
ben
centosessantadue centimetri alla sua destra, capelli rossi e lentiggini
comprese. “Voglio assolutamente – anzi pretendo
– no, esigo che
ciò che avete commesso non si ripeta mai
più” biascicò
E. [And
all at once (as I’m trying)]
Forse perché in fin dei
conti il
migliore amico di Zabini era proprio un prefetto, o forse era per gli
incantesimi di insonorizzazione che non facevano trapelare niente al di
fuori
della parete che dava accesso al sotterraneo dei Serpeverde, fatto sta
che le
feste nella casa comune delle Serpi erano all’ordine del
giorno. E Scorpius che
pur ne aveva visti di timidi Tassorosso o di fieri Grifoni strisciare
nei
freddi sotterranei di Hogwarts per divertirsi un po’, mai
avrebbe pensato di
vedere lei lì con un
bicchiere di Whisky
Incendiario in mano. “Hai visto la piccola Potter?”
lo canzonò un suo amico
porgendogli un bicchiere di Acqua Viola in direzione della poltrona in
pelle
nera sulla quale era seduto. Per la verità ciò
che lo stupiva non stava nella
mano di Zabini leggermente lasciata cadere un po’ troppo
oltre il limite del
fondoschiena o le gambe leggermente divaricate e scoperte della rossa
accavallate su quelle di una Dominique non per niente entusiasta di
avere la
cugina accanto, semplicemente ciò che sembrava turbare il
giovane Malfoy era
quel ragazzo russo dai capelli neri e gli occhi di un azzurro
cristallino che
proveniva dallo scuola di Durmstrang.
“Ci sta provando con Ivan”. Ma già
Scorpius non lo stava più a sentire, sarà stato
il volume troppo alto della
musica o il caldo insopportabile che si stava venendo a creare nella
loro sala
comune. C’era che le stanze sarebbe potute essere anche
insonorizzate, ma la
notizia di Lily Luna Potter nei sotterranei del castello avrebbe fatto
ben
presto il giro di tutta Hogwarts.
F. [I
can help you out (just to
keep things right)]
Secondo il giudizio di Lily,
Rebecca Norton era una delle ragazze più patetiche e con
meno arguzia di tutto
il castello – tanto da concedere la sua verginità
perfino allo spregiudicato
per eccellenza di tutta Hogwarts. Per cui quando la maniglia
dell’armadio delle
scope si aprì, e le assi del pavimento in legno cigolarono
come sempre, Lily
non si stupì di vedere il nodo della cravatta di Malfoy
allentato così come i
bottoni saltati dei puoi pantaloni e la gonna di Molly alzata fin sopra
la
coscia. Succedeva così, che si ritrovassero spesso in luoghi
impensabili e nei
momenti meno opportuni, tanto che neanche se si fossero cercati per
davvero si
sarebbero trovati. Si guardarono in cagnesco per un arco di tempo che
solo
Merlino avrebbe potuto sapere. “Piangi, Potter?”
chiese spezzando il silenzio e
ripiegando con le dita la camicia dentro i pantaloni della divisa sotto
uno
sguardo deluso di Molly. Nella sua voce vi era un tono misto tra lo
sbigottimento e il divertito. Ma Lily non rispose, aveva lo stomaco
infestato
di stizza e le nocche delle mani rotte e gonfie per il cazzotto che
aveva
generosamente stampato sul naso di uno studente dalla lingua troppo
lunga.
Malfoy intercettò lo sguardo traslucido della rossa e si
riassettò il nodo
della cravatta. “Rebecca chiudi tu
l’armadio” le ordinò con sguardo
glaciale mentre
le dita lunghe si posizionavano sul dorso della mano diafana di Lily,
premendo
col pollice laddove la pelle rosea sembrava essere scorticata e
trascinandola a
passo lento fuori da quello sgabuzzino. Secondo il giudizio di Rebecca,
Lily
Potter stava proprio piangendo. Nonostante ciò Scorpius non
si azzardò a
girarsi a guardare nemmeno per una volta almeno per una buona
mezz’ora.
