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Autore: Billie_Jean    03/03/2013    4 recensioni
Niall Horan, intraprendente squattrinato da poco trasferitosi a Londra, crede di sapere cosa lo aspetta, quando viene assunto da Vogue UK come secondo assistente del famosissimo, nonchè notoriamente perfido direttore Louis Tomlinson. Si aspettava di dover affrontare un'isterico primo assistente con i capelli di Susan Boyle; aveva messo in conto le stagiste anoressiche che mangiavano solo insalata, e sperava di incontrare qualche direttore artistico sano di mente; quello che scopre origliando conversazioni private del suo capo, però, non se lo aspettava per niente.
Scritta per la Au!Fest del #TheGays. Prompt: TheDevilWearsPrada!AU
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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C’erano tante cose che si potevano dire su Niall Horan, molte delle quali non erano neppure motivo di vanto per lui, ma di certo non che fosse uno sprovveduto. Quando aveva deciso di fare domanda per un posto di lavoro nella redazioni di Vogue UK sapeva bene a cosa stava andando incontro; dopotutto, la fama da stronzo galattico di Louis Tomlinson veniva fomentata dai giornali ad ogni occasione possibile.
 
Louis Tomlinson era il più giovane direttore mai registrato negli annali della rivista patinata più prestigiosa del mondo, e forse anche il detentore della fama peggiore. Si diceva fosse perfido e senza cuore, meschino fino al midollo, pronto a passare sopra a tutto e tutti pur di ottenere sempre ciò che voleva: un vero Cuore di Pietra, il re degli stronzi che guardava il mondo dall’alto del suo trono di malignità e lusso.
 
Perché mai Niall avesse deciso di lavorare per una persona del genere, era un mistero ignoto ai più. In particolare a Liam che, quando gli aveva annunciato di aver ottenuto il posto di secondo assistente di Tomlinson, l’aveva guardato strabuzzando gli occhi e spalancando la bocca in un’espressione da pesce lesso per un minuto buono, prima di chiedergli, con grande tatto, se si fosse per caso venduto il cervello al mercato cinese e l’avesse sostituito con una massa di viscidi spaghetti di soia.
 
Comunque. Niall aveva ottenuto il posto ed era pronto a farsi valere nella giungla dell’alta moda, checché ne dicesse Liam; era di buon umore per il suo primo giorno e niente, neppure un moretto con una massa di capelli che pareva un cespuglio e l’espressione amichevole di un giaguaro affamato potevano buttarlo giù.
 
 -Sei in ritardo- sbottò l’arbusto umano, senza neppure dargli il tempo di presentarsi, non appena ebbe messo piede nell’ufficio –Dovevi essere qui mezz’ora fa, hai almeno preso il caffè per Louis?-
 
Niall corrugò la fronte. Si trovava in una luminosa anticamera dai muri bianchi e con un pavimento lucido su cui poggiavano, fronteggiandosi, due identiche scrivanie di legno, entrambe occupate da un computer, un telefono e una pila di riviste di moda. Oltre le scrivanie, si apriva una gigantesca e lussuosissima stanza tutta vetrate e fotografie d’autore, scrivanie eleganti e poltroncine di pelle: l’ufficio di Louis Tomlinson.
 
 -Ehi!- sbraitò il moretto, schioccando le dita davanti al suo naso e risvegliandolo dalla sua momentanea trance –Hai sentito quello che ho detto?-
 
Niall battè le palpebre e arricciò le sopracciglia.
 
 -Ho sentito- rispose –Ma non sono in ritardo, il mio turno comincia tra cinque minuti. E nessuno mi ha detto di andare a prendere il caffè- fece, piccato. Poi, rendendosi conto che continuando di quel passo avrebbe finito per litigare con il ragazzo, e non aveva intenzione di farsi un nemico prima ancora di cominciare a lavorare sul serio, aggiunse: -Comunque sono Niall Horan, piacere-
 
Il tizio lo squadrò per un momento dalla testa ai piedi, con un chiaro moto di disapprovazione negli occhi per la sua t-shirt stampata e le Converse verdi (nuove di tre anni), prima di replicare.
 
