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Autore: xhelloidols    01/03/2013    7 recensioni
'Il vero amore? Oh,il vero amore non esiste. E' solamente un'invenzione creata per far si che le persone possano credere che ci sia un'altra persona disposta ad amarle con pregi e difetti,quando non sarà mai così.
Il vero amore è una cazzata, un po' come il per sempre: credete che esista quella persona disposta a starci accanto per un periodo di tempo così lungo? Lo credete davvero?'
Poi, un nuovo sole splende su Londra e Violet è costretta a riformulare tutte le ipotesi e le convinzioni che aveva elaborato nella sua vita. E se il vero amore esistesse? E se stesse fiorendo proprio nel suo cuore?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Harry.

Un ragazzo che era nei dintorni chiamò l'ambulanza che arrivò circa cinque minuti dopo.
Delle persone vestite di un arancio fosforescente trasportarono delicatamente Violet su una barella e poi la posizionarono sull'ambulanza.
'Lei viene con noi?' mi chiese un uomo sulla quarantina quandò notò che salii sull'ambulanza, tenendo stretta convulsamente la mano di Violet.
'Si, vengo con voi, non la lascio per nessun motivo al mondo.' dissi, mentre sentivo le pupille pizzicarmi.
Dovevo trattenere le lacrime, dovevo essere forte per lei e Violet avrebbe sentito la mia forza attraverso le vibrazioni che le inviavo tenendole stretta la mano.
Durante il tragitto verso l'ospedale non tolsi mai gli occhi dal suo viso pallido e immobile, non apriva gli occhi, non muoveva un dito e il tutto mi fece andare in panico. Se le fosse successo qualcosa io non me lo sarei mai perdonato, mi sarei sentito colpevole fino alla fine dei miei giorni. Se solo io non avessi bevuto quel drink, se solo Taylor non fosse mai esistita. Scacciai quei pensieri con un cenno del capo, non potevo nemmeno analizzare per un secondo l'ipotesi che Violet non ce la facesse, era un'ipotesi da escludere a priori.
Arrivammo finalmente in ospedale, trasportarono la barella giù dall'ambulanza e portarono Violet in un immenso corridoio bianco, dalle pareti spente e dai pavimenti grigiastri.
Volevo seguirla, non volevo lasciarla sola nemmeno un attimo ma un'infermiera mi bloccò l'accesso dall'enorme stanzone in cui portarono Violet, invitandomi cortesemente ad attendere in una delle numerose seggiole presenti nel corridoio. Non volevo sedermi, non volevo attendere, così mi lasciai cadere appoggiando la schiena sulla parete bianca dell'ospedale e appoggiai la testa sulle ginocchia, mettendomi le mani nei capelli. Dall'esterno chiunque poteva sostenere che io avessi l'esistenza perfetta: una boyband famosa in tutto il pianeta, soldi,donne.
Io in quel momento avrei rinunciato ai miei averi, alla mia carriera, a tutto ciò di materiale che mi circondava per la salute di Violet.
Avrei rinunciato alla musica, alla band, a tutto purché Violet tornasse sana e salva da quella sala d'ospedale, pur di rivedere i suoi occhi vispi e blu, pur di toccare ancora le sue mani e di baciare ancora le sue labbra rosa.


