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Autore: francineaubert    01/03/2013    1 recensioni
1 marzo 2009, giornata nuvolosa – ma guarda che novità: sono tendente al suicidio
Sono una ventiduenne inutile alla società, lo ammetto. Anche la mia stanza è inutile, così come la scuola che sto frequentando. Studia Medicina, mi dicevano, avrai molti sbocchi lavorativi, continuavano a dirmi.
Studiando Medicina, rispondevo io sogghignando, cos’altro potrei fare se non il medico?
Allora non capivano il sottile umorismo e mi guardavano torva, specie la nonna. Con gli occhiali a fondo di bottiglia aveva un che di inquietante, tanto che a volte facevo finta di sentirmi male per giustificarmi. Non accettavano che non fossi la solita figlia e nipote che non avrebbe voluto frequentare una facoltà tanto difficile, eppure avrebbero dovuto imparare la lezione quando per sbaglio schiacciai Husky, il gatto di zia Rose con il nome meno indicato al mondo, con la moto elettrica di mio fratello maggiore. Salvare quel povero animaletto affogandolo nell’acqua non funzionò, purtroppo. Ma la tomba nel prato inglese spezza molto bene, secondo me, dona un po’ di mistero alla casa.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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1 marzo 2009, giornata nuvolosa – ma guarda che novità: sono tendente al suicidio
 


È il primo di marzo, gli uccellini dovrebbero cantare nel cielo limpido di una Londra che va avanti e indietro nella sua irrefrenabile corsa verso un’economia sempre più stabile – ho appena ascoltato quest’ultima parte al telegiornale, credo mi faccia sentire molto più importante – così come i fiori dovrebbero cominciare a spuntare dagli alberelli nel parco a qualche isolato di distanza da casa mia. Ma ovviamente così non è.
Gli uccelli, a mio parere, sono morti stecchiti nei loro nidi per il troppo freddo e Londra non è mai stata più caotica di oggi. E i fiori li detesto a prescindere, quindi non è un mio problema se gli ambientalisti vanno e vengono per le vie a distribuire foglietti in carta rigorosamente riciclata su cui c’è scritto che sono un’assassina perché non aiuto la natura e incentivo lo smog. Magari gelano e decidono di lottare contro il freddo polare che regna sulla città. Allora, probabilmente, potrei dar loro un po’ di conto.
Tra dieci giorni compirò ventitre anni, che meraviglia.
La mamma ha deciso di organizzarmi una festa. Lo ha detto a tutta la famiglia nel pranzo di domenica scorsa e non si è accorta che la diretta interessata fosse presente. Allora ha semplicemente alzato le spalle e mi ha rassicurata: «Non intendevo Elizabeth tu, io parlavo di tua cugina piccola»
Al che zia Rose, la madre della piccola Elizabeth, le ha detto che non era vero.
Da cosa nasce cosa, il pollo all’arancia preparato minuziosamente dalla nonna è finito fuori dalla finestra perché mamma ha gentilmente detto alla zia di stare al gioco, mettendo in mezzo il Signore Dio. Solo che anche allora ha dimenticato che la zia è moglie di un Pastore e la situazione è sfuggita di mano.
Che donna strana e imbranata, spero proprio di non diventare come lei. Ah, dimenticavo: io sono ancor peggio.
È capitato, sempre la stessa domenica, che la nonna mi chiedesse di come andavano gli studi universitari. Mi sono alzata, le ho baciato la guancia e le ho sorriso a trentadue denti: «Non ho passato l’ultimo test» le ho confidato sperando di non deluderla. Speranze vane.
Nonna Adele si è alzata e mi ha fissata negli occhi ed ho avuto seriamente paura che potesse svuotarmi in testa la pentola bollente contenente il pesce con il sugo: fortunatamente per la mia incolumità è arrivata la mamma ad aggiustare il momento. Magari non proprio aggiustare. Magari peggiorandolo.
Ma la dentiera della nonna non è volata nell’acquario di pesciolini tropicali per colpa mia, sia chiaro.
 
 
Sono una ventiduenne inutile alla società, lo ammetto. Anche la mia stanza è inutile, così come la scuola che sto frequentando. Studia Medicina, mi dicevano, avrai molti sbocchi lavorativi, continuavano a dirmi.
Studiando Medicina, rispondevo io sogghignando, cos’altro potrei fare se non il medico?
Allora non capivano il sottile umorismo e mi guardavano torva, specie la nonna. Con gli occhiali a fondo di bottiglia aveva un che di inquietante, tanto che a volte facevo finta di sentirmi male per giustificarmi. Non accettavano che non fossi la solita figlia e nipote che non avrebbe voluto frequentare una facoltà tanto difficile, eppure avrebbero dovuto imparare la lezione quando per sbaglio schiacciai Husky, il gatto di zia Rose con il nome da cane, con la moto elettrica di mio fratello maggiore. Salvare quel povero animaletto affogandolo nell’acqua non funzionò, purtroppo. Ma la tomba nel prato inglese spezza molto bene, dona un po’ di mistero alla casa.
 
