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Autore: EdieSedgwick    26/02/2013    1 recensioni
Stava seduta a terra, la gambe aperte ed in mezzo una grande scodella di argilla, mescolando la pastella di farina di ceci per il pranzo. Nel contempo prestava attenzione al tagliere alla sua sinistra, sul quale spezzettava e tagliuzzava veloce le verdure colorate, creando un connubio di luci ed ombre disposte ordinatamente sul ripiano di legno, quasi a simulare la piazza piena di gente eterogenea della sera prima...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neeraja
 
 
D'ora in poi dovrà esserci un'unica casta, quella degli Indiani - Mahatma Gandhi
  
 
Stava seduta a terra, la gambe aperte ed in mezzo una grande scodella di argilla, mescolando la pastella di farina di ceci per il pranzo. Nel contempo prestava attenzione al tagliere alla sua sinistra, sul quale spezzettava e tagliuzzava veloce le verdure colorate, creando un connubio di luci ed ombre disposte ordinatamente sul ripiano di legno, quasi a simulare la piazza piena di gente eterogenea della sera prima.
Le carote, lo zenzero, il sedano, richiamavano tutti il vestito della piccola bambina che filava dall'altra parte della strada, o il gilet del ragazzo che aiutava il padre nel guidare le vacche verso la propria dimora, per non parlare del sari della vecchia vicina, ormai stanca e appesantita dagli anni portati sulle spalle, che cantava tristi canzoni modellando la creta.
Alla sua destra poi, doveva far attenzione alla carne che ribolliva nella brodaglia, mescolando di tanto in tanto la pietanza, ed assaggiandola per determinarne la consistenza.
Ogni tanto tossiva e si asciugava la fronte col dorso della mano, ma non smetteva mai di dedicarsi alle sue verdure così colorate. Cucinare era stancante, e lei di stanchezza ne aveva accumulata molta ormai, ma il profumo inebriante dei piatti e il vociare della gente la trasportava sempre nei suoi più remoti ricordi e considerazioni, indifferente alle persone ed agli sguardi di compassione, dedita totalmente ai suoi ortaggi.
Non amava il sapore della melanzana, ma era affascinata dal suo colore ed assuefatta dal suo profumo; la tagliava a rondelle, con più dolcezza rispetto alle altre verdure, sapendo di non potergliene dimostrare altrettanta nell'assaggiarla.
Venne ripescata dai suoi pensieri dalla voce di un uomo, calzava scarpe eleganti, non le aveva mai viste e non volle vedere altro. Non alzò lo sguardo verso di lui, non si ricordava nemmeno che domanda le avesse posto, continuò imperterrita nel suo duro lavoro, lievemente scocciata per l'interruzione della sua tranquillità.
- La prego, mi ascolti un momento...- Questa volta sentì bene le parole, ma non voleva ascoltare, non era affar suo, sentì e basta e si impose di sentire ancora, nulla di più.
L'uomo notò la sua indifferenza ma non volle lasciar perdere, si inginocchiò per poterla guardare. La vecchia indiana si girò sulla destra, afferrando per un manico la pentola e cominciando a rigirare la carne, eludendo disinteressata lo sguardo dell'uomo.
Era abituata a gente così, che la derideva e la scherniva, talvolta le rivoltava addirittura il tagliere, sicchè si ritrovava a raccogliere le variopinte verdure,
piegata sulle ginocchia dolenti. Doveva poi pulirle con le dita, o sul sari, perchè l'acqua era preziosa e non andava sprecata, e l'immagine della vecchia che accarezzava rondelle di zenzero era ormai impressa nelle menti dei vicini come un'abitudine.
Con il mestolo raccolse un poco di brodo, lo portò vicino alle labbra contratte in un soffio e poi assaggiò la pietanza. Il calore del liquido le scese lungo la
gola e la inondò di un piacevole bollore. Era riuscita bene e la sua faccia soddisfatta lo fece intuire anche allo straniero.
- Potrei assaggiarla, per favore? - Chiese l'uomo.
L'anziana, spiazzata dalla domanda, alzò velocemente lo sguardo, corrugato in un'espressione sorpresa ed incredula. Ma ci mise poco più di qualche secondo per realizzare che non doveva dare importanza alle parole dell'uomo, anzi del giovane,come aveva potuto notare, e si rimise subito a cucinare.
Il ragazzo però potè comunque rendersi conto dell'immensa bellezza della donna.
Il sari arancione la avvolgeva dolcemente fino intorno al collo, teso nell'attenzione tra un piatto e l'altro. Gli zigomi erano marcati forse da un'eccessiva magrezza ma la pelle non era tesa, era omogenea nel colore anche se sporca di fuliggine, e qualche goccia di sudore le colava dalla fronte. I capelli erano raccolti in una lunga treccia che aveva, all'attaccatura, qualche accenno di bianco e grigiastro. Il naso era diritto, le sopracciglia folte e nerissime, in mezzo alle quali spiccava il rosso bindi della tradizione.
Gli occhi erano neri forse più delle ciglia e le labbra erano sottili e circondate da un bouquet di piccole e sottilissime rughe.
Si asciugò con il polso un rivolo di sudore che le stava bagnando la guancia, sporcandosi così maggiormente.
- Aspetta, ti sei sporcata...Tieni. - Il giovane le porse un fazzoletto ma la donna non reagì, quasi come non avesse sentito. Prese un peperone da un sacco dietro di lei e cominciò ad affettarlo sul letto di verdure precedente.
Non voleva avere niente a che fare con lui. L'uomo più cortese può serbare innumerevoli inganni. E non si poteva permettere di rischiare.
Il giovane rimaneva seduto davanti a lei, ammaliato dal modo in cui si prendeva cura del cibo, noncurante dell'indifferenza della vecchia signora.
- Non amo il sapore delle melanzane, il loro colore però è meraviglioso. - disse, guardandola mentre prendeva l'ennesima dal sacco di yuta.
L'anziana smise un attimo di tagliare ed affettare, e pure di mescolare ed assaggiare, rendendosi conto che sul suo viso stava spuntando un sorriso. Guardò il giovane di sbieco, pensò che in fondo un sorriso...si, un sorriso poteva concederglielo, non l'avrebbero condannata.
Alzò lo sguardo e distese le labbra e da quel momento il ragazzo credette di non aver più visto, in vita sua, sorriso più bello.
- Qual'è il suo nome? - chiese poi.
Ma la donna si era già rinchiusa nel suo silenzio e nella sua cella personale, non guardava più il giovane, aveva smesso di sorridere e sembrava nuovamente sorda al mondo che la circondava.
- Si chiama Neeraja. Ed è muta. E ora è il caso che tu te ne vada! - Disse maligna un'altra vecchia, appostata ad una finestra.
Solo allora il giovane si sentì fuori luogo e male accetto, si alzò quindi da terra e, voltandosi un'ultima volta verso Neeraja, le sussurrò un addio.
"Apparteniamo a caste diverse, piccolo uomo, e quindi a due mondi diversi. E' un peccato, molte volte, lo imparerai" pensò l'indiana.
Il pranzo era pronto.  
  
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