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Autore: Moon Angel    01/03/2013    2 recensioni
Un amore impossibile,
Una ribellione che sconvolgerà le regole dell'universo,
Un cigno innamorato dell'angelo sbagliato:
Il paradiso e la terra non sono mai stati così vicini.
Sopratutto se ad unirli è solo una semplice ragazza
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Ditemi cosa ne pensate, grazie!
Moon Angel
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO

Il suono acuto della vecchia campanella della scuola risvegliò Sophie dalla trance in cui era caduta nell’ora di matematica. Si stropicciò gli occhi e diede un’occhiata all’orologio. Era la una e un quarto, l’ultima ora era appena finita.
–Ragazzi, ricordate i compiti per domani e buona giornata– disse la professoressa raccogliendo i propri libri dalla cattedra e avviandosi verso l’uscita. Come sempre Sophie rimase l’ultima ad uscire dalla classe, accompagnata dal suo migliore amico Lorenzo.
–Noiosa come sempre, non cambierà mai quella professoressa. Dico bene?– ma Sophie non lo ascoltò, assorta nei suoi pensieri.
–Ma ci sei?– chiese l’amico scuotendole le spalle. –Sì, scusa, non ti stavo ascoltando– rispose togliendo le mani di Lorenzo dalle proprie spalle.
–Ma che strano…– disse sussurrando ironico. Era abituato all’indifferenza dell’amica, da ormai sedici anni. Si conoscevano da quando erano in fasce, nati nello stesso ospedale, nel medesimo giorno. Scesero le scale cercando di non essere travolti dalla massa dei ragazzi dell’ultimo anno.
–Che fai ora? Vieni a casa mia a studiare?– chiese appena uscirono Lorenzo. Lei non lo guardò, il suo sguardo era perso nel vuoto.                                                  
“ No, penso di andare al lago, e preferirei andarci da sola” pensò fredda, mentre Lorenzo era in attesa della risposta.
Sophie scese velocemente la scale, e si affrettò verso la stradina che l’avrebbe condotta a casa.

–Che c’è per pranzo?– chiese appena entrata alla donna che stava armeggiando davanti ai fornelli.
 –Ciao zia, come stai? Cosa ci sarebbe per pranzo? Se me lo chiedessi così ti risponderei volentieri, cara– la ragazza fece una smorfia e roteò gli occhi.
–Sempre all’antica– bisbigliò per non farsi sentire.
 –Comunque c’è della pasta al sugo. Come è andata a scuola?– chiese la donna. Ma non ottenne risposta, perché la giovane si era rifugiata in camera sua sbattendo la porta. Si tolse scarpe e giacca, e si buttò sul letto esausta. Sapeva cosa  l’avrebbe fatta stare meglio: un nuotata nel lago. Como era bella, ma era il lago quello che la rendeva speciale. Era una bellissima sensazione farsi accarezzare la pelle dall’acqua gelata, che le trasmetteva ogni volta una potente scarica di adrenalina. Era il suo modo per isolarsi, nuotare tra quelle tranquille acque scure, dove le preoccupazioni, come la luce, non potevano penetrare. La voce squillante della zia la riprese per la seconda volta, avvisandola che era pronto.
–Sbrigati, o la pasta si fredda!
Consumò di malavoglia il suo piatto di spaghetti, mentre rispondeva a monosillabi alle domande della sua interlocutrice.
–Potresti anche ampliare le tue amicizie, invece di restare tutto il giorno in camera– le ripeteva ogni volta la donna. Sophie ascoltava disinteressata, passandosi continuamente le mani tra i lunghi capelli scuri. Finito il pasto, tanto per cambiare, entrò in camera sua, e si mise il costume da bagno. Era l’unico ricordo che avesse della madre, deceduta in un incendio quando lei era ancora bambina.
 Il capo era bianco, con del pizzo nero e delle decorazioni argentee che sembravano ricordare vagamente un motivo a piume. Si coprì con una t-shirt azzurra e dei jeans scuri. Così, in punta di piedi, sgattaiolò fuori dalla porta d’ingresso.
La neve aveva formato uno sottile strato di ghiaccio sui ciottoli che coprivano il terreno. Si guardò attorno, poteva scorgere il lago, sempre misterioso e perfettamente familiare. Lo sentiva come suo, ne conosceva ogni angolo. Era il suo piccolo segreto, non l’aveva mai confidato a nessuno, nemmeno al suo migliore amico Lorenzo. Percorse la stradina che conduceva al gigantesco specchio d’acqua, dove l’inverno stava prendendo il sopravvento. Si fermò a contemplarlo per una manciata di secondi, catturata dalla bianca oscurità che sembrava lui stesso emanare. Si tolse i vestiti, rimanendo in costume. Il freddo non la infastidiva, era come se la sua pelle fosse fatta per vivere in quelle condizioni di gelo. Una volta raggiunta la scogliera, piegò leggermente le ginocchia e protese le mani sopra la sua testa. Leggiadra saltò nell’acqua ghiacciata, rompendo la lieve patina di neve che ricopriva la superficie del lago. Con la coda dell’occhio intravide un’ombra scura seminascosta dietro il tronco ghiacciato di un cipresso. Poteva sentire il suo sguardo fisso su di lei. Ma non ci pensò più tanto, perché le acque gelide l’avevano già avvolta nel loro abbraccio.

Da lontano, gli occhi magnetici di un ragazzo videro Sophie che si slanciava verso le acque del lago. L’aveva riconosciuta subito.
Era lei.
Ne era sicuro. Sapeva che avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Ormai l’aveva vista, poteva andarsene. Così si voltò e camminò lentamente verso il cancello da cui era entrato, mentre le sue orme scomparivano dalla neve.
  
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