Passò circa un' ora, che trascorsi tentando di non piangere ma fallendo tutte le volte.
Poi un uomo di colore vestito con la tipica divisa da medico uscì dallo stanzone e mi venne incontro. Mi alzai di scatto e lo raggiunsi: mi sentivo gli occhi gonfi, le gambe a pezzi e il cuore.. non parliamone.
'Allora, la prego mi dica come sta.' gli dissi quasi implorandolo, sperando con tutto me stesso che le notizie fossero buone.
'La situazione non è del tutto positiva, ma perlomeno è stabile. Ha subito un impatto contro l'auto veramente forte, ma non ha subito danni agli organi vitali interni. Abbiamo scelto di indurle il coma farmacologico per circa quarantotto ore. Quando si sveglierà potremo verificare la situazione.'
Un velo di sollievo mi rincuorò l'anima. Insomma, Violet era stabile e non aveva subito danni gravi agli organi vitali.
'La prego, la posso vedere?'
'Certamente, per quanto mi riguarda può anche passare la notte al suo fianco. Le svelerò un segreto: dicono che le persone in coma naturale o in coma farmacologico vengano positivamente stimolate sentendo voci provenienti dall'esterno.'
'Vuole dire che loro ci sentono? Cioè, se io dovessi parlare a Violet lei potrebbe sentire le mie parole?'
'Lei non potrebbe sentire le sue parole: lei sentirà le sue parole,per filo e per segno. Il suo cervello si terrà in allenamento per queste quarantotto ore di 'spegnimento' e immagazzinerà le parole che lei pronuncerà, come un qualsiasi altro normale discorso.'
'La ringrazio dottore.' dissi accennando un lieve sorriso ed entrando nella stanza di Violet.
Lei giaceva su un letto bianco e pallido, i lunghi capelli biondo cenere le correvano sulle spalle, finendo spettinati sul cuscino.
Trasportai di fianco al letto una poltroncina di pelle nera, le afferrai la mano e cominciai ad accarezzargliela.
Poi presi parola.
'Violet..amore mio.. mi fa uno strano effetto parlarti ora e sapere di non ricevere una tua risposta immediata. Ma prima parlavo con il tuo dottore, è un uomo simpatico sai?- dissi sorridendole. 'Insomma, lui mi ha confidato che tu mi puoi sentire, e io spero che non mi abbia preso per i fondelli, perché quello che ti sto per dire è davvero, davvero importante.' Presi fiato, poi ricominciai a parlare. 'Solo tu sai il dolore che ti ho causato. Il dolore che per colpa mia hai provato è la ragione per cui tu ti trovi in questo letto d'ospedale adesso. E io mi faccio davvero schifo per questo.' Le parole vennero interrotte da un pianto che non riuscii a trattenere. 'Voglio raccontarti per filo e per segno quello che accadde quella sera e ti chiedo solo che tu ti possa fidare di me, per quanto difficile possa essere in questo momento. Ero andato in un locale con i ragazzi, ero a pezzi, mi mancavi, Dio solo sa quanto mi mancavi. Incontrai Taylor al banco dei drink, lei cominciò a provarci, io rimasi impassibile: poi lei mi offrì un cocktail, io accettai e fu quello ad incastrarmi: Taylor aveva disciolto qualche strana sostanza nel bicchiere, il che mi fece perdere la lucidità e quello che accadde dopo è storia. Io non ti avrei mai tradito di mia spontanea volontà,Violet. Mai. Prima di conoscermi anche tu sapevi le voci che circolavano su di me: Harry Styles, il puttaniere. Harry Styles che cambia una ragazza ogni sera. Solamente tu Violet hai capito che quella non era la verità: tu sei andata oltre Harry Styles, tu hai avuto l'amore e la pazienza di conoscere Harry, il ragazzo che causa meno scalpore secondo i paparazzi.
Ma io sono Harry, tesoro mio, io sono solo Harry: un ragazzo di diciannove anni, con un senso dell'umorismo incomprensibile e una faccia da cupcake.' dissi sogghignando. ' Ed Harry ti ama,Violet. Con tutto se stesso. E ha capito che senza di te è come se lui si annullasse. Insomma, da quando io ti ho conosciuto ho imparato anche a conoscermi meglio, a capire che quel ragazzo di Holmes Chapel si poteva ancora salvare, egli era nascosto da qualche parte dentro di me e tu l'hai tirato fuori. Io ti amo Violet, più della mia stessa vita.'
Chinai il volto  sulle lenzuola bianche e diedi un leggero bacio alle labbra pallide di Violet.
Proprio in quel momento una leggera lacrima percorse la guancia di Violet: sorrisi. Lei aveva sentito tutto, dall'inizio alla fine. Appoggiai la testa sul letto e tentai di prendere sonno, la mia mano intrecciata in quella di Violet.


