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Autore: Baude    28/02/2013    11 recensioni
Sebastian Smythe e Thad Harwood sono sposati da diversi anni. Hanno una casa, un cane enorme,un lavoro ed una figlia ventenne. Una figlia ventenne decisa a sposarsi con uno Sterling,precisamente. Quando la selezione naturale non ha fatto il proprio dovere, la paura di nipoti platinati prende il sopravvento e l'esaurimento nervoso diventa un'opzione molto plausibile....
Dal primo Capitolo.
Era come se dell’elettricità gli attraversasse la spina dorsale e, dal collo, si propagasse per tutto il petto.
Riconosceva il respiro, profondo e lento.
Il passo, leggero e regolare. Aveva l’abitudine di non appoggiare la pianta del piede, ma di muoversi quasi sulle punte, attraversando velocemente le varie stanze, come un gatto.
L’odore, pungente e assuefacente. Non era profumo. Sebbene li usasse, l’odore della sua pelle era tale da coprire qualsiasi artificio chimico.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La famiglia Harwood-Smythe, con la (s)gradita collaborazione della famiglia Sterling-Duvall, in: << Un matrimonio e due (presunti) funerali >>. Quando il gene platinato è sinonimo di idiota.

 

 

 

 

Eccoci qui, dunque, come promesso. Anzi, in anticipo di minuti, ma il capitolo è pronto da metà Febbraio, inutile farlo aspettare. Inizia così una nuova long che spero abbiate il piacere e la pazienza di leggere. E’ stato bellissimo vedere crescere la scorsa storia, spero possiate riservare lo stesso trattamento a questa.

E’, come già qualcuno sa, il sequel di “ Tu menti (mi) “, ma può essere letta anche senza conoscere la storia.

Ai vecchi lettori chiedo di non fare confronti on la bisbetica, questa storia sarà completamente differente, sebbene anch’essa ambientata nel futuro. Il mio obiettivo è quello di migliorare, di storia in storia.

Novità: in ogni capitolo scriverò alcuni versi e il titolo della canzone che l’hanno ispirata. Scrivo sempre con la musica, ma per la prima volta mi impegno a riferire tutte le canzoni utilizzate, spero che a qualcuno questa iniziativa (non molto originale, lo ammetto) possa piacere.

Una piccola menzione a quelle meravigliose creature del gruppo della Thadastian Week. Sono strepitose, dolcissime e incoraggianti.

La storia ha rischiato di non “vedere la luce”, ma grazie alla mia adorabile beta, Lady_Thalia, ho deciso che anche questa meritasse uno spazio proprio.

Grazie a chi mi ha seguita fino ad adesso, spero di non deludervi.

Gli aggiornamenti verranno fatti ogni settimana di Venerdì. Nel caso vi siano eccezioni vi avvertirò  nel capitolo precedente.

E dopo queste note lunghissime ( prometto che in seguito sarò molto più breve! ) ,vi lascio all’inizio della mia nuova storia.

          

 

 

 

Al mio Thad:

perchè una promessa,

è una promessa.

Toujours.                          

 

 

 

                                                                                                

 

And I have finally realized

I need your Love

I need your Love

Come to me, just in a dream

Come on and rescue me

Yes I know, I can’t be wrong

And maybe all too have strong

Our love is…

 

(Muse , “Madness” )

 

 

 

 

 

 

Capitolo I

 

Il lieto evento.

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Thad Harwood non aveva bisogno di voltarsi, era in grado di avvertire la sua presenza.

 

Era come se dell’elettricità gli attraversasse la spina dorsale e, dal collo, si propagasse per tutto il petto.

 

Riconosceva il respiro, profondo e lento.

 

Il passo, leggero e regolare. Aveva l’abitudine di non appoggiare la pianta del piede, ma di muoversi quasi sulle punte, attraversando velocemente le varie stanze, come un gatto.

 

L’odore, pungente e assuefacente. Non era profumo. Sebbene li usasse, l’odore della sua pelle era tale da coprire qualsiasi artificio chimico.

