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Autore: Disorientated Writer    02/03/2013    3 recensioni
Clarisse La Rue, appena terminata la Guerra dei Titani.
I funerali, durante i quali i nostri Eroi danno il loro ultimo saluto agli amici perduti.
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Dal capitolo:
Odio la guerra. Non pensavo l’avrei mai detto, ma la odio davvero. Credevo che consistesse solo nell’esaltazione, nella vittoria, nella distruzione del nemico, dell’invincibilità e della gloria che da essa provenivano. Ma la guerra non è solo questo. La guerra è morte, lacrime e dolore. È ferite, è perdite, è follia. E io la odio. 
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Dedicata alla mia adorata Sil.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarisse La Rue, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa è per te, Sil. Rimettiti presto.<3
 

 
 
 
 
Do you really wanna live forever?

 











 
 
 
Crono è stato sconfitto. Apro gli occhi e mi dicono che abbiamo vinto.
Ma non sussurrano cosa abbiamo perso. [*]
Loro festeggiano. Gridano e saltano, in preda al delirio della vittoria, succubi al fascino della gloria che d’ora in poi ci ricoprirà.
Ma io so già che non riuscirò mai a godermi appieno questa felicità, così fievole e illusoria, come una coltre leggera che ci annebbia la mente, impedendoci di renderci davvero conto di ciò che è successo.
So cosa si prova a vincere, a sbaragliare il nemico, so cos’è quella sensazione di invincibilità che ci percuote. Dopotutto, sono la figlia del dio della guerra.
E, sfortunatamente, so anche come ci si sente dopo, una volta che tutto questo è sparito. Lo so. Lo sto sperimentando adesso.
Vedo Chris corrermi incontro, ma non ho voglia di stare con lui. Non ho voglia di stare con nessuno. Non sopporto di vedere le loro facce allegre, sentire le loro urla di felicità, ricambiare i loro sorrisi baldanzosi.
Perciò, mi aggiro come un’ombra per New York, tra gente addormentata in strada e semidei che si rincorrono felici, alzando i pugni al cielo. Un cielo azzurro, sgombro dalle nubi. Sembra che mi stia prendendo in giro perfino lui. Sembra quasi dirmi “cosa mai ho perso io? cos’è il dolore?”.
Continuo così, a vagare senza meta per la città dormiente, asciugandomi di tanto in tanto le lacrime che colano lungo le mie guance stanche, aspettando qualcosa che non arriverà mai. Mi guardo intorno, cercando con gli occhi qualcosa che non vedrò mai.
Incontro altri semidei lungo la strada, ma nessuno dei loro volti è quello che voglio vedere.
Ad un tratto, il mio piede si scontra con qualcosa che scricchiola lugubremente all’impatto. Non voglio abbassare gli occhi. So già cosa vedrò.
E infatti, eccolo lì. Steso sotto i miei piedi, il corpo inerte di un semidio senza vita. Una mazza ferrata deve avergli sfondato il torace.
Nel vedere quello spettacolo raccapricciante, le poche difese che mi ero eretta intorno crollano, e io con loro. Mi siedo per terra, accanto al corpo, e inizio a piangere. Non ho mai pianto in vita mia.
Piango per lui, un semidio di cui non so neanche il nome, piango per i miei amici, che ho visto cadere uno dopo l’altro, piango per i mortali rimasti vittime dell’attacco. Piango per tutte quelle vite spezzate, per il dolore che continua a riversarsi nel mio piccolo mondo come un fiume in piena. E come un fiume in piena scorrono le mie lacrime, i singhiozzi mi fanno tremare, e io continuo a restare lì, con la fronte premuta contro le ginocchia e un dolore apparentemente infinito che mi stringe il cuore in una morsa di ferro.
Sono Clarisse La Rue, figlia di Ares. E voglio che tutto questo smetta, subito.
Alla fine, riesco a trovare la forza per alzarmi e asciugarmi le guance, continuando a singhiozzare. E dopo pochi minuti, la trovo.
Il corpo giace scomposto sul terreno, lì dove l’ho lasciato per uccidere la maledetta belva che aveva preso la sua vita innocente. Perché lei non meritava di morire. Nessuno di loro lo meritava. 
Per un po’ ci avevo sperato. Avevo davvero creduto che, magari, non era davvero morta. Era svenuta, o qualsiasi altra diavoleria si fosse inventata per farmi preoccupare.
Ma nel vederla così, pallida e fredda come pietra sotto la neve, tutte le mie già misere speranze cadono in mille pezzi, una dopo l’altra.
« Silena … » sussurro, chinandomi su di lei e prendendole la mano, e noto con orrore che il color della sua pelle sembra quasi grigio.
E’ morta davvero. E io non posso fare altro che versare altre, innumerevoli lacrime.

 

***

 

Ma assistere ai funerali è ancora peggio. Stavolta, tutti comprendono e condividono il mio stesso dolore. C’è chi ha perso un fratello, un amico, la fidanzata. E c’è chi li ha persi tutti.
Chris è accanto a me e mi stringe la mano, ma io quasi non lo percepisco. Sono troppo occupata a osservare le fiamme bruciare i nostri caduti uno dopo l’altro, corrodere i loro corpi e separarli definitivamente da noi.
Accanto a me, una bambina di dieci anni piange disperata, gridando. Quello che sta bruciando nella pila più a destra è il fratello maggiore. Entrambi erano tra le fila di Crono, ma a nessuno importa più, ormai. Il dolore ci ha resi nuovamente tutti uniti.
E ora, tutti uniti, osserviamo bruciare chi di noi ci ha lasciato per sempre.
Odio la guerra. Non pensavo l’avrei mai detto, ma la odio davvero. Credevo che consistesse solo nell’esaltazione, nella vittoria, nella distruzione del nemico, dell’invincibilità e della gloria che da essa provenivano. Ma la guerra non è solo questo. La guerra è morte, lacrime e dolore. È ferite, è perdite, è follia. E io la odio.
« Andiamo via. » sussurro a Chris, cercando di trattenere le lacrime, di mostrarmi forte per gli altri ma soprattutto per lui. È spaccato dentro, lo vedo. Anche lui, una volta, era nella fazione di Crono. Li conosceva tutti, i semidei che ci avevano lasciato.
Lui mi osserva, vacuo. Non deve avermi neanche sentita. Il suo dolore lo rende sordo a tutto ciò che lo circonda. E questo succede anche a tutti gli altri. Si tengono per mano, si abbracciano, si danno pacche sulle spalle. Ma alla fine, sono da soli ad affrontare tutto quel dolore.
Siamo, da soli.
Poi, la cabina di Afrodite porta lei. Il suo corpo è protetto da un drappo viola, così diverso dalle usanze di quella casata, e sorrido appena nel vederlo. Silena ha sempre odiato il rosa.
La mia amica viene adagiata sulla pira, e sussulto non appena il fuoco inizia a incendiare il drappo, scurendolo sempre di più fino a disintegrarlo interamente. Riesco ad intravedere il volto di Silena, che sorride perfino da morta, quasi a dirmi che non devo piangere per lei, che sta bene. Poi, il fuoco divampa, e lei scompare, stavolta per sempre.
Non ce la faccio. Non posso sopportarlo.
Crollo in ginocchio, e mi premo le palme sugli occhi, cercando inutilmente di fermare le lacrime.
Chris mi abbraccia, e sento altre persone stringersi intorno a me, ma io non li voglio. Non voglio nessuno di loro. L’unica persona della quale ho bisogno in questo momento sta ardendo in una pira funeraria.
« Mi manchi, Silena. » sussurro, a voce così bassa che dubito addirittura di averlo detto.
Sento qualcuno sfiorarmi la spalla, e alzo gli occhi. È Percy. Non dice niente, e nemmeno io. Si limita ad abbracciarmi.
In un primo momento rimango talmente tanto shockata dal gesto inaspettato che smetto di piangere. Poi, ricambio la stretta. A noi si unisce anche Annabeth, che non tenta nemmeno di farsi forza: scoppia in un pianto disperato appena si inginocchia accanto a noi.
Uno alla volta, tutti i semidei si inginocchiano, stringendosi gli uni agli altri, gemendo.
Questa volta, siamo davvero tutti insieme. In quell’unica scena straziante, sento che siamo davvero una famiglia. Ci facciamo forza l’uno con l’altro, asciugando gli occhi e provando a sorridere, per poi tornare nell’oscuro abisso della disperazione che per quella sera sembra aver inghiottito l’intero Campo Mezzosangue.
Per un secondo, mi ritrovo a pensare agli déi, e all’offerta che hanno fatto a Percy poco tempo prima. Non so come io sia arrivata ad un simile pensiero, ma forse ho semplicemente bisogno di prendermi una pausa da tutta quella sofferenza.
Percy ha rinunciato all’immortalità, e se all’inizio avevo pensato fosse stato uno stupido, ora lo capisco. Io neanche avrei accettato. Passare i secoli vedendo le persone che ami lasciarti di volta in volta, stringere mani che diventano sempre più fredde, vedere le vite dei tuoi cari scivolare via senza che tu possa fare niente per riprenderle.
Chi vorrebbe vivere per sempre, con questo fardello?
Le pire sono ormai tutte spente. Niente è rimasto dei nostri morti. Solo polvere. E quella polvere aleggia per il Campo, sospinta da una brezza leggera. Le polveri di quelli che una volta erano i nostri compagni, i nostri amici, i nostri famigliari ci sfiorano, ci danno il loro ultimo saluto. E poi spariscono, verso l’alba che sta per sorgere.
« Mi mancherete. Mi mancherete tutti. » dico, stavolta ad alta voce.   
 





[*] semicit. Captain America - The Avengers. 







Madamoiselle's Corner

Okay, questa cosa non ho la più pallida idea da dove sia uscita. Cioè, è uscita dalla mia mente bacata, ma dettagli. 
Come ben sa chi mi conosce, io non sono una tipa da angst. Sì, sono più per il fluff, unicorni, arcobaleni e torte alla panna, ma come si suol dire: c'è sempre una prima volta. E spero che questa piccola os vi piaccia almeno un pochettino. :c ci terrei davvero taaanto a sapere cosa ne pensate, anche per dirmi che vi ha fatto ridere e che è l'angst meno angst che abbiate mai letto.<3333

come scritto sopra, questa os la dedico alla meravigliosa,pazzoide,stupenderrima Sil, l'angst imperatrix. Rimettiti presto, darlin'! <3


con tanto amore e la speranza di aver pubblicato qualcosa di decente, 

Madamoiselle Nina. 
   
 
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