Violet.
Sentii dei tiepidi raggi di sole penetrarmi le pupille, così le richiusi qualche secondo dopo.
Poi tentai di riaprirle debolmente, la luce mi dava un fastidio terribile.
Poi, quando riacquistai piano piano la vista, voltai il viso verso destra e un ammasso di ricci scuri erano depositati sul materasso,esattamente di fianco a me.
Harry dormiva, dormiva beatamente. Sorrisi a quell'immagine.
Poi mi venne un colpo di tosse ed Harry si svegliò e appena vide i miei occhi aprirsi esplose in un sorriso a trentadue denti.
'Oddio, che bello vederti tesoro mio.'
Gli sorrisi. Notai il suo sguardo interrogativo, notai anche che non sapeva come comportarsi. Probabilmente si domandava se avessi sentito il suo discorso.
'La risposta è sì.' dissi debolmente.
'A cosa?' mi chiese incuriosito.
'Ho sentito il tuo discorso. E si. Mi fido di te. Ho capito tutto quello che è successo. E non so per quale dannata e fottuta ragione ma i nostri percorsi si sono intrecciati e con essi anche le nostre vite.''
'Io so invece il perché.' disse lui sorridendo. 'Perché il destino ci ha uniti,Violet. E niente ci separerà, sempre se sei d'accordo.'
'Diciamo che concordo con te.' dissi sghignazzando.
Harry si chinò con le pupille piene di lacrime di commozione e mi diede un bacio sulle labbra, poi mi accarezzò i capelli.
Poi il dottore entrò, mi fece le visite di rito ed esordì dicendo: 'Signorina Violet, non si lasci scappare questo ragazzo. Se n'è stato con la testa china su questo letto per quarantotto ore, senza mai andarsene da qui. '
Mi voltai verso Harry e sussurrai: 'Non me lo lascerò scappare dottore. Non me lo lascerò scappare.'
Nel pomeriggio il dottore disse che potevo tornare a casa, così m'infilai un paio di jeans e una maglietta e fui pronta per lasciare l'ospedale.
Harry mi prese per mano e mi sussurrò all'orecchio: 'Ti va di venire con me in un posto,principessa?' mi disse sorridendo.
'Verrei ovunque con te Harry, ovunque.' gli dissi stampandogli un bacio leggero sulle labbra.
Salimmo in macchina e appena vidi un'immensa distesa di alberi capii. Harry mi aveva riportato all'Hyde Park, dove ebbe inizio tutto.
Raggiungemmo mano nella mano la grande quercia dell'amore. Nell'aria vi era una leggera brezza che lasciava un tocco frizzante sulla pelle.
Ci chinammo entrambi alle radici della grande quercia ed Harry prese parola.
'La voglio ringraziare Bob. Non ho avuto l'onore di conoscerla, ma ha messo al mondo una figlia perfetta. Giuro che la proteggerò come lei vorrebbe e che le starò al suo fianco, qualunque cosa accada.' disse accarezzando la corteccia della quercia.
Sorrisi a quelle parole ed
accarezzai la guancia di Harry. Poi seppi che era arrivato il mio momento, era l'ora di parlare con il mio papà.
'Che dire papà, sei da sempre stato il mio eroe, il mio porto sicuro. E se devo dirti la verità, quando nella tua lettera mi comunicavi che avrei trovato il mio grande amore a Londra, un po' pensavo che fossi impazzito. Invece avevi ragione. Harry è il mio grande amore,l'angelo che tu hai inviato sulla terra per proteggermi e starmi accanto. Grazie papà, grazie di cuore.'
Diedi un bacio alla corteccia della grande quercia e poggiai sulle sue imponenti radici una margherita, in onore del mio papà.
Poi guardai Harry e lui ricambiò il mio sguardo, accarezzandomi una guancia.
Poi ci alzammo, mi prese per mano e ci allontanammo dalla grande quercia, verso un nuovo inizio.
Verso la nostra nuova vita insieme.



Ci siamo ragazze.
E' arrivato il momento di salutarci.
Si può dire che questa fan fiction sia stata una piccola grande avventura, un percorso che abbiamo condiviso insieme. Non smetterò mai di ringraziarvi, non mi aspettavo di ricevere così tante recensioni e così tanti consensi. In ogni recensione vi siete dimostrate sempre dolcissime e gentili, mi avete reso tanto felice. Per me è sempre triste finire una ff, ma questa ha un significato particolare per me, siccome molte cose sono tratte da una storia vera. Io vi ringrazio ancora e spero che anche per qualche secondo, in un capitolo o in una parola, voi vi siate emozionate leggendo le vicende di Harry e Violet e che in qualche modo questi due personaggi vi abbiano fatto sognare.
Grazie di cuore ragazze, siete state fondamentali e meravigliose.
Alla prossima avventura,
                                            vi voglio bene x


  
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