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Autore: wallflouis    26/02/2013    2 recensioni
“Tagliarmi i capelli, farmi passare per uomo, partecipare ad un improbabile colloquio per aiutare un amico, incontrare i Led Zeppelin: avrebbe potuto sembrare un grande piano.....
....fino a quando non l’ho messo in atto per davvero...!”.

Leslie Sheridan ha avuto un ‘idea.
Ok: Leslie Sheridan ha sempre, in realtà, qualche idea; ma non è poi detto che, tali idee, risultino sempre così buone.
Infatti, l’idea di Leslie questa volta riguarda in prima persona un tecnico del soundcheck pignolo e con la laringite, un padre guardingo e poliziotto, una groupie calcolatrice, un chitarrista indisponente, un frontman in piena crisi d’identità , un batterista a cui piacciono le scommesse e, suo malgrado, pure un bassista tranquillo, ma dalla vista davvero troppo lunga. Con il solo risultato di obbedire ad una legge scientifica piuttosto inflazionata: troppi elementi così reattivi, in una medesima miscela rischiano di combinare, davvero, grossi GUAI....
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Casa dolce casa.
Appena chiusi la porta, mi accasciai letteralmente contro di essa. Iniziai a pensare a tutto quello che mi era successo. Non c’era nessuna via d’uscita dal guaio in cui mi ero cacciata. Cosa avrei potuto raccontare ad Andrew? ‘Scusa se ho distrutto il sogno della tua vita di lavorare con i Led Zeppelin, tanto sei solo il mio migliore amico..’ certamente non poteva funzionare. E cosa avrei fatto con quei quattro? Dire tutto e farmi sbattere in prigione dal mio stesso padre, o continuare la farsa, iniziando a raccontare così tante bugie da non saper più riconoscere la verità?
Dovevo trovare un modo per schiarirmi le idee. Di una passeggiata per Londra non se ne parlava minimamente; tutte quelle anziane che mi fissano sconcertato per il mio taglio troppo azzardato. Forse una semplice doccia era la soluzione migliore. Mi alzai da terra, trascinandomi desolata verso il bagno, in cerca del colpo di genio per tirarmi fuori dai guai.

***

-E’ permesso?- Trovando la porta aperta, John Paul Jones, lo prese come un palese invito ad entrare. Il nuovo tecnico del soundcheck, Andrew, aveva dimenticato in studio il portafoglio di pelle nera,  e il bassista si era recato al domicilio indicato sul contratto del ragazzo per poterglielo restituire. Questi lavori toccavano sempre a lui, come se il suo mestiere fosse quello di facchino dei Led Zeppelin e non di bassista.  Anche se, oramai, ci aveva fatto l’abitudine.
Appena entrato iniziò a guardarsi attorno. Pareva tutto così ordinato per essere la casa di un ragazzo di soli diciannove anni. Ricordava ancora il disordine “creativo” che dominava la sua camera da ragazzino.

-Andrew, sei in casa?- urlò senza ottenere risposta. Dal piano superiore, John percepì il rumore dell’acqua della doccia che scorre; capì che era per quello che Andrew non rispondeva, il ragazzo non aveva nemmeno sentito entrare in casa il bassista.
John decise di aspettare, passando il tempo ad osservare le migliaia di foto poste sul piccolo ripiano del salotto. Una ragazza abbracciata ad un uomo era immortalata nella maggior parte di esse. Si trattava di una ragazza molto simile ad Andrew, forse sua sorella, abbracciata in quasi ogni scatto ad un uomo, probabilmente loro padre. Era strano notare quanto quella ragazza fosse identica al loro nuovo collaboratore, e che al contrario non c’era nemmeno una foto che ritraesse Andrew… Troppo strano.

***

In pace con me stessa. Questa era la sensazione che si era accumulata in quei quarantacinque minuti sotto il getto d’acqua bollente. Certamente non ero riuscita a risolvere nulla, ma avevo comunque recuperato un minimo di calma. Avvolta da un asciugamano bianco, iniziai a percorrere a larghi passi camera mia cercando di auto convincermi che, tutto quello che era successo fino ad ora, non era per nulla reale.
Il rumore di uno schianto, proveniente dal piano terra mi fece pensare al ritorno a casa di mio padre. Con in mano il pettine iniziai a sistemarmi i corti capelli e, nel contempo, mi diressi verso l’ingresso per parlargli.

-Papà sei a casa? Ho bisogno di parlarti, credo di aver trovato una lav…  MA TU NON SEI MIO PADRE!- gridai lasciando cadere il pettine a terra e iniziando a tremare non solo dal freddo, ma dal terrore.  Quando riconobbi l’ ‘ospite’ che tentava invano di raccogliere i cocci di una cornice da terra sentii il cuore fermarsi per qualche secondo. –JOHN!-

