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Autore: Len IlseWitch    03/03/2013    4 recensioni
Colin si bloccò davanti alla vetrina, il telefono in una mano, dimenticato, così come l’sms che stava scrivendo.
I suoi occhi e tutta la sua mente erano catturati dall’immagine raffigurata sul manifesto della profumeria, che gli rimandava lo sguardo quasi a volerlo prendere in giro.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Red



Colin si bloccò davanti alla vetrina, il telefono in una mano, dimenticato, così come l’sms che stava scrivendo.
I suoi occhi e tutta la sua mente erano catturati dall’immagine raffigurata sul manifesto della profumeria, che gli rimandava lo sguardo quasi a volerlo prendere in giro.
La sorpresa fu sostituita da un’ondata di frustrazione che divenne quasi subito rabbia.
Perché, perché, doveva succedere quando meno se lo aspettava?
Dopo tutto questo tempo senza vedersi o sentirsi, quando cominciava a pensare che il capitolo fosse da considerarsi chiuso, per la millesima volta, eccolo comparire all’improvviso.
Irrazionalmente si infuriò con quel maledetto profumo: proprio lui dovevano scegliere come testimonial? Di nuovo?
Ed ora, con le profumerie di mezzo mondo che sponsorizzano il prodotto, la sua faccia sarebbe stata ovunque, con quell’espressione da ‘predimi a schiaffi’ che sembrava essere indirizzata proprio a lui.
Rimase imbambolato a fissare gli occhi di Jared Leto che sembravano proprio ridere di lui, del suo stupore. Per un folle secondo ebbe la netta impressione che si trovasse proprio davanti a lui, in carne e ossa, e che fossero separati soltanto da quel vetro.
Che abbatterei volentieri in un attimo, soltanto per entrare, prenderti e scaraventarti su quel dannato bancone, davanti a tutti…Si, davanti a tutti, così nessuno avrebbe più dubbi, anche se significherebbe finire in prima pagina, oltre che in prigione per atti osceni in luogo pubblico…
Spalancò gli occhi. Ecco fatto. Era bastata quella fottutissima fotografia per spazzare via ogni sua illusione. Aveva sul serio pensato di poterlo dimenticare? E allora perché se ne stava lì, incapace di compiere un passo, mentre i passanti cominciavano a guardarlo mentre stava inebetito davanti alla vetrina, a fissare quell’immagine statica?! Cazzo, nemmeno fosse stato un’adolescente in pieno sviluppo ormonale, davanti al poster della sua star preferita…Anche se ,effettivamente, i suoi ormoni stavano dando una festa.
Stramaledetto Jared!
Con quel suo viso assurdamente perfetto, quegli occhi così maledettamente ammiccanti, quel corpo così spudoratamente eccitante…
Perfino da una banalissima foto, tutto questo traspariva con prepotenza inaudita.
Si costrinse a muoversi, forzando il proprio corpo a riprendersi e i suoi occhi a staccarsi dall’immagine, mentre la sua mente continuava a pensare a quello che avrebbe fatto se lui fosse stato veramente lì…
Intascò il telefono, l’sms ormai dimenticato, e si diresse verso l’hotel in cui alloggiava.
Unica soluzione in quel momento: arrivare in stanza e farsi una doccia.
Fredda.
 
 
Era appena entrato quando il cellulare squillò, facendolo bloccare mentre accendeva la luce dell’anticamera. La stanza era avvolta dalla semioscurità, il sole calava e accendeva di rosso pareti e pavimento, filtrando dalle tende tirate.
Riconobbe immediatamente il numero, anche se ci mise qualche secondo di troppo a rispondere per via dello stupore.
Che cazzo di coincidenza era quella?
Dopo mesi che non lo sentiva, perché proprio adesso?
Si schiarì la gola e rispose: «Pronto?».
«Perché ci hai messo tanto a rispondere?».
Come prima frase suonò stranamente irritante.
«Non avevo riconosciuto il numero», mentì.
Una risata dall’altro capo del telefono. «Si, certo!».
«Che vuoi?», domandò Colin seccamente, più brusco di quanto non volesse. Il suono della voce di Jared lo aveva scosso in un modo assurdo.
«Piaciuta la foto della nuova campagna pubblicitaria?».
Rimase allibito, fissando la luce rossa del tramonto che tingeva la stanza.
«Cosa…?», farfugliò confuso. «Che cazzo significa?! Jared, sono mesi che non ci sentiamo, nemmeno per un banale ‘come stai’, e poi te ne esci con una telefonata solo per sapere cosa penso della tua fottutissima pubblicità?! E poi, perché accidenti mi chiami proprio adesso?!».
Si era messo a gridare senza rendersene conto. Quella situazione sembrava assurdamente ai confini della realtà e cominciava a esserci qualcosa che non gli quadrava.
Poi la risata gli arrivò vicina all’orecchio, seguita da una frase appena sussurrata: «Perché oggi mi è sembrato che una mia foto sia più che sufficiente per metterti ko».   
«Oh, cazzo!».
Colin sobbalzò, voltandosi con uno scatto.
Jared si scansò appena e lo fissò con un mezzo sorriso.
«Tu…come…come accidenti sei entrato?!», urlò l’irlandese, ancora sottosopra per lo spavento.
«Mi hanno fatto entrare quelli della reception. Ho raccontato una storia».
Colin lo fissò semi sconvolto. «Alla reception…che cos’hai raccontato?», chiese minaccioso.
Jared scrollò le spalle. «E dai, che t’importa?».
«Jared…», cominciò l’altro abbassando la voce in modo pericoloso.
«Okay, ho detto che volevo aspettarti in camera. Tutto qui!».
Dopo qualche attimo di puro shock, Colin lo fissò come per valutare la sua sanità mentale. «Tutto qui?!».
«E piantala, Colin! Nessuno mi ha visto e comunque chi se ne frega! Lo sanno tutti ormai!».
Si, lo sapeva benissimo. I loro tentativi di nascondersi erano falliti prima ancora di cominciare. Si chiedeva da tempo che senso poteva esserci nel continuare a fingere, a questo punto.
Mentre pensava, la lucidità tornò gradualmente e nello stesso momento una domanda gli affiorò alla mente.
«Scusa, che voleva dire la frase di prima? Mi stavi seguendo?».
Jared fece un ghigno divertito. «Non proprio…però ti ho visto davanti alla vetrina». Sollevò le braccia in segno d’innocenza. «Giuro, ero in città per caso. O magari era destino».
Fece due rapidi passi, fino ad arrivare a sfiorarlo col proprio corpo, le labbra ad un soffio dalle sue.
«E allora? Ti piace il nuovo profumo?».  
Colin lo fissò, facendo scorrere su di lui uno sguardo improvvisamente avido. Guardò i suoi capelli, legati alla base della nuca in un corto codino, il suo volto così vicino dopo un lasso di tempo che era sembrato non trascorrere mai…
Pazzesco. Sarebbero potuti passare mille anni, ma Jared non avrebbe mai smesso di fargli quell’effetto.
Sono segnato,pensò arrendendosi all’inevitabile.
Alzò una mano e gli abbassò la cerniera della giacca di pelle, liberando ulteriormente la fragranza che già si sprigionava da lui.
Gli posò le mani sui fianchi, contro la stoffa della t-shirt e si chinò sul suo collo, inspirando a fondo.
«Mmh…non male», commentò. «ma preferisco il profumo della tua pelle».
«Ah…se vuoi mi faccio una doccia», propose Jared, facendosi scivolare dalle spalle la giacca, che cadde sul pavimento.
«Dopo», fu la risposta di Colin, mentre alzava il volto e si appropriava delle sue labbra con una rapidità sconvolgente.
Jared rispose all’istante, afferrandogli le braccia e strattonandolo per sentirselo addosso.
All’irlandese scappò una risata, soffocata immediatamente dall’approfondirsi del bacio. A quanto pareva gli era mancato esattamente come a lui era mancato Jared.
La sensazione che gli dava averlo di nuovo vicino era incredibile: era come se improvvisamente si fosse reso conto di essersi privato per un tempo eccessivo dell’acqua, o dell’aria…ed ora ne voleva ad oltranza.
Ne aveva bisogno.
E se ne rendeva conto solo quando Jared era con lui. In quei momenti sapeva che era tutto quello che desiderava. Probabilmente, senza eccedere in sentimentalismi, gli salvava la vita. Sempre.
Lo salvava da quella sensazione di incompletezza che lo assaliva, la stessa che , tempo prima, lo aveva spinto nel tunnel dell’alcool. Anche allora lo aveva salvato.
Il bacio si fece più profondo, spazzando via ogni pensiero coerente, lasciando solo desiderio e passione.
L’assurda fantasia avuta di fronte alla vetrina della profumeria passò come un lampo nella mente di Colin, e l’irlandese sorrise, per quanto glielo permettessero le labbra impegnate e la lotta furiosa delle loro lingue.
Rafforzò la presa sui fianchi di Jared, lo voltò con un movimento secco e lo spinse indietro, finché non lo sentì urtare con il fondoschiena contro il bordo del tavolo.
Interrompendo a fatica il bacio, senza lasciarlo, spazzò via dalla superficie tutto quello che vi si trovava, facendo cadere a terra il vaso di fiori e il telecomando del televisore, e con una brusca spinta lo fece finire di schiena sul legno lucido.
Jared si lasciò sfuggire un gemito. «Cristo, Cole! Andare a letto no?».
«Ma se ti piace farlo nei posti più strani! Non sei tu quello dei bagni dei ristoranti, degli aerei, dei cofani…».
«Veramente sei tu che non ti controlli e mi salti addosso nei momenti più assurdi!».
Colin sorrise pericolosamente, sopra di lui, mentre infilava una mano sotto la t-shirt, direttamente contro la sua pelle. «Solo perché tu stuzzichi continuamente…ovunque…perfino dai cartelloni pubblicitari! E, a proposito, quella foto…».
Jared sollevò le sopracciglia, con un espressione così fintamente innocente che per poco Colin non esplose definitivamente.
«Si?».
L’irlandese s’incupì. «Non mi piace».
«Non mi era sembrato!».
«No, sul serio. Non mi piace».
Fu talmente serio che Jared si accigliò. «Il motivo?».
«Perché sono geloso», disse con estrema serietà. «Perché osservi l’obiettivo con questi occhi che devono guardare soltanto me. Perché rivolgi la tua attenzione al pubblico…e io non voglio dividerti con nessuno».
Per la prima volta lo stupore si dipinse sul volto di Jared, sostituito subito dopo da un lampo di dolcezza. Il solito Colin. Possessivo e malfidente verso tutto ciò che entrava in contatto con Jared…anche se si trattava del pubblico o dei fans.
«Se ti dicessi che quando ho scattato quella foto pensavo a che faccia avresti fatto nel vederla?».
Colin inarcò un sopracciglio. «Mi prendi in giro?».
Jared scoppiò a ridere. «Forse. Ma adesso sto guardando soltanto te, no?».
Si fissarono per lunghi secondi, gli occhi fissi in quelli dell’altro, inondati dalla luce del sole che andava scomparendo.
«Sarà meglio per te continuare a farlo in eterno», dichiarò Colin, scendendo di nuovo sul suo collo, cominciando a scorrerlo lentamente con la lingua.
«Non mi hai detto cos’hai pensato quando hai visto la foto».
Lo sentì emettere uno sbuffo, prima di alzarsi. «Dio, Jared! Non lo metti mai da parte il tuo egocentrismo?!».
Jared fece una mezza risata. «Mai».
«Bene…cos’ho pensato? Che se tu fossi stato veramente lì avrei sfasciato la vetrina e ti avrei violentato sul bancone del negozio. Contento?».
«Banale».
«Stronzo».
«Maniaco. Ti è bastata una foto per eccitarti?».
«E colpa dei tuoi occhi. Sembra sempre che mi dicano: scopami subito».
Jared si accigliò, puntellandosi sui gomiti per sollevarsi. «Tu lo sai che ti odio, vero?».
Colin rise, sistemandosi tra le sue gambe e tirandolo vero di sé.
«Si che lo so».
Gli afferrò la nuca e posò le labbra contro il suo orecchio. «Anch’io ti amo. Perché tu mi salvi la vita…lo sai, no?».
Jared scosse la testa. «No. Salvo la mia».
 
 
 
 
Note:-spunta da un angolo- Salve! Primissima fic che posto su questa coppia! Spero non sia un fiasco, l’ho tenuta a muffire per mesi e l’ho postata solo in un momento di slancio improvviso. Ovviamente l’idea nasce dalla nuova pubblicità di Jared (cioè, è stata modificata su quest'idea)…mentre sbavavo sulla tastiera la mia mente bacata si è chiesta cosa potrebbe pensarne Colin ed ecco l’ennesima sclerata mentale…si perché il pc straripa di sclerate su Jar e Cole…Mi sa tanto che ci sentiremo ancora, visto che ho un’ideuzza che si sta concretizzando.
Se vi va lasciate un commentino, anche ino ino!
Kisses,
Len.
 
  
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