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Autore: Nivees    04/03/2013    2 recensioni
[Hana no Mizo Shiru]
Se Arikawa fosse un fiore, Misaki non avrebbe avuto dubbi nel dire che sarebbe stato un Dianthus Caryophyllus. O più semplicemente, un garofano rosso.
[...]
Se Misaki fosse un fiore, Arikawa avrebbe senz'altro detto che sarebbe stato un giglio. Un meraviglioso giglio bianco.

{ Arikawa/Misaki | Only the Flower Knows }
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dire che mi sono innamorata di questo manga è troppo poco. Amate Takarai Rihito, gente, perché dopo aver letto questo manga e poi Seven Days, vorrei tanto andare a casa sua e dargli un bacio.
E' un fottuto genio, non ho nient'altro da dire.
Quindi, gente, leggetevi il manga (Click here!) perché è davvero una meraviglia. *lancia fiorellini*
Mi autodedico (?) questa piccola storia senza senso perché tra un po' è il mio compleanno e poi perché non mi sono mai dedicata niente - e io mi voglio tanto bene. *pfft--*
Sto scherzando, solo non so a chi dedicarla, nient'altro.
Spero che la storia piaccia anche solo un pochino rispetto a quanto piaccia a me, così sono contenta. Il titolo è l'insieme dei due nomi dei fiori che ho trattato - e so bene che loro non sono messi a confronto con questi nel manga, ma per me erano perfetti!
Love. ♥
Niv.




Dianthus Hedychium


Dianthus Caryophyllus.

Emise un sospiro, chiudendo il libro che stava leggendo e poggiandolo delicatamente sul pavimento su cui era seduto. I suoi occhi, poi, furono inavvertitamente attirati dal ragazzo che dormiva al suo fianco, con la testa abbandonata sulla sua spalla.
Aveva avuto spesso modo di osservare per bene il viso addormentato di Arikawa. Misaki era abituato a vederselo sempre attorno con i suoi begli occhi spalancati, spesso celati dagli occhiali o da una patina di lacrime causate dalle lenti a contatto, e sapeva bene – o quasi – trattare con i suoi modi di fare sempre allegri e i suoi sorrisi che gli facevano sempre sentire qualcosa nello stomaco che non sapeva mai identificare.
Se Arikawa fosse un fiore, Misaki non avrebbe avuto dubbi nel dire che sarebbe stato un Dianthus Caryophyllus. O più semplicemente, un garofano rosso.
Gli ricordava molto quel fiore non solo perché era bello, aveva dei petali delicati e di un colore brillante – ma anche per il suo significato, che sentiva lo rispecchiava in modo a dir poco perfetto.
Alzò appena una mano per toccargli la pelle chiara, ma ad un suo minimo movimento scattò, guardando da un'altra parte e portando la mano sul grembo, insieme all'altra.
«Misaki...?» mormorò ancora assonnato, mentre alzava la testa dalla sua spalla.
Ignorò il senso di vuoto quando lui si staccò, poi sbottò: «Ti sei addormentato. Sono tanto noiosi i libri sui fiori?».
Arikawa portò lo sguardo sul libro che stava leggendo prima di crollare addormentato, poi lo guardò di nuovo e gli sorrise, avvicinandosi troppo al suo viso. «Non è per questo. È che quando sto accanto a Misaki, mi sento bene», un bacio sull'angolo della bocca, «Mi sento a casa», un bacio sulle labbra, che zittì qualunque cosa Misaki stesse per dire, preso dall'imbarazzo – o altro.
Arikawa era un garofano rosso, e rispecchiava perfettamente l'amore che quel fiore portava il significato. E mentre titubante portava le mani ai lati del suo viso, si disse che era così contento di poter sentire il suo odore così da vicino e poter toccare i suoi petali ogni volta che lo desiderasse.

 

Hedychium Coronarium.

Sapeva bene di essere un ragazzo che sognava spesso – anche se la maggior parte delle volte non ricordava quasi mai cosa caratterizzasse il suo sogno, men che mai si rendeva conto di stare effettivamente sognando. Tutto cambiò quando iniziò a sognare Misaki.
Il viso di Misaki, gli occhi di Misaki, i capelli di Misaki. Il suo sorriso, la sua pelle, le sue labbra. Ogniqualvolta che chiudeva gli occhi, lo vedeva. Se lo trovava davanti, ed era sempre la cosa più bella che avesse mai visto in vita tua, e non poteva fare a meno di esserne sempre più innamorato.
Se Misaki fosse un fiore, Arikawa avrebbe senz'altro detto che sarebbe stato un giglio. Un meraviglioso giglio bianco.
Il giglio – per quanto ne sapeva – rappresentava la purezza, la fragilità, la bellezza. Tutte cose che rispecchiavano Misaki in tutto il suo essere. E il bianco era il colore che gli veniva in mente ogni volta che accarezzava la sua pelle, che la baciava – anche se poi diventava irrimediabilmente rossa, ogni volta che arrossiva a casa sua.
Un fruscìo alle sue spalle lo destò da quei pensieri e socchiuse gli occhi, «Misaki...?».
Ricordava di star leggendo insieme a lui dei libri sul significato dei fiori. Doveva essersi addormentato – non tanto per la noia, perché erano cose che lo interessavano dopotutto, ma forse più per la stanchezza.
Guardò il volto del ragazzo al suo fianco, che aveva una buffa espressione tra l'imbronciato e l'imbarazzato che non poté non farlo sorridere, mentre l'altro esclamava: «Ti sei addormentato. Sono tanto noiosi i libri sui fiori?».
«Non è per questo» chiarì, avvicinandosi a lui
e beandosi della vista del suo viso che prendeva colore, «È che quando sto accanto a Misaki mi sento bene. Mi sento a casa».
Baciare le labbra di Misaki era come baciare i petali di un fiore. Di un fiore candido proprio come il giglio. Com'era che lui lo chiamava? Hedychium Coronarium – o qualcosa del genere. A Youichi non importava granché, ora come ora. Non importava soprattutto quando la sua mente era troppo occupata su Misaki, e alle sue mani che gli accarezzavano dolcemente il viso.

  
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