G. [I’ll
be what you need]
La coperta scozzese a quadri grigi
e verdi non era il massimo per una Grifondoro come Lily Potter eppure
in quel
momento sarebbe volentieri rimasta a rimirare i fili di lana sottili e
un po’
bruciacchiati che fuoriuscivano da quella coperta che odorava di
dopobarba e
menta piperita pur di non andare fuori e rischiare di incontrare Ivan.
“Forse
dovrei andare a dormire” biascicò la rossa
incuneando la esile schiena contro
il fianco destro di uno Scorpius intento a maneggiare la bacchetta e
rimirando
i lievi sbuffi di fiamme che accartocciavano l’ennesimo
foglio di pergamena.
Magari il verde della casata Serpeverde non si intonava poi molto con
il rosso
acceso dei suoi capelli e il pallore della sua pelle tanto da sembrare
trasparente. “Forse dovresti rimanere per la notte”
propose il biondo inarcando
le sopracciglia maliziosamente e facendo volteggiare l’ultimo
brandello di
carta incandescente come una piccola lucciola. “Vaffanculo,
Malfoy” latrò Lily
e un colpo incondizionato del piede partì in direzione della
coscia del
Serpeverde, il quale si limitò a roteare gli occhi, tuttavia
la rossa rimase
aggrovigliata nella coperta e borbottando alcune imprecazioni
finì con
l’addormentarsi. Ma Scorpius per quella volta non si
curò dei capelli rossi
della Potter incastrati tra le sue gengive né del braccio
indolenzito e addormentato
e della bava di lei sul suo cuscino. Bastava così poco per
essere vicini senza
per forza farsi del male.
H.
[I’ll do anything]
La lezione che Neville Paciock,
professore di Erbologia ad Hogwarts, stava svolgendo accuratamente
nella sua
classe in fondo al corridoio del terzo piano venne stravolta dallo
schiamazzo
di alcuni studenti e dei fantasmi che si aggiravano per i corridoi come
allarmati. “Malfoy e Potter! Scorpius Malfoy e Lily Potter si
stanno di nuovo
sfidando!” parlottò Sir Nicholas con il suo
accento antico passando attraverso
i muri della classe e si poteva quasi giurare che stesse per perdere
letteralmente la testa dall’eccitazione. Tali parole
bastarono agli studenti
per lasciare le loro pergamene e i loro libri e fiondarsi in una delle
tante
balaustre che si affacciavano di fronte alla torre nord.
Lassù, i due sfidanti
continuavano a fissarsi. “Puoi sempre ritirarti
Malfoy” annunciò sprezzante
Lily gettando uno sguardo oltre il cornicione della torre e un lieve
sbuffo di
vento arrivò a scompigliarle i capelli facendola
rabbrividire. “Cos’è, hai fifa
Potter?” Malfoy alzò un sopracciglio in tono
sarcastico mentre impugnava la sua
Nimbus 3000 alzandosi le maniche del maglioncino della divisa fino ai
gomiti.
La rossa lo cruciò con lo sguardo assottigliando gli occhi
color nocciola “Ti
piacerebbe”. E così un fischio, un sibilo e
già cadevano nel vuoto senza avere
la minima paura. Per cosa si stessero sfidando quella volta, se per
noia o per
conti in sospeso, gli studenti non se ne curarono né
decisero di alimentare i
pettegolezzi nei loro confronti. Neville pensò che in fin
dei conti quei due
non fossero poi così diversi dai loro padri.
La verità era che nessuno,
Grifondoro o Serpeverde che fosse, vedendoli insieme avrebbe potuto
dire che si
amassero – ma neanche che si odiassero. Non del tutto almeno.
Erano un qualcosa
e quel qualcosa già bastava.
J.
[goodbye apathy]
“Sai penso che in fondo
ti odia e
ti tratta male perché non ha altra scelta - Lily
intendo”. Con quelle parole
esordì Adam frizionandosi i capelli con
l’asciugamano color verde oliva e
lasciando che il torso nudo si asciugasse da sé. Scorpius in
maglia nera e
boxer, sdraiato sul letto lo squadrò dall’alto al
basso come se di fronte ai
suoi occhi grigi non avesse il suo amico e compagno di stanza
bensì un
molliccio che aveva preso le sue sembianze. “E con
questo?” biascicò con la
cicca della sigaretta in bilico sulle labbra e distendendo il ginocchio
destro
lungo tutto il copriletto. Adam si massaggiò le meningi con
i polpastrelli e
provò a riformulare meglio il suo concetto.
