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Autore: acetylcholine    03/03/2013    1 recensioni
Sette ragazze, sette vizi capitali. Sette vite che si incontrano e si uniscono.
La storia di una vera amicizia, senza barriere, pura.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Seven Sins Theme'
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 Seven Deadly Secrets

La scritta rosso vivo campeggiava indubbiamente sul suo armadietto, a lettere cubitali: SLUT, non c'erano dubbi sul senso di quello scherzo, se così si poteva chiamarlo.
Aveva iniziato a sentire gli occhi degli altri sulle spalle già da qualche minuto, ma non riusciva a staccarsi da quelle lettere che iniziava a sentire marchiate a fuoco sulla sua pelle.
Lei che in tutta la sua esistenza aveva avuto un solo ed unico fidanzato ora veniva vista come la sgualdrina della scuola.
Chiuse gli occhi abbassando la testa, sconfitta dal peso delle bugie che dilagavano in quelle mura che avevano smesso di farla sentire al sicuro da un bel po' di tempo ormai.
Scosse la testa vigorosamente e senza fare più caso alla scritta aprì l'armadietto per recuperare il libro dell'ora successiva.
Una risatina sarcastica raggiunse le sue orecchie e si voltò immediatamente. Era lei, la causa di tutto.
Jen, la bellissima e divinizzata Jen.
Una come lei non poteva certo sbagliare, non poteva affermare il falso, lei era un angelo caduto dal cielo.
La bile le salì dallo stomaco fino alla gola soffocandola per qualche secondo.
Avrebbe voluto assestarle un pugno sul viso e godere della sua faccia impaurita.
Chiuse l'armadietto con forza e si diresse verso di lei ed il gruppo di ragazze che si portava dietro.
Non aveva mai visto un gruppo di amiche più diverse fra loro, erano decisamente mal amalgamate e più volte si era chiesta come potessero andare tutte d'accordo.
-Lo so che sei stata tu- i suoi occhi si posarono con odio su di lei.
Kelly non aveva paura di lei, non era come il resto della scuola. Non gliene fregava proprio niente che fosse la figlia del preside, non gliene fregava niente che poteva essere espulsa.
Lei non era il tipo da abbassare la testa e subire tutto, come un cane indifeso. E per come la vedeva lei aveva ingoiato fin troppi rospi.
-E cosa avrei fatto, di grazia?- la guardò con la sua solita aria superba che era in grado di farle ribollire il sangue nelle vene e poi schioccò la lingua, sonoramente -Slut-
Le mani si mossero ancora prima che il pensiero potesse formarsi concretamente nel suo cervello, si posarono su Jen e la spinsero all'indietro.
-Non ti azzardare mai più, Jen! Io non ho paura di te!-
Clarice riprese al volo la sua amica, prima che potesse cadere a terra ed in breve tutte le ragazze la accerchiarono con aria minacciosa.
-Le cose di cui mi accusano le ha fatte la tua carissima amica Zoe- continuò spostando lo sguardo su quest'ultima.
Era una ragazza di una bellezza stravolgente: alta e dalla carnagione mediterranea, lunghi capelli neri ed occhi del colore del deserto. Non biasimava tutti coloro che le correvano dietro, anzi.
-O forse dovrei chiamarla Lust- aggiunse alzando un sopracciglio.
Lei sapeva, conosceva i loro nomignoli stupidi, il loro gioco.
Jen rise alzando gli occhi al cielo e la raggiunse, posandole una mano sulla spalla.
-Che vi avevo detto, ragazze? Abbiamo trovato Wrath- inclinò la testa di lato e le sorrise con dolcezza -E' da un po' che ti osservo, ma dovevo esserne sicura.-
-Come?-
Non l'aveva appena chiamata Wrath, Ira?!
Scorse velocemente lo sguardo sulle altre ragazze e notò solo in quel momento che erano sei.
Stranamente non aveva mai fatto caso a quel dettaglio molto rilevante.
Zoe era Lust, Lussuria; Jen era Pride, Superbia; Clarice era Greed, Avarizia; Katherine era Gluttony, Gola; Annie era Sloth, Accidiae Laurel era Envy, Invidia.
-Ti voglio nel mio gruppo.- rispose semplicemente Jen alzando le spalle, con sufficienza.
-Cioè mi staresti offrendo la tua amicizia?!- fece un passo indietro incredula trattenendo l'istinto di ridere a crepa pelle.
-Sì-
La risposta seria dell'altra la gelò sul posto. Ma cosa credeva, che l'amicizia si potesse comprare?
-Non è così che nasce un'amicizia- rispose.
-Ti sto chiedendo di darci un'opportunità.-
Alzò le sopracciglia e per la prima volta in vita sua non seppe esattamente cosa fare o cosa dire.
Sentiva soltanto il bisogno di scappare, di tornare nel suo mondo, lontano da quelle ragazze, lontano da Jen ed i suoi giochi contorti.
-Non sono interessata.-
-Ne dubito- rispose l'altra prima di superarla con una spallata.
 Nessuno aveva mai detto di no a Jen, prima di lei.
Forse era proprio quello che la attirava, il suo modo di contrastarla, quasi di sovrastarla.
Kelly non si era mai sentita così forte in vita sua. E considerò anche l'idea di provare veramente a conoscere Jen ed il suo seguito.
 
Era iniziata quasi per gioco e ricordava perfettamente la prima volta che era entrata in casa di Jen, nella sua cameretta, che era quasi più grande di casa sua, ed aveva trovato lì anche tutte le altre.
Ricordava persino le cose che si erano dette, i loro sguardi, le loro espressioni.
Ma la cosa che più le era rimasta impressa era l'enorme fiducia che le avevano dimostrato.
Quel gruppo che aveva sempre visto da lontano ed odiato, non capito, era in realtà un circolo esclusivo di persone estremamente oneste, prive di segreti.
Aveva capito subito perché l'avessero messa alla prova. E non era riuscita a capire perché avessero riposto tutta quella fiducia in lei, sin dalla prima volta.
In una giornata aveva scoperto tutto di loro, le loro vite, i loro pensieri, i loro più intimi segreti e si era ritrovata a confidarsi con loro come fosse la cosa più naturale del mondo.
Loro potevano capirsi perché sapevano ascoltarsi. Per la prima volta stimò Jen ed il suo modo di essere. Perché lei le aveva trovate, lei le aveva unite, lei aveva regalato loro l'amicizia perfetta.
Aveva scoperto in Zoe una persona bisognosa d'amore, alla costante ricerca del principe azzurro, di qualcuno in grado di farla sentire speciale e non solo un pezzo di carne di bell'aspetto.
Aveva scoperto in Katherine una persona che odiava il cibo e quello che era in grado di farle; aveva scoperto la malattia che si portava dietro, la bulimia, e che nessuno a casa provava ad aiutarla ad uscire da quel tunnel.
Aveva visto Clarice centellinare ogni centesimo che usciva dalle proprie tasche ed aveva intuito il suo timore di perdere tutto, che andava più a fondo del denaro. Aveva capito subito quanto avesse paura di rimanere da sola e di come si attaccasse alle cose che possedeva solo per sentirsi più sicura.
Aveva scoperto con amarezza il passato turbolento di Annie e di come sua madre avesse ucciso in lei ogni forza di volontà e di vita. Annie non si commuoveva mai, parlava solo se interpellata, non le interessava molto della propria vita, ma era la persona più altruista che conosceva.
Annie si era spenta e lei avrebbe dato qualunque cosa per poter tornare indietro nel tempo e salvarla. Perché lei era diventata la sua migliore amica, fra tutte.
Poi aveva capito Laurel ed il suo punto di vista. Aveva scoperto la sua infanzia turbolenta, il modo in cui i bulli l'avevano fatta sentire da piccola. Aveva provato pena per lei perché nonostante fosse divenuta una splendida ragazza ancora non riusciva ad accettare il proprio corpo; qualcuno aveva deciso di impedirglielo per il resto della sua vita.
Infine aveva conosciuto Jen e la sua superbia. Lei era un talento naturale in qualunque cosa. Non era solo bella ma aveva anche una voce divina, un senso del ritmo ottimo, un corpo che si prestava bene alla danza.
Lei era tutto e niente. Poteva qualsiasi cosa e questo non la rendeva affatto felice.
Jen non aveva nulla da desiderare, perché aveva tutto.
Non invidiava nessuna di loro  ma spesso si chiedeva cosa significasse vivere nel corpo di ognuna di loro, nelle loro vite così distanti dalla sua.
Aveva provato dispiacere anche per Jen.
E poi si era ritrovata a non sentirsi più sola. Lei con la sua rabbia, con la voglia di riscattarsi, di mostrare al mondo che chi l'aveva abbandonata in uno squallido orfanotrofio non l'aveva meritata.
Lei aveva voglia di vendetta e di farsi accettare, a qualunque costo. E loro l'avevano fatta sentire  ben voluta, era diventata parte di qualcosa perché l'avevano cercata e scelta fra migliaia di altre ragazze. Loro erano la sua famiglia. O almeno lo erano state.
Erano passati tre lunghissimi mesi dalla tragedia.
Jen era sparita nel nulla, improvvisamente. Aveva lasciato un biglietto alla famiglia dicendo che era stufa di quella vita, che voleva esplorare il mondo, che la vita la stava aspettando.
E poi invece un mese dopo il suo cadavere era stato ripescato in mezzo all'Oceano Atlantico.
Il giorno del funerale fu l'ultima volta che le ragazze si parlarono veramente.
Poi tutto affondò nel buio dell'oceano insieme al corpo senza vita di Jen e fu come se non si fossero mai conosciute, se non avessero mai saputo ognuna i segreti dell'altra.
Neanche Annie l'aveva più guardata negli occhi da quel momento e le sembrò di essersi sempre illusa credendo di far parte di un gruppo di amiche perfetto, indistruttibile.
Erano sempre state male assortite, nessuno avrebbe potuto vedere qualcosa in comune fra loro. Nessuno oltre Jen, eppure lei si era sentita in comunione con loro.
Sapeva, nel profondo del suo cuore, che non era stata Jen ad unirle, ma la vita. Non era stato solo merito suo se si erano trovate.
E non importava quante volte avesse provato a spiegarlo anche alle altre; si erano divise divenendo più estranee che mai. Come dei nuovi continenti, distanti l'uno dall'altro.
 
La scritta rosso vivo campeggiava indubbiamente sul suo armadietto, a lettere cubitali: WRATH, non c'erano dubbi sul senso di quello scherzo, se così si poteva chiamarlo.
La verità era venuta a galla, tutti i loro soprannomi erano stati resi pubblici ed ora gli si ritorcevano contro.
Non riuscì a trattenere le lacrime né la rabbia, quel giorno.
Assestò un pugno all'armadietto, ferendosi la mano, e poi si voltò verso gli studenti nel corridoio.
-NON AVETE IL DIRITTO DI USARE QUEL NOME!-
L'urlo le ferì la gola e la fece piegare in due.
Era tutto iniziato come uno stupido gioco e mai prima di quel giorno si era pentita tanto di averci provato.
Era corsa via da loro, dalle sue amiche, dalla presenza di Jen che aleggiava nei corridoi.
Avrebbe voluto scappare dalla propria vita, iniziare tutto da capo, cancellare tutto e farlo annegare nell'acqua gelida dell'Oceano.
-Kelly!-
Arrestò la sua corsa senza controllo e quando si voltò incontrò gli occhi di Annie.
La guardò solo per un secondo prima di correre fra le sue braccia, stringerla con forza e sfogare tutta la sua rabbia lasciandola scorrere via con le lacrime.
-Non hanno il diritto di farci questo- sussurrò fra i singhiozzi.
-Lo so- rispose l'altra stringendola con più forza.
-Glielo impediremo-
Alzò la testa e si ritrovò davanti il viso radioso di Zoe.
Quel sorriso che sapeva illuminare una stanza l'accolse e lei si sentì di nuovo a casa.
Anche le altre ragazze l'avevano raggiunta e quando si erano strette in un unico abbraccio era stato come tornare indietro nel tempo.
-Siamo sempre noi e l'unico modo che abbiamo per onorare la vita di Jen è restare assieme, per sempre.-
 

Non abbiamo mai rimpiazzato Jen perché nessuno sarebbe mai all'altezza e non ne abbiamo bisogno. Pride è tutt'ora con noi, accompagna le nostre giornate e ci tiene più unite con noi.
Lei viaggia con noi, nei nostri cuori, conosce ancora tutti i nostri segreti e noi custodiremo per sempre i suoi. E sappiamo che è così che ci vorrebbe, unite per la vita, inseparabili.
 
·Wrath

 

blahblahblah: questa OS voleva essere una sorta di reverse di SDS dove le ragazze sono veramente amiche, dove nessuno muore oltre Pride. L'unica cosa in comune è che è sempre Pride il collante. 
Vagamente ispirata a Pretty Little Liars, lo ammetto ♥

  
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