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Autore: Daleko    05/03/2013    1 recensioni
Cosa accade quando una donna non era tale in passato?
Cosa accade quanto la mentalità chiusa del mondo si riversa su una vita sola?
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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«Bestia!» sentì urlare dietro di sé. Rallentò appena a causa del dolore, ma non si fermò. Ricominciò a correre, nonostante le lacrime le fossero salite agli occhi. Non riusciva a muovere il braccio sinistro; temeva di essersi lussata la spalla. In ogni caso, ora la spalla era l'ultimo dei suoi pensieri. I tre ragazzi la stavano ancora inseguendo, ridendo ogni tanto divertiti. Li elettrizzava quell'inseguimento alle due di notte per le strade della città, forse lo trovavano perfino eccitante.
Emily si gettò in una stradina laterale; nulla. Sperava di spuntare in una strada principale, ma a quanto pare andava sempre più inoltrandosi nelle strade secondarie, senza riuscire a venirne fuori né trovando qualcuno disposta ad aiutarla. Sapeva che sarebbe dovuta andare via con Rosaria dal locale e invece no, si stava divertendo e aveva deciso di tornare da sola in auto. Già, in auto, senonché una volta uscita la sua adorata automobile aveva tutte e quattro le ruote a terra. E tre ragazzi appoggiati vicino, uno dei quali con una spranga.
Adesso eccola lì, tremante di paura appoggiata a un muro, nella speranza di non essere trovata. Il corto abito da sera era tutto rovinato, i capelli al vento e il trucco sciolto dalle lacrime, ma nemmeno ci pensava. Sentiva un dolore lancinante alla spalla sinistra, non riusciva più a muoverla.. E soprattutto, era spaventata. Era molto, spaventata.
Non era la prima volta che si ritrovava in mezzo ad una rissa, ma questa volta i ragazzi erano brilli, incattiviti e soprattutto: lei era sola. D'un tratto sentì nuovamente le loro voci. «Di là, vedi che sta di là, cazzo se gli devo spaccare la faccia» e giù di nuovo a ridere. Emily tornò a correre, gemendo di tanto in tanto dalla paura dei ragazzi a pochi metri da sé. Aveva tolto le scarpe alte, le calze erano completamente strappate, i piedi le facevano un male assurdo; pensò di aver calpestato almeno un coccio di vetro, ma non poteva esserne certa. Dopo quasi venti minuti riuscì a spuntare sulla strada principale; continuò a correre nella speranza che qualcuno le offrisse aiuto, ma i ragazzi non si fermarono né lei venne soccorsa dai passanti. Correva e piangeva, terrorizzata. Non poteva di certo tornare a casa: e se l'avessero spinta all'interno?

D'un tratto vide un palazzo aperto; un ragazzo stava entrando e aveva lasciato il portoncino d'acciaio socchiuso. Si precipitò all'interno, chiudendo il portoncino alle sue spalle e poggiandocisi contro. Nemmeno un minuto dopo udì i ragazzi schiantarcisi sopra, urlando minacce e battendo pugni e calci per aprire il portone chiuso. Emily sentì urlare qualcuno ai piani superiori. Impaurita dall'idea di farsi trovare lì, corse giù per le scale che portavano ai garage. Non molto tempo dopo l'urlo delle sirene cominciarono a rimbombare nell'aria; probabilmente qualcuno aveva chiamato i carabinieri, anche se ormai troppo tardi. Scavalcò il muretto che portava alla campagna aperta: fece l'intero giro del campo, nel buio totale di una notte dicembre, rischiando di morire per ipotermia.

Rincasò alle cinque di mattina, mise a riempire un bagno caldo trattenendo le lacrime che volevano ancora scendere. Si sfilò il vestito distrutto, le calze ridotte a cenci, gettò le scarpe in un angolo. Non sentiva più la spalla, terribilmente gonfia e dolorante. Cercava di non muoverla, ma nonostante i suoi sforzi numerosi lampi bianchi spuntavano davanti ai suoi occhi; non riusciva più a resistere al dolore, ma si obbligò comunque a stringere i denti per ancora qualche ora. Doveva ancora togliere gli innumerevoli frammenti di vetro dalle piante dei piedi, fare un bagno... Sapeva che avrebbe trovato l'auto totalmente distrutta, come sapeva che non sarebbe più potuta tornare in quel locale.

Il dolore al cuore si aggiunse a quello del resto del corpo. Perché? Perché tutto questo odio? Lei non aveva fatto del male a nessuno. Ero solo andata a prendere un drink, solo a ballare. Aveva solo staccato da una stressante settimana lavorativa ed era andata a divertirsi, a svagarsi, come tantissime altre persone.
Le si strinse lo stomaco dal dolore. Perché tutta questa cattiveria gratuita? "Io non ho fatto del male a nessuno", pensò ancora.
"Cosa v'importa cosa sono stata in passato?"
"Adesso sono una donna."


 

   
 
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