“Intendo dire che se ti dà uno
schiaffo in realtà lo fa perché non
può abbracciarti”. Malfoy si grattò la
nuca
corrugando la fronte come a trovare le parole giuste in quel calderone
che si
ritrovava al posto del cervello. “Non
K. [So don’t sit still, don’t
you move away from here]
Cruciò lo sguardo
insistente
dell’ennesimo studente di Durmstrang che guardò
compiaciuto la scollatura del
vestito blu notte che indossava, facendolo indietreggiare fino al
corridoio che
portava alla sala grande. Non era stato di certo scortese abbandonare
Ivan
sotto il vischio, la sua era stata un’evacuazione dal
possibile incendio che
sarebbe potuto divampare. E non che fosse codarda a starsene
lì dietro ad una
tenda, il motivo era che – torneo Tremaghi o no –
lei a quell’insulsa festa non
ci sarebbe dovuta andare per principio. A rincarare il profondo disagio
per la
scollatura prominente e il fastidio delle scarpe ai piedi, vi erano i
suoi
cugini e suo fratello che avrebbero ingaggiato persino un dissennatore
pur di trovarla
e trascinarla a forza là fuori. Dei passi si arrestarono di
fronte al suo
nascondiglio e la rossa maledisse il vestito un po’ troppo
attillato per poter
portarsi dietro la sua bacchetta. Lily gonfiò le guance
pronta a scaraventare
in faccia ad Albus una delle maledizioni senza perdono.
“Ebbene credo che dopo
l’armadio delle scope e la torre di astronomia questo sia
davvero il luogo più
scontato dove nascondersi – a parte l’ufficio di
Gaza ovviamente” sorrise
sbilenco il Malfoy racchiuso nel suo smoking gessato.
L [I don’t
wanna be you]
“Muoviti Liliana,
è scattato già il verde” Il sentore di
gomma di masticare
alla fragola, diverso da quelle delle sue care bolle bollenti, di Albus
le
arrivò al naso facendoglielo arricciare in una smorfia
odiosa mentre faceva
attenzione ad evitare le scarpe degli innumerevoli babbani che si
stavano
affollando ad attraversare quelle bizzarre strisce in un metro quadro
di
strada. Sbuffò sonoramente essendo già stufa di
quell’idea stupida di passare
la vigilia di natale a Londra e sebbene i suoi fratelli si stessero
divertendo come
dei ragazzini a Diagon Alley, a lei quella permanenza stava diventando
odiosa.
“Tesoro dov’è finito tuo
fratello?” le chiese Ginny affiancando la figlia tra
la massa di persone che aveva raggiunto la sponda opposta del
marciapiede. Lily
si limitò a scrollare le spalle mentre la madre sgusciava
tra la folla attratta
dalle vetrine luccicanti. Qualcuno la trattenne per il colletto della
sciarpa e
per poco Lily non si ritrovò con la testa a poche spanne dal
marciapiede e il
culo ben piantato sull’asfalto. “Porco Godric,
James cos’hai in quella testa?”
lo stilettò riducendo gli occhi a due fessure. Le
sopracciglia del maggiore dei
Potter si corrucciarono serie. “Sai dovresti frequentare meno
spesso quel Malfoy,
rischi di diventare come lui”. Detto quello James
superò la sorella
concedendole prima una misera spallata. Al cervello di Lily bastavano
meno di
cinque secondi per trovare almeno uno dei trilioni di modi che aveva
per
insultare il fratello, ma di questi non ne pronunciò neanche
uno. Perché tra
quei trilioni di insulti di mezzo c’era sempre il ghigno di
Scorpius a
ricordarle quanto suo fratello avesse fottutamente ragione.
M [I don’t walk right, not like I used
to]
“Muovi quel culo, Malfoy,
e corri”
urlò Lily scansando a malapena una studentessa Corvonero che
portava una pila
di libri traballante. Ma se
N [There’s
a jump in my step as I rush to see you]
Seicentoventisette scalini.
