Storie originali > Thriller
Segui la storia  |      
Autore: cigarettes duet    02/03/2013    2 recensioni
Non è facile allontanarsi da quel lago perché prima o poi ti riporta sempre a se, ti vuole, si, ti vuole far morire. Cos'è una lama affilata in confronto a un lago che è capace di divorarti? Ma questa è sono una leggenda se crederci decidi tu, io intanto ci crederei e ne starei alla larga...
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao lago, ciao. | I capitolo.


Trentuno ottobre.
Nevica.

Oggi è stato il mio primo giorno nella nuova scuola, non saprei dire se questa è migliore della scorsa, mi disgustano ugualmente entrambe, odio la scuola ma, purtroppo, se voglio realizzare finalmente il mio sogno è obbligatorio che io ci vada. ‘Scuola nuova, amici nuovi.’ Si, come se fosse facile. Nell’altra scuola odiavo ogni singolo elemento vivente che circolava dentro quell’edificio, ma ovviamente nessuno se ne accorgeva, sapevo recitare bene il ruolo dell’amica di tutti che non odia nessuno’. Fortunatamente quegli esseri viventi (per sfortuna del mondo) vanitosi, orrendi e privi di intelligenza non vengono più in classe con me e non li rivedrò mai più, spero! (Era ora.) Il mio astio per loro era già presente ai tempi dell’asilo quando li “odiavo” perché non mi facevano giocare con loro. Dopo otto anni, forse, me ne sono sbarazzata, speriamo che quegli esseri privi di intelligenza non ci siano anche in questa nuova scuola, sarebbe da suicidio. Ma purtroppo persone vanitose e prive di cervello sono ovunque e non sono in via d’estinzione, anzi. Ecco, caro diario, anzi no, preferisco chiamarti Daniel, ora ti spiego il perché del mio trasferimento, anche se nessuno leggerà mai questo diario e tantomeno tu caro essere inanimato che mi sopporta ogni sera e che mi fa sfogare senza giudicarmi e/o dirmi una parola. Allora, prima di trasferirmi qua dove abito, vivevo vicino ad un lago il cui nome è incomprensibile da pronunciare, e che veniva chiamato dagli abitanti del porso: il Lago Senza Nome. Molti turisti venivano là, sia per la particolarità del paesaggio che vi è intorno e sia per la leggenda che vi era legata. Forse la leggenda la saprai anche tu per quanto è sciocca, anche se è impossibile che tu possa sapere una cosa che si dice oralmente, sei un essere inanimato, un diario, caro Dan, si Dan è meglio.
(Quando scrivo questi pezzi così mi sento davvero così stupida ma per bene sei come una persona reale, il fratello, l’amico che non ho mai avuto) Vabbè, passo al dunque, ecco la leggenda:
‘Si dice che un ragazzo, molti anni fa, in preda alla disperazione si tagliò la mano e l’avambraccio e buttò tutto questo nel lago, ecco, ti potresti chiedere, ‘Ma se si è tagliato la mano e l’avambraccio non è morto dissanguato?’, ecco, questo è il bello, appena buttò parte del suo braccio sinistro nel lago lui si trovò in una barca, una barca a remi, molto vecchia, poteva rompersi da un memento all’altro. Lui non capiva il perché, in teoria doveva essere morto e non al centro del lago con una vecchissima barca a remi e senza nemmeno un goccio di sangue che gli colava addosso. Dall’acqua uscì una strana figura, sembrava una persona con un velo bianco trasparente ma al di sotto del drappo non c’era nulla e all’improvviso questa iniziò a parlare. Diceva ripetutamente: ‘Perché l’hai fatto?’ iIl ragazzo restò ammutolito e tremava quasi ma provò ugualmente a formulare una risposta e dopo un po’ di tempo gli disse: ‘Penso che senza di me il mondo sia migliore, commetto sempre sbagli, sono di troppo in quest’universo.’ Dopo che il ragazzo rispose a quella figura di dubbia provenienza ed esistenza che incuteva molto timore, la barca dove il ragazzo si trovava seduto scomparve, lui cadde nelle profonde acque del lago e il braccio, o almeno quello che ne era rimasto ricominciò a sanguinare e il ragazzo morì e come dice la leggenda, il suo corpo, o quello che ne è rimasto giace nel fondo del lago insieme ad una preziosa perla, la ‘Perla del Morto’. Da quando la leggenda prese vita, grazia a contadini di quel tempo che la raccontavano ai figli e nipoti, i turisti continuano a venire al lago per cercare di recuperare quella famosa perla, ma dopo, nel corso degli anni, si è diffusa la voce che quelle acque sono maledette e che alcuni, soltanto toccandole siano morti, ma questa è proprio una bufala. Almeno questo è quello che penso io, è impossibile che un essere umano entrando a contatto con una singola goccia d’acqua, muoia.
Ecco ora sai anche tu della leggenda del lago.
Passiamo al nocciolo della situazione, cioè, ‘perché mi sono trasferita?’
E’ difficile da spiegare e anche perché provo dolore a raccontare le cose che mi sono successe quando ero là, in una casa piccola e sperduta vicino a quel lago. Tutto iniziò circa un anno fa, ero stufa di vivere, così iniziati a tagliarmi, ecco,  ‘perché ho iniziato a tagliarmi?’, semplice, mia madre era morta circa un mese prima che iniziassi a causa di un tumore, era lei quella che si prendeva cura di me, era l’unica che mi capiva, con cui potevo sfogarmi, l’unica che c’era quando io ne avevo veramente bisogno. Mio padre, perché ho un padre? Da quanto mi risulti no, cioè, è come se non ci fosse per me, è sempre in giro per il mondo a causa del lavoro ed è completamente assente dalla mia vita, tu forse ti chiederai ‘ma che vivi da sola?’, ti rispondo subito, vivo con mia zia, la sorella di mia madre, che non avendo figli, si prende cura di me come se fosse mia madre, ecco. Dopo circa 3 mesi che mi tagliavo e per non far vedere le cicatrici portavo sempre le magliette a manica lunga e molti bracciali, mia zia insistette molto per farmi mettere una maglietta a maniche corte dato che era estate, scoprì i tagli. Per circa una settimana mi fece dei discorsi sull’argomento, dopo, quando tornò l’inverno, riiniziai. Ad un certo punto mi accorsi che tagliarmi non mi faceva star bene, non cambiava nulla nella mia vita, a si una cosa cambiava, l’aspetto delle mie braccia, quindi decisi di fare l’unica cosa che mi avrebbe sconvolto la vita e avrebbe reso felice tutta la gente che mi odiava, praticamente tutti.  Mi recai al lago, si, quel lago dal nome incomprensibile alla gente del posto, poi ripensai alla leggenda, a quel ragazzo che si tagliò parte del braccio in preda alla disperazione, e pensai di fare lo stesso.  Era troppo banale bere un po’ di quell’acqua a parer della gente ‘avvelenata’ perché dopo, inoltre, non sarebbe successo niente di niente. Avevo con me un coltello da cucina, uno di quelli che usava la zia.

Sei l'unico amico per ho, con cui posso parlare,
a presto!

  
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: cigarettes duet