 -Il piacere è tutto tuo, Niall- disse senza un briciolo d’ironia nella voce –E non so con chi tu abbia parlato o cosa credevi ti aspettasse, ma il tuo compito è di occuparti dei bisogni di Louis in tutto e per tutto, e alle otto del mattino questi bisogni hanno il caffè in cima alla lista delle priorità! Quindi, se ci tieni a non perdere il posto al tuo primo giorno di lavoro, ti conviene filare da Starbucks, prendere un Cappuccino dolcificato senza panna e tornare qui prima che arrivi Louis!-
 
Nella pausa di silenzio che seguì, Niall fissò il ragazzo con la bocca spalancata. Aveva detto tutto senza prendere fiato neppure una volta, e ora stava ansimando piano, come un leone sul punto di ruggire. Si chiese se sarebbe finito così anche lui, prima della fine del suo contratto; e si augurò vivamente che Liam lo mantenesse sano e mentalmente stabile.
 
Prima che potesse fare altro che battere le palpebre come un pesce lesso però, la porta a vetri che dava sul corridoio si spalancò all’improvviso, e una ragazza dall’appariscente chioma lilla si aggrappò allo stipite, con l’aria allarmata e decisamente frettolosa.
 
 -Louis sta arrivando!- esclamò, e Niall vide il volto del ragazzo trasfigurarsi in una maschera di puro orrore.
 
 -Che cosa?- strillò quello –Ma è in anticipo di mezz’ora!-
 
La ragazza annuì comprensiva, e dopo aver gettato una sola occhiata a Niall sparì lungo il corridoio, che si era improvvisamente animato in un isterico viavai di persone, apparentemente indaffaratissime ad assicurarsi che fosse tutto perfetto per l’arrivo di Louis Tomlinson.
 
 -E non startene lì impalato!- intimò il ragazzo, la voce più acuta di un’ottava, mentre correva a sistemare chissà che riviste e raddrizzare un quadro già perfetto di suo. Niall si limitò ad osservare stranito la scena, senza riuscire a capacitarsi di quello che stava succedendo, e senza fare nulla di più produttivo che ascoltare i borbottii isterici dell’altro –Dio, non è possibile! Aveva una pulizia del viso, una dannatissima pulizia del viso, che diavolo ci fa già qui?- gettò un bicchiere di plastica nel cestino e corse verso Niall, il viso una maschera di agitazione –E levati questo coso, dannazione!- esclamò strappandogli il cappellino da baseball dalla testa e gettandolo dietro la scrivania, dove non poteva essere visto.
 
Niall spalancò la bocca per protestare, ma prima che potesse avere l’occasione di dire alcunché, l’isterico si era voltato di scatto verso la porta, i lineamenti tesi all’inverosimile in un enorme sorriso, esclamando:
 
 -Louis! Buongiorno!-
 
Niall non fu in grado di descrivere esattamente la sensazione che provò, quando Louis Tomlinson mise piede nella stanza. Tutto di lui gridava eleganza, dal bellissimo cappotto in pelle marrone ai pantaloni di seta tagliati su misura, fino alle scarpe lucidissime firmate Prada. Ma tutto il lusso e lo stile che ostentava come un accessorio impallidivano di fronte allo sguardo di ghiaccio del giovane direttore, il cui viso affilato era gelato in una maschera indecifrabile di distacco e impassibilità.
 
Louis guardò il suo primo assistente con un’espressione di pura freddezza, e Niall lo vide rimpicciolire sotto quello sguardo.
 
 -Samantha ha annullato l’appuntamento perché ha avuto un cortocircuito nello studio e c’è stato un incendio nel salone- annunciò, sfilandosi la giacca e fissando il ragazzo come a suggerire che fosse colpa sua, se le sue creme di bellezza erano andate a fuoco –Possibile che io non ne sapessi nulla?-
 
Il ragazzo arrossì leggermente, prima di rispondere.
 
 -Mi dispiace molto Louis, avevo chiamato ieri sera per confermare e posso garantire che andava tutto bene! Prendo subito un altro appuntamento con Angela per domani mattina, farò in modo che tu sia il primo della giornata-.
 
Il ragazzo – ancora senza nome, per Niall – fece per allungare il braccio, per prendere il cappotto di Louis dalle sue mani, ma Occhi-di-Ghiaccio-Tomlinson non lo stava più guardando; la sua attenzione era stata catturata da Niall, che si sentì improvvisamente come un coniglio in una gabbia di giaguari affamati.
 