Seicentoventisette scalini e cinquantadue passi e mezzo separavano
l’ingresso
della casa Grifondoro dalla parete in marmo chiaro e freddo, unico
accesso nei
meandri del dormitorio Serpeverde. E non era neanche chiaro
perché Lily in quei
giorni sgattaiolasse con disinvoltura nei sotterranei, mentre Malfoy si
incrociava di frequente sopra ai piani più alti del
castello. Era un continuo
zigzagare per i corridoi di Hogwarts con tanto di appostamenti e
scorciatoie da
imboccare non appena gli occhi dell’uno rivelassero la
presenza dell’altra e
viceversa. Lily si era pure fatta prestare – con tanto di
ricatto e pagamento
in denaro – la mappa del Malandrino, studiandone con perizia
i movimenti e le
passeggiate abitudinarie di Scorpius Malfoy, riponendola poi con cura
tra le
pagine spiegazzate del suo libro di Pozioni da cui, da qualche
settimana a
quella parte, non se ne separava mai. Per cui, quando Lily Potter,
uscita dal
suo dormitorio, galoppò veloce giù per gli
scalini in ritardo per la sua
lezione di Pozioni, si trovò del tutto inattesa nel vedere
una chioma bionda
arrancare nella direzione opposta alla sua anche lui di tutta fretta
per la
lezione di Difesa contro le Arti oscure. “Che
c’è Malfoy, stare nel buco delle
serpi ti annoia di recente?” blaterò la rossa
sistemandosi la toga caduta di
lato e aggrappandosi maggiormente al libro. “A quanto sembra
invece a te
piace.” Rispose il biondo di tutto tono mentre si affrettava
a raggiungere la
cima della scala. Si distrasse solo un secondo per dilungarsi a
guardare il
viso furente di Lily, ma una scossa lo costrinse ad afferrare il
passamano. Dopotutto
Scorpius lo sapeva, alle scale piaceva cambiare.
O [I could be happy here as long as
you’re near to me]
Scorpius aveva come la vaga
impressione che ordinare un bicchiere di Acqua Viola seduto a un tavolo
dei Tre
Manici a Homesgade con alle spalle una Lily con la schiena ritta come
una
bacchetta ed Ivan sogghignante, non fosse stata affatto una bella idea.
Ciò di
cui era assolutamente certo era il fatto che non sarebbe andata a
finire bene.
Non con i cugini Weasley a spiare con il naso schiacciato contro il
vetro del
pub e specialmente con James Potter a sorvegliare la sorella a debita
distanza
indirizzandogli cruciate varie da dietro la sua pergamena stropicciata
del
menu. “Che c’è Potty, ti accontenti di
così poco?” cominciò a sussurrarle
punzecchiandola e sentendo le nocche delle mani di lei scricchiolare
sotto
l’asse di legno del tavolo. “Farsela con quelli
della Durmstrang – patetico”
calcò maggiormente la mano
poggiando appena le labbra sul bicchiere. Bastò un solo
movimento fulmineo
della rossa, che con un gesto automatico del polso aveva preso il
bicchiere,
per ricoprire il biondo di Burrobirra che gocciolante
macchiò il pullover
grigio e i jeans neri di lui. Bastarono poche frazioni di secondo a
Lily per
ruotare il capo e cominciare a scaricare improperi e insulti contro il
biondo
intrattenendo così una lunga litigata con il Malfoy,
dimenticandosi di Ivan,
dei suoi cugini e di suo fratello. E Scorpius rideva. Rideva.
P [As long as you’re close to me]
L’orrenda foto in bianco
e nero
del gatto che faceva bella mostra sulla parete vecchia e ammuffita
dell’ufficio
di Gaza era forse quanto di più accettabile che potesse
risiedere in quello
scantinato freddo e di due metri e cinquanta per tre.
“E’ più di un’ora che
siamo rinchiusi qui dentro, non sarebbe anche il momento di
uscire?” esordì
Scorpius giocherellando con una ricordella sequestrata e ritrovata in
un baule,
mentre Lily continuava a tamburellarsi la guancia con il mento poggiato
al
palmo della mano sinistra. “Quella è la porta,
Malfoy” sbuffò roteando gli
occhi come per invitare il proprio compagno di sventura ad andarsene.