-Cristo, ma tu sei una donna!- non avevo mai visto un’espressione così sconvolta in tutta la mia vita; la reazione di Jonesy iniziò a terrorizzarmi seriamente, non solo perché in un solo momento tutte le bugie che avevo raccontato erano andate in fumo ed ormai il mio licenziamento era imminente, ma anche perché Page, come già aveva minacciato, mi avrebbe potuto denunciare.
-Hai bisogno di urlarlo?!  Vuoi per caso appendere il manifesti in piazza?!- decisi di comportarmi come se fosse lui ad avere commesso l’errore più grande della sua vita, cercando di difendermi e continuando a stringere il più possibile attorno a me, l’asciugamano fradicio.
-Tu ci hai ingannato! Cosa diamine volevi fare?! Allora tutte le paranoie di Jimmy su quell'ipotetico "sabotaggio dall'interno" erano vere, mio dio....- Il bassista iniziò a percorrere a larghi passi la stanza camminando velocemente avanti e indietro pervaso dall’agitazione.
-Jonesy, te ne prego, tu non capisci…Sono stata obbligata a…- non sapevo in effetti come scusarmi, avevo errato io, non mi sarei nemmeno dovuta presentare quel giorno.
-obbligata a fingerti uomo? Obbligata a prenderci tutti per il culo?! Illuminami perché proprio non trovo il punto in cui TU venivi obbligata a fingerti qualcuno che non sei e la cui identità magari non esiste nemmeno!-
-John ascoltami, posso spiegarti tutto, ma tu mi devi promettere che manterrai la calma e mi ascolterai fino alla fine… Poi potrai riempirmi di insulti e fuggire da.. ecciù..- iniziai a starnutire come un’ossessa. Ero totalmente bagnata e di li a poco, di certo, mi sarei presa l’influenza se non mi fossi repentinamente asciugata.
-Prima è meglio se ti copri, non voglio mica che ti ammali…- disse passandosi rassegnato una mano sul collo.

Corsi in camera a cercare qualcosa per coprirmi. Era tutto finito, John aveva scoperto tutto e non era nemmeno passata una settimana. Per colpa di una stupida porta lasciata aperta ora sarei stata licenziata, denunciata ed ero anche stata capace di distruggere il sogno di Andrew.
Bel lavoro Sheridan, geni come te nascono una volta ogni cento anni.
Coperta da un totale di due maglie ed un maglione, ed un paio di pantaloni mi recai al piano inferiore con il cuore in gola. Ero pronta a ricevere tutti gli insulti del mondo, ormai era tutto andato perso.

-Allora?- seduto sul bracciolo del divano, con sguardo accusatore, John Paul Jones mi fissava irritato ed estremamente arrabbiato. Presi un respiro profondo, e appoggiandomi con la schiena alla libreria di fronte a lui, iniziai a raccontare la verità.
-Il mio nome è Leslie, Leslie Sheridan, sono una studentessa della Royal Music Academy e ho diciannove anni.. Andrew Wolwitz è il mio migliore amico. Gli era capitata l’occasione della vita, lavorare con i Led Zeppelin, ma il giorno del provino ricevetti una sua telefonata dove mi spiegava che si era irrimediabilmente ammalato e che non si sarebbe potuto presentare… Non volevo che tutto andasse in fumo, così mi è balenata l’idea di fingermi lui. Avevo programmato tutto, si trattava solo di venire da voi e spiegarvi l’accaduto, implorandovi di riservare una seconda occasione per Andrew, ma poi Jimmy ha parlato di “denunciare tutti quelli che si erano presentati sotto falsa identità” e…-

-Fammi indovinare, sei andata nel panico e hai preferito fingere di essere dell’altra sponda piuttosto che dire la verità.-

-Lo so, sono una persona orribile, non c’è bisogno che venga rincarata la dose…- dissi nascondendo il viso fra le mani per l’estrema vergogna. Non ero mai stata tanto mortificata in tutta la mia vita, era una sensazione a dir poco orribile. Sentii le mani calde di John afferrare le mie. Iniziò a guardarmi negli occhi con un sorriso divertito dipinto sul viso.

-Non so quale strano marchingegno sia scattato nella tua testa, non so come tu abbia pensato di poter fingerti uomo per lavorare con noi… Ma una cosa la so di per certo, sei una ragazza che ha coraggio, e sei pure dannatamente brava con gli strumenti e tutto, e posso dire di per certo che non esiste uomo, ma nemmeno donna, che sia in grado di rispondere a tono a Jimmy Page. Per questo io non parlerò.-

-Stai dicendo che mi coprirai?- esclamai incredula fissandolo con la bocca aperta.

-Sto dicendo che questa storia inizia a divertirmi davvero, e che sono pronto ad aiutarti in questa faccenda, Leslie.- lo abbracciai forte, a stento mi ressi sulle ginocchia; tutta l’agitazione che avevo accumulato in quei minuti, era come scomparsa.

-Jonesy…Grazie.-




*Quadrato dell'Autrice*
Yee, finalmente aggiorno! Si sono viva se ve lo state domandando, solo che sabato stavo morendo dal sonno, domenica dovevo prepararmi per un terribile test di matematica sulla SCOMPOSIZIONE DI POLINOMI o.O Ditemi voi, cosa mi serve la matematica, se da grande farò la groupie delle rockstar anziane? LOL 
Anyway, Jonesy ha scoperto tutto, non ha fatto passare nemmeno una giornata che già ha scoperto l'intrigo, però la coprirà quindi, lo show andrà avanti e se ne vedranno delle belle da qui in poi!
Vado a vedere Once Upon a Time :')
E ricordate che,  IT'S TIME TO RAMBLE ON! (?)

  
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