Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: angelstodie    28/02/2013    2 recensioni
Spesso abbiamo la presunzione di credere di essere forti, invincibili e senza età. Ma di fronte alle cose più semplici diventiamo come per magia quelli più fragili. E non solo fuori, ma anche dentro. Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni. E i sogni sono fragili, friabili. Si sgretolano tra le nostre dita sotto i nostri occhi a causa della consapevolezza quasi matura di un futuro completamente diverso da quello che abbiamo sempre immaginato e conservato nel cassetto del comodino. Ci armiamo di protezioni e barriere invalicabili, di muri creati con i sentimenti che cerchiamo di nascondere a tutti. Non ci lasciamo mai capire veramente da nessuno perché abbiamo paura di essere giudicati. Chi non giudica, ormai?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non mi sono mai sentita così follemente ispirata dalla follia.

Al di fuori di noi
smettila di pensare almeno di notte
 

Non siamo mai abbastanza sicuri di noi stessi. Spesso abbiamo la presunzione di credere di essere forti, invincibili e senza età. Ma di fronte alle cose più semplici diventiamo come per magia quelli più fragili. E non solo fuori, ma anche dentro. Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni. E i sogni sono fragili, friabili. Si sgretolano tra le nostre dita sotto i nostri occhi a causa della consapevolezza quasi matura di un futuro completamente diverso da quello che abbiamo sempre immaginato e conservato nel cassetto del comodino. Ci armiamo di protezioni e barriere invalicabili, di muri creati con i sentimenti che cerchiamo di nascondere a tutti. Non ci lasciamo mai capire veramente da nessuno perché abbiamo paura di essere giudicati. Chi non giudica, ormai? Siamo sempre sotto esame: a scuola e a casa. Prima di addormentarci ci giudichiamo. A volte siamo addirittura noi stessi che non ci diamo abbastanza spazio per vivere, per respirare. Persino dio un giorno, nel giorno del giudizio, ci giudicherà. Facciamo finta di essere liberi, di sentirci veramente liberi, ma non lo siamo mai. Scriviamo su internet che dobbiamo vivere alla giornata, goderci il momento come se non ci fosse un domani. Chi lo fa veramente? Tutti pensano al domani, alle conseguenze di ogni cosa. Pensiamo che se condividiamo un link su 'facebook' forse quello che c'è scritto diventerà reale. Ci nascondiamo semplicemente dietro uno schermo perché sappiamo che non siamo abbastanza pronti, abbastanza forti... Non siamo abbastanza per affrontare tutto e basta. Gli adolescenti sono così complicati. Abbiamo tutto: una casa, una famiglia, un buon lavoro o la possibilità di studiare, ma in realtà non abbiamo niente. Ci sentiamo come dei pesci fuor d'acqua, come dei libri con le pagine bianche, come dei fiori appena sbocciati e già appassiti. A scuola, per i corridoi si vedono persone apparentemente felici e spensierate che invece la sera, prima di appoggiare la testa al cuscino, piangono disperatamente perché sanno di non essere felici. E piangono silenziosamente perché non vogliono farsi sentire dai genitori e allo stesso modo vorrebbero che qualcuno si accorgesse del loro dolore, dei loro problemi e delle parole che l'anima urla per cercare di lacerare quel velo tra il corpo e il mondo. Si cerca di non pensarci, di evitare il problema e si spera che tutto passerà, prima o poi. Speriamo che il dolore finirà e che presto saremo felici. Ci ripetiamo che è l'adolescenza, che questo periodo è così, ma in realtà una parte di noi è consapevole che qualcosa in noi veramente è sbagliata, fatta male. i capelli troppo ricci, i rotoli sulla pancia, gli occhi marroni e le gambe storte e grasse. Di fronte allo specchio squadriamo sempre una persona diversa da quella che vorremmo vedere. Alcuni di noi non riescono a sostenere la pressione del mondo e si lasciano andare. smettono di sorridere, di vivere e si lasciano morire lentamente. Davvero dovremmo cercare di goderci l'attimo, ma io non ci riesco proprio.

 

Amelia!

 

Qualcuno ha gridato il mio nome. mi accorgo di essere seduta in un banco di scuola, ma alzando la testa e guardandomi intorno non c'è nessuno. mi trovo in una stanza buia e completamente vuota.

 

Amelia!

 

Ancora il mio nome. ma chi è che parla? La testa mi scoppia dal male e non riesco a dire una parola. dalle finestre entra solamente altro buio. Dove mi trovo esattamente? mi trema una gamba. sposto dalla mia fronte una fastidiosa ciocca di capelli, ma quando la tocco cade a terra. ma che diavolo sta succedendo? fisso per 2 secondi la ciocca di capelli morti vicino ai miei piedi e poi alzo la testa per guardare di fronte a me. c'è una ragazza appoggiata al muro esattamente di fronte a me. è lei. è Alice, la mia compagna di classe. lei è perfetta. i suoi capelli biondi e ricci cadono sulle sue spalle come una cascata. mi sorride dolcemente e io le sorrido a mia volta. indossa una camicia a quadri e un paio di jeans strettissimi. ha gridato lei il mio nome? non lo so. cerco di alzarmi dalla sedia, ma sono immobilizzata da qualcosa. che cosa? non lo so. è come se delle corde mi stringessero le braccia troppo grosse. come se qualcosa cercasse invano di appiattire il doppio mento e allo stesso tempo cercasse di strozzarmi e farmi tacere per sempre. ma mi guardo intorno e non c'è nessuna corda attorno a me. che io stia impazzendo? possibile. le corde si attorcigliano sempre di più e cominciano a tagliarmi la pelle. il contorno dei polsi comincia a diventare rosso, poi viola. mi fa male. mi fa male tantissimo e non posso liberarmi. Alice mi fissa, ma continua a sorridermi angelicamente. perché invece di sorridere non mi aiuta a liberarmi? non si accorge che mi stanno facendo male queste catene? non si muove. il suo sorriso potrebbe sembrare angelico, ma io avevo capito che in realtà era malefico. sapeva che stavo male ma non voleva aiutarmi. le corde si stringono sempre di più, sempre di più. è come avere un cappio al collo che non ne vuole sapere di lasciare andare la gola. non riesco ad urlare, non ho voce e non ho parole. mi dimeno disperatamente ma tutti i miei sforzi sono inutili...

e mi sveglio di soprassalto. sono seduta sul letto grondante di sudore freddo. il respiro è pesante. cerco di tranquillizzarmi un attimo, di realizzare che era solo un incubo. mi giro per guardare l'orologio. le 4:27. mi ci vogliono solo pochi minuti per riprendere il controllo della situazione. quello era uno dei tanti incubi che spesso occupavano le mie notti. il sonno profondo e spensierato non ha mai fatto per me. mi sdraio di nuovo e guardo il soffitto. avrò contato più o meno un miliardo di pecore. Di riaddormentarmi non se ne parla neanche. per stanotte basta incubi. guardo il soffitto cercando di non pensare a niente quando, nonostante tutto, mi addormento di nuovo e questa volta senza fare nessun incubo o sogno.









-------
Primo capitolo di 'Al di fuori di noi'. Per favore lascia una recensione così posso capire cosa cambiare, migliorare e come proseguire :)
Spero che la storia ti sia piaciuta. Al prossimo capitolo :)

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: angelstodie