Dopotutto
quella volta ad allagare i bagni del primo piano non erano stati loro e
Q [Now that I’m alright – as
I’m trying]
Madama Chips versò un
altro po’ di
succo di zucca nel bicchiere posto sul tavolino lì accanto e
Lily seguì con gli
occhi pesti ogni suo minimo movimento e riprese a respirare solo quando
il
fruscio della gonna si annullò dietro il paravento di panno
bianco. Non che
fosse del tutto strana la sua presenza lì in infermeria
quanto forse il fatto
che a pochi centimetri da lei Adam con la sua finta
bonarietà stava in
silenzio, tutto assorto nella lettura di un libro di Antiche Rune il
quale
probabilmente avrebbe dovuto studiare qualche settimana prima.
R [I can help you out
- just to keep things right]
Che cosa ci trovassero nella luna,
Scorpius se lo chiedeva spesso. Sembrava un’immensa palla di
neve bianca e
fredda, tanto fragile quanto distante e impossibile da raggiungere.
Scorpius
preferiva il sole - potente, bello, dorato, come lui. Portò
la sigaretta alla
bocca e aspirò attentamente sentendo la nicotina penetrare
fino al midollo
delle sua ossa e inebriandosi del vento leggermente tiepido che
sembrava voler
prendere il posto del lungo inverno lì ad Hogwarts.
“Qual è il tuo problema,
Malfoy?” esclamò Lily arrampicandosi su per la
scala della torre di Astronomia
gettando occhiate fulminee lungo il cornicione dove la sagoma scura di
Malfoy
stava distesa avvolta da nuvole grigiastre di fumo.
“Smaterializzati di qui - all’istante”
sputò Malfoy non avendo alcuna voglia di scherzare. La rossa
arricciò il naso e
si trattenne nel prenderlo a calci lanciandogli la bottiglia di Wiskye
Incendiario che dopo ore di trattative era riuscita a strappare a
Zabini in
cambio di un aiuto in Pozioni – materia in cui lei era
semplicemente negata, ma
erano dettagli. “E se non me ne volessi andare?”
chiese la rossa schioccando la
lingua contro il palato e prendendo posto con le gambe a penzoloni sul
cornicione della torre. E se volessi che
tu rimanessi? Erano queste le parole di Scorpius ma le
parole gli morirono
in gola, gli rimasero incastrate tra i denti così come il
fumo e come le dita
di Lily impigliate alle sue.
S
[I’ll kill myself to make perfect
for you]
Lily
si dimenò tra le braccia di Malfoy, tirando calci in
aria e dibattendo le mani chiuse ancora a pugno. Era tutto un tremito
per cui quando
Scorpius la lasciò andare e
“Che cosa cazzo stai facendo?” gli urlò
contro sputandogli in
faccia parole che non ci dovevano essere, parole che si sarebbero
dovute
tramutate in lacrime, ma che in realtà rimasero solo parole
che arrivarono
dritte in faccia a Scorpius. Malfoy si massaggiò la
mandibola rintracciando sul
labbro un po’ di quel sangue che ricopriva la fronte di Lily
e che le tagliava
il viso in due, scendendo giù per il naso. “Cosa
stai facendo tu piuttosto?” la
trucidò con lo sguardo facendo cadere lo sguardo sulla mano
della rossa che
conteneva ancora qualche ciuffo di capelli di quella studentessa di
Beauxbatons.
Succedeva così tra loro, che si ritrovassero a urlare parole
non dicendo niente
di importante. Lily barcollò colta alla sprovvista da un
capogiro e dalla
nausea, ma non demorse. Continuò a picchiare violentemente
il torace di
Scorpius finché non sopraggiunsero le lacrime.
