Avava la strana abitudine di non raccontare mai nulla.

Aveva la tempesta dentro.

Aveva la tempesta dentro.

Draco Malfoy non si sarebbe mai potuto definire un ragazzo normale, tra ricchezza, boccini, magia e puzza sotto al naso, ma non si sarebbe neanche pensato che potesse essere così strano da firmarsi da solo la condanna a morte.

Perché questo Draco aveva fatto facendosi marchiare a Mangiamorte per seguire le orme del padre e non metterlo nei guai. Senza dirlo a nessuno e senza farsi aiutare o sostenere, peraltro.

Perché questo aveva fatto Draco presentandosi al processo in cui, dei testimoni, avrebbero dovuto dimostrare la sua innocenza senza aver neanche cercato di trovare qualcuno che fosse disposto a scagionarlo.

Infondo, lui aveva sempre avuto la strana abitudine di non raccontare mai nulla di se, anche quando questo suo comportamento gli nuoceva soltanto. Anche se avrebbe tanto voluto farlo, avrebbe tanto voluto aprirsi.

Ma mai nessuno gli sembrava aver tempo per quel compito, mai nessuno.

Aveva la tempesta dentro, Draco, quando, durante il processo, vedeva la strada di sola andata per Azkaban farsi sempre più nitida e vicina, pronta a portarlo nel luogo in cui avrebbe perso il senno.

E quando Draco aveva ormai perso le speranze e stava per essere condannato alla permanenza a vita nel suo incubo ricorrente degli ultimi mesi, Potter entrò di corsa urlando di voler testimoniare a suo favore.

Aveva la tempesta dentro, Draco, ma una tempesta diversa da quella che lo tormentava fino a poco fa.

E, mentre il Salvatore del Mondo Magico, la cui sola presenza lì bastava ad assicuragli la libertà, esponeva gesticolando freneticamente tutti i motivi per cui la sua nemesi scolastica non sarebbe mai dovuta marcire in galera, Draco capì che, forse, non si era proprio innamorato della persona sbagliata.