28/02/2013
3 recensionispero vi piaccia :)
Ormai non contava più nulla. Tutto finito.
Era solo colpa sua. E della sua inspiegabile timidezza. Solo sua. Lei invece era stata audace, l’aveva baciato davanti a tutti in Sala Comune senza nessuno scrupolo. “Perché?” pensò la ragazza.
Non capiva più nulla.
“Cos’ho fatto di male?” Dopotutto era nato qualcosa fra di loro, lui non gli era indifferente e credeva – fino a qualche ora prima – che anche lui provasse le stesse emozioni.
Nulla.
“Hermione...” La ragazza sentì una voce alle sue spalle. Si volto, abbracciò l’amico e pianse sommessamente.
Ma qualcuno aveva visto tutto.
Lui l’aveva vista e aveva deciso di seguirla. Voleva disturbarla, infierire su di lei come faceva sempre, gioire alla vista dei suoi occhi lucidi. Così si era nascosto e aveva iniziato ad osservarla, aspettando il momento opportuno.
Non le era mai sembrata così devastata. Cercò di avvicinarsi, per guardare più da vicino quella esile figura seduta sui gradini delle scale. Poi intuì ciò che era successo: qualcuno aveva preso la sua autostima e ci aveva fatto a botte; qualcuno aveva preso i suoi desideri e ci aveva giocato a nascondino; qualcuno doveva averla portata al limite della sopportazione, delle forze, al limite dell’amore. “Weasel” pensò il Serpeverde. E d’un tratto ebbe la voglia di andare a schiantare quel ragazzo, che l’aveva trattata così. “Draco, piantala.”- si ordinò – “Dovresti solo essere felice. Quella stupida Mezzosangue è distrutta.” Un gigno si formò sulla sua bocca e un dolore si creò vicino al suo petto.
Non capiva con che coraggio si presentava a colazione insieme a lei. Non poté fare a meno di fissarli. Non c’era odio nel suo sguardo – solo un po’ forse – ma delusione e rassegnazione. Non poteva fare più nulla. E non si sarebbe mai sognata di lottare per riconquistarlo o di ostacolare la nuova coppia. Non era da lei. Ora stavano insieme e lei era solo l’amica. Aveva deciso di andar avanti, un passo alla volta.
Si alzò, salutò tutti e si avviò in classe. “Mezzosangue.” Qualcuno la chiamò. Sapeva chi era. Solo uno come lui poteva provare tanto disprezzo chiamandola. “Che vuoi Malfoy” – “Seguimi.” – “Ma va’ al diavolo!” E si allontanò velocemente. Lui la seguì.
“Mezzosangue!” La raggiunse. La prese per un polso. La zittì con un incantesimo non verbale. Le disse di non ostacolarlo. La portò in uno stanzino. Sciolse l’incantesimo e le lasciò i polsi. “Ti prego non urlare. Devo... devi ascoltarmi.” Lei alzò un sopracciglio e lo fissò. “Ti ho vista ieri sera piangere abbracciata allo Sfregiato. Che cosa patetica.” Lei arrossì e andò subito sulla difensiva. “Cos’è adesso spii i tuoi nemici? Cosa vuoi Malfoy.” Lui strinse i pugni e la guardò negli occhi. Era bella, bellissima. Era diversa. Ma non era per lui. “Sono costretto a dirti queste cose anche se costerà molto al mio orgoglio.” Lei lo fissò sbalordita. “Non arrenderti Mezzosangue. Tu e Weasley siete destinati a stare insieme da quando avevate undici anni. Se quello stupido si sta divertendo con quella pettegola, lascia correre. Tornerà. Ti amerà più di quanto non ti ami in questo momento. E lo sposerai.” Lei non sapeva cosa dire, cosa fare. “Perché mi dici questo?” riuscì a bisbigliare. Ma lui se n’era già andato.
La ragazza usci dallo stanzino e tornò sui suoi passi più sollevata.
Non capiva ancora il perché di quel discorso ma decise di ascoltarlo.
Lui, Draco Malfoy, il suo più grande nemico l’aveva aiutata.