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Autore: Gayzelle    24/02/2013    2 recensioni
Una One-Shot ambientata in Inazuma-Cho di cui la protagonista potrei essere io stessa.
E' una Gouenji x OC che si svolge durante la festa di San Valentino.
Spero che sia venuta bene nonostante i dieci giorni di ritardo *COUGH*
Alicchan
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel/Shuuya
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I want to be your Valentine

Purtroppo questo giorno è arrivato, ovvio, c’è a chi piace festeggiare oggi, ma io odio questa festa, dovrebbero cancellarla dalla faccia della terra.
Oggi è il 14 febbraio, San Valentino considerato come la festa degli innamorati ed io mi sento sola come un cane, come al solito, ovviamente.
Persa nei miei pensieri mi metto a guardare fuori dalla finestra, almeno in un giorno come questo potrebbero non mandarci a scuola, giusto per risparmiarci una sofferenza in più!
La professoressa tarda ad arrivare e, annoiata, poso il mio sguardo sul volto di Axel Blaze, il ragazzo per cui ho una cotta colossale e che, per scherzo del destino, è anche il mio compagno di banco.
Siamo amici, ma è stato molto difficile riuscire ad andare d’accordo con lui, infatti è sempre serio e sono rare le volte in cui l’ho visto ridere, nonostante ciò mi piace da impazzire.
Mi soffermo sui suoi occhi, annego in quello sguardo così apparentemente caldo, ma nello stesso tempo glaciale, che rimane fisso sulla porta dell’aula.
Sono due anni che lo conosco, che sono innamorata di lui e mai ho avuto il coraggio di dichiararmi; mentre penso a questo, noto due miei compagni che, approfittando del ritardo della prof, si scambiano bigliettini romantici, quanto vorrei poterlo fare anch’io!
E’ questo il motivo per cui odio San Valentino, mi sembra di essere l’unica che soffre così tanto, perché guardandomi attorno, vedo solo ragazze a cui s’imporpora il viso leggendo un qualche bigliettino o altre che strillano come delle ochette, tanto per farsi notare, ma io sono l’unica che si gode il suo piccolo amore a senso unico in silenzio.
Sono ancora persa nelle iridi calde di Axel, quando egli si gira verso di me, cogliendomi in flagrante a consumargli ogni minimo dettaglio del viso, divorandolo con gli occhi, e si ferma a guardarmi perplesso.
Ora mi impicco, letteralmente. Riesco a pensare solo a questo.  Ma che cavolo mi è saltato in mente?!
Mi  volto imbarazzatissima e punto il mio sguardo sul banco, con l’intenzione di non staccarlo mai più da lì.
Sento i suoi occhi osservarmi diffidenti, ma non ho intenzione di dire niente e poi, cosa dovrei dire?!
Se lui è così stupido da non essersi mai accorto di piacermi, non sarò certo io a dichiararmi adesso!
Lo sento aprire la bocca per dire qualcosa, ma per fortuna arriva la professoressa che interrompe questo momento d’imbarazzo totale.
La lezione sembra infinita, la presenza di Axel al mio fianco ha una cattiva influenza sui battiti del mio cuore che sembra voler uscire dal petto.
Finalmente il suono della campanella di fine giornata risuona nel corridoio e arriva alle mie orecchie come una melodia,  mi alzo per prima scattando in piedi, quasi lanciando indietro la sedia ed esco dalla porta sotto lo sguardo attonito dei miei compagni e della prof.
Esco dall’edificio scolastico e passo affianco al campetto da calcio dove ora si sta allenando la Inazuma; mi fermo a guardare quei ragazzi che si allenano e, nonostante io non ci capisca niente di calcio, mi affascinano quelle tecniche speciali che sfoderano ogni volta.
Oggi posso stare in giro, tanto mia madre non rientra prima di sera e non ci sono compiti per domani , quindi ho intenzione di osservarli per un po’.
Li vedo correre e non stancarsi mai, ma non fanno una pausa questi ragazzi?
