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Autore: _Lyla    02/03/2013    1 recensioni
“Cos'è questo tono, Thom? Guarda, non credo che così riuscirai a risolvere molto. Già ti vedo, quel pugno deve fare molto male. Ma sai, dovresti prendere esempio da tuo fratello: io non sono un tipo manesco, a differenza tua.” biascico io, come se fossi ubriaco. Adoro farlo imbestialire. E amo, cazzo quanto amo conoscere nel minimo dettaglio i modi più efficaci per farlo andare di matto in ben poco tempo. Perché? Ah, che diavolo ne so. Mi fa sentire un figo, davvero. Insomma: mio fratello maggiore non ci sta con la testa per colpa mia. Fanculo, che gran figata.
- Storia pubblicata in precedenza e poi rivista e modificata. Il fatto che non sia andata davvero così è del tutto insignificante; godetevela e non fatevi certi problemi. -
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La mia chitarra. Dov'è?” Noel sbuca dalle scale, facendomi cadere la cicca.
Dannazione.
“Stronzo, quella era la mia sigaretta.” Ed è il minimo, farglielo notare.
“La mia chitarra.” ripete lui, ignorandomi come solo lui osa fare. Eh, no: ha già capito male, l'idiota. “La mia fottutissima chitarra. L'hai presa tu, coglione.” continua lui, e la sua non è una domanda. E' una maledetta affermazione.
“E quali prove hai, Thomas?” gli rispondo io, con uno di quei sorrisi che lo fanno innervosire di brutto. Se poi ci aggiungo il suo secondo nome, che odia così tanto.. adoro come riesco fargli salire il sangue al cervello in così pochi secondi.
La sua reazione è del tutto prevedibile: scatta e in mezzo secondo eccolo di fronte a me, con il suo stupido indice puntato proprio contro la mia faccia. La mia dannatissima ed intoccabile faccia. Che ci vada anche piano, dannazione.
“Piccolo stronzetto, se non mi dici dove hai messo la mia chitarra, giuro su Dio che ti prendo e..”
“Risparmiatelo, lo so già.” sbuffo, girando la testa di lato, così da evitare il suo solito sguarda da “sono-io-il-maggiore-porta-rispetto-piccoletto”. I suoi stupidi occhi sono ridotti a due fessure, e riescono solo ad innervosirmi. Che poi sarebbero uguali ai miei, ma ciò non significa nulla: semplicemente, a lui stanno male. Lo fanno sembrare stupido.. come tutto, d'altronde. A me, invece, stanno da fottuto dio. Diamine, sì.
“Dimmi dov'è. Adesso.” mormora, a denti stretti. Parla così veloce da farmi intuire appena ciò che evidentemente ha detto. Quando è incazzato, marca l'accento di Manchester in maniera dannatamente esagerata.
“Cos'è questo tono, Thom? Guarda, non credo che così riuscirai a risolvere molto. Già ti vedo, quel pugno deve fare molto male. Ma sai, dovresti prendere esempio da tuo fratello: io non sono un tipo manesco, a differenza tua.” biascico io, come se fossi ubriaco. Adoro farlo imbestialire. E amo, cazzo quanto amo conoscere nel minimo dettaglio i modi più efficaci per farlo andare di matto in ben poco tempo. Perché? Ah, che diavolo ne so. Mi fa sentire un figo, davvero. Insomma: mio fratello maggiore non ci sta con la testa per colpa mia. Fanculo, che gran figata.
Noellino non pare della stessa opinione. Scuote la testa e mostra uno di quei sorrisi un po' strafottenti che fa sempre quando è infastidito. La reazione inaspettata è sempre la peggiore.
Sa che sorridere mi renderà nervoso e io resisto alla tentazione di tirargli un pugno sul grugno; niente di diverso dal solito, insomma.
“D'accordo, d'accordo. Dio, hai mai pensato di farti una dannata dormita?” Gli basta lanciarmi un'occhiata, per farmi capire che perderà la pazienza da lì a poco. E per quanto vorrei davvero vederlo giungere al limite della sopportazione, intuisco che mi ci vorrebbe troppo sbattimento per rispondergli per le rime. E non mi va, affatto.
“Beh.. credo l'abbia presa Bonehead. Se no bah, non ne ho idea e sai che c'è? Non mi frega.” alzo le spalle e gli poso due dita contro il petto, così da allontanarlo da me quel tanto che basta per non dover condividere inevitabilmente il suo stesso ossigeno, o almeno a non farmici pensare. Che diamine, ora è davvero infuriato. E io non speravo in meglio, a dire il vero.
“Quante cazzo di volte ti ho detto di non toccare la mia chitarra? È sacra, cazzo. Non devi azzardarti! E i tuoi quattro amichetti non hanno neanche il permesso di guardarla, figurati toccarla. Ora dimmi dov'è Arthurs, così gli spacco la faccia.”
E' assurdo. Anche quando mi urla contro, è la copia perfetta di nostra madre quando si incazzava. Tanto che mi viene quasi voglia di dirglielo, ma mi trattengo.
Invece, mi faccio sfuggire una risata. Che ci provi, a mettere fuori tiro il chitarrista della mia band. “È in sala prove.” faccio io, pronunciando con certo gusto le ultime due parole.
“Ah!” esclama Noel, portando indietro la testa e unendo le mani. La sua risata mi innervosisce a tal punto che provo una voglia di pestarlo più forte del solito. Del normale, insomma. “Detto anche Garage.” conclude poi, tornando ad osservarmi con un ghigno divertito stampato sulle labbra.
“Non capisci un cazzo. È una gran figata.” rispondo io, alzando di scatto il mento, come per sfidarlo a contraddirmi. Ovviamente, è la prima cosa che fa.
“Tu e i tuoi 'The Rain'”.- “Oasis.”- “Oasis, come vuoi.. in ogni caso, vi accontentate di ben poco. Pensavo che visto il tuo ego dannatamente esagerato, avresti puntato a qualcosa di più, rispetto a.. quello.” e fa un cenno con la testa in direzione della porta che conduce alla nostra fottutissima Sala Prove.
E qui sono io, a scoppiare a ridere. La mia è una risata amara, lo guardo alzando appena il labbro superiore, per fargli capire che non ho paura di lui.
“Tu davvero credi che ci fermeremo qui? Questo è il nostro trampolino di lancio, stronzo. Presto ti saluteremo dalla cima delle più importanti classifiche mondiali, mentre la nostra sala prove diventerà la tua, e noi avremo qualcosa di decisamente più lussuoso e degno della nostra fottutissima musica.” ogni parola che mi esce dalla bocca e una vera e propria liberazione.
Noel mi osserva per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere. “La determinazione non ti manca. E' un peccato, sai. Forse, non fossi stato un completo idiota prossimo a diventare nessuno -o meglio- a finire per strada a suonare canzoni da quattro soldi con al massimo tre accordi messi ordinatamente uno dopo l'altro, saresti potuto diventare qualcuno. Non dico conosciuto, per carità. Ma almeno esistente nel panorama musicale di.. che cazzo ne so, Manchester? Forse troppo.. bah, fanculo, hai capito.” taglia corto, probabilmente annoiato dalle sue stesse parole.
Io mi allontano, apro il frigo e tiro fuori due birre, lanciandogliene una. “Stronzo” ripeto. Credo sia il soprannome riferito a lui più azzeccato in assoluto. Mamma doveva chiamarlo così. Stronzo Thomas David Gallagher. Fanculo, sarebbe stato perfetto. “Non hai idea di ciò che dici. Ti rimangerai ogni singola parola, quando sarà il momento.” dico io, con convinzione. E ci credo davvero, quando aggiungo a gran voce “Gli Oasis saranno una delle band più famose della storia, ficcatelo in testa.” È una fottutissima certezza.
Lo stronzo mi osserva alzando un sopracciglio. Posa la birra sul tavolo, dopo averne prosciugata almeno metà in meno di un minuto. Ha un'espressione incazzata e interessata allo stesso tempo. Non mi chiedo neanche più cosa possa significare, tanto non ci arrivo. E sinceramente, non mi interessa.
Rimane così per un pezzo, a scrutarmi come un idiota, incantato da.. bah, non ne ho idea.
“Beh, sai cosa c'è?” fa, dopo aver accennato appena un sorriso sfacciato. “Sono cazzate. Gli Oasis non saranno mai tra le band più famose a questo fottuto mondo.” e già sto per contraddirlo, magri -probabilmente- insultarlo, quando riprende. “Non senza me, stronzo.”
Ed è lì, che lo guardo davvero male.
“Cosa intendi dire, Thom?” chiedo, prima di dare un lungo sorso alla mia dannata birra.
Lui ci pensa a lungo. Poi mi risponde, con una serietà che mi lascia quasi spiazzato “Intendo dire che non so quanto lontano arriverete, Oasis. Non so cosa cazzo combinerete, o quale mondo vi creerete, ma, fanculo, voglio starci dentro fino al midollo.”

Ed io, senza neanche pensarci un secondo, senza neanche far appello ad una minima parte del mio dannatissimo buon senso, accetto, prima di gettare a terra la bottiglia ormai vuota di birra e rivolgergi un mezzo sorriso; voglio davvero vedere cosa cazzo sa fare, quel bastardo.

  
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