“Non ho bisogno di essere
aiutata, non da te!” sputò e Malfoy le
bloccò i polsi così forte che Lily
sentì
uno strano formicolio alle dita. Le trapanò gli occhi con
stilettate di grigio
fuso. “Fottiti allora!” concluse poi e la
lasciò bruscamente allontanandosi e
cercando nervosamente la confezione di sigarette nella tasca dei
pantaloni. Rimase
così, Lily, con il polso tra la dita anche quando accorse
Ivan, anche quando
alcuni studenti Tassorosso chiamarono
T [So,
goodbye apathy]
“Rosso è il
mio colore preferito”
spezzò il silenzio Ivan passando una mano tra i capelli
fulvi di Lily la quale
si colorò di una vivace tonalità fino alla punta
del naso all’insù che si
ritrovava. “A me non è mai piaciuto più
di tanto” replicò mentendo
spudoratamente. Almeno in quello Lily, poteva esserne più
che certa, non aveva
rivali: al giorno riusciva a dire più di dieci menzogne a
fin di bene. Questo
non la classificava come bugiarda, al contrario per tutta Hogwarts non
esisteva
strega con meno peli sulla lingua di quanto ne avesse Lily –
sulla sua scopa,
si intende. Perciò quando Ivan con il capello calcato in
testa salutò
U [So don’t you stop pushing me]
Che ci facessero lei e Malfoy a
pochi metri dalle sponde del Lago Nero, lo sapevano solo loro, loro e
il
boccino d’oro che sembrava aver deciso di non farsi trovare.
“Se ti potesse interessare almeno
un briciolo della maniera in cui io mi senta per te almeno eviterei di
sprecare
il mio tempo e fiato a ricordarti che sin dal momento in cui hai messo
piede ad
Hogwarts non abbiamo fatto altro che odiarci e rinfacciarci colpe che
neanche
abbiamo.” La rossa sgranò gli occhi, vinta
più dallo stupore che dall’accusa.
“Colpe? Ma-” Malfoy la interruppe con un gesto
della mano e si frizionò i
capelli biondi e bagnati. “Ora, se io e te fossimo state due
persone con
cognomi e storie differenti probabilmente non saremmo mai arrivati qui
al Lago
Nero, sotto la pioggia scrosciante e per una stupida partita di
Quidditch.” Lily
sbatté le ciglia bagnate dalla pioggia e pregò
con tutto il cuore che non lo
dicesse. “Ma il punto è che ci ritorniamo, sempre
e continuamente ricadiamo
nello stesso patetico errore e sappiamo entrambi come andrà
a finire se sarai
tu quella che deciderai alla fine, Lily. Ma questa volta –
questa fottuta volta
- voglio scegliere io per te, ed io scelgo me”
V [I can take so much]
“Scorpius Hyperion
Malfoy, basicamente
il ragazzo per cui ho giurato odio eterno sin dall’inizio del
mio arrivo ad
Hogwarts, rampollo di una delle famiglia purosangue più
potente e temuta di
tutto il mondo magico e che tengo a sottolineare tecnicamente odia la
mia di
famiglia, è il ragazzo più egocentrico e
presuntuoso che io conosca, coglione e
emerito idiota con dei modi di fare da troglodita – lo stesso
ragazzo con cui
da più di una settimana mi sto incontrando clandestinamente.
Non credo che
potrebbe mai funzionare tra noi due – intendo tra me e lui.
Dopotutto siamo
Potter e Malfoy, cosa di buono potremmo mai essere?”
La rossa si lasciò cadere sopra la
poltrona color magenta della sua sala comune con la camicia lievemente
sbottonata e la cravatta slacciata; puntò i piedi verso il
tappeto sino a
puntellare il braccio della cugina seduta davanti al fuoco con un libro
sulle
ginocchia.
“Lily, ma non avevi appena detto
di amarlo?” chiese Rose sgranando gli occhi e facendo
oscillare il vaporoso
chignon che aveva in testa.
Lily sospirò più per abitudine che
per necessità.
“Appunto,
Rose. Appunto”
Non lo amava: lo aveva già amato,
da molto più tempo.
W [So
long, fancy free (just to keep things right)]
“So che a volte riesco ad
essere
uno stronzo, che a volte risulto essere un egoista, arrogante e
presuntuoso e
forse dopotutto è vero, è questo che sono. Ma mi
comporto in questo modo
perché- cazzo, perché mi comporto
così?” Scorpius si passò freneticamente
le
dita tra i capelli color biondo grano e si lasciò cadere
pesantemente sul letto
disfatto mentre Lily al centro della stanza stava ritta come la sua
scopa,
seguendo i movimenti del Serpeverde. “Comunque, dopo tutto
quello che ci siamo
fatti, perché continua ad importarti questa cosa?”
chiese la rossa stringendosi
sulle spalle e inclinando leggermente il viso e, con fare circospetto,
assottigliò gli occhi intorno alla figura di Malfoy.