 -Questo chi è?- chiese Louis al suo assistente, senza smettere di scrutare Niall da capo a piedi; il ragazzo si impose di non abbassare lo sguardo, nonostante non si fosse sentito così intimorito da quando era alle elementari e dei ragazzini di terza media lo avevano picchiato per rubargli il pranzo.
 
Tira fuori le palle Niall, si disse, fai vedere a questo manichino malvagio che non hai paura di lui. E, senza aspettare di essere presentato, disse:
 
 -Sono Niall Horan, sono stato assunto come suo secondo assistente la settimana scorsa. È un piacere conoscerla, signor Tomlinson- e, con un gesto tranquillo e naturale, tese la mano davanti a sé.
 
Fu chiaro come il sole che Niall doveva aver fatto qualcosa di molto sbagliato. Il ragazzo riccio aveva spalancato gli occhi in un’espressione di puro shock, e la mascella di Louis si era irrigidita, e il suo sguardo fattosi, se possibile, ancora più freddo.
 
Louis non disse nulla. Fece un passo di lui e guardò la sua mano tesa, e per un attimo Niall si convinse che forse voleva solo stringerla come avrebbe fatto una qualsiasi persona normale; salvo ricredersi subito dopo, quando si ritrovò il costosissimo cappotto di Louis appeso al braccio, e il suo nuovo capo che lo oltrepassava a grandi passi, senza degnarlo di più attenzioni di quelle che avrebbe riservato ad un appendiabiti.
 
Niall rimase immobile per un momento, incapace di credere che il suo primo incontro con Louis Tomlinson si fosse concluso con la sua retrocessione ad attaccapanni umano; poi mise a fuoco il ragazzo riccio che scuoteva la testa, carico di disapprovazione, e gesticolava verso il guardaroba.
 
Niall si affrettò ad appendere il cappotto di pelle, e proprio mentre tornava alla sua scrivania, la voce di Louis risuonò forte, chiara ed irritata:
 
 -Dov’è il mio caffè?-
 
Sotto lo sguardo del primo assistente, Niall afferrò il portafogli e corse fuori, sospirando. Sarebbe stata una lunghissima giornata.
 
 
***
 
 
Niall posò il suo vassoio sul tavolo della mensa e si lasciò cadere sulla sedia con un sospiro. La mattinata era stata sfinente: l’aveva passata a rispondere a telefonate di gente con nomi francesi che lui non conosceva, a correre dentro e fuori dall’edificio per prendere almeno altri tre caffè a Louis – tutti senza panna né zucchero, sia mai che gli venisse la cellulite – caffè di cui senz’altro non aveva bisogno, perché era già abbastanza nervoso di suo; e come se non fosse bastato, aveva diciotto messaggi di Liam a cui rispondere, dato che il suo ragazzo riteneva preoccupante che la sua pausa pranzo fosse ritardata di almeno un’ora.
 
Eppure non l’avevano ancora licenziato, quindi tutto sommato era andata bene.
 
 -Primo giorno?- chiese una voce allegra, e Niall alzò lo sguardo dal suo piatto per vedere un ragazzo dai capelli scuri e i lineamenti vagamente arabici sedersi accanto a lui –Zayn, piacere- aggiunse presentandosi, e Niall fu felice di scoprire che stringere la mano era ancora considerato normale da quelle parti –Devi essere nuovo, non ti ho mai visto qui-
 
Niall annuì.
 
 -Infatti, è il mio primo giorno. Sono a metà giornata e già non so come farò a sopravvivere alla settimana- disse. Zayn rise forte, addentando un pezzo di pane.
 
 -Vedrai, è solo questione di abitudine. Devi aver fatto parecchia impressione, per aver ottenuto il posto di secondo assistente di Louis; migliaia di persone ucciderebbero per averlo-
 
Niall aprì la bocca, forse per chiedere quante migliaia di persone si fossero uccise dopo averlo avuto; ma fu interrotto dalla ragazza dai capelli lilla che aveva incontrato quella mattina, che si sedette accanto a Zayn  e gli stampò un bacio sulle labbra, salutandolo con un: -Ciao, dolcezza- a cui il ragazzo rispose l’ausilio di mezzo metro di lingua. Bleah.
 
