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Autore: crumbled    26/02/2013    3 recensioni
Dermot, il presentatore, dandomi una pacca sulla schiena, mi disse che potevo andare, dopo avermi abbracciato amichevolmente.
Un passo. Due. Cinque. Mi dirigevo verso il centro del palco, accolta dall’applauso del pubblico. Il cuore mi batteva all’impazzata e lo sentivo rimbombare nelle mie orecchie, nonostante il rumore della folla.
Feci un respiro profondo prima di incrociare lo sguardo dei giudici. Louis Walsh, Cheryl Cole, Nicole Scherzinger e Simon Cowell mi osservavano.
In quel momento ero io al centro dell’attenzione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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          Audition


Guardai a lungo il paesaggio fuori dalla macchina, mi rilassava. Ogni tanto abbassavo il finestrino, lasciando che il vento fresco mi accarezzasse il viso e mi scompigliasse i capelli. Ho sempre adorato osservare le verdi colline del Derbyshire. Ogni volta che facevo un viaggio lungo in macchina, mi mettevo a guardare fuori dal finestrino e osservavo tutto. Ogni singola cosa. E il bello è che lo facevo come un bambino di pochi anni può guardare tutto ciò che lo circonda. Per lui è come se fosse una cosa straordinaria, è tutto enorme e bellissimo. Emozionante. E anche per me, in quei momenti, lo era. Gli arbusti in mezzo a quei campi verdi. Gli alberi, i cui rami oscillavano per il vento. Il cielo azzurro della campagna. Mi piaceva guardare tutto.
Ma quello non era un viaggio poi così tanto lungo, perché per raggiungere Manchester da Buxton, la mia città, ci sarà voluta massimo mezz’ora.
  Ripensai al motivo di quel viaggio, sorrisi, e ancora non potevo crederci. Finalmente avevo trovato il modo di sfogarmi, visto che non avevo mai avuto nessuno con cui farlo, a parte mio fratello. E’ stato tutto merito suo, di Alex, è lui che mi ha convinta. Mi ha convinta ad iniziare a suonare il pianoforte, quattro anni fa, dopo la morte di mio padre, quando avevo dodici anni. E poi, successivamente, a cantare. Il lutto di mio padre era stato uno scandalo e un brutto periodo per la nostra famiglia. Mia madre si lasciò andare e si perse in se stessa per un bel periodo. Ma dovevamo, in qualche modo, mandare avanti la nostra famiglia. Così mio fratello iniziò a lavorare a soli quattordici anni. Trovò un posto come barista al bancone da bar di uno dei tanti pub di Buxton. Certo che quattordici anni sono ben pochi per lavorare. Soprattutto in un posto come un pub. Ma lui ne dimostrava molti di più di anni. Ora, che ne ha diciotto, sembra lo stesso più grande.
  Ero ancora seduta nel sedile del passeggero, accanto ad Alex, che stava guidando. Fissavo, pensierosa, l’erba verde che si estendeva lungo tutte le colline. Mi girai verso mio fratello e guardai il suo profilo perfetto, illuminato dalla chiara luce del mattino. I suoi capelli arruffati sembravano più chiari del solito, per via del sole. Si girò anche lui e incrociò il mio sguardo, sorridendomi, ma solo per una frazione di secondo, perché dovette riportare la sua attenzione sulla strada. Comunque feci in tempo a guardare quei profondi e dolci occhi blu. Molto simili ai miei. Io ed Alex ci somigliamo molto, gli occhi, i lineamenti del viso. I miei capelli sono di un biondo leggermente più chiaro del suo. Andavamo molto d’accordo.
  Era ormai passato un anno dalla morte di papà, quando iniziai a cantare, ed io non stavo bene psicologicamente. Certo, mia madre stava molto peggio, ma sembrava che io non reagissi più a qualsiasi cosa. Dovettero portarmi dalla psicologa con tutte le forze, ma non servì a nulla, perché neanche con lei riuscivo a sfogarmi. Alex mi aiutò con la musica. Lui suonava la chitarra ed io il piano. Poi intonavamo qualche canzone ed io cominciai a sentirmi libera. Leggera come una piuma. Sentivo ormai la serenità ritornare in me, quando cantavo. Ero triste e cantavo. Ero turbata e cantavo. Ero felice e cantavo. Mi piaceva davvero tanto.