 

Un peso leggero sulla spalla e quell’odore ancora più vicino e forte.

 

Thad voltò leggermente la testa e posò un bacio sulla tempia di un assonnato e imbronciato Sebastian Smythe.

 

-Buongiorno.- sorrise contro i capelli dell’altro, allungando un braccio per poter prendere una tazza dalla credenza.

 

Sebastian, da appena sveglio, non era molto loquace. In realtà si limitava a grugnire a occhi socchiusi e a strusciarsi contro Thad, bisognoso di attenzioni e caffè.

 

Il moro riempì la tazza fino all’orlo e la porse al marito che, borbottando un qualcosa di molto simile a un grazie, ne mandò giù il contenuto.

 

-Meglio?- domandò, afferrandogli le mani e portandosele intorno alla vita.

 

-Sì.- mormorò Sebastian, strofinando il naso contro l’orecchio del moro. -Buongiorno, Harwood.-

 

Aveva ghignato.

 

Thad avvertì i muscoli della bocca tendersi e quel tono che prometteva ritardi e stanchezza mattutina per la performance sessuale contro il ripiano della cucina.

 

Ma Sebastian si scostò dal corpo dell’altro con un leggero sbuffo e si lasciò cadere sulla su una delle sedie posizionate accanto al tavolo.

 

Inforcò i propri occhiali, che Harwood adagiava ogni mattina vicino al giornale, e aprì il quotidiano sulla pagina economica.

 

Lesse, concentrato e attento ; il compagno adagiò la tazza più grande, colma di the, sul tavolo e l’altro la sorseggiò lentamente, continuando a leggere.

 

Alzò in fine lo sguardo, voltando la testa. -Audrey?- domandò Sebastian.

 

-Credo stia dormendo ancora.- ammise Thad, riponendo lo zucchero nella credenza.

 

Smythe si portò due dita alla bocca e, in modo poco signorile ma molto fastidioso, emise un fischio lungo e forte.

 

Harwood storse il naso. -Non conosci un modo meno rumoroso e rozzo per chiamare il cane?- sbuffò.

 

Ma Sebastian non fece caso alla lamentela e attese che il cane di casa Harwood-Smythe facesse il proprio ingresso nella cucina.

 

Un grosso animale, più simile a un orso che ad un cane, fulvo e totalmente ricoperto di pelo, varcò la soglia, visibilmente assonnato.

 

-Buongiorno, piccola.- tubò Smythe, porgendo una mano e invitandola ad avvicinarsi.

 

Il Tibetan Mastiff mosse alcuni passi verso il padrone e appoggiò il grosso muso sul ginocchio dell’uomo, socchiudendo gli occhi e sospirando.

 

-Dormito bene, principessa?- continuò Sebastian, grattandole dietro l’orecchio.

 

Thad si voltò, appoggiando i fianchi contro il lavandino. -Tu soffri di sdoppiamento della personalità.- dichiarò il moro. -E’ un cane!-

 

Smythe fulminò con lo sguardo il marito e continuò ad amoreggiare con il cane. -Non ascoltarlo, Audrey. Sei una bella ragazza. E’ solo geloso.-

 

-Sono preoccupato!- esclamò Harwood, lanciando uno strofinaccio bagnato in faccia all’altro. -Tratti meglio lei di molte altre persone.-

 

Sebastian appoggiò il panno sul tavolo e, dopo aver fatto un’ultima carezza al grosso cane, si alzò, intrappolando il moro tra il lavandino e il proprio corpo. -Ripeto: geloso.- mormorò con tono basso

 

Il marito deglutì. -Riservi molte più parole dolci a lei che a me.- spiegò.

 

Non facevano sul serio.

 

Era solo un rito, un pretesto affinché…

 

Sebastian prese Thad per un braccio e lo voltò, premendo il petto contro la schiena dell’altro. -Non sono le paroline dolci ciò che vuoi, Harwood.- sussurrò al suo orecchio, disegnandone il profilo con la punta del naso.