Vedo una delle manager dirigersi verso uno dei giocatori, se non sbaglio lei è Silvia, mentre il ragazzo è quello americano, credo si chiami Eric, gli porge una scatola decorata con un  grosso fiocco rosso e subito il viso di entrambi diventa dello stesso colore di esso. Trovo che siano carinissimi, che coraggio che ha lei, darei di tutto pur di riuscire a confessare il mio amore con la stessa semplicità.
Sposto lo sguardo sul “mio” biondino che si avvicina alla porta e sfodera la sua tecnica speciale: lo vedo alzarsi avvitandosi su sé stesso, per  poi venir avvolto dalle fiamme e sollevato da un colosso infuocato.
Vedo la palla sfrecciare verso la rete e combattere contro la tecnica del portiere, essa non regge e si frantuma in mille schegge luminose, lasciando passare il pallone che per poco non buca la rete.
Ogni volta che vedo questo tiro rimango quasi paralizzata e sento un caldo profondo attraversarmi il corpo, questa sensazione è la stessa che provo quando scruto nell’indecifrabile sguardo di Axel.
Ora come ora non riesco a riconoscerlo, lui, che di solito dimostra la calma più glaciale in ogni cosa che fa, adesso è lì che ride ed esulta insieme a tutta la squadra. Non credo di averlo mai visto ridere in modo così limpido e, ad essere sincera, ho sempre sognato di poter essere io il motivo di una risata così brillante.
L’allenamento riprende ed un passaggio troppo lungo fa volare la palla in alto, la seguo con gli occhi ed essa rimbalza a qualche centimetro di distanza da me, perfetto, ora tutta la squadra mi sta guardando, maledizione, e io che speravo di passare inosservata…
-Ehi! Ci passeresti  la palla?- E’ il portiere a parlare e sfodera un grande sorriso, troppo grande, quasi inquietante. 
-Ah! S-sì, subito!- Ma che cavolo… non è da me balbettare! Mi chino a raccogliere il pallone, me lo rigiro tra le mani e lo lascio cadere sui miei piedi, ma prima che tocchi terra, lo colpisco con il piede destro, con tutta la forza che ho in corpo.
La palla sfreccia verso il centro del campo, mancando completamente il portiere, e colpendo in pieno l’addome di Axel che, cercando di nascondere una smorfia di dolore, riesce a farla scivolare fin sotto al piede.
Seguono istanti di silenzio che mi sembrano interminabili, sono mortificata e imbarazzata, provo ad articolare una qualsiasi frase, ma niente, non riesco a parlare; vorrei potermi volatilizzare all’istante con un puf! Seguito da una nuvoletta indaco che prenderebbe il mio posto e alle facce scioccante dei componenti della squadra.
-Ehi, volevi uccidermi per caso?- Mi dice lui, con gli angoli della bocca alzati per accentuare l’ironia nella frase detta.
-Scemo! Certo che no! Come potrei se io ti…- Mi blocco. Devo essere impazzita, gli sto dichiarando i miei sentimenti  come se fosse la cosa più normale del mondo, ah, già, senza contare poi che lo sto praticamente urlando davanti a quindici persone a cui non ho mai rivolto la parola.
-Scusa?-Mi dice il biondino in tono provocatorio-Non ho capito…-
La parte più impulsiva di me mi consiglia di andare da lui e strozzarlo direttamente, l’altra contiene ancora un briciolo di buon senso e mi dice di lasciar perdere; do ascolto alla seconda e, rimanendo in silenzio, giro i tacchi e inizio a camminare verso casa, facendo finta di non sentire le risatine e le domande pungenti provenienti dal campetto, tanto discutere non servirebbe a niente.
Finalmente arrivo davanti a casa, è ormai un quarto d’ora che cammino sotto a un acquazzone e non ho nemmeno un ombrello; frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi ma di esse neanche l’ombra, Signore ti prego, dimmi che mia madre non le ha portate dietro, altrimenti devo stare fuori di casa fino a sera e l’idea non è per niente allettante.
-Ah, maledizione!!!- Esclamo, attirando lo sguardo sbigottito di un vecchietto che si ferma a guardarmi incuriosito.
Mi lascio cadere all’indietro su un gradino davanti alla porta del palazzo in cui abito, mi rannicchio il più possibile sotto ad una sporgenza, ma ciò non basta a non farmi bagnare;  sento le gocce d’acqua picchiettare insistenti sulla schiena e sul capo, i capelli ormai sono fradici e le calze, che prima erano di un bianco candido, ora sono imbrattate di fango e acqua di pozzanghera, devo ringraziare degli adorabili bambini che ci sguazzavano dentro, letteralmente.
Ad un tratto sento come una presenza al mio fianco e un brivido mi percorre la schiena; ho letto da qualche parte di ragazzi che percepiscono presenze sovrannaturali, come i fantasmi che si possono manifestare attraverso brividi, ad esempio.
-Ehi!-Mi  volto, la persona che ha richiamato la mia attenzione non è un fantasma, è Axel, ci mancava solo lui adesso, avrei seriamente preferito un ectoplasma.
-Che vuoi?- Gli chiedo scocciata, osservandolo meglio; è completamente fradicio, dalla testa ai piedi, e i capelli, mio Dio, i capelli sono buffissimi, i ciuffi bagnati gli ricadono sulla fronte dandogli un’aria quasi scherzosa. Non riesco a trattenere una risata divertita e, dopo essermi sfogata un po’ sotto lo sguardo dolce dell’attaccante, gli chiedo il motivo della sua visita.
Lui tira fuori dalla tasca della felpa un mazzetto di chiavi e mi dice:-Dimenticato qualcosa?-.
-Come diavolo…?- Prima che io possa finire la frase, lui me le lancia e io le prendo al volo.
-Le hai perse quando sei corsa via.- Mi dice, ammiccando con l’occhio e sedendosi subito al mio fianco.
-Grazie.-Dico in un sussurro. –Tornando a noi- incomincia a dire-che ne dici di finire la frase che hai lasciato incompleta?- Non voglio rispondere, il suo tono irritante e il suo sorriso malizioso mi spingono a non farlo, eppure le parole escono dalle mie labbra automatiche, quasi come se avessero volontà propria.
-…amo.- Lo vedo ridere divertito e ciò mi provoca un gran fastidio.
-Spiegami ora che cavolo hai da ridere! Ti rendi conto quanta fatica mi è cos…- Non riesco a finire la frase, sento le sue labbra calde sulle mie, i miei occhi stupiti non vedono che il suo viso.
Non può essere un sogno, i sogni s’interrompono sempre sulla parte più bella, in cui puoi dire veramente di essere al settimo cielo.
Ci dividiamo, imbarazzati, entrambi abbiamo il viso di un acceso rosso carminio; questo è stato il mio primo bacio e l’ho dato alla persona che se lo meritava più di tutte, solo con lui so che riuscirei ad essere felice.
Ancora sotto shock vedo la sua mano porgermi una scatola bianca, decorata con un nastrino rosso e la prendo fra le mani;  sento Axel stringermi le spalle e portarmi a contatto col suo petto, per poi sussurrarmi all’orecchio:-Buon San Valentino Alice.-
Sento la pioggia che ancora batte sulla mia schiena,
ma mi basta avere Axel accanto e sapere che prova le mie stesse emozioni
per isolarmi dal resto del mondo.
-Buon San Valentino Axel.- e mi stringo ancor più forte a lui.
 
Il mio primo angolino ^^
Finalmente ecco la mia primissima fic!
Era da dieci giorni che volevo pubblicarla, peccato che continuavo a cancellare il finale
Perché non mi piaceva.
Forse Axel è un po’ OOC, però pensavo che fosse adatto alla fiction.
Ho anche usato il mio nome in modo che riuscissi a descrivere meglio le emozioni e i
comportamenti del personaggio.
Spero sia venuta bene!
A presto!
Alicchan
 
  
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