Storie originali > Thriller
Ricorda la storia  |      
Autore: Pj Mockingj    27/02/2013    0 recensioni
Un mostro, solo un mostro assassino poteva fare una cosa del genere a una famiglia, una famiglia di cinque persone che è stata mesi, forse anni, a sopportare tutte le cose orribili che vi possono venire in mente. Solo per piacere di quel mostro. Per un esperimento.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IN TRAPPOLA

Perfetto, penso. Già mi devo alzare. Dopo una notte come quella passata non mi vorrei mai alzare. Il vento gelido mi sovrasta completamente, mia madre avrà aperto la finestra. Ma qualcosa non quadra, come fa mia madre ad essere a casa di Drew, sicuramente mi sarò sbagliato, dovrà essere l’abitudine, io sto dormendo a casa sua. Così faccio un sorrisetto compiaciuto e penso che potrò dormire ancora un po’. Cerco la coperta, mi sto morendo di freddo, non trovo nulla a parte un freddo pavimento che mi fa rabbrividire ancora di più. Apro gli occhi e mi sorprendo di trovarmi per terra, affianco ad un divano. Sono completamente svestito se non fosse per le mutande. Mi alzo in piedi di scatto, questo non è il divano di Drew, nemmeno il mio divano, questa non è casa mia, perché sono in mutande? E perché ancora sento quel vento gelido che diventa sempre più forte? Mi giro e davanti a me non c’è nulla, l’acquario dei pesci che doveva essere attaccato ad una parete, adesso rischia di cadere in un burrone, le tende color crema che prima dovevano esserci per nascondere la finestra ora nascondono il vuoto. Le scosto e vedo delle montagne davanti a me, degli alberi che quasi entrano dentro casa per il vento che manda i rami nella mia direzione, i calcinacci della parete staccata che mi cadono addosso. Non riesco a dire niente per la paura, incomincio a sudare freddo quando sento un urlo agghiacciante provenire da un’altra stanza, riesco immediatamente a riconoscere di chi sia quella voce; mia madre. Subito dopo l’urlo si sente il pianto della bambina, mia sorella Berth. Corro subito verso di loro, guidato dal pianto di Berth, percorro un corridoio abbastanza largo ma, non troppo da vedere quante stanze ci siano nella casa, le pareti del corridoio sono ricoperte da quadri di giullari che cantano felici. Supero tre o quattro camere, tutte illuminate e splendenti, ad ognuna di queste manca almeno una parete. Il corridoio sembra non finire, il pianto sempre più acuto di Berth mi fa continuare girando a destra. Qui invece le stanze sono tutte buie, quasi nessuna illuminata, le pareti del corridoio sono ricoperte da quadri di donne infelici e bambine che piangono. Ad un certo punto devo andare a tentoni. Muovo le mie mani sulle pareti quando una mano mi afferra e mi trascina verso di lei. Mia madre, coi suoi capelli corvini che le scendono sulle spalle. Riesco a vederla a malapena ma, vedo che mi indica qualcosa, qualcosa sopra di noi, poi zittisce Berth che però continua a singhiozzare e mia madre dietro di lei. Mi sento colare qualcosa di caldo sulla spalla, poi guardo bene ed è sangue. Rimango sconvolto da quello che c’è sopra di me; quattro corpi appesi ad una corda. La stanza è fatta come se qualcuno volesse farci vedere solo quella scena e niente altro. << M..mamma>> dico balbettando, << cosa sta succedendo?>> non ce la faccio più e la mia voce si trasforma in un urlo isterico<< Mamma ti prego guardami, che cosa è successo, perché siamo tutti qui?>> tutti. No, non siamo tutti, dove sono papà e Ether? Una voce roca e calda da un’altra stanza ancora più lontana, ma la voce sembrava così vicina<< Gabriel.. Gabriel, sei tu?>> la voce sembra allarmata almeno quanto la mia, è papà<< Si, papà dove siete? C’è Ether con te?>> ormai sono troppo allarmato e ancor prima di ricevere una risposta mamma parte verso la voce che lei ha sempre amato con in braccio Berth che ormai ha smesso di piangere. Così la seguo e incominciamo a correre per il corridoio ora tappezzato di figure sole, nei quadri sono quasi tutte ombre, come perseguitate. Questa casa mi mette sempre più i brividi. Le stanze sembrano normali e accoglienti, ma ad ognuna manca l’arredamento, comprese le tappezzerie, sono tutte bianche, dal soffitto al pavimento. Entriamo nella stanza dove si trova papà e mia madre si fionda tra le sue braccia ma , lui non ha molta voglia di abbracci e cose varie. Sdraiata per terra c’è Ether, così scosta mamma con gentilezza << Dobbiamo aiutarla, credo che stia per avere un altro attacco>> io mi metto seduto vicino a lei e le parlo.So che lei non mi sentirà, che non mi ascolterà, ma io ogni volta ci provo comunque, non voglio che la mia sorellona si ritrovi a subire un altro attacco epilettico. << Gabe, prendila per il braccio, facciamola alzare>> è sempre più allarmato. La tiriamo su e non succede niente di grave, decidiamo di rimanere qui e cerchiamo di inventarci storie per far stare tranquilla Berth. Mamma si avvicina ad una parete per appoggiarsi, è sconvolta per quello che sta succedendo, come tutti noi in fondo. Apre la bocca per iniziare a parlare ma, appena si appoggia al muro salto come una molla dall’altra parte della stanza.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Pj Mockingj