  Mi ricordai della sera prima. Alex fece irruzione nella mia stanza, e mi fece roteare in aria. Stavo soffocando nel suo abbraccio infinito.
Poi gridò –Prepara le valige, Sam, domani si va a Manchester!-
Io non capivo, sinceramente. Poi, però, iniziò a far svolazzare un foglietto blu con la mano. Si fermò e me lo porse. Era il volantino per le audizioni di XFactor. Vidi solo quella scritta, poi lanciai il foglietto in aria e saltai in braccio a mio  fratello. Urlavamo come pazzi, perché eravamo felicissimi.
  Ed in quel momento ero lì, seduta sul sedile della macchina di Alex, diretta a Manchester dove si sarebbe tenuta una delle tante audizioni dell’XFactor del 2010. Mancavano poco più di dieci minuti, poi avremmo dovuto aspettare otto ore, o giù di lì, per la coda. Ero dispiaciuta, perché mia madre non era potuta venire ad accompagnarmi, assieme ad Alex. Ma c’era Ginny a cui pensare, la mia sorellina di soli quattro anni. Mia madre disse che per Ginny era una fila troppo lunga. E otto ore sotto un caldo sole non è il massimo per una bimba così piccola.
  Arrivammo a destinazione e Alex parcheggiò. Quando scesi dalla macchina, notai subito tutta la massa di gente che aspettava in fila di fare le audizioni. Il mio cuore già iniziava a battere. Ero nervosa, ma felice allo stesso tempo. Io e Alex facemmo una fila pazzesca solo per registrarmi  e prendere il cartellino con il numero. Era 165397. Lo strinsi forte tra le mani prima di attaccarlo alla maglietta. Poi ci fu la coda più lunga che ci si potesse immaginare. Interminabile, infinita, straziante. E il bello è che c’era un sole che poteva spaccare le pietre. Mio fratello era elettrizzato quanto me, ma io non lo davo a vedere. Lui socializzava sereno e tranquillo con la gente che ci stava attorno. Con il suo magico sorriso e le sue fantastiche battute, senza escludere la sua bellezza, era in grado di attrarre chiunque. Perciò chiacchierava beatamente con ragazzi, mentre io me ne stavo zitta, lasciando che l’ansia mi uccidesse. Bevevo a grandi sorsi dalla bottiglietta d’acqua, aspettando il mio lontano turno. Mancava ancora tantissimo.
-Vacci piano con l’acqua.- mi disse all’improvviso Alex, accorgendosi della mia esistenza. Fin’ora non aveva fatto altro che parlare e parlare con gli altri. Ascoltavo tutto quello che diceva, senza, però, guardarlo.
-Come pensi di andare in bagno, poi?- continuò, con un sorriso divertito.
Forse aveva ragione lui, così cacciai la bottiglietta nel nostro zaino.
-Credo che avrò un infarto.- dissi a bassa voce.
Mise il braccio attorno alle mie spalle. –Non sei l’unica. Guarda le facce degli altri. Sono terrorizzati quanto te.-
Guardai, come stava facendo lui, le altre persone, ma mi sembravano davvero tranquille, felici ed elettrizzate. A differenza di me, nessuno era così serio.
-Certo, come  no.- mormorai con una certa ironia.
  Mentre lui chiacchierava con la gente, io lo ascoltavo. E, ogni tanto, ridacchiavo di nascosto per qualche sua battuta. Alex è sempre stato molto amichevole e fiducioso verso tutti.
-Ciao. Sono Alex.- disse, per esempio, a qualche ragazza.
- Io sono Liz, piacere.- rispose una voce acuta. Poi cominciò una divertente conversazione ed io ascoltavo tutto, di nascosto.
Quando ne finiva una, ne iniziava subito un’altra.
-Nervoso, eh?- chiese mio fratello a qualcun altro, con aria amichevole.
-Non immagini quanto. Cosa canterai sul palco?- questa era una voce molto più grave di quella di Liz. Era un ragazzo.
-Io non sono venuto per le audizioni. Sto accompagnando mia sorella.- rispose Alex a quel tipo. Di sicuro mi aveva indicata. E io facevo finta di niente.