 

-Ah, no?- gli resse il gioco il marito, sapendo esattamente dove sarebbero andati a parare.

 

-No.- rispose, ghignando Sebastian, facendo scorrere una mano sulla schiena del moro e andando a stringergli forte il sedere.

 

Audrey emise uno strano verso, osservando i due padroni.

 

-Va- t’en.- ordinò al cane.

 

L’animale obbedì, recandosi in quella stanza completamente dedicata a lei.

 

Harwood socchiuse gli occhi. Gli aveva ordinato di andarsene, in francese.

 

Si strusciò contro il marito.

 

-Dunque.- mormorò Sebastian, rispondendo alle spinte di Thad. -Preferiresti che ti dicessi parole dolci o che…- diede un colpo di bacino più forte. -Ti prendessi contro il ripiano della cucina ora, fino a sfinirti?-

 

Non erano più dei ragazzini: avevano superato da qualche anno i quaranta, ma il trasferimento della loro unica figlia, li aveva catapultati indietro nel tempo, quando ogni occasione era buona per strusciarsi e gemere su qualsiasi mobile di casa.

 

Il telefono squillò e Sebastian sbuffò contro la pelle bianca e calda di Harwood.

 

-Non rispondiamo?- domandò Thad, reclinando il collo e permettendogli un maggiore accesso alla propria gola.

 

-No.- continuò Smythe, tracciando con la lingua percorsi immaginari che dal mento portavano alla clavicola.

 

L’apparecchiò continuò a suonare, coprendo parzialmente i loro sospiri che, sebbene fossero ancora vestiti, iniziavano a divenire sempre più frequenti ed alti.

 

Partì la segreteria telefonica: “ Risponde la segreteria telefonica di casa Harwood-Smythe, in questo momento non siamo in casa.” Annunciava la voce gentile ed educata di un Thad Harwood più giovane di una decina d’anni rispetto a quello attuale.” Richiamate o lasciate un messaggio dopo il segnale acust_” ,ma il tono di voce cambiava completamente d’improvviso.” SEBASTIAN, TUA FIGLIA HA DI NUOVO INCENDIATO LA TENDA _biiiiip”

 

Sebastian voltò il marito e sorrise: non avrebbero mai cambiato quel messaggio.

 

Si piegò su Thad e passò la lingua sulle sue labbra, attendendo pazientemente che gli venisse dato il permesso di impossessarsi di quella bocca.

 

Papà, sono Andrèe.” una voce femminile ad adulta si annunciò attraverso il telefono.

 

Thad aprì gli occhi, confuso da quella chiamata inaspettata da parte della figlia.

 

Immagino non siate in casa e se lo siete, non voglio sapere che cosa stiate facendo.”

 

Smythe ghignò tra sé.

 

Ho una cosa importantissima da dirti, papà Thad: dunque, se sei in casa, rispondimi.”

 

Harwood si scostò dal marito, preoccupato a causa del tono della figlia : Andrèe era una Smythe, difficilmente parlava così con qualcuno.

 

Si avvicinò al telefono, tirò su la cornetta e mise il viva voce. -Andrèe, che succede?- domandò, apprensivo.

 

Sebastian si avvicinò al marito, rendendosi conto a sua volta della stranezza di tutta quella situazione, e gli circondò i fianchi.

 

-Papà, sarebbe meglio dirtelo di persona, ma tra tre giorni sarò a casa da voi e forse è meglio iniziare ad anticipartelo.-

 

-Andrèe, mi spieghi che cosa succede?- Harwood iniziava a perdere la pazienza e la calma.

 

-Mi sposo.-

 

Thad spalancò occhi e bocca e si voltò verso Sebastian, cercando di capire come_

 

-CHE COSA?!-

 

-Ma non dirlo a papà Sebastian, non oso immaginare come potrebbe reagire…-

 

Ma Thad Harwood lo sapeva, sapeva benissimo come papà Sebastian Smythe avrebbe reagito.

 

 

   
 
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