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Autore: Aura    26/02/2013    3 recensioni
|Literati fic|
Sono passati dieci anni dal loro primo incontro, e cinque dall'ultimo. Un giorno che qualcuno definisce come “il suo giorno fortunato”, Rory lo rivede. Come se fosse ancora la diciassettenne per le strade di Stars Hollow, Jess ritorna ad essere la sua calamita, ed esattamente come dieci anni prima, ammetterlo non è semplice.
-Ho sempre pensato di non essere alla tua altezza, se vuoi sentirtelo dire, dannazione. Capisci che odio vederti con lui? Lui è come me! - gridò Jess.
Rory deglutì, sbattendo le palpebre per ricacciare le lacrime.
- Io non sto con lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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gg8



Oh, baby,
Tell me how can, how can this be wrong?
Grant my last request,
and just let me hold you.
Sure I can accept that we're going nowhere,
but one last time just go there,
Lay down beside me
(Last Request, Paolo Nutini)






Aveva deciso di rimanere fino all'ultimo a Stars Hollow, ma quando mancavano solo pochi giorni decise di anticipare il rientro, in modo da avere tutto il week end per prepararsi a quello che avrebbe potuto essere il lavoro della sua vita.
Il taxi si fermò finalmente davanti al suo palazzo, illuminato dal sole mattutino, e Rory si armò di coraggio, definendosi pronta a cominciare una nuova pagina della sua vita.
Quando girò le chiavi nella toppa quasi si era dimenticata di avere una coinquilina nuova, ma fu impossibile non ricordarsene quando aprì la porta e vide il groviglio di braccia e gambe sul suo divano.
- Ma che...
Si mise una mano davanti agli occhi, per evitare di intravvedere parti anatomiche non necessarie.
- Siamo vestiti! - dichiarò Darla, schizzando istantaneamente in piedi; poi afferrò la maglietta, infilandosela, - Quasi. - si corresse, - Puoi guardare. Ma non dovevi tornare domenica?
- Mi sono dimenticata di avvisarvi. Ma se siete entrambi qui chi c'è al Book&Cafè?
- È il quattro luglio, abbiamo diritto alla chiusura! - dichiarò fervente Darla, come una perfetta patriota.
- Tanto tu lo stipendio lo prendi lo stesso... - si stiracchiò Rick. - Buongiorno Straniera, scusa l'accoglienza.
Darla poi lo guardò, allarmata, ricordandosi di lui.
- Sì, noi stavamo... ci siamo addormentati semplicemente e...
A Rory scappò un sorriso, mentre Rick si alzò.
- Provavamo delle prese di wrestling, come no. - commentò sarcastico, finendo di sbugiardarla con un bacio, prima di andare in bagno.
Darla lo guardò storto.
- Scusa se non te lo abbiamo detto... - iniziò poi, quando furono sole.
- Non ti preoccupare: non mi hai scioccato, l'avevo già capito e avevo capito perché volevi tenere il silenzio. Hai dato la disdetta per l'altro appartamento?
- Sì, siamo a tutti gli effetti coinquiline, dobbiamo festeggiare! A proposito, stasera si esce, giusto?
Rory fece una smorfia,
- Ti dovrei aggiornare...
- So tutto della tua decisione, ma almeno nelle feste anche i parenti che si odiano si incontrano! - cercò di convincerla.
- Io e Jess non ci odiamo, - sospirò Rory, - ma è meglio che stiamo lontani. Andrò da Melinda: lei e Spencer fanno un barbecue, mi avevano invitato.
Rick tornò in soggiorno,
- Ma poi ci raggiungi? Andiamo a vedere i fuochi, non puoi mancare: cacceremo Jess, promesso.
- No, Rick, non cacciate nessuno: vedremo, non vi assicuro niente.



Era da Melinda, esattamente come l'anno prima.
Con il suo bicchiere in mano si sedette su una sdraio, in terrazza, lontana dalla confusione del giardino: Jess arrivava, le sconvolgeva la vita e poi se ne andava; e ogni volta Rory sentiva che si
portava via qualcosa di lei, lasciandola come un puzzle senza un tassello. Che quel pezzo mancante fosse lui, fosse come diventava accanto a lui, oppure la certezza che quella che era veramente, la vera Rory, fosse solo quella che rivedeva riflessa nei suoi occhi poco importava; lo accettava, ma il suo rimpianto più grande era quello di aver detto addio all'amore della sua vita in un vicolo buio, non appena lo aveva accettato: aveva preso solo l'amaro, di quell'amore, non era stata capace di rendersene conto prima e poterne gioire per almeno un istante.