-Oh, capisco.-
-Sono Alex.-
-Piacere, Harry.-
E iniziò di nuovo a chiacchierare. Quel ragazzo sembrava divertirsi alle battute di Alex. Passò circa un’ora e la loro conversazione non era ancora finita. Mi sa che fu la più lunga. Io, invece, mi agitavo sempre di più.
-Hei, Sam?- chiese Alex, appoggiandomi una mano sulla spalla, facendomi sobbalzare.
-Come siamo nervosi. Comunque, lui è Harry.- disse, e poi indicò un ragazzo riccio. Probabilmente era quello con cui aveva parlato per più di un’ora.
Incrociai il suo sguardo per un secondo. Occhi verde smeraldo. Poi lo distolsi, ero troppo agitata.
-Scusala- intervenne Alex –Ha detto che sta per morire d’infarto.- E si fece una risata, prima che potessi lanciargli un’occhiataccia.
Ormai ero dentro la struttura e Alex e quel ragazzo continuavano a chiacchierare e ridere. Io mi stavo letteralmente facendo la pipì addosso. Ora che eravamo entrati, ci si poteva accomodare, finalmente, in qualche poltroncina ed io iniziai a bere, un’altra volta, come una matta.
Ad un certo punto, un tipo col microfono in mano e un cameraman si avvicinarono a noi. Mi porse il microfono e mi disse –Ascoltami, adesso ti riprenderemo. Tu devi solo presentarti e dirci cosa ti ha spinta a venire qua.-
Non ebbi nemmeno il tempo di aprire bocca, che mi diede il segnale di iniziare. Si vede che aveva molta fretta.
Dovevo presentarmi. –Mi chiamo Sam Mason. Ho sedici anni e vengo dal Derbyshire. Canto da quando avevo più o meno, uhm… tredici anni, forse. Mi ha accompagnato mio fratello- dissi, indicando Alex. In quel momento la telecamera lo inquadrò e sul suo viso comparve un sorriso smagliante.
-Oh mio Dio, non ci credo. Sono in televisione! Ciao mamma!- esclamò. L’imbarazzo mi assalì, ma trattenni a stento una risata. Lo colpii alla nuca con un leggero schiaffetto, anche se le telecamere stavano riprendendo tutto.
-Credeteci o no, è grazie a lui che sono qui, oggi.- detto questo, mi stampò un bacio sulla guancia.
-Perfetto- disse il cameraman –abbiamo finito con voi.-
Poi i due uomini passarono velocemente a un gruppo di ragazzi.
-Sei uno stupido! Mi hai fatto fare la figura dell’idiota!- esclamai.
-Ma tu la fai tutti i giorni la figura dell’idiota- disse, prima di ridere.
Intanto, il tempo passava e il mio momento stava arrivando. Ero davvero nervosa e agitata. Ebbi paura di non riuscire neanche a dire una parola, una volta salita sul palco.
Ormai ero dietro le quinte del grande palco di XFactor. Il ragazzo che avevo avuto davanti per tutto il tempo, quello con cui Alex aveva chiacchierato un sacco, era sul palco e si stava esibendo. Cantava Isn’t she lovely di Stevie Wonder. Gran bella canzone e anche il cantante. Quel tipo, Harry, credo, aveva una bella voce. Molto definita e limpida. Era davvero bravo.
-Sei tanto nevosa?- mi chiese Alex, poggiandomi una mano sulla spalla, intanto che aspettavo.
-Sto bene.-
Mi abbracciò forte e, dopo, anche Dermot, il presentatore, mi accolse tra le sue braccia. Poi mi mise il microfono tra le mani e io lo guardai e lo strinsi forte. Dandomi una pacca sulla schiena, mi disse che potevo andare.
Un passo. Due. Cinque. Mi dirigevo verso il centro del palco, accolta dall’applauso del pubblico. Il cuore mi batteva all’impazzata e lo sentivo rimbombare nelle mie orecchie, nonostante il rumore della folla.
  Feci un respiro profondo prima di incrociare lo sguardo dei giudici. Louis Walsh, Cheryl Cole, Nicole Scherzinger e Simon Cowell mi osservavano.
  In quel momento ero io al centro dell’attenzione.
 
 
 
 
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Ciao bellezzee. Allora, questa è la mia nuova ff. L’ho appena cominciata e spero che vi piaccia tanto. Mi lasciate una recensione per farmi sapere com’era? Thanks.
Baci <3
   
 
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