 
È da un po’ che ho scoperto che lo yoga è un ottimo sport per rilassare i muscoli e la mente e, be’, devo dire che non esiste nulla di più vero! Quando me l’aveva proposto Claire l’anno scorso non ci credevo, ora che per errore l’ho provato mi è anche piaciuto.
E forse dovrei specificare il perché del verbo “errore” nella frase precedente: data l’imbranataggine ereditata da mia madre, mi è impossibile stare in piedi, per cui mentre raggiungevo la stanza dopo un pranzo sostanzioso, non ho visto il tappeto di Cindy, l’altra coinquilina, arrotolato nel bel mezzo del piccolo percorso.
Non so come né perché, mi sono ritrovata con le gambe lungo il muro e le braccia sopra la testa. Una botta al sedere non poco indifferente, devo dire.
Ed ho deciso di mettermi a dieta, nonostante Claire e Cindy insistano con la storia del «ma tu sei magra, non ne hai bisogno!». Parlarono la nuotatrice professionista e la modella d’eccezione che vivono di diete, quando io sono l’unica che il massimo di movimento che conosce è quello gastrointestinale di quando il cibo arriva allo stomaco. Amo il mio corpo all’interno quando mangio, perché non so far altro. A dire il vero mi piacerebbe anche cucinare ma Cindy me l’ha proibito perché secondo lei potrei avvelenarla.
«Hai presente la pasta cruda che preparasti per il mio esame, l’anno scorso?»
«Sì.»
«Vorrei evitare di evacuare il bagno ogni volta che abbiamo ospiti, se permetti.»
Ma non sono così male, per lo meno so di non dover cucinare i pesciolini della nonna.
 
 
In fatto di amore c’è molto da dire. Ventidue anni di fallimenti amorosi, tradimenti da parte di entrambi – come si può dir di no ad una notte di fuoco con il capo chef del McDonald più figo del mondo? – e soprattutto avventura dalla durata di una serata.
Zia Rose aveva sempre detto ad Elizabeth Jr che non avrebbe mai dovuto prendere esempio da me quando era la prima a non aver mai avuto un ragazzo fisso – né tanto meno un marito, visto che era al terzo. Allora Betty rispondeva orgogliosa che mi voleva bene perché amava i miei capelli al mattino perché le ricordavano quella palla di pelo del suo cane Joe. Non è un bel paragone, ma vi assicuro che Betty mi vuole bene sul serio, me lo disse quando la portai al matrimonio di una mia amica e vide due ragazzi dietro un cespuglio spogliarsi per darsi alla pazza gioia impersonando Tarzan e Jane – sottile umorismo anche qui, o se volete chiamatelo English Humour, è lo stesso. La piccola si mise a ridere e me lo fece presente.
Allora, presa alla sprovvista, avevo due opzioni: portarla via correndo perché zia Rose mi avrebbe ammazzata per quel che le avevo fatto vedere o respirare profondamente e spiegarle il mistero per cui il pancione di sua madre non cresceva mai.
«Vogliono avere un bambino» ho risposto.
«Posso averlo anche io?»
Ho strabuzzato gli occhi e ho sudato freddo. «Quando avrai diciassette anni capirai»
«Perché diciassette?»
Perché tua madre aveva quell’età quando ha rischiato di darti un fratellino.
«Perché a quell’età i professori te lo spiegheranno»
Betty si sedette sul prato, mentre i due, ancora assorti nella loro messa in scena, continuavano nell'accoppiamento.
«Quindi tu a diciassette anni hai avuto un bambino?»
«No! Betty, che ti salta in mente?»
«La mamma ha detto che tu avevi un fidanzato che ti portava a casa tardi e si chiudeva nella camera con te» ha ammesso, non consapevole dell’imbarazzo e la rabbia che crescevano in me.
Mettere in cattiva luce la zia o no?
«Tuo padre come sta?» ho chiesto angelicamente.
«Non lo so, non lo vedo da tanto. Paul dice che non posso vederlo perché il mio vero padre è lui, ma anche John diceva lo stesso»
Bingo!
«La mamma ama molto avere bambini, sappilo»
 
 

 

  
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