Tornò in casa, chiedendosi quando avrebbero iniziato a mangiare.
- Rory promettimi che ci raggiungi: rischio di buttare Rick in acqua, stasera è insopportabile. - le disse Darla al telefono, borbottando qualcosa al ragazzo.
- Non so, vediamo che ora faccio qui... - tergiversò Rory, dubbiosa.
- Devi venire, e poi Jess non c'è: è appena andato a fare non ho capito che cosa al Washington Square Park, chi lo capisce è bravo.
- Non lo so, Darla, non abbiamo ancora mangiato: magari più tardi. - Poi si bloccò, - Washington Square Park? Quello sulla quinta? - forse era solo una coincidenza. - Ascolta, facciamo così, ci sentiamo dopo, quando torno se vengo da voi ti chiamo io, ok?
Chiuse la conversazione e andò a cercare Melinda.
Si ricordava bene quel pomeriggio a Manhattan, la bolla temporale in cui si erano ritrovati, come se fosse un giorno come tanti, quando invece non lo era. Forse si sbagliava, ma le sembrò una richiesta, ed era tentata di accettare, in nome di un ultimo saluto, un ultimo istante che non si erano mai più dati.
Mentre il taxi correva verso Manhattan, con il sottofondo sonoro di una vecchia canzone anni sessanta, continuò a chiedersi quanto labile fosse la sua volontà se bastava un accenno a un parco, neanche un invito diretto, per farla capitolare. Però aveva bisogno di scoprire se la stava davvero aspettando, aveva bisogno di stare un altro po' con lui prima di dirgli addio, senza che le sue lacrime distorcessero il suo ricordo.


Cercò con lo sguardo, ed esattamente sulla stessa panchina lo vide, con un libro in mano. Prese coraggio, accettando a tutti gli effetti la proposta e le sue eventuali conseguenze, limitandosi a sperare che non fossero distruttive.
- Ciao. - gli disse, dietro di lui.
Come la prima volta.
- Come stai? - disse Jess girandosi, come se non si vedessero da un paio di giorni. Come la prima volta.
- Bene, tu come stai?
- Bene. Hai fame?
- Da morire.
- Conosco un posto.
Sorrise, mentre lui si alzava e le faceva strada, e lo seguì.
- Quindi lunedì è il grande giorno, sei contenta? - le chiese, mentre camminavano.
- Non vedo l'ora, ho un po' di paura a dire la verità. - gli confessò, come se l'ultima volta che si erano visti lei non gli avesse detto addio.
Camminarono, chiacchierando del più e del meno, come una normale coppia di amici, ma specialmente come erano sempre stati, Jess e Rory.
Ogni tanto il cuore le batteva, quando incrociava il suo sorriso, ma lo accettava, cercando di non fuggire con lo sguardo ma affrontare anche quelle emozioni. Per quella sera non voleva rimpianti.


- Tu hai mai paura? Quando cambi vita? - gli chiese, quando, finito il loro hot dog, ritornarono nel parco.
Jess fece una smorfia,
- Evolvere è la mia vita, forse la mia paura è quella di non riuscire a fermarmi.
- Tu spingi le persone, Jess; fai sembrare tutto possibile, non so se te ne rendi conto. Per noi, comuni umani, il cambiamento è qualcosa di folle, impossibile; poi arrivi tu e ci fai sembrare sciocchi.
- Parli del tuo lavoro?
- Non solo, ti ricordi quando sei venuto da me e mi hai chiesto che cosa stessi facendo della mia vita? Forse, se sono qui, è solo grazie a te.
Jess appoggiò la schiena alla panchina, guardando il cielo stellato.
- Non darmi meriti che non ho, Rory.

Guardò anche lei verso l'alto, senza vederlo davvero, perché l'unica cosa che percepiva erano loro due sulla stessa panchina, una forza forte quanto distruttiva, perché così come sentiva la sua presenza riusciva troppo bene a indovinare il sapore che avrebbe avuto la sua mancanza.
- Perché siamo qui, stasera? - gli chiese, poi. Le stelle rimbombavano davanti ai suoi occhi, il suono della sua stessa voce le sembrava strano.
- Ci siamo incontrati.
Si girò verso di lui, incontrando i suoi occhi e rendendosi conto che era l'unica ancora con la testa verso l'alto.
- Non è così, lo sai.
Continuò a guardarla, sollevando amaramente l'angolo della sua bocca.
- Perché non mi avevi salutato.
Allungò una mano, trovandolo, e intrecciò le dita con le sue.
Il cuore davvero ora le martellava nel petto, quasi come in un assolo di batteria: mano nella mano, gli occhi nei suoi, era felice e straziante allo stesso tempo.
Sospirò, sapendo che avevano raggiunto il punto di non ritorno.
- Addio, Jess. - disse, alzandosi in piedi. Si allontanò, tenendo la sua mano fino a quando fu possibile.
- Rory? - la chiamò, prima che uscisse dal parco. Si voltò e lo vide, ancora in piedi accanto alla panchina. - Questo ti sembrava un addio?
I suoi piedi si mossero verso di lui, come se fosse stato Jess a comandarli, più veloce, come se la forza di gravità non la tenesse più a terra: il nuovo centro era lui, e più Jess si muoveva verso di lei, più quella forza era potente, tanto da annebbiarle la mente e farle perdere ogni logica.
Quando gli fu di fronte poté solo aggrapparsi a lui, con la disperazione di un vero addio, mentre le loro labbra si incontravano e con la sua stessa necessità lui la sollevava da terra.
Mezzanotte, lo scoppio dei fuochi artificiali si confuse con il battito del suo cuore.
- Non deve per forza finire così. - le disse poi.
Rory si allontanò un poco, per permettere a quella minima distanza di ossigenarle nuovamente il cervello.
- Parli così perché è adesso, è questo momento. - cercò di convincersi, - Quante altre volte ci dobbiamo andare a sbattere contro? - sarebbe stato facile dirgli di sì, acconsentire a quella pazzia, ma c'era un motivo per cui erano lì quella sera, e doveva tenerlo bene a mente.
- No, Rory: il nostro problema è che non abbiamo mai parlato chiaramente, fin da subito. Ci siamo sempre limitati a scontrarci a vicenda, omettendo di dirci come stavano veramente le cose finché diventavano semplicemente troppo evidenti.
- Può essere, - acconsentì allora, - ma a questo punto che differenza può fare? Jess, se stiamo insieme, ora, e finirà, non ci sarà più niente da salvare.
Di lei.
- Ricominciamo tutto da capo, dammi un altra possibilità.
Come poteva esserci un nuovo inizio se quando lo guardava voleva vedere solo sé stessa accanto a lui? Non aveva semplicemente senso.
Colora la mia vita con il caos dell'inquietudine.
Aprì la bocca, lentamente, dentro di sé la paura folle per quello che stava per dire, per quella parola che avrebbe spazzato via tutto.
Era come essere su una macchina che correva, al limite dei suoi cavalli: il volante era fuso con le sue mani, ogni brivido l'avrebbe fatta schiantare; i suoi occhi erano sulla strada, un imprevisto e non c'era modo per frenare.
Cercò la sua mano, un contatto con lui, con la realtà.
- Ok.

Non era un albero di guacamole in giardino, ma era altrettanto spaventoso, eppure in quel caso l'unica paura ad attanagliarla era il pensiero di come sarebbe stata la sua vita se avesse rifiutato.





Nda Che giornata oggi, non vi dico le peripezie per riuscire a caricare il capitolo!
Innanzittutto grazie per le recensioni, mi ha fatto piacere sapere che vorreste che la storia continuasse e tra voi, tra il fatto che mi dispiacerebbe dire subito addio a Rory e Jess continuerò ancora, dopo questo capitolo...
Però tra impegno e ispirazione non vi assicuro chissà quanto, insomma, vedremo ;-)
Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, a presto!





   
 
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