Niall si schiarì la gola, e i due si separarono; Zayn arrossì e borbottò delle scuse, mentre la ragazza guardò con aria di sufficienza prima Niall, poi il suo vassoio stracolmo – che spiccava contro quello di lei, su cui figuravano, ebbene sì, una mela e un’insalata piccola – e disse:
 
 -Minestra di mais. Lo sai, vero, che la cellulite è uno degli ingredienti principali della minestra di mais?-
 
Niall inarcò un sopracciglio, pronto a farle notare che era un ragazzo e non aveva la cellulite, lui, e che comunque preferiva avere la cellulite piuttosto che nutrirsi di aria e olive del martini per somigliare ad uno scheletro; tuttavia Zayn s’intromise, evitando la degenerazione del discordo.
 
 -Allora- disse, guardandolo curioso –Hai conosciuto Harry?-
 
Niall fece una smorfia, tuffando il cucchiaio nel distillato di cellulite e carboidrati prima di rispondere.
 
 -Intendi quel tirapiedi isterico con i capelli di Susan Boyle?- Zayn ridacchiò sulla sua bistecca, e annuì –Oh sì, ho conosciuto Harry. È stato un vero piacere-.
 
-Attento a come parli, biondino- sibilò la ragazza, fulminandolo con un’occhiataccia –Harry non è affatto un tirapiedi, e Louis lo stima molto-.
 
Niall inarcò un sopracciglio, scettico.
 
 -È quello che ti ha detto lui? Perché se per stimare intendi ‘trattarlo come una pezza da piedi’ allora sì, lo stima moltissimo-
 
La ragazza si fece paonazza in volto, e Niall fu certo di aver davvero esagerato, questa volta.
 
 -Come ti permetti!- esclamò lei, furente –Tu non hai neppure idea di come stiano le cose, non conosci nessuno e arrivi qui, dopo un paio d’ore a mangiare carboidrati e sputare giudizi su cose che non ti riguardano! Vai a farti un giro, ragazzino!- e senza aggiungere altro, afferrò il suo (misero) pasto e marciò via, lanciando a Zayn un’occhiata che sembrava dire, più o meno “lasciami da sola e ti stacco le palle a morsi”.
 
Il ragazzo si alzò dispiaciuto, raccattando il suo vassoio e borbottando, prima di seguirla:
 
 -Devi scusarla, è un po’ stressata in questo periodo…-.
 
Così, Niall Horan si ritrovò a pranzare da solo al suo primo giorno di lavoro, congratulandosi per aver fatto scappare le uniche persone che avessero deciso di fargli compagnia. Stava per addentare un pezzo di pane, quando una voce che ormai aveva imparato ad associare ad un’imminente crollo nervoso lo distolse dai suoi piani.
 
 -Niall!- esclamò Harry, dirigendosi verso di lui a grandi passi, con la solita espressione da apocalisse imminente –Cosa ci fai qui? C’è la rassegna da preparare!-
 
Niall avrebbe tanto voluto dirgli che non aveva idea di cosa fosse una rassegna, né di cosa si dovesse fare per prepararla, ma soprattutto che comunque, la rassegna era programmata per le tre e un quarto, ed erano solo le due e mezza; ma Harry lo stava già tirando in piedi, e non aveva l’aria molto accomodante.
 
 -Sono in pausa pranzo!- provò a protestare, senza crederci davvero neppure lui.
 
 -E io sono in astinenza, ma Louis ha preferito anticipare la rassegna quindi ti conviene muovere il tuo culetto biondo e venire su!- replicò Harry, trascinandolo verso gli ascensori.
 
Niall lo fissò sbigottito per un secondo, ed Harry arrossì profondamente, come non capacitandosi di quello che aveva appena detto; ma scosse il capo e borbottò un -Lascia perdere-, proseguendo per la sua strada.
 
Niall non aveva intenzione di lasciar perdere, però; la sua mente stava viaggiando a mille chilometri orari, ripetendosi la frase che Harry si era lasciato sfuggire senza abbastanza ironia perché sembrasse uno scherzo.
 
E io sono in astinenza, ma Louis ha preferito anticipare la rassegna.
 