“Già – beh, perché penso
di amarti” concluse il Serpeverde con la stessa
tonalità con la quale la
chiamava per nome, come quando in sala grande le diceva di passargli
“Ti sei innamorato della ragazza
sbagliata, Scorpius Hyperion Malfoy?” sbottò Lily
sorpresa e al contempo
imbestialita da tale confessione e con un movimento rapido del polso
agitò la
bacchetta davanti al naso di Malfoy che si ritrovò disarmato
dal sorriso che
perfido e malizioso stava strapazzando le labbra della rossa
più di qualunque
Expelliarmus mai fatto. Scorpius le bloccò il polso premendo
la bacchetta
contro la sua carotide che pulsante rivelava il frenetico battere del
suo
cuore. Le soffiò sulle labbra e Lily maledisse quel momento
in cui aveva deciso
di accondiscendere al suo patetico invito nella sua stanza.
“Sì mi sono
innamorato della ragazza sbagliata, forse perché in fondo un
po’ sbagliati lo
siamo, Lilian Luna Potter, non credi?”
X
[Everybody is watching you]
Capitolo
uno, paragrafo due, verso ventisette. L’idea di dover
affrontare l’esame di Pozioni dell’ultimo
bimestre di quell’ultima settimana di permanenza ad Hogwarts
le faceva rizzare
le setole della sua bella scopa. Per di più se in una
giornata così calda come
quella lei era costretta a rimanere rinchiusa in biblioteca insieme ai
libri
ammuffiti. Mogiamente intinse la piuma nell’inchiostro e
graffiò sulla
pergamena alcuni appunti di cui però, ne era più
certa, non aveva afferrato il
ben che minimo concetto. Tutto per colpa sua.
“Smettila di guardarmi in quel modo”
esordì puntando la penna piumata contro il
naso di un Malfoy seduto al di là della sua postazione. Il
biondo corrugò la
fronte con fare confuso “Smettila di
guardarmi in quel modo, come?” replicò.
“Come se mi facessi volare su una
scopa alla velocità di centocinquanta chilometri
all’ora e poi mi fermassi di
colpo, come se mi buttassi dal binario nove e tre quarti e mi arrivasse
in
faccia l’espresso per Hogwarts, come se stessi per affogare
nel Lago nero e non
riuscissi a respirare. Perché mi sento debole, mi sento terribilmente debole e vulnerabile di
fronte a te che mi guardi in
quel fottuto modo”. “Mi dici come devo smettere di
guardarti?” riformulò la
domanda avvicinandosi pericolosamente alla Grifondoro. A Lily tremarono
le
ginocchia sotto la gonna e un brivido le percorse la colonna vertebrale
quando
il suo respiro arrivò a solleticarle la punta del naso.
“Smettila di guardarmi
come se mi volessi baciare”. E per quel giorno il libro
rimase aperto al capitolo
uno, paragrafo due, verso ventisette.
Y [Everybody is watching me too]
Lily
tirò
lo sciacquone e represse un ultimo conato di vomito che prepotente
stava
lottando contro di lei per uscire fuori. L’aveva baciato,
lì di fronte a lei
senza alcuno avviso, tanto che quella visione le aveva accartocciato lo
stomaco
– il cuore no, doveva rimanere integro. Tirò su
col naso e lo sportello del
bagno delle ragazze al secondo piano cigolò. Non si
meravigliò di trovare
Scorpius ad attenderla poggiato al lavabo e con le mani strette a pugno
dentro
le tasche dei pantaloni. Quel grumo che aveva incastrato tra lo stomaco
e la
gola lo rigettò a forma di parole. “Sai, penso di
essere stata una stupida a pensare
solo per un misero secondo che tu potessi amarmi. Era logico, era
evidente da
come ci comportavamo, da come parlavamo – per Salazar, cosa
siamo noi? Cosa
siamo se non Potter e Malfoy? Lo siamo, lo siamo stati e lo saremo
sempre e in
tutto il mondo magico non ci sarà persona che non sappia
dell’odio reciproco
delle nostre famiglie, del nostro
odio, perché è questo che possiamo provare noi
due: solo odio. L’amore non è
mai contemplato in mezzo ai nostri cognomi. Non verremo ricordati
perché ci
siamo amati. Perché, non so tu, ma io ti giuro che ho
cercato di farlo, in ogni
modo umanamente possibile, ho impiegato ogni briciolo della mia forza
di
volontà per cercare di non amarti, per non baciarti, per non
rendermi patetica
come in questo momento. Ma non è servito. E ora fingi quel
che puoi, tira fuori
il tuo pessimo orgoglio e continua a fare quello che hai sempre fatto.
Non ti
permetterò di distruggermi e sai perché?
Perché in fondo, in un profondissima
parte di quel cuore di serpe che ti ritrovi, so bene che se solo io
crollassi in
mille pezzi ti potrei annientare senza il minimo sforzo. Ma non lo
faccio. E
sai ancora perché? Perché sono così
stupida che continuo ancora a credere di
non amarti”. Lily ebbe il tempo di riprendere fiato prima di
scontrarsi contro
il petto di Scorpius. “Tu sarai pure stupida, ma io sono
stato un idiota e solo
un idiota può innamorarsi così di una stupida
come te”
Z [I
can’t sleep--]
Che
il
letto ad una sola piazza fosse decisamente piccolo e scomodo, questo
Scorpius
Malfoy lo aveva già capito dal terzo anno ad Hogwarts. Ma
sebbene lui ne avesse
provati tanti di posti – nell’armadio delle scope,
in sala comune, nella
macchina volante di suo padre – questa volta il letto non
sembrava poi così
stretto, non con il groviglio di capelli rossi che gli era accanto.
Certo, il
loro non era fare amore, il loro era una lotta continua, ma era un bel
tipo di
guerra. Lily arricciò leggermente il naso ancora persa tra i
suoi respiri e i
suoi sogni mentre alcune ciocche vermiglie si macchiavano del nero
dell’inchiostro sparso un po’ sul cuscino,
così come il libro di Erbologia che
penzolava ai suoi piedi. Il Serpeverde si passò una mano tra
i capelli disfatti
e tirò il lenzuolo mezzo sgualcito scoccando occhiate alla
Potter. E Scorpius
ne tracciava il confine delle vertebre, gli avvallamenti delle costole,
le
colline dei fianchi. Contava le stelle marroni e arancioni su quel
cielo fatto
di nuvole bianche e fiumi verdognoli, ma gli occhi non ne volevano
sapere di
chiudersi, non di fronte a lei. Era più che evidente che il
sonno quella volta
non sarebbe arrivato. E sebbene avesse già inforcato tra
l’indice e il medio
una delle sue solite sigarette, Scorpius in cuor suo sapeva che non
sarebbero
bastate tutte le sigarette di quel mondo per concedergli almeno due o
tre ore
di sano riposo. Cominciò allora a contare le lentiggini sul
viso di Lily – una,
due, venti, ottantaquattro - ma ben presto abbandonò
l’impresa a cui neanche la
rossa era riuscita a spuntarla. Si erano amati fin troppo a bocca
chiusa e con
gli occhi aperti. Il loro paradosso stava proprio in questo,
nell’amarsi a
bocca chiusa e urlarsi di continuo, che di fiato ne avrebbero avuto
ancora
tanto da sprecare e di baci quanto bastava per stare in silenzio -
almeno fino
al sorgere del sole.
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Okay—premettendo
il fatto che non conosco benissimissimo
il mondo di HP ma so più o meno le cose basilari, e che
già ho scritto per questo fandom. Tuttavia, da babbana che sono, vi propongo questa
cosa su Lily e Scorpius. Il tutto è basato sul concetto di alfabeto (infatti il mio intento e di
raccontare di loro dalla A
alla Z) e poi mi sono liberamente ispirata e ho utilizzato le frasi del
testo
della canzone dei One Republic, Goodbye
Apathy. I pezzi non sono connessi in modo consequenziale ma
presentano un
filo logico – più o meno. Mi scuso per eventuali
errori logici, abbiate pietà.
Ad ogni modo, questo è una sorta di omaggio a questa coppia stupenderrima per la quale nutro un
amore sconfinato sebbene sia parzialmente ignorante in materia.
Ah si,
ovviamente dedico la fic alla Robs [happy
be-late birthday]
E con
questo, spero vivamente che possa piacere a qualcuno di voi *si dilegua*