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Autore: Pletto_    26/02/2013    1 recensioni
E' una storia completamente inventata, un'avventura in un argomento ostico come quello dell'omosessualità. Un ragazzo che racconta se stesso attraverso delle lettere i cui destinatari sono persone a lui care.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao... Ho deciso di scriverti perché sei mio padre e meriti di sapere, anche se non entrerai mai in possesso delle lettere che ti scriverò. Voglio iniziare col dire: SONO GAY. Ebbene le tue paure erano fondate, non sarò mai come mio fratello Giulio, il figlio perfetto, forte, bravo in tutto ciò che fa. Voglio tranquillizzarti, perché non sono quel tipo di gay che lo va a sbandierare in giro, non andrò mai ad un gay pride, non strillerò mai come una gallina... Diciamo che sono moderatamente gay.
Ti ricordi quando avevo cinque anni e mamma mi raccontava le fiabe? Beh io credo che lei già lo sapesse, io credo che lei l'abbia sempre saputo, credo che anche tu lo sappia, anche se fai di tutto per rinnegarlo. Mi manca molto... Da quando è andata via tu non sei più lo stesso, mi manca quel teatrino che si svolgeva sempre a cena; quando mamma ed Emma cercavano di “coprire” la mia omosessualità con battute scomode ed imbarazzanti, tu che fingevi di non sapere ed io che facevo finta di essere quello che non sono mai stato. Il tutto per renderti contento. Non lo faccio per ferirti, ma voglio raccontarti per filo e per segno la mia vita, come non ho mai potuto fare.
E' iniziato tutto negli spogliatoi, era appena finito un allenamento due ore di allenamento sotto il sole di giugno, avevo quindici anni, è normale vedere ragazzi nudi in quel frangente, mi era già capitato, ma quel giorno mentre mi stavo spogliando vidi per sbaglio il ragazzo più ammirato della squadra, come dire, quello più bello, quello più bravo, quello più tutto. Insomma, lo vidi entrare dentro la doccia, sentii una fitta lì sotto; oh no, quello non era normale, non lo era per niente. Allora decisi di non andarmi a lavare, perché insomma, se mi fossi spogliato, di certo non sarei passato inosservato. Ci ragionai a lungo, come poteva essere successo, cercai ogni tipo di informazione, nessuna spiegazione... Credo di non aver mai avuto tanta paura come quel giorno, non avrei mai avuto il coraggio di tornare ad allenarmi, ti dissi che non mi era mai piaciuto il calcio, non era vero, il calcio mi faceva sentire bene, mi faceva sentire amato da te, ma non potevo correre di nuovo quel rischio. Ti voglio chiedere scusa per aver smesso. Voglio chiederti scusa per tutto ciò che non ti ho detto. Ti chiedo scusa ed inizierò a raccontarti tutto, perché è giusto che tu venga a conoscenza degli avvenimenti che hanno cambiato la mia vita.

Ciao... E scusa ancora... Ti voglio bene.

  
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