Perché, cos’altro avrebbe potuto fare Louis, in quella mezz’ora libera?
 
Sono in astinenza
 
Non poteva essere. Sarebbe stato uno scoop davvero troppo grosso per passare inosservato… o no?
 
 
***
 
 
Niall imparò presto che una rassegna non era altro che un inferno inscatolato sotto forma di vestitini di tulle, giacchette di jeans e modelle anoressiche, e in tutto il trambusto in cui lui e Harry furono catapultati non appena entrati nella stanza-set non ebbe molto tempo per analizzare possibili relazioni perverse tra il suo capo e il primo assistente.
 
Il suo compito era, principalmente, quello di procurare a Louis tutto quello di cui aveva bisogno, e una volta fatto quello, di riordinare scatoloni pieni di scarpe, cinture, borse e vestiti il cui valore complessivo sarebbe probabilmente bastato a sanare due volte il debito pubblico del paese.
 
Il magazzino era in penombra e Niall imprecò sottovoce, richiamando tutta la forza dei suoi muscoli per sollevare uno scatolone oltre le spalle; riuscì a sistemarlo sullo scaffale e stava per esultare, quando una voce attutita giunse alle sue orecchie, soffocandogli la voce in gola.
 
 -Ho tutti i motivi del mondo per essere scazzato- la voce di Louis suonava bassa e irosa, quasi un ringhio –Non devo certo renderne conto a te-
 
Niall trattenne il fiato ma la risposta, se ci fu, era troppo bassa perché potesse udirla, invece sentì di nuovo parlare Louis, il tono ancora più minaccioso e inflessibile.
 
 -No, tu devi solo fare quello che ti dico io, è chiaro? Non mi interessa che cosa dicano Perrie o quel ragazzino irlandese, qui decido io e tu obbedisci a me-.
 
Niall rabbrividì, e un istintivo moto di compassione verso chiunque stesse subendo la furia di Louis si fece strada dentro di lui. Non doveva essere piacevole, avere a che fare con Tomlinson in quel momento. Ci fu un’altra pausa, ma di nuovo Niall non riuscì a sentire un’eventuale risposta; quando Louis parlò di nuovo però, la sua voce portava una lievissima, quasi impercettibile nota di malizia.
 
 -Sì- disse –Anche su quello-.
 
Nel corridoio fuori dal magazzino risuonò il rumore delle suole pregiate delle scarpe di Louis sul parquet e Niall rimase immobile, accertandosi che ci fosse il silenzio assoluto prima di uscire. Fece capolino dalla porta, certo che l’interlocutore di Louis fosse ancora lì; invece, quando ebbe dato un’occhiata attenta a tutto il corridoio, Niall non vide nessuno.
 
Corrugò la fronte, perplesso. Chiunque fosse stato con Louis doveva essere molto silenzioso, per essersene andato senza farsi sentire; il ragazzo si sorprese a chiedersi che tipo di scarpe indossasse Harry, e se avessero la gomma sulle suole. Niall scosse subito il capo, rimproverandosi per la sua idiozia.
 
Dopotutto, Louis poteva benissimo star parlando al telefono, e questo avrebbe spiegato l’assenza di risposte; solo perché Harry aveva fatto un commento ambiguo non significava che lui e Louis avessero una relazione segreta.
 
Niall annuì a se stesso e scosse il capo, per schiarirsi la mente da tutte quelle strane idee complottistiche che, sicuramente, derivavano solo dalla sua recente ossessione per Criminal Minds.
 
Quando tornò sul set fotografico cercò Harry con lo sguardo, certo che l’avrebbe trovato a sbraitare ordini a qualche stagista in lacrime; lo trovò in piedi accanto ad un faretto spento, lo sguardo assente e fisso su un punto imprecisato tra il pavimento e le sue Converse bianche.
 
 
 
***
 
 
Niall sospirò affranto, fissando la fotocopiatrice che, quasi a volersi beffare di lui, sembrava sfornare ogni copia ad un ritmo sempre più lento, mentre l’orologio da parete lo derideva, dall’alto delle sue lancette puntate verso il numero 9.
 
Ebbene sì, erano le nove di sera del suo primo giorno di lavoro e lui era ancora lì, ad aspettare che le trecento copie del documento che Harry gli aveva detto di fare fossero pronte. Trecento copie! Cosa se ne faceva uno, di trecento copie, nell’era di internet?
 
La fotocopiatrice mandò un sibilo stridulo, poi risuonò un “clack” e si accese una spia rossa sul monitor: ‘inchiostro finito’, leggeva. Niall imprecò sottovoce, pronto a spaccare qualcosa e trattenendosi a stento dal colpire la macchina con un pugno; entrò nell’ufficio vuoto di Louis – perfino il capo era già andato via! – e si diresse verso il piccolo sgabuzzino dove sperava avrebbe trovato delle cartucce nuove.
 
Stava rovistando tra gli scaffali quando, per la seconda volta quel giorno, Niall udì delle voci oltre la porta. Riconobbe immediatamente quella di Louis, e si morse un labbro. Sarebbe stata la seconda volta in un giorno che origliava una conversazione privata del suo capo; forse avrebbe dovuto tapparsi le orecchie, mettere a tacere la curiosità e far finta di nulla.
 
 -Sei sicuro che non ci sia più nessuno, Harry?-
 
O forse no.
 
 -No che non sono sicuro. Niall potrebbe ancora essere in giro da qualche parte- replicò seccamente Harry, e Niall arrossì, chiedendosi se non fosse il caso di venire allo scoperto, fare una modesta figuraccia ora ma evitarsene una enorme più tardi.
 
 -Fa lo stesso, di sicuro non è qua intorno. Vediamo di sbrigarci-
 
Ci fu una breve pausa di silenzio, prima che Harry parlasse.
 
 -Oggi sei stato davvero stronzo, lo sai?- disse, e Niall trattenne il fiato, certo che Louis non gli avrebbe permesso di parlargli così. Quando non udì alcuna risposta, il ragazzo decise di prendere misure drastiche, e s’inginocchiò sul pavimento, allineando lo sguardo con il buco della serratura.
 
Harry e Louis erano al centro della stanza, accanto ad uno dei divanetti di pelle, e Tomlinson aveva posato una mano sul viso del suo assistente, carezzandolo con il pollice e fissandolo negli occhi.
 
 -Ero stressato e incazzato- mormorò dopo un po’, il pollice che disegnava pigri cerchietti sulla pelle del ragazzo, che ricambiò il suo sguardo, con un’intensità tale che Niall sentì un brivido lungo la schiena.
 
 -Tutti qui dentro sono stressati- bisbigliò Harry, mortalmente serio –Non per questo si mettono a fare i diavoli a quattro come te-.
 
Louis inarcò un sopracciglio, divertito.
 
 -Senti chi parla- replicò –Oggi hai fatto scoppiare a piangere Jane, o Jade, chiunque fosse quella stagista-
 
Harry aggrottò le sopracciglia, ma le distese non appena il pollice di Louis le sfiorò, accarezzandogli il naso e lo zigomo in un gesto lento e rilassante.
 
 -Juliet è un’incompetente e non so perché non l’hai ancora licenziata- borbottò risentito –E comunque, ero nervoso per colpa tua-.
 
Louis piegò il capo di lato, gli occhi illuminati da uno scintillio di malizia.
 
 -Bene, bene- ponderò –Quindi se io sono nervoso, t’innervosisci anche tu. E ci ritroviamo con un mucchio di ragazze in lacrime; direi che abbiamo un problema da risolvere, non trovi?-
 
Louis fece un passo avanti e Harry indietreggiò, sbattendo contro la poltroncina di pelle. Inspirò velocemente quando la mano di Louis si spostò sul suo collo, e la sua bocca si avvicinò al suo orecchio.
 
 -Sai che c’è Harry?- sussurrò così piano che Niall, in ginocchio dietro la porta chiusa dello sgabuzzino, faticò a sentirlo –C’è che non sono solo nervoso, sono anche molto, molto eccitato-.
 
Niall spalancò gli occhi e li strizzò subito dopo, in completo shock.
 
Oh merda, pensò. Merda, merda, merda.
 
Non poteva assistere ad una scopata tra i suoi due superiori nascosto in uno sgabuzzino! L’avrebbero scoperto di sicuro, e Harry l’avrebbe sbranato, Louis avrebbe dato fuoco ai suoi resti e Liam si sarebbe infuriato a morte perché si era cacciato in un pasticcio del genere. Davvero un bel primo giorno di lavoro, non c’era che dire!
 
Un tonfo attutito lo risvegliò dalle sue macabre elucubrazioni e Niall, spinto da una folle e masochistica curiosità, riportò la sua attenzione alla scena oltre la porta.
 
Se doveva proprio diventare un voyeur, l’avrebbe fatto fino in fondo.
 
Harry era in ginocchio sul pavimento, e le sue mani stavano aprendo la cintura dei pantaloni di Louis, che scivolarono a terra, seguiti subito dopo dalla sua giacca elegante.
 
Louis si spostò leggermente verso sinistra, e tutto quello che Niall poteva vedere era la sua schiena, coperta dalla camicia di lino, e le sue gambe muscolose e abbronzate. Harry posò una mano alla base della sua schiena, tirandolo verso di sé; subito dopo, Louis mandò un gemito ed afferrò la sua testa, intrecciando le dita con i ricci del ragazzo.
 
Niall deglutì.
 
 
***
 
 
Niall si chiuse la porta dell’appartamento alle spalle con mani tremanti e il cuore che batteva forte contro la cassa toracica. Un viaggio in metropolitana e dieci minuti di camminata nel freddo londinese non erano bastati a smaltire adrenalina che gli scorreva nelle vene, la stessa adrenalina che aveva provato dopo aver fatto paracadutismo in Francia ed essersi quasi schiantato contro un albero.
 
Si appoggiò contro il legno della porta e chiuse gli occhi, cercando di calmare il respiro affannoso. Aveva visto Louis Tomlinson farsi fare un pompino dal suo assistente. Si era quasi fatto scoprire e il suddetto assistente lo aveva rimproverato per circa dieci minuti per la sua lentezza nel fare fotocopie. Niall non era neppure riuscito a guardarlo in faccia, e non aveva idea di come avrebbe fatto a presentarsi in ufficio il giorno dopo.
 
Dalla lavanderia uscì Liam, le braccia cariche di un cesto di biancheria delle dimensioni di una caldaia e, sbuffando e sospirando, lo posò sul tavolo.
 
 -Ciao amore- salutò Niall –Finalmente sei arrivato. Sono due ore che cerco di lavare questa roba, e al lavoro non ho fatto altro che spostare scatoloni per tutto il giorno! Non hai idea della giornata che ho passato-.
 
Niall aprì un solo occhio, ancora rannicchiato sul pavimento: Liam canticchiava tra se e sé, stendendo le lenzuola; si voltò verso di lui e corrugò la fronte, perplesso.
 
 -Sei sicuro di star bene, Ni? Sembra che tu abbia visto un fantasma-.
 
Niall richiuse gli occhi e abbandonò il capo contro la porta, esausto.
 
Magari, si disse, aver visto un fantasma; quello non gli avrebbe staccato la testa a morsi la mattina seguente, una volta trovato l’iPod che gli era caduto dalle tasche nello sgabuzzino.
 





Ce l'ho fatta. Mi sembra incredibile, ma sono inalmente riuscita a finire questa cosa - nonostante i mlle impegni che sembravano fatti apposta per ostacolarmi da quando mi è venuta quest'idea.
Mi sono diverita molto a scriverla e anzi, questo AU mi è piaciuto così tanto che ho deciso che inizierò a scrivere una long sulla falsariga di questa. Louis come Miranda Priestly è praticamente un headcanon per me, anche se qui non si è visto molto; e Harry in versione isterismo acuto è qualcosa che non avevo mai immaginato prima, ma che secondo me ci sta :P
Per non parlare del povero Niall, gliene capitano di ogni...
In realtà, la storia non è uscita proprio come mi aspettavo, anche perchè io ci ho provato, davvero, mi ci sono messa d'impegno a scrivere una scena semi-NC17; ma non c'e l'ho fatta. Ho una specie di blocco mentale, e ho cambiato la trama, aggiungendo l'ultima scena all'ultimo minuto.
Insomma, spero che vi sia piaciuta nonostante tutto; e se volete farmi sapere cosa ne pensate, ve ne sarò molto grata.
Grazie mille